venerdì 24 dicembre 2010

Chi fa da sè...è un povero idiota!



Riporto la traccia di omelia che la Congregazione per il Clero ha indirizzato ai sacerdoti per la solennità di domani. E' infatti cruciale che tutti, non solo i preti, sappiano che cosa è il cristianesimo, qual'è il suo "quid", il suo elemento proprio, quale la sua antropologia. Nel testo che segue si vede benissimo che al centro del Cristianesimo c'è questa affermazione: l'uomo non ce la fa da solo a salvarsi! Consiglierei di leggere il testo alla luce di Rm. 7.*


"È oggi la grande solennità del mostrarsi al mondo, finalmente nato, del Verbo incarnato, Salvatore del genere umano. «È un evento immane quello per cui Dio si fa vero uomo. [...] Avviene davvero qualcosa che va al di là di ogni processo evolutivo, la fusione di uomo e Dio, di creatura e Creatore. Non si tratta più di un gradino ulteriore nel processo evolutivo ma l’irrompere di un’azione personale fondata sull’amore, che ha dischiuso agli uomini, da questo istante in avanti, un nuovo spazio e nuove possibilità» (J. Ratzinger in colloquio con P. Seewald, Dio e il mondo, Cinisello Balsamo 2001, p. 197).

Il Natale quindi ci dice: da soli non siamo in grado di cambiare in profondità il mondo, di redimerlo. Da soli possiamo peggiorarlo o migliorarlo, ma non salvarlo. Proprio per questo Cristo è venuto, perché lasciati a noi stessi non potevamo uscire dalla «malattia mortale» che ci avvolge sin dal momento del concepimento nel grembo materno. E questo dà speranza, la vera speranza e il vero ottimismo del cristiano: io non ce la faccio, ma c’è Lui! È il mistero della grazia sintetizzato in una figura umana: quella del Dio incarnato.

La veglia e il giorno di Natale sono momenti di contemplazione. Consideriamo, nelle sue molteplici dimensioni, il mistero dell’Amore che si incarna. Contempliamo innanzitutto la luce e la gioia, senza dimenticare tuttavia il dolore e le sofferenze di Gesù e Maria, per le tante difficoltà che li hanno stretti sin dall’inizio: il freddo, il luogo disagevole, i pericoli... Sarà bene accompagnare a questi pensieri la recita lenta e meditata, direi “saporosa” del Santo Rosario, magari davanti al presepe. «Beata grotta di Betlemme che fu testimone di tali meraviglie! Chi di noi, in quest’ora, non [le] rivolgerebbe il cuore? Chi di noi non la preferirebbe ai più sontuosi palazzi dei re?» (P. Guéranger, L’Anno Liturgico, Alba 1959 [orig. franc. 1841], I, p. 122).

Ascoltiamo in che modo ci invita alla contemplazione il Dottore serafico, san Bonaventura, nelle sue Meditazioni sulla vita di Gesù Cristo: «E anche tu, che hai tanto indugiato, piega il ginocchio, adora il Signore Dio tuo, venera la Madre sua e saluta con riverenza il santo vegliardo Giuseppe; quindi bacia i piedi del Bambino Gesù, che giace nella mangiatoia, e prega la santa Vergine di dartelo e di permettere che tu lo prenda. Prendilo fra le braccia, stringilo e considera bene il suo amabile volto; bacialo con riverenza e gioisci con lui. Questo puoi farlo, perché è verso i peccatori che egli è venuto, per recare la salvezza; e ha umilmente conversato con essi e infine si è dato in cibo» (cit. in Guéranger, pp. 136-137).

Il Natale ci ricorda anche il grande mistero del nuovo popolo di Dio, della Chiesa, acquistata dal sangue di Cristo, animata dallo Spirito che dà la vita, governata dai legittimi pastori in comunione con il Successore di Pietro. Nel giorno in cui viene al mondo il Verbo che ha assunto una natura umana, anima e corpo, come non pensare al mistero del Corpo Mistico di Cristo, animato dallo Spirito Santo? «Per una analogia che non è senza valore, quindi, [la Chiesa] è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo» (Conc. Vat. II, Lumen Gentium, n. 8).
Per questo, il Santo Natale non può non richiamare alla nostra mente anche il mistero di Maria, sia in quanto Ella è la Madre di Dio, Madre del Verbo incarnato, sia in quanto Madre del suo Corpo Mistico, Madre della Chiesa. Il Santo Natale ci spinge a contemplare Gesù insieme a Maria, a contemplare insieme Gesù e «sua Madre», come più volte annotano i Vangeli. Se la nostra fede deve essere pienamente evangelica, essa non potrà trascurare una sana e profonda devozione alla Madre di Dio, che resta la strada più agevole e più sicura per arrivare a Gesù."

* Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani.
"Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.

[16] Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona;

[17] quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.

[18] Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo;

[19] infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.

[20] Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.

[21] Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.

[22] Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio,

[23] ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

[24] Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?

[25] Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato."