giovedì 13 gennaio 2011

Ilario di Poitiers, vescovo e dottore della Chiesa

13 gennaio
Ilario di Poitiers





Le icone di Bose, tempera all’uovo su tavola telata e gessata, cm 40x40
Oggi le chiese d'occidente ricordano Ilario, vescovo di Poitiers.
Della sua nascita, avvenuta attorno al 315, e della sua giovinezza non sappiamo quasi nulla. Cresciuto nel paganesimo, Ilario mostrò indubbiamente di possedere una vasta cultura e di essere abitato da una profonda ricerca della verità. Giunto alla fede mediante lo studio delle Scritture, egli lascerà trapelare in tutte le sue opere la sua vasta conoscenza e assimilazione dei testi biblici.
Eletto vescovo di Poitiers, Ilario subì l'esilio in Asia Minore dal 356 al 359, a motivo dell'ardore con cui aveva combattuto la diffusione sempre più capillare dell'arianesimo. In esilio egli scrisse, a difesa della divinità di Cristo, il De Trinitate, rimasto la sua più completa e penetrante opera teologica. Ilario fece tesoro, nel tempo del suo soggiorno asiatico, della notevole sfumatura di posizioni che caratterizzava le controversie cristologiche in oriente, e trasmise ciò che aveva appreso a tutto l'occidente. Per la sottigliezza della sua espressione e per l'ampiezza della sua comprensione dei problemi posti dal concilio di Nicea, Ilario può essere considerato, assieme a Tertulliano e Novaziano, il creatore del linguaggio teologico dell'occidente.
Sempre in esilio, egli seppe affinare il proprio metodo esegetico grazie alla lettura delle opere di Origene, e ritornato in occidente compose un pregevole commento ai Salmi, rimasto incompiuto.
Ilario morì attorno al 367, dopo aver combattuto a fianco di Eusebio di Vercelli contro Aussenzio, vescovo ariano di Milano.

TRACCE DI LETTURA
Serba incontaminata, ti prego, la santità di questa mia fede, e fino alla mia morte concedimi di udire la voce della mia coscienza.

Fa' che io mi mantenga sempre fedele alla verità che ho professato nel Simbolo della mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito santo.

Fa' che io adori te, nostro Padre, e insieme con te il Figlio tuo; che io riceva il tuo Spirito santo, il quale procede da te mediante il tuo Unigenito.

Infatti io ho un valido testimone alla mia fede e dice: «Padre, tutte le cose mie sono tue e le tue mie». Questo testimone è il mio Signore Gesù Cristo, che abita in te, procede da te e con te è Dio eternamente: egli è benedetto nei secoli dei secoli. Amen
Ilario di Poitiers, Sulla Trinità 12,57
PREGHIERA
Dio onnipotente e misericordioso,
concedi al tuo popolo
di conoscere e professare,
nella vera fede dei padri,
la divinità del Cristo tuo Figlio,
di cui il vescovo Ilario
fu tenace testimone e maestro.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Per chi vuole pregare con la seconda lettura dellUfficio di oggi:


Ti servirò col predicarti

Dal «Trattato sulla Trinità» di sant’Ilario, vescovo.
Io sono consapevole che tu, o Dio Padre Onnipotente, devi essere il fine principale della mia vita, in maniera che ogni mia parola, ogni mio sentimento, esprima te.
L’esercizio della parola, di cui mi hai fatto dono, non può avere ricompensa più ambita che quella di servirti facendoti conoscere, di mostrare a questo mondo che ti ignora o all’eretico che ti nega, che tu sei Padre, Padre cioè dell’Unigenito Dio.
Questo solo è il fine che mi propongo. Per il resto bisogna invocare il dono del tuo aiuto e della tua misericordia, perché tu col soffio del tuo Spirito possa gonfiare le vele della nostra fede e della nostra lode e guidarci sulla rotta della proclamazione intrapresa. Non viene meno infatti alla sua parola colui che ci ha fatto questa promessa: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7).
Allora noi, poveri come siamo, ti chiederemo ciò che ci manca e scruteremo con zelo tenace le parole dei tuoi profeti e dei tuoi apostoli, e busseremo a tutte le porte che sbarrano il riconoscimento della verità. Ma dipende da te concedere l’oggetto della nostra preghiera, essere presente a quanto si chiede, aprire a chi bussa.
La natura è presa da una strana pigrizia e non possiamo capire ciò che ti riguarda per la debolezza della nostra intelligenza. Ma lo studio dei tuoi insegnamenti ci mette in grado di intendere la tua divinità, e la sottomissione alla fede ci innalza al di sopra della conoscenza naturale. Attendiamo dunque che tu dia slancio agl’inizi di questa impresa, causa per noi di trepidazione, che la consolidi con crescente successo e ci chiami a partecipare dello spirito dei profeti e degli apostoli, perché possiamo capire le loro parole nello stesso senso con cui essi le hanno pronunziate e le interpretiamo nel loro significato.
Parleremo, infatti, di quanto essi predicarono per tua ispirazione. Annunzieremo cioè te, Dio eterno, Padre dell’eterno e unigenito Dio. Confesseremo che tu solo sei senza nascita con l’unico nostro Signore Gesù Cristo, generato da te fin dall’eternità e da non annoverarsi fra gli dèi. Generato da te, che sei l’unico Dio e non da diversa sostanza. Crederemo che è veramente Dio colui che è nato da te, che sei veramente Dio e Padre.
Aprici dunque l’autentico significato delle parole, e donaci luce per comprendere, efficacia di parola, vera fede. Fa’ che possiamo esprimere ciò che crediamo, che proclamiamo te, unico Dio Padre, e l’unico Signore Gesù Cristo, secondo quanto ci è stato trasmesso dai profeti e dagli apostoli. Fa’ che contro gli eretici, che lo negano, sappiamo affermare che tu, o Padre, sei Dio insieme al Figlio, e sappiamo predicarne senza errori la divinità.