venerdì 28 gennaio 2011

L'Arpa dello Spirito


Oggi 28 gennaio, i nostri fratelli ortodossi e greco-cattolici celebrano la memoria di:




Efrem di Nisibi
(ca. 306-373)
diacono e innografo
Il 9 giugno del 373 muore a Edessa Efrem, diacono della chiesa di Nisibi e innografo tra i più amati nelle chiese di tradizione siriaca.
Efrem era nato attorno al 306 da genitori cristiani, ed era cresciuto nella città di Nisibi sotto la guida spirituale del vescovo Giacomo, che lo volle come interprete delle Scritture nella locale scuola teologica.
Divenuto un «figlio del Patto», cioè uno di quei solitari dediti nelle chiese di Persia all'ascesi, alla preghiera e alla carità nella rinuncia al matrimonio, Efrem crebbe a contatto delle scuole esegetiche ebraiche fiorenti nella sua città.
Innamorato della bellezza spirituale, egli cercò di esprimerla attraverso il genere innico, ritenendolo più adeguato di quello speculativo per narrare i misteri di Dio senza cadere nella sfrontatezza o nella bestemmia. Per produrre i suoi canti, Efrem utilizzò in primo luogo quelle che egli stesso definiva le «tre arpe» di Dio: le Scritture ebraiche, il Nuovo Testamento e il libro della natura.
Uomo di grande comunione ecclesiale, mise a disposizione dei vescovi nisibeni, di cui fu diacono, i propri doni spirituali senza risparmiarsi, e fu molto attento al ruolo e alla presenza femminile nella chiesa.
Quando Nisibi cadde in mano persiana nel 363, Efrem fu costretto a fuggire a Edessa, dove avviò una fiorente scuola teologica, che rimase in vita a lungo dopo la sua morte. La sua autorevolezza fu tale che anche le chiese d'occidente lo proclamarono dottore e maestro della fede.

TRACCE DI LETTURA
Signore, fammi tornare ai tuoi insegnamenti:
volevo ritirarmi innanzi ad essi,
ma mi accorsi del mio impoverimento.
L'anima non trae alcun beneficio, infatti,
all'infuori del tempo in cui conversa con te.

Ogni volta che ho meditato su di te,
da te io ho ricevuto un autentico tesoro;
quale che fosse il tuo aspetto contemplato,
un fiume sgorgava dal tuo seno:
non vi era modo per me di contenerlo.

La tua fontana, Signore, è nascosta
agli occhi di colui che di te non è assetato,
il tuo tesoro vuoto appare
a colui che ti respinge.
Amore è il tesoro delle tue riserve celesti.

Efrem, Inni sulla fede 32,1-3


PREGHIERA
Dona, o Padre, alla comunità dei credenti
la sapienza del tuo santo Spirito che ispirò sant'Efrem,
diacono e cantore della tua gloria,
a celebrare con inni mirabili i tuoi divini misteri.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Di sant' Efrem riporto una raccolta di inni che traggo da: Monache Benedettine di Civitella San Paolo (a cura delle) - "Spero nella Tua Misericordia - Preghiere e invocazioni di monaci siriaci" - Paoline 2007





INDICE

TU AMI L'UOMO
O creatore dell' uomo
Ti offro la mia povertà
Il Padre ci ama
Risorgeremo!
Salva la nostra terra
La chiave del paradiso

GLORIA A TE, SIGNORE
Osanna in excelsis
Come fiori i santi di Dio
La comunione
Ringraziamento dopo la comunione
La passione


BETLEMME È NELLA GIOIA
Il Figlio di Dio è nato
Gloria a te
La tua bontà
Natale
O notte dolcissima
La notte di Natale
Il giorno della pace
Ave, Maria
Beata sei tu, Maria


TU AMI L'UOMO
O CREATORE DELL'UOMO
Sei tu che nella tua misericordia
all'inizio hai plasmato la terra,
e sei tu che le hai concesso
il tuo dono per amore.
Sei tu, o Buono,
che hai creato Adamo,
anche se sapevi
che sarebbe stato ingrato
e si sarebbe perso:
l 'hai plasmato nondimeno
così che tu potessi farlo vittorioso.
È cosa tua,
o Benedetto,
rinnovare la tua misericordia
ancora una volta:
che la tua mano ridia forma ad Adamo,
che le tue dita lo plasmino ancora.
Perché la tua misericordia, Signore,
mai è venuta meno:
per amore hai cominciato con lui,
per compassione finisci.
Quando lui non esisteva ancora,
l 'hai creato chiamandolo a esistere;
ora che è tornato alla terra,
che in te sia rinnovato il suo tempio.

Arpa, pp. 106-107


TI OFFRO LA MIA POVERTÀ


In questa festa in cui ciascuno porta
come offerta le sue vittorie sul male,
stetti male, Signore mio, quando mi accorsi
di starmene là tutto povero.
La sua Rugiada inondò il mio spirito
e fu come una nuova Pasqua.
I suoi fiori: ecco tutti i miei doni...
sono come corone intrecciate
posate alla porta dell' orecchio.
Benedetta la Nube
che mi ha donato la sua pioggia.

Pasc II, 5-6, pp. 291-292
IL PADRE CI AMA
Gloria a colui che mai
è stato bisognoso dei nostri rendimenti
di grazie,
ma bisognoso perché ci ama,
e assetato perché ci vuol bene,
e ci ha domandato di dare a lui,
perché lui potesse dare a noi molto di più.
Il suo frutto si è unito
alla nostra umanità,
affinché mediante esso fossimo attratti
verso colui
che si è piegato verso di noi.
Mediante il frutto della radice
egli ci innesterà nel suo albero.
Nat III, 17, p. 157

RISORGEREMO
I
Benedetto, lui che ha segnato
la nostra anima,
l'ha adornata e l'ha sposata a sé.
Benedetto, lui che ha fatto del nostro corpo
una tenda della sua invisibilità.
Benedetto, lui che nella nostra lingua
ha tradotto i suoi segreti.
Siano rese grazie a quella voce,
di cui è cantata
la gloria sulla nostra cetra,
e la potenza sulla nostra arpa.
I popoli si sono radunati e sono venuti
ad ascoltare i suoi canti.
II
Gloria a colui che mai
poté essere misurato da noi.
Il nostro cuore è troppo piccolo per lui,
e debole anche la nostra mente.
La nostra piccolezza è disorientata
dalla ricchezza dei suoi discernimenti.
Gloria a colui che sa tutto,
e che si è sottomesso
a domandare, per ascoltare
e apprendere ciò che [già] sapeva,
per rivelare, con le sue domande,
il tesoro dei suoi benefici.
III
Adoriamo colui che ha illuminato
la nostra mente con il suo insegnamento,
e che ha tracciato nel nostro udito
un sentiero per le sue parole.
Rendiamo grazie a Colui che ha innestato
il suo frutto nel nostro albero.
Gratitudine verso Colui che mandò
il suo erede,
per attirarci a sé mediante lui,
e per farci eredi insieme a lui.
Gratitudine verso il Buono,
causa di tutti i beni.
Nat III, 7.11-12, pp. 152.154-155

SALVA LA NOSTRA TERRA
O nostro re, accogli la nostra offerta
e in cambio donaci salvezza.
Dona pace alle terre devastate
e ricostruisci le chiese incendiate.
Sì, quando avremo la grande pace
ti faremo una grande corona.
Allora verranno da tutte le parti
con fiori intrecciati in corone
per incoronare il Re della Pace.
Come ha fatto, così farà.
Pasc II, 12, p. 295
LA CHIAVE DEL PARADISO
Cocchio per me la tua legge
che mi ha condotto a vedere il Paradiso.
Chiave per me la tua Croce
che mi ha spalancato il Paradiso.
Ho colto fiori nel giardino di delizie:
ecco ritorno dal Paradiso.
Pasc II, l, p. 289

GLORIA A TE, SIGNORE
OSANNA IN EXCELSIS
Graziosi e garruli fiori
hanno sparso davanti al Re i bambini!
anche all'asino le sue ghirlande:
ne avevano riempito la strada.
I loro "evviva!" sono come fiori
e i loro canti come gigli!
Anche nella festa di oggi
sono ancora i bambini in folla
che ti offrono l' Alleluia come fiori.
Benedetto tu, che sei lodato dai piccini!
Pasc II, 7, p. 293

COME FIORI I SANTI DI DIO
Chiamiamo, invitiamo i Vincitori,
Martiri, Apostoli e Profeti!
Sì, i loro fiori assomigliano a loro:
quale splendore in queste corolle!
Che ricchezza in queste rose
e qual profumo nei gigli!
Li hanno colti nel giardino di delizie
e portano tutti questi fiori
per adornare la nostra bella Festa.
Gloria a Te dai tuoi Beati!
Le corone dei re sono ben povere
a confronto della corona tua.
Purità vi è intrecciata
e con le sue luci scintilla la fede,
c'è la gemma dell'Umiltà
e lo splendore della Castità,
vi risplende l'Amore più grande
il supremo sovrano di ogni fiore:
bellezza somma è la tua corona
che ci permetti di intrecciare.
Pasc II, 10-11. pp. 294-295
O DIVINA DEGNAZIONE
Gloria a colui che mai
poté essere misurato da noi.
Il nostro cuore è troppo piccolo per lui,
e debole anche la nostra mente.
La nostra piccolezza è disorientata
dalla ricchezza dei suoi discernimenti.
Gloria a colui che sa tutto,
e che si è sottomesso
a domandare, per ascoltare
e apprendere ciò che [già] sapeva,
per rivelare, con le sue domande,
il tesoro dei suoi benefici.

Benedetto il pastore divenuto
agnello per la nostra propiziazione.
Benedetto il tralcio divenuto
coppa della nostra salvezza.
Benedetto il grappolo,
fonte del farmaco della vita.
Benedetto anche l'agricoltore,
lui che divenne
il chicco seminato
e il covone mietuto,
l'architetto fattosi
torre del nostro rifugio.


Benedetto colui che si è messo a punto
i sensi delle nostre menti
per cantare sulle nostre cetre
ciò che non può cantare
la bocca di un volatile
nelle sue melodie.
Gloria a colui che vide
quanto ci piaceva
farci simili agli animali
nella nostra ira e nella nostra avidità,
e scese diventando uno di noi,
affinché noi diventassimo celesti.

Nat III. 11.15-16, pp. 154.156-157

LA COMUNIONE
Con il sentimento che conviene
accostiamoci, fratelli,
a quel corpo che il sacerdote offre;
il tremore sia presente
sulle nostre labbra
quando riceviamo il farmaco di salvezza.
Quando il santo corpo
è spezzato
noi facciamo memoria del suo sacrificio:
conviene che del corpo
ogni membro tremi
al momento in cui
l'Unigenito è immolato.

Con timore e amore
avviciniamoci in discernimento
al Farmaco di vita;
il nostro cuore consideri con timore
la sua morte
le nostre anime abbiano
il desiderio del suo mistero.
Arpa. pp. 110.111

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE
Ben più di ogni altro istante
questo momento dovrebbe
essere onorato nelle nostre menti,
perché il Figlio è disceso a librarsi
sull'altare di riconciliazione.

E se i morti ricevono beneficio
in quest'istante,
quanto più i viventi
riceveranno il perdono.
Benedetto Colui
che fu immolato da una nazione
per la salvezza di tutte le nazioni.
Arpa, pp. 112-113

LA PASSIONE
Rendiamo grazie a colui che fu colpito
e che ci ha salvati per mezzo
delle sue ferite.
Rendiamo grazie a colui che ha tolto
la maledizione mediante le sue spine.
Rendiamo grazie a colui
che ha fatto morire
la morte mediante la propria morte.
Rendiamo grazie a colui che tacendo
ci ha fatto vincere in giudizio.
Rendiamo grazie a colui che ha gridato
nella morte che ci aveva inghiottito.
Sia benedetto, lui i cui benefici
hanno ridotto a nulla la sinistra.

Glorifichiamo colui che ha vegliato
e ha fatto addormentare
il nostro predatore.
Glorifichiamo colui che si è addormentato
e ha cacciato via il nostro torpore.
Gloria a Dio,
medico della natura umana.
Gloria a colui che, battezzato,
ha sprofondato
la nostra iniquità nell' abisso
e annegato chi ci annegava.
Diamo gloria con ogni bocca
al Signore di ogni risorsa.
Nat III, 18-19, pp. 158-159

BETLEMME È NELLA GIOIA

IL FIGLIO DI DIO È NATO
Questo giorno ha fatto gioire, Signore,
i re, i sacerdoti e i profeti,
poiché in esso si compirono le loro parole,
avvennero proprio tutte.
Gloria a te, figlio del nostro Creatore.
La vergine infatti ha oggi partorito
l'Emmanuele a Betlemme.
La parola proferita da Isaia
è divenuta oggi realtà.
Gloria a te, figlio del nostro Creatore.
Oggi è nato un bimbo,
il suo nome è Meraviglia.
È proprio una meraviglia di Dio
che si sia manifestato come un infante.
Gloria a te, figlio del nostro Creatore.
Chi saprebbe glorificare
il Figlio di verità che si levò per noi,
lui che i giusti bramavano
vedere nelle loro generazioni?
Gloria a te, figlio del nostro Creatore.
Nat I, 1-2.9.40, pp. 113.115.122

GLORIA A TE
O tu, che rendi tutto grande
con la tua nascita,
rendi grande la mia debole mente,
perché io possa narrare della tua nascita:
non è per scrutare la tua grandezza,
ma per annunciare la tua bontà.
Benedetto colui che è celato e svelato
nelle sue gesta!
Grande meraviglia: il Figlio,
che dimorava interamente in un corpo,
vi abitava interamente,
malgrado esso non gli bastasse!
Vi dimorava, senza esser[ne] limitato.

La sua volontà era interamente in esso,
[ma] la sua intera totalità non era in esso.
Chi sarebbe all'altezza di dire
[come], dimorando interamente
In un corpo,
dimorava anche interamente nell'universo?
Benedetto l'illimitato che si limitò!
Nat XXIII, 1-2, pp. 369-370

LA TUA BONTÀ
La tua grandezza [divina]
è per noi invisibile;
la tua bontà è visibile davanti a noi.
Tacerò, mio Signore, sulla tua grandezza,
ma parlerò della tua bontà.
La tua bontà ti ha afferrato
e ti ha piegato verso la nostra malvagità.
La tua bontà ha fatto di te un bambino;
la tua bontà ha fatto di te un uomo.
La tua grandezza si è contratta e distesa.
Benedetta la Potenza rimpicciolitasi
e ingranditasi!

Gloria a colui che divenne terrestre,
essendo per sua natura celeste.
Per il suo amore divenne
primogenito di Maria,
essendo primogenito di Dio.
Divenne nominalmente figlio di Giuseppe,
essendo figlio dell' Altissimo.
Divenne uomo per sua volontà,
essendo Dio per sua natura.
Gloriosa, la tua volontà e la tua natura!
Benedetta la tua gloria,
rivestitasi della nostra immagine!
Nat XXIII, 3-4, p. 371

NATALE
Il giorno della tua nascita ti assomiglia,
perché è desiderabile e amabile come te.
Noi, che non abbiamo visto la tua nascita,
l'amiamo come se le fossimo
contemporanei.
Nel tuo giorno noi vediamo te:
è un bimbo come te,
coccolato da tutti.
Ecco, di esso esultano le Chiese!
Il tuo giorno ha ornato e si è ornato.
Benedetto il tuo giorno,
che fu fatto per noi!
Il tuo giorno ci ha dato un dono,
quale il Padre non ne ha altro uguale.
Non ci mandò dei serafini,
e neppure dei cherubini
scesero presso di noi.
Non vennero vigilanti ministranti
ma il primogenito, che è servito.
Chi potrebbe essere all'altezza
di rendere grazie
per il fatto che la grandezza
incommensurabile
giacque in una disprezzabile mangiatoia?
Benedetto colui che ci ha dato
tutto ciò che possedeva!

La tua nascita fece gioire quella generazione,
ma la nostra l 'ha fatta gioire il tuo giorno.
Doppia era stata la beatitudine
della generazione,
poiché aveva visto sia la tua nascita
che il tuo giorno;
più piccola la beatitudine degli ultimi,
che vedono soltanto il tuo giorno.
Ma poiché coloro che erano vicini
dubitarono,
si è moltiplicata la beatitudine degli ultimi,
i quali, senza averti visto, hanno creduto in te.
Benedetta la tua beatitudine
che si è incrementata per noi!
Nat XXIII, 7-9, pp. 372-374

O NOTTE DOLCISSIMA
Questa è notte di riconciliazione,
non vi sia chi è adirato o rabbuiato.
In questa notte, che tutto acquieta,
non vi sia chi minaccia o strepita.
Questa è la notte del Mite,
non vi sia amaro o duro.
In questa notte dell'Umile
non vi sia altezzoso o borioso.
Nat I, 88-89, p. 134

LA NOTTE DI NATALE
State svegli, voi, come luci,
in questa notte di luce,
poiché anche se nero è il suo colore [esteriore],
essa risplende per la sua forza [interiore].

Colui che, come se risplendesse,
vigila e prega nella tenebra,
in quella tenebra visibile
è avvolto da una luce invisibile.

Chi non veglia in purezza,
la sua veglia è sonno.
E chi non veglia in castità,
anche il suo vegliare è contro di lui.
Limpida fu la notte nella quale si levò
il limpido venuto a renderei limpidi.
Non introduciamo nella nostra veglia
nulla che possa intorbidarla.

Il sentiero dell' orecchio diventi limpido,
la vista dell' occhio pura,
il pensiero del cuore santo
e l' eloquio della bocca sia passato al filtro.

Nat I, 73-74.77.82-83, pp. 130-131.132

IL GIORNO DELLA PACE
In questo giorno di perdono
non vendichiamo le offese.
In questo giorno di gioie
non distribuiamo dolori.

In questo giorno mite
non siamo violenti.
In questo giorno quieto
non siamo irritabili.
Oggi si è impressa
la divinità nell'umanità,
affinché anche l'umanità
fosse intagliata nel sigillo della divinità.
Nat 1,90-91.99, pp. 134.136

AVE, MARIA
Il giorno nel quale è entrato
Gabriele
da me, povera,
ha fatto di me, in un istante,
una signora e una serva.
Sono infatti la serva
della tua divinità,
e sono la madre
della tua umanità,
o Signore e Figlio!

In un istante la serva
è divenuta la figlia del re
grazie a te, o figlio del Re!
Per causa tua
ecco l'indegna
nella casa di Davide,
o figlio di Davide,
ecco la figlia della terra
giungere al cielo,
grazie al celeste!
Nat V, 20-21, pp. 216-217
BEATA SEI TU, MARIA
Beata sei anche tu, Maria: il tuo nome
è grande ed esaltato a causa di tuo figlio.
Avresti certo potuto direi come,
in qual modo
e dove è dimorato in te il grande
che si fece piccolo.
Beata la tua bocca che ha reso grazie
senza indagare
e la tua lingua che ha dato lode
senza scrutare.
Se già sua madre vacillava a suo riguardo,
lei che lo portava,
chi potrebbe essergli all'altezza?

O donna, che nessun uomo ha conosciuto,
come possiamo contemplare il figlio
che hai generato?
Nessun occhio è in grado di sostenere
le trasformazioni della gloria
che è su di lui.
Poiché lingue di fuoco dimorano in colui
che, alla sua ascensione,
aveva inviato lingue,
ogni lingua stia in guardia:
il nostro scrutare è stoppia
e fuoco il nostro investigare.
Nat XXV, 14-15, pp. 396-397