giovedì 6 gennaio 2011

Non conoscevamo la mirra.

"Tengo la manina debolissima di mio figlio di 7 anni, intubato da 23 giorni, sedato con non so quale medicina, ventilato tutto il giorno, mentre un infermiere gli aspira le secrezioni bronchiali ogni 2 ore, alimentato in via enterale, le mani legate al letto per evitare che possa tirarsi via aghi, fili e tubicini vari. Ogni mezz'ora un macchinario gli misura la pressione e la febbre è sempre sotto controllo. Dalla nascita è legato ad una carrozzina, tra ricoveri e farmacie, a fare lunghe file agli ambulatori, a curare il dolore col cortisone e le canzoncine dello zecchino. Ma sebbene qualche predicatore televisivo (Fazio, Saviano, Augias, Veronesi, Fini..................................................................................................................................................) abbia provato a dire il contrario, la sua è una vita vera, non importa se debole o forte." E' questa la testimonianza di una delle mamme dei piccoli ospiti del reparto di Pediatria del Policlinico Gemelli, che ieri il Papa ha visitato.
Di seguito le Sue parole:


Perché sono venuto qui, in mezzo a voi, oggi, giorno in cui iniziamo a celebrare la Solennità dell’Epifania? Prima di tutto per dire grazie. Grazie a voi bambini che mi avete accolto: voglio dirvi che vi voglio bene e che vi sono vicino con la mia preghiera e il mio affetto, anche per darvi forza nell’affrontare la malattia. Vorrei ringraziare poi i vostri genitori, i parenti, i Dirigenti e tutto il personale del Policlinico, che con competenza e carità si prendono cura della sofferenza umana; in particolare vorrei ringraziare l’équipe di questo reparto di Pediatria e del Centro per la cura dei bambini con spina bifida. Benedico le persone, l’impegno e questi ambienti in cui si esercita in modo concreto l’amore verso i più piccoli e i più bisognosi.

Cari bambini e ragazzi, ho voluto venire a trovarvi anche per fare un po’ come i Magi, come avete fatto voi i Magi portarono a Gesù dei doni - oro, incenso e mirra - per manifestargli adorazione e affetto. Oggi vi ho portato anch’io qualche regalo, proprio perché sentiate, attraverso un piccolo segno, la simpatia, la vicinanza, l’affetto del Papa. Ma vorrei che tutti, adulti e bambini, in questo tempo di Natale, ricordassimo che il più grande regalo l’ha fatto Dio a ciascuno di noi.

Guardiamo nella grotta di Betlemme, nel presepe, chi vediamo? Chi incontriamo? C’è Maria, c’è Giuseppe, ma soprattutto c’è un bambino, piccolo, bisognoso di attenzione, di cure, di amore: quel bambino è Gesù, quel bambino è Dio stesso che ha voluto venire sulla terra per mostrarci quanto ci vuole bene, è Dio che si è fatto come voi bambino per dirvi che vi è sempre accanto e per dire a ciascuno di noi che ogni bambino porta il suo volto.

Ora, prima di concludere, non posso non estendere un cordiale saluto a tutto il personale e a tutti i degenti di questo grande Ospedale. Incoraggio le diverse iniziative di bene e di volontariato, come pure le istituzioni che qualificano l’impegno al servizio della vita, penso in particolare, in questa circostanza, all’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI”, finalizzato a promuovere la procreazione responsabile.

Grazie ancora a tutti! Il Papa vi vuole bene!