venerdì 7 gennaio 2011

Provare per Credere

C'è una parolina che "fa" il cristiano: questa parolina è: OGGI, "Oggi è nato per noi il Salvatore...", cfr. tutte le volte che nei Vangeli Gesù la usa, "Beati voi che ORA piangete, che ORA avete fame, che ORA ascoltate...", "Zaccheo, OGGI la salvezza è entrata in questa casa..."; la Liturgia delle Ore continua a martellarci con questa parolina. Perchè mai? Perchè, nel suo nucleo essenziale, il cristianesimo è la NOTIZIA di un evento che accade ancora precisamente nel momento in cui viene annunziato, facendo così crescere la nostra fede. Detta così, sembra facile, eppure... Quanta pazienza occorre, quanta preghiera perchè davvero comprendiamo un pochino tutto quello che questo significa. Non è come per le notizie del "Corriere della Sera" di oggi: il post che ho pubblicato 5 minuti fa, per esempio, è un articolo scritto da Vittorio Messori a commento delle persecuzioni dei copti di questi giorni. Domani nessuno più lo leggerà. Perchè OGGI ha fatto notizia. Domani non sarà più tale. E questo è il destino di tutte le notizie che ascoltiamo, proprio tutte, che interessano solo per il tempo in cui accadono e fino a quel momento. Da quel momento in poi, come le onde del mare, sono portate via, non interessano più, altre onde arriveranno e passeranno, e così fino alla consumazione dei tempi. L'annuncio del Vangelo è in tal senso SEMPRE UNA NOTIZIA, perchè l'evento che annunzia è dirompente, non può essere ignorato, ACCADE ogni volta che lo ascoltiamo e, se lo ascoltiamo con fede, AUMENTA la fede. Provare per credere. A questo proposito la seconda lettura dell'Ufficio di oggi capita come il cacio sui maccheroni...

Dai «Discorsi» di san Pietro Crisòlogo, vescovo
(Disc. 160; Pl 52, 620-622)


Colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto essere ignorato da noi.

Benché nel mistero stesso dell'Incarnazione del Signore i segni della sua divinità siano stati sempre chiari, tuttavia la solennità odierna ci manifesta e ci svela in molte maniere che Dio è apparso in corpo umano, perché la nostra natura mortale, sempre avvolta nell'oscurità, non perdesse, per ignoranza, ciò che ha meritato di ricevere e possedere per grazia.
Infatti colui che ha voluto nascere per noi, non ha voluto rimanere a noi nascosto; e perciò si manifesta in questo modo, perché questo grande mistero di pietà non diventi occasione di errore.
Oggi i magi, che lo ricercavano splendente fra le stelle, lo trovano che vagisce nella culla. Oggi i magi vedono chiaramente, avvolto in panni, colui che tanto lungamente si accontentarono di contemplare in modo oscuro negli astri. Oggi i magi considerano con grande stupore ciò che vedono nel presepio: il cielo calato sulla terra, la terra elevata fino al cielo, l'uomo in Dio, Dio nell'uomo, e colui che il mondo intero non può contenere, racchiuso in un minuscolo corpo.
Vedendo, credono e non discutono e lo proclamano per quello che è con i loro doni simbolici. Con l'incenso lo riconoscono Dio, con l'oro lo accettano quale re, con la mirra esprimono la fede in colui che sarebbe dovuto morire.
Da questo il pagano, che era ultimo, è diventato primo, perché allora la fede dei gentili fu come inaugurata da quella dei magi.
Oggi Cristo è sceso nel letto del Giordano per lavare i peccati del mondo. Lo stesso Giovanni attesta che egli è venuto proprio per questo: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Oggi il servo ha tra le mani il padrone, l'uomo Dio, Giovanni Cristo; lo tiene per ricevere il perdono, non per darglielo.
Oggi, come dice il Profeta: «La voce del Signore è sulle acque» (cfr. Sal 28, 23). Quale voce? «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17).
Oggi lo Spirito Santo si libra sulle acque sotto forma di colomba, perché, come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato, così, a indicazione di questa, si comprendesse che l'eterno naufragio del mondo era finito; e non portò come quella un ramoscello dell'antico ulivo, ma effuse tutta l'ubertosità del nuovo crisma sul capo del nuovo progenitore, perché si adempisse quanto il Profeta aveva predetto: «Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali» (Sal 44, 8).
Oggi Cristo dà inizio ai celesti portenti, cambiando le acque in vino; ma l'acqua doveva poi mutarsi nel sacramento del sangue, perché Cristo versasse, a chi vuol bere, puri calici dalla pienezza della sua grazia. Si adempiva così il detto del Profeta: «Com'è prezioso il mio calice che trabocca! » (cfr. Sal 22, 5).


Preghiamo.

Lo splendore della tua gloria illumini, Signore, i nostri cuori, perché attraverso le tenebre di questo mondo possiamo giungere alla luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.