martedì 11 gennaio 2011

Sazi e disperati.



Presento oggi due figure profetiche, che richiamano all'uomo di oggi rispettivamente la parola del deserto e quella della celebrazione.(*) Importantissimo per noi cristiani oggi recuperare queste parole, perchè la crisi che viviamo è certo sociale ed economica (penso in questi giorni a Mirafiori, per esempio), politica, ma soprattutto e molto più profondamente antropologica perchè riguarda la concezione stessa della persona, della natura del suo desiderio, del suo rapporto con la realtà. Ci eravamo illusi che il desiderio si sarebbe mantenuto in vita da solo o addirittura che sarebbe stato più vivo nella nuova situazione di benessere raggiunto. L'esperienza ci mostra invece che il desiderio fatalmente si appiattisce quando non trova un oggetto all'altezza delle sue esigenze. Ci ritroviamo così tutti "sazi e disperati". "Nell'appiattimento del desiderio ha origine lo smarrimento dei giovani e il cinismo degli adulti; e nella astenia generale, l'alternativa qual'è? Un volontarismo senza respiro e senza orizzonte, senza genialità e senza spazio..." (d. Luigi Giussani)

(*): Del deserto e della liturgia mi occuperò comunque in qualcuno dei prossimi post

Oggi, 11 gennaio, i nostri fratelli ortodossi e greco-cattolici ricordano

Teodosio il Cenobiarca (sopra)
ca. 423-529
monaco
Nativo di Garissos, in Cappadocia, Teodosio partì giovane verso il deserto palestinese, attratto dalla vita monastica, ricco soltanto di una ragguardevole conoscenza delle Scritture che gli era valsa l'ordinazione a lettore in giovanissima età.
Consigliato da Simeone lo Stilita, Teodosio optò per la vita solitaria e s'inoltrò nel deserto di Giuda, dove visse solo in una grotta per più di trent'anni.
La sua fama fu tale che attirò moltissimi discepoli e pellegrini. Questi volevano colmarlo di doni, ma egli era molto restio ad accettarli. E comunque, quando lo faceva, era solo per mettere ogni cosa in comune con gli altri, specie con i poveri, i malati e i viandanti, mostrando in tal modo come la condivisione sia la via maestra verso l'autentica povertà cristiana.
Fondato un grande cenobio nei pressi di Betlemme, Teodosio accolse centinaia di monaci di diverse nazionalità e tradizioni liturgiche; per loro fece costruire quattro chiese diverse, perché nel suo monastero si potesse pregare contemporaneamente in greco, in siriaco e in armeno.
Teodosio si adoperò in modo particolare per alleviare le pene dei sofferenti, soprattutto dei malati di mente, che nessuno a quell'epoca voleva avvicinare, ritenendoli soltanto degli indemoniati.
Coinvolto nella difficile recezione del concilio di Calcedonia, egli difese la fede della grande chiesa assieme al suo contemporaneo san Saba, al quale fu legato da profonda amicizia.
Per il coraggio mostrato anche in età avanzata nel difendere la fede, quando morì ultracentenario nel 529, il patriarca di Gerusalemme volle presiedere di persona la celebrazione dei suoi funerali.

TRACCE DI LETTURA
Mentre Teodosio stava nascosto nella sua grotta, in una povertà volontaria, contentandosi di piante, perseverando nella sola preghiera, un uomo amante del Cristo venuto da Bisanzio, di nome Acacio, desideroso di acquistare la perla preziosa di cui narra l'Evangelo, venne a trovarlo nella grotta, e si sedette ad ascoltarlo.
Avendo appreso che Teodosio non accettava doni da nessuno, sotterrò di nascosto una borsa di cuoio contenente cento soldi d'oro.
Teodosio, all'indomani della partenza di Acacio, trovò l'oro nascosto nella sua cella, e con esso costruì dapprima una foresteria al di sopra della grotta, ove accoglieva chiunque venisse da lui. Quindi comprò due piccoli asini, e partiva egli stesso e riportava le cose necessarie alla vita. Poi si mise a edificare il suo cenobio. Da quel momento, molti cominciarono ad accorrere a lui, e lo pregavano di vivere con lui. Egli li riceveva e li guidava verso il perfetto compimento della volontà di Dio.

Cirillo di Scitopoli, Vita di san Teodosio 3
PREGHIERA
Accesa la fiamma dell'ardente amore di Dio,
infuocato e senza oscillazioni,
hai ricevuto in cambio dal cielo
la fiaccola che ti indicava la divina volontà:
che tu cioè edificassi come tempio santissimo
una scuola di virtù in cui le anime potessero meditare.
Padre venerabile,
supplica il Cristo di concedere anche a noi
la grazia della salvezza.



Facciamo inoltre oggi memoria di un pioniere del rinnovamento liturgico conciliare:

Lambert Beauduin
(1873-1960)
monaco e testimone di ecumenismo
L'11 gennaio del 1960 si spegneva nel monastero che egli stesso aveva fondato nel 1925 Lambert Beauduin, monaco benedettino e pioniere del movimento liturgico e di quello ecumenico nella chiesa cattolica.
Beauduin era nato a Rousoux-lès-Waremme, in Belgio, nel 1873. Ordinato presbitero a ventisei anni, gli fu assegnata la cura pastorale dei lavoratori. Egli si rese subito conto che era necessaria un'efficace riforma della liturgia cattolica per colmare la distanza creatasi nei secoli fra il culto della chiesa e la vita quotidiana della gente.
Nel 1906 Beauduin decise di farsi monaco presso l'abbazia benedettina di Mont-César, e in pochi anni divenne il riferimento principale del nascente movimento liturgico, attraverso la fondazione di riviste e la stesura di testi capitali per il futuro delle riforme. Fu attraverso la liturgia che dom Beauduin si accostò all'ecumenismo, divenendo un fine conoscitore delle chiese d'oriente.
Su richiesta di Pio XI, egli diede vita nel 1925 al monastero dell'Unione, che nel 1939 si trasferirà a Chevetogne, finalizzato a promuovere la piena comunione fra le chiese.
Beauduin, tuttavia, intese la ricerca dell'unione secondo il famoso detto: «Le chiese unite a Roma, e non assorbite da Roma». Per questa sua visione e per altre posizioni evangeliche assunte in campo liturgico, egli fu condannato dal tribunale ecclesiastico e costretto a un lungo esilio presso l'abbazia benedettina francese di En Calcat; Beauduin potrà rientrare a Chevetogne soltanto nel 1951.
Nonostante la condanna ecclesiastica delle sue posizioni avvenuta nel 1931, papa Giovanni XXIII dichiarò, alle soglie del rinnovamento conciliare, che l'unico vero metodo di lavoro al fine di riunificare le chiese era quello praticato da dom Beauduin.

TRACCE DI LETTURA
Simile a una meravigliosa basilica, la liturgia riserva a tutte le anime e a uomini di ogni condizione, ricchezze e splendori infinitamente vari. Sì!, i predicatori la commentino, gli educatori la insegnino, i teologi la consultino, gli uomini d'azione la diffondano, le madri la scandiscano, i bambini la balbettino. Gli asceti apprenderanno alla sua scuola il sacrificio, i cristiani la fraternità e l'obbedienza, gli uomini la vera uguaglianza, le società la concordia. Essa sia la contemplazione del mistico, la pace del monaco, la meditazione del presbitero, l'ispirazione dell'artista, l'attrazione del prodigo. Tutti i cristiani, uniti al loro parroco, al loro vescovo, al Padre comune a tutti i fedeli e pastori, la vivano pienamente, attingano l'autentico spirito cristiano a questa «fonte prima e indispensabile», e realizzino così, vivendo lo spirito della liturgia, l'orazione della prima grande liturgia celebrata da colui che è Sommo sacerdote in eterno: che tutti siano una sola cosa. Supremo auspicio e suprema speranza.
Il movimento liturgico è questo; è tutto ciò che questo comporta; non è altro che questo.

Lambert Beauduin, da Il culto della chiesa