giovedì 17 febbraio 2011

La Corona Misterica: Introduzione e Presentazione del Ciclo Pittorico



Dostoevskij ha scritto: il mondo sarà salvato dalla bellezza... La bellezza è Cristo ". Egli non fa altro che raccogliere ciò che tutta la Sacra Scrittura e la Tradizione attestano: Dio è "la Verità", "la Bontà" e perciò anche "la Bellezza". "La bellezza circonda sempre con un brillio impalpabile il volto del vero e del buono" (H.U. Von Balthasar). E' Cristo la bellezza di Dio che si riflette sulla creazione. "Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Gv 1, '3). Il salmo proclama: Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia" (Sal 45,3). I Padri della Chiesa hanno applicato questa immagine a Cristo. Cristo che, crocifisso dai suoi nemici, li ama fino ad offrire la sua vita per loro, manifesta al mondo la bellezza della natura stessa di Dio. I cristiani, che mediante il Battesimo divengono uomini nuovi, figli di Dio, testimoniano: "Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli". La nuova estetica che salverà il mondo è la comunità cristiana che fa visibile oggi la bellezza di Cristo: l'amore al di là della morte, l'amore al nemico "come io vi ho amati". Teologia e bellezza, teologia ed estetica sono unite. La comunità cristiana che celebra il Mistero pasquale e fa risplendere la luce della bellezza divina, è ispirazione e guida per l'architettura e l'arte sacra. Essa stessa genera e crea lo spazio celebrativo. H. U. Von Balthasar nei suoi libri sull'estetica teologica (Heerlichkeit,, 1961-73), constata che nell'epoca moderna è avvenuto un distacco tra teologia e bellezza. Allo stesso tempo l'uomo di oggi è particolarmente affascinato dalla bellezza. Sembra quasi che l'estetica abbia sostituito l'etica.



Fin dal suo nascere la basilica cristiana ha espresso al suo interno cicli musivi per rendere presente la salvezza operata da Dio per l'uomo e celebrata dalla comunità cristiana nei vari misteri della vita di Cristo e riflessa nella vita dei Santi.Questi cicli pittorici, comuni a tutte le Chiese del primo millennio, si cristallizzano nell'iconostasi della Chiesa d'Oriente: una parete rivestita di icone che introducono e velano il luogo della celebrazione dei misteri; e in rivestimenti sempre più ricchi - dietro e sopra l'altare, nella Chiesa d'Occidente - quando l'altare viene spostato dall'incrocio dei due transetti e appoggiato alla parete di fondo della Chiesa. Con la riforma del Concilio Vaticano II, che rimuove l'altare dal fondo per ridargli la centralità che aveva sempre avuto, l'idea di una corona misterica posta sopra l'assemblea, ritrova e rinnova genialmente il ciclo musivo delle più antiche basiliche, aiutando l'assemblea cristiana a partecipare più intensamente, con una catechesi visiva e immediata, ai misteri che essa celebra. E' dipinta con immagini ispirate all'iconografia della Chiesa Orientale e incorona l'assemblea unendo insieme Cielo e Terra. Dio è presente in mezzo al suo popolo. Le pitture rappresentano i vari momenti del Mistero della salvezza, percorrendo tutto l'anno liturgico. Il Concilio ha riproposto un rafforzamento del ruolo delle figure simbolico - sacramentali nella Liturgia. "Le sacre immagini, presenti nelle nostre Chiese e nelle nostre case, hanno la funzione di risvegliare e di nutrire la nostra fede nel Mistero di Cristo. Attraverso l'icona di Cristo e delle sue opere di salvezza è lui che noi adoriamo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1192). Il pittore di icone non imita, non rappresenta, ma essenzialmente toglie il velo, abbatte il muro di separazione, fa comunicare "questo e l'altro mondo". L'icona coglie la presenza di Dio. E', si può dire, teologia visiva, aiuto alla preghiera e alla contemplazione. L'iconografia nasce con Cristo, icona del Padre invisibile. E' incentrata sull'incarnazione. Cristo ristabilisce nell'uomo l'immagine di Dio che il peccato aveva offuscato, cosicché l'uomo, trasformato a Sua immagine, diventa la più commovente icona di Dio. L'arte sacra delle icone non è stata inventata dagli artisti, è una istituzione che viene dai Santi Padri e dalla tradizione della Chiesa (Il Concilio di Nicea 787). Esprime la visione della Chiesa: come la Chiesa contempla il mistero di Dio e la sua Incarnazione. Le figure hanno una apparente rigidità che però sottolinea la potenza interiore. La prospettiva è rovesciata. Mentre nell'arte profana il quadro è concavo e invita colui che lo osserva ad introdursi nell'opera, al contrario in queste pitture che sono convesse è il Cielo che annuncia un evento a colui che guarda. "L'icona descrive lo sconvolgente amore reciproco: l'amore folle di Dio per l'uomo e in risposta la passione dell'uomo per il suo Dio: Tu che la mia anima ama. E' il desiderio pre-eterno di Dio di divenire uomo affinché l'uomo diventi Dio. L'icona ci offre così la contemplazione del mistero di Dio". (P Evdokimov).