lunedì 21 febbraio 2011

L'azione pastorale: conclusioni

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Ciò che induce Dio a farsi pastore del suo popolo è l'amore; ciò che ha spinto il Signore Gesù a dare la vita per le sue pecore è l'amore; il segreto della vitalità della Chiesa è l'amore.(1) Dunque ciò che deve ispirare, sorreggere, guidare ogni azione pastorale è l'amore.
La carità pastorale, essendo tesa al vero bene degli uomini, è lotta senza tregua contro ogni forma di errore, di perversione, di ingiustizia, di opposizione al progetto del Padre. La carità pastorale è preoccupazione cordiale e operosa per le necessità di tutti gli uomini - prima tra tutte la necessità di essere evangelizzati, ma poi anche le necessità connesse con un'esistenza degna - perchè tutti gli uomini sono chiamati a far parte del gregge di Cristo.
La carità pastorale è larghezza d'animo nell'accogliere come compagni e collaboratori nel lavoro ecclesiale tutti quanti amano il Signore Gesù e la Sua Chiesa, e non esitano a sacrificare le loro energie e il loro tempo per il Regno di Dio, senza dar troppo peso alla differenza di metodi, di sensibilità, di forme organizzative. Bisogna amare i cosiddetti "lontani", perchè anch'essi sono "prossimo" secondo il Vangelo (cf. Lc.10,30-37: la parabola del Buon Samaritano); ma non bisogna riservare le proprie antipatie ai "vicini" (cioè ai fratelli delle altre parrocchie, delle altre famiglie religiose, degli altri movimenti), perchè essi sono "prossimo" a un titolo ancora più evidente.
La carità pastorale è attenzione a tutto il gregge, e prima di tutto ai piccoli ed ai semplici: il coraggio pastorale non si esprime con cedimenti nei confronti delle aberrazioni correnti, ma nella coerenza di pensieri e di opere con la propria fede e nel lasciarsi permeare il più compiutamente possibile dalla mentalità evangelica, che è sempre anche sfida e contestazione delle opinioni distorte e delle funeste abitudini spesso diffuse nel mondo.
La carità pastorale rispetta il pluralismo ma non fino ad attentare alla comunione; ricerca appassionatamente la pace e la concordia, ma mai a spese della Verità; è ricca di inventiva e non teme di intraprendere strade nuove, ma sempre nel rispetto della grande Tradizione ecclesiale e custodendo il patrimonio ideale della comunità dei credenti.

(1): Cfr. a tal proposito il testo seguente di Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa.

Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)
Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spentp questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore é eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.