venerdì 4 febbraio 2011

Le calde notti del re.


Nel testo del Vangelo di oggi 4 febbraio si narra della festa di compleanno di Erode. Per solennizzarla, il re "fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell'esercito e i notabili della Galilea". Davvero non inventiamo niente di nuovo: la storia del peccato è noiosissima, cfr.Mt.24,37-39:

"Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,
e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo".


Senza che l'uomo si accorga che i peccati sono come le ciliege: una tira l'altra. In questo testo si vede benissimo per esempio la stretta relazione che c'è sempre stata (e che i Padri hanno sempre sottolineato) tra il peccato della Gola e quello della Lussuria. Probabilmente, se non fosse stato ebbro di vino, Erode non avrebbe bruciato di passione alla vista di Salomè che ballava, di più, questa non avrebbe neppure ballato perchè semplicemente... non sarebbe stata invitata. E invece... qualcuno ci ha rimesso la testa. Questo qualcuno è "il più grande dei nati di donna", come avrebbe detto Gesù: Giovanni Battista, il grande profeta, decapitato per la Verità. Anche questo succede sempre: i peccati degli uomini uccidono la profezia. Come sempre: "come fu...così sarà". Anche nella Chiesa.

Vangelo
Mc 6, 14-29
Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore.