martedì 22 febbraio 2011

Tempo di nascere, tempo di morire

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Alla fine di questa giornata, in cui abbiamo festeggiato la Cattedra di san Pietro, pieni di ansia e di angoscia per le immagini provenienti dalla Libia e da tutto il Nord Africa, per il terremoto che ha colpito la Nuova Zelanda, raccomandiamo alla misericordia del Padre tutti i nostri fratelli defunti. L'Orazione della liturgia odierna sembra fatta apposta per concludere un giorno così denso di avvenimenti:

Concedi, o Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell'apostolo Pietro. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te nella unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Per augurarci la buonanotte, propongo un testo tratto
dalle "Omelie sull`Ecclesiaste" di san Gregorio di Nissa, vescovo
Tempo di nascere e tempo di morire

"Vi è un tempo per nascere", dice, "un tempo per morire" (Qo 3, 2). Voglia il cielo che sia concesso anche a me di nascere al tempo giusto e di morire al momento più opportuno.
Noi infatti siamo in certo modo padri di noi stessi, quando per mezzo delle buone disposizioni di animo e del libero arbitrio, formiamo, generiamo, diamo alla luce noi stessi.
Questo poi lo realizziamo quando accogliamo Dio in noi stessi e diveniamo figli suoi, figli della virtù e figli dell`Altissimo. Mentre invece rimaniamo imperfetti e immaturi, finché non si è formata in noi, come dice l`Apostolo, "l`immagine di Cristo". E` necessario però che l`uomo di Dio sia integro e perfetto. Ecco la vera nascita nostra.
"C`è un tempo per morire". Per san Paolo ogni tempo era adatto per una buona morte. Grida infatti nei suoi scritti: "Ogni giorno io affronto la morte" (1 Cor 15, 31) e ancora: "Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno" (Rm 8, 36). E proprio in noi stessi portiamo la sentenza di morte. E` chiaro poi in che modo Paolo muoia ogni giorno, egli che non vive per il peccato, ma mortifica il suo corpo e porta sempre in se stesso la mortificazione del corpo di Cristo, ed è sempre crocifisso con Cristo, lui che non vive mai per se stesso, ma porta in sé il Cristo vivente. Questa, secondo me, è stata la morte opportuna che ha dato la vera vita. Infatti dice: Io farò morire e darò la vita (cfr. Dt 32, 39) perché ci si persuada veramente che è un dono di Dio esser morti al peccato e vivificati nello spirito. La parola di Dio, infatti, promette la vita proprio come effetto della morte.