giovedì 24 marzo 2011

Dove ti porta il cuore?

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A commento della prima lettura di oggi 24 marzo:

Prima Lettura Ger 17, 5-10
Maledetto chi confida nell'uomo; benedetto chi confida nel Signore.

Dal libro del profeta Geremìa
Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,

per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni».
Parola di Dio.





...propongo un testo tratto dagli "Stromata" di Clemente Alessandrino.

Chi veramente conosce Dio non lo onora in un luogo o in un tempo
determinati, né in giorni di festa prestabiliti, ma dappertutto e in ogni
tempo, sia da solo sia con altri fratelli nella fede. La presenza di un
santo ispira sempre in coloro che lo avvicinano un rispetto e una
venerazione che li rendono migliori: e allora quanto più l'assiduità con Dio
mediante una fede illuminata, la vita tesa verso di lui, l'azione di grazie
incessante eleveranno il credente sopra se stesso in ogni suo atto, parola,
sentimento? Per intima convinzione egli sa che Dio è presente dappertutto:
nessun luogo determinato lo rinserra in modo che in nessun posto, né di
giorno né di notte lo si può credere assente e lasciarsi andare. Ed ecco la
nostra vita diventa una celebrazione continua, animata dalla fede
nell'onnipresenza divina che da ogni lato ci circonda: lavoriamo la terra e
lodiamo Dio, navighiamo sul mare e lo cantiamo, e in ogni altra azione siamo
guidati dalla medesima sapienza. L'uomo spirituale frequenta Dio come un
amico intimo, a cuore a cuore, perciò conserva in ogni occasione il suo
animo vigilante e lieto. È vigilante, perché sta davanti a Dio; è lieto,
perché pensa a tutti i doni che Dio ci ha elargito nella sua bontà. Ecco
l'uomo regale, ecco il sacerdote santo di Dio.

Se non è troppo ardito affermarlo, si può definire la preghiera una

conversazione con Dio. Anche se mormoriamo le parole sottovoce, anche se non
apriamo neppure le labbra, un grido sale dal nostro cuore. E Dio sente
sempre questo colloquio silenzioso. (...) Sebbene alcuni abbiano l'abitudine
di consacrare alla preghiera certe ore determinate, come terza, sesta e
nona, l'uomo spirituale prega incessantemente: la preghiera è la strada
mediante cui si sforza di vivere con Dio, e per percorrerla fedelmente egli
non si cura di ciò che è inutile.

Clemente Alessandrino, Stromati, 7, PG 9, 449 e 456 B.



Orazione
O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il fervore del tuo Spirito perché possiamo esser saldi nella fede e operosi nella carità. Per il nostro Signore.