lunedì 7 marzo 2011

Prima di Maometto, ma molto molto prima...



Oggi 7 marzo la Chiesa festeggia:
Perpetua e Felicita (+203), martiri
Perpetua e Felicita facevano parte di un gruppo di catecumeni imprigionati a Cartagine, nell attuale Tunisia, durante la persecuzione di Settimio Severo. La loro Passio è uno dei testi più commoventi dell'antichità cristiana. Essa ci rivela la consapevolezza con cui i martiri si preparavano a ricevere la morte: secondo la loro stessa testimonianza, infatti, la fonte della loro forza e della loro fierezza non era altro che il Cristo che viveva e soffriva con loro e in loro.
Perpetua, giovane di famiglia patrizia, era madre di un bambino ancora in fasce quando fu arrestata. Felicita, invece, che era una schiava, era incinta. Tre giorni prima del martirio Felicita diede alla luce una bambina, e mentre soffriva nel travaglio del parto un carceriere le disse: «Se ora soffri così, cosa farai quando sarai gettata alle fiere?». Ma essa rispose: «Adesso sono io che soffro, ma là sarà un altro a soffrire per me dentro di me, perché anch'io ora soffro per lui».
Perpetua, a sua volta, quando ricevette il battesimo in carcere scrisse: «Lo Spirito di Dio mi ha ispirato di impetrare dall'acqua nient'altro che la saldezza della carne nelle sofferenze del martirio». Morirono martiri a Cartagine nel 203. La loro popolarità fu subito enorme, e i loro nomi aprono l'elenco dei martiri nominati nel Canone romano.


TRACCE DI LETTURA

Dalla «Narrazione del martirio dei santi martiri cartaginesi»
(Cap. 18. 20-21; dall'ed. van Beek, Nimega, 1936, pp. 42. 46-52)

Spuntò il giorno della vittoria dei martiri e dal carcere si recarono all'anfiteatro, come se andassero in cielo, raggianti in volto, dignitosi, trepidanti più per la gioia che per la paura.
Perpetua per prima fu scagliata in alto dalla vacca e ricadde sul fianco. Così si alzò e avendo visto Felicità gettata a terra, le si accostò, le porse la mano e la rialzò. E ambedue stettero in piedi insieme. Vinta la durezza della folla, furono richiamate alla porta Sanavivaria.
Ivi Perpetua, accolta da un catecumeno di nome Rustico che le stava accanto, e come destata dal sonno (talmente era fuori dei sensi e rapita in estasi), cominciò a guardarsi attorno e disse tra loro stupore di tutti: «Quando saremo esposte là a quella vacca?». E avendo sentito che ciò era già avvenuto, non volle crederci prima di aver notato i segni di maltrattamento sul suo corpo e sul vestito. Quindi, fatto chiamare suo fratello e quel catecumeno, li esortò dicendo: «Siate saldi nella fede, amatevi tutti a vicenda e non prendete occasione di scandalo dalle nostre sofferenze».
A sua volta Sàturo presso un'altra porta stava esortando il soldato Pudente. Disse fra l'altro: «Insomma proprio come avevo supposto e predetto, finora non ho sperimentato nessuna fiera. Ma ora credi di tutto cuore: ecco io vado laggiù e sarò finito da un solo morso di leopardo».
E subito, sul finire dello spettacolo, gettato in pasto al leopardo, con un solo morso fu bagnato di tanto sangue che il popolo diede testimonianza al suo secondo battesimo gridando: «E' salvo il lavato è salvo il lavato!». davvero era salvo colui che si era lavato in tal modo!
Allora disse al soldato Pudente: «Addio, ricordati della fede e di me; queste cose non ti turbino, ma ti confermino». Nello stesso tempo si fece dare l'anello del suo dito e immersolo nella sua ferita glielo restituì come eredità, lasciandogli il pegni e il ricordo del suo sangue. Venne quindi disteso, ormai esanime, insieme con gli altri al solito posto per il colpo di grazia.
E siccome il popolo reclamava che quelli fossero portati in vista del pubblico al centro dell'anfiteatro, per poter fissare sulle loro membra i suoi occhi, complici dell'assassinio, mentre la spada penetrava nel loro corpo, essi si alzarono spontaneamente e si recarono là dove il popolo voleva, dopo essersi prima baciati per terminare il martirio con questo solenne rito di pace.
Tutti gli altri ricevettero il colpo di spada immobili e in silenzio: tanto più Sàturo, che nella visione di Perpetua era salito per primo, per primo rese lo spirito. Egli infatti era in attesa di Perpetua. Essa poi per gustare un po` di dolore, trafitta nelle ossa, gettò un grido, e lei stessa guidò alla sua gola la mano incerta del gladiatore, ancora novellino. Forse una donna di tale grandezza, che era temuta dallo spirito immondo, non avrebbe potuto morire diversamente, se non l'avesse voluto lei stessa.
O valorosi e beatissimi martiri! Voi siete davvero i chiamati e gli eletti alla gloria del Signore nostro Gesù Cristo!


PREGHIERA

Signore Dio,
sii lodato per Perpetua e Felicita,
che hanno trovato in te la forza
di resistere ai persecutori
e di sostenere nella fede
i tormenti della morte:
il loro amore fino al martirio
orienti il nostro sguardo
verso la gloria e la luce
da esse condivise con Gesù risorto,
vivente nei secoli dei secoli.