venerdì 20 maggio 2011

Il primo germoglio del diavolo.

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Tutta la nostra vita su questa terra può essere vista come una lotta continua ed inesorabile per dare la morte al nostro "io" (alla lettera, "mortificare" l'ego, il nostro ego-ismo), così da non vivere più per noi stessi ma per Colui che è morto ed è risorto per noi... La pagina seguente, di san Massimo il Confessore, riflette su questa caratteristica della vita cristiana.

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Dio che ha creato la natura e che sapientemente la guarisce quando è indebolita dal male, per amor nostro ha svuotato se stesso assumendo la forma di servo (Fil. 2,7) ... Questo ha fatto per distruggere le opere del diavolo e restituire alle facoltà naturali la loro purezza e per rinnovare quella facoltà di amare che unisce a Lui e che unisce gli uomini gli uni agli altri; essa è nemica dell'amore di sè, primo peccato e primo germoglio del diavolo, che è ed è riconosciuto padre delle passioni che ad esso seguono. Facendo scomparire l'amore di sè mediante la carità, colui che si mostra degno di Dio fa sparire al tempo stesso l'intera moltitudine dei vizi, che in lui non ha altro motivo di esistere nè altro fondamento. Un uomo simile non conosce più l'orgoglio, segno di arroganza nei confronti di Dio, male multiforme e innaturale; egli ignora la gloria caduca che coinvolge nella sua rovina quanti si inorgogliscono e, facendosi amici gli altri esseri umani con una volontaria benevolenza, consuma l'invidia, la quale per prima rode quanti la possiedono, recide la collera, i desideri omicidi, l'ira, l'inganno,la menzogna, lo scherno, il rancore, l'avidità, e tutto ciò che divide l'uomo. Quando infatti viene sradicato l'amore di sè, il quale, dicevo, è come il principio e il padre di ogni male, finisce per essere sradicato anche tutto ciò che viene da lui e dopo di lui perchè, se non vi è più l'amore di sè, non può affatto restare alcuna sembianza o traccia di male, e vengono invece introdotte tutte le forme della virtù che portano a compimento la potenza della carità. Essa riunisce ciò che è diviso, ricompone l'uomo in un solo pensare e agire, uguaglia e appiana in tutti ogni disuguaglianza e differenza di volontà, e giustamente conduce invece a quell'altra lodevole disuguaglianza per la quale ciascuno, di proposito, attrae a sè il prossimo e lo preferisce a se stesso tanto quanto prima era pronto a respingerlo e a mettersi davanti a lui. Per essa ciascuno si libera volentieri di se stesso separandosi da pensieri e disposizioni personali conformi a volontà propria e viene ricondotto a un'unica semplicità e identità.
Massimo il Confessore, Lettere 2