mercoledì 18 maggio 2011

Intelligenza limitata.

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"Dio ha dato all’uomo l’intelligenza affinché si rendesse conto dei suoi limiti".
(Roberto Gervaso)
A commento di questa frase così simpatica, riporto un testo "pasquale" di Riccardo di san Vittore.
Buona lettura!

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"L'apostolo Paolo dice: "Sappiamo che nè morte nè vita potranno separarci dall'amore di Cristo" (Rm. 8, 38-39). Nella sua stessa offerta, infatti, Egli ci ha dato un esempio di Amore portato a pienezza pregando per i nemici, amore del quale parla quando dice: "Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per gli amici" (Gv. 15,13). Il Signore Gesù, invece, ha deposto la sua vita mentre eravamo nemici (cf. Rm. 5, 6-10), e con questo ha dato prova del suo Amore, Amore che l'apostolo dice oltrepassare ogni conoscenza (cf. Ef. 3, 19) e che non possiamo comprendere se non siamo radicati e fondati nell'amore (Ef. 3,17). Radicati a somiglianza di un albero, fondati a somiglianza di una casa, fondati attraverso l'amore di Dio, attraverso il quale siamo casa di Dio e tempio di Dio, e Dio abita in noi (cf. 1Cor. 3, 16). Radicati mediante l'amore del prossimo, in virtù del quale siamo alberi fruttiferi, che offrono foglie di protezione e frutti di nutrimento. Coloro che sono in tal modo radicati e fondati nell'amore possono comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore, insieme a tutti i santi (Ef. 3, 18). La larghezza dell'amore consiste in questo, nell'amare il nemico; la lunghezza consiste nella perseveranza fino alla fine; l'altezza nel fatto che tutto sia compiuto a motivo di Dio; mentre la profondità dell'amore riguarda questo: che l'uomo non ascriva a sè niente di buono, ma tutto lo ascriva alla grazia di Dio, del quale è proprio scrutare anche ciò che è infinitamente profondo, che oltrepassa la possibilità della conoscenza umana, vale a dire il perchè indurisca uno e chiami un altro (cf. Rm. 9,18). Perciò l'apostolo dice: "O profondità delle ricchezze, della sapienza e della scienza di Dio, quanto sono incomprensibili i Tuoi giudizi!" (Rm. 11, 33). Con la medicina dell'umiltà viene guarita ogni malattia di superbia, con il dono della carità viene curata ogni malattia di cupidigia... Attraverso queste due malattie, cioè la superbia e la bramosia, abitava in noi il principe di questo mondo: mediante la superbia nell'animo e mediante la bramosia nella carne. Ma ora, attraverso la grazia di Cristo, il principe di questo mondo è stato gettato fuori (Gv. 12, 31), per cui egli stesso dice: "Ecco, io scaccio i demoni e compio guarigioni" (Lc. 13, 32). Nel fatto che vengono pedonati i peccati sono scacciati i demoni, e nel fatto che negli animi vengono infuse le virtù, sono compiute le guarigioni".

Riccardo di san Vittore, Discorso per il giorno di Pasqua