domenica 29 maggio 2011

La ragione della Speranza del cristiano



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Il cammino pasquale ci porta alla perfezione dell'amore vissuto e praticato nei comandamenti divenuti giogo dolce, perché liberati dal giogo severo e impietoso del peccato. Che l'esperienza pasquale appaia gloriosa in noi. Buona domenica. Pb. Vito Valente.




VI Domenica di Pasqua
Anno A


Antifona d'Ingresso  Cf Is 48,20

Con voce di giubilo date il grande annunzio,

fatelo giungere ai confini del mondo:
il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.


Colletta

Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore...


Oppure: 

O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati e risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  At 8, 5-8. 14-17
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra. 
Oppure:  Alleluia, alleluia, alleluia.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. 
   
Seconda Lettura  1 Pt 3, 15-18
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.
Canto al Vangelo  Gv 14,23
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

  

Vangelo  Gv 14, 15-21

Pregherò il Padre che egli vi darà un altro Consolatore.


Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».  Parola del Signore.

* * * 

Commento a cura della Congregazione per il Clero.



  
Le letture di questa sesta domenica di Pasqua ci permettono di proporre alcune considerazioni sulla “vita cristiana” nella quale anche noi, in quanto discepoli del Risorto, siamo chiamati a “rimanere” (Cfr. Gv 14,16).

Il brano degli Atti degli Apostoli ci suggerisce anzitutto di “prestare attenzione alle parole” che la Chiesa ci annuncia, essendo questo il primo passo necessario per entrare a far parte del corpo mistico di Cristo: è un’azione che implica, come viene poi specificato, non solo “l’ascolto”, ma soprattutto la vista dei “segni” che rendono evidente il contenuto del messaggio cristiano (Cfr. At 8,6). Si tratta dunque di una “porta” che, varcata una volta per sempre attraverso il Battesimo, ha però bisogno di essere attraversata ogni giorno, nella “riscoperta” di cosa significhi veramente essere discepoli.
È per questo che Pietro e Giovanni decidono di dirigersi in Samarìa per imporre le mani ai discepoli di Filippo, affinché potessero ricevere lo Spirito Santo (Cfr. At 8,17) e dunque quella forza che sola può rendere capace l’uomo di “dare il grande annunzio” e di “farlo giungere ai confini del mondo”, come ci invita Isaia, nell’antifona d’ingresso (Cfr. Is 48,20).
Le parole del profeta ci introducono, però, ad un altro elemento essenziale perché l’esistenza di un uomo possa essere riconosciuta come “vita cristiana”. L’Apostolo Pietro lo indica quando afferma che dobbiamo essere «pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza» che è in noi (1Pt 3,15) «con dolcezza e rispetto» (1Pt 3,16).
L’uso di termini come “bisogna” e “dovere”, usati fino a questo momento, necessita a questo punto di una spiegazione: il cristianesimo non è l’applicazione di una morale del dovere! Il cristianesimo è, piuttosto, la comunione di coloro che sono innamorati di Cristo: è rimanendo nel suo amore, “osservando i suoi comandamenti” (Cfr. Gv 14,21) che il credente si ritrova a compiere gesti che altrimenti sarebbero inspiegabili, umanamente parlando.
Il cristiano, lo capiamo molto bene dalla lettura del Vangelo, non è un uomo che deve sforzarsi di mettere in pratica precetti e comportamenti devoti: se uno ama, allora è portato quasi naturalmente a vivere quanto Gesù ha indicato. Riscoprire il proprio Battesimo, attraverso la guida dello Spirito di verità, significa dunque cercare di conoscere ogni giorno di più la vita di Cristo –attraverso la lettura, la preghiera, i sacramenti, la vita di comunità–, perché sia più facile l’innamorarsi di Lui!
Da tutto il percorso proposto finora, dunque, emerge che nessuna obiezione ad una tale “vita” è reale, neppure il fatto che non si possa vedere Gesù in carne ed ossa. Ed è ancora il Vangelo di Giovanni a farcelo capire: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete» (Gv 14,19). L’alternativa fra “voi” e il “mondo” non corrisponde ad una divisione di tipo morale o etnica: si tratta invece di una alternativa che alberga nel cuore di ciascuno di noi!
Se seguiamo, dunque, la mentalità del mondo, non riusciremo mai a vedere il Risorto; ma se cominciamo a fidarci della Chiesa, nostra madre, e ad ascoltare ciò che essa ci insegna e ci suggerisce, allora scopriremo che in verità il Signore si vede ed è una Presenza così eccezionale e reale da suscitare in noi un fascino irresistibile, il solo e vero motore della “vita cristiana”.