lunedì 23 maggio 2011

Ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore.

 http://www.centroaletti.com/foto/foto_opere/serbia/41_sala_belgrado/07.jpgsopra: Cirillo e Metodio.


























































































Oggi 24 maggio ricordiamo:
Vincenzo di Lérins (V sec.), monaco.

Il Martirologio Romano ricorda oggi Vincenzo di Lérins, monaco vissuto durante il V secolo nel sud della Francia.
Vincenzo era nato probabilmente nell'odierna cittadina belga di Toul, in una famiglia agiata e importante. Egli poté dunque ricevere un'approfondita formazione letteraria e teologica. Tuttavia, come egli stesso ammetterà, esitò a lungo prima di assumere seriamente le esigenze e le ricchezze di una vita vissuta secondo l'Evangelo.
A un certo punto, forse spinto dalle invasioni barbariche che in quegli anni suggerirono a parecchi membri dell'aristocrazia di emigrare verso il sud della Gallia, Vincenzo iniziò una vita solitaria a Lérins. La sua notevole cultura, applicata alla lettura delle Scritture e delle opere dei padri, gli consentì di acquisire un forte sensus fidei. Stimato come educatore e trasmettitore della fede, Vincenzo scrisse prima di morire la sua opera principale, l'unica a noi pervenuta, il Commonitorium. In esso, sotto forma di appunti stilati per soccorrere la memoria, Vincenzo afferma come soltanto la Scrittura possa offrire un canone, una misura della fede. Accanto ad essa, tuttavia, egli ricorda come soltanto ciò che è stato creduto da sempre, da tutti e dappertutto, appartenga in modo certo al deposito della fede.
L'insegnamento vincenziano, pur con tutti i suoi limiti, avrà una fortuna straordinaria nella storia della teologia, soprattutto in occidente.

TRACCE DI LETTURA
Ogni cristiano che intenda restare integro e incolume in una fede incontaminata, deve, con l'aiuto di Dio, munire la sua fede in una duplice maniera: con l'autorità della legge divina, innanzitutto, e poi con la tradizione della chiesa cattolica. Qualcuno però potrebbe obiettare: poiché il canone delle Scritture è perfetto da solo e più che largamente sufficiente a tutto, che bisogno c'è che gli si aggiunga l'autorità dell'interpretazione della chiesa? Perché la Scrittura, a causa della sua stessa sublimità, non è da tutti intesa in modo identico e universale. Le medesime parole, infatti, sono interpretate differentemente dagli uni e dagli altri. E' dunque sommamente necessario, di fronte alle molteplici e aggrovigliate tortuosità dell'errore, che l'interpretazione dei profeti e degli apostoli si faccia a norma del sentire ecclesiale e cattolico. Nella stessa chiesa cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti (Vincenzo di Lérins, dal Commonitorio).

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Cirillo (+869), monaco, e Metodio (+885), pastore

La chiesa russa ricorda oggi Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi.
Fratelli originari di Tessalonica, Cirillo e Metodio abbracciarono la vita monastica in un monastero della Bitinia.
Nell'862 furono inviati dal patriarca di Costantinopoli a evangelizzare la Moravia e la Pannonia. Essi iniziarono la loro opera traducendo l'Evangelo e la liturgia in lingua slava e utilizzando, per scriverli, un alfabeto a 38 lettere inventato da Cirillo. Il papa Adriano II li chiamò allora a Roma, approvò la loro opera di predicazione e nominò Metodio arcivescovo di Moldavia e Pannonia.
Cirillo morì a Roma il 14 febbraio dell'869. Metodio continuò il suo apostolato, subendo la forte pressione delle popolazioni germaniche che cercavano di estendere il loro dominio sui territori orientali e che si opponevano all'uso dello slavo nella liturgia, ma non si scoraggiò mai, anche se dovette, a un certo momento, esercitare il suo apostolato quasi di nascosto. Egli morì nell'885.
Nel 1976 il corpo di Cirillo, sepolto a Roma, è stato restituito alla sua città natale, Tessalonica, e nel 1980 Cirillo e Metodio sono stati proclamati dalla chiesa cattolica patroni d'Europa, insieme a Benedetto da Norcia.

TRACCE DI LETTURA
A Venezia, si radunarono contro Cirillo vescovi e preti e monaci, e dicevano: «Noi non conosciamo che tre lingue nelle quali è lecito lodare Dio: l'ebraico, il greco e il latino». Ma egli rispose: «Non vi vergognate di fissare tre sole lingue, decidendo che tutti gli altri popoli e stirpi restino ciechi e sordi?
Ringrazio Dio di parlare più lingue di voi tutti, ma in chiesa preferisco pronunciare cinque parole che esprimono ciò che penso, in modo da istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila in una lingua per loro sconosciuta.
Fratelli, ogni lingua deve poter confessare che Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre»
(Vita di Cirillo 16).
PREGHIERA
Signore del mondo,
che attraverso la predicazione di Cirillo e Metodio
hai donato ai popoli slavi la luce dell'Evangelo,
conferma e rendi saldi i cristiani in quelle terre,
e fa' che raggiunta l'unità della fede
la tua chiesa testimoni al mondo Cristo Signore,
vivente nei secoli dei secoli.

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John (+1791) e Charles (+1788) Wesley
presbiteri e innografi

La Chiesa d'Inghilterra ricorda oggi i fratelli John e Charles Wesley, iniziatori nel XVIII secolo del metodismo in terra inglese.
Figlio di un ecclesiastico anglicano, John seguì le orme paterne, ricevendo anch'egli l'ordinazione presbiterale e partendo missionario per la colonia inglese della Georgia. Il fallimento della missione gli fu tuttavia utile per mettere a punto il metodo che adotterà in seguito per la riforma spirituale della chiesa, a cui si dedicherà anima e corpo.
A seguito di una forte esperienza religiosa, infatti, che egli stesso più tardi farà risalire al 24 maggio del 1738, John Wesley cominciò le sue missioni itineranti. Egli diede vita a molte piccole comunità di semplici cristiani, desiderosi di vivere radicalmente l'Evangelo a partire dall'ascolto orante delle Scritture e dalla partecipazione alla liturgia; nei cenacoli wesleyani vi fu una forte sottolineatura della dimensione comunitaria e una grande dedizione al servizio dei più poveri. Una spiritualità e una teologia equilibrate sono forse il segreto del successo lungo i secoli e in tutto il mondo che avrà il movimento metodista.
A fianco di John vi fu sempre il fratello Charles, che trasformerà l'esperienza dell'amore di Dio vissuta nelle comunità metodiste in un'immensa produzione di inni, tra i più belli e i più biblici della liturgia occidentale.
Per tutta la loro vita, John e Charles Wesley desiderarono rimanere fedeli alla Chiesa d'Inghilterra. Alcune loro decisioni, tuttavia, getteranno le basi per la nascita di una nuova entità ecclesiale: le Chiese metodiste.
Charles Wesley morì nel 1788, seguito tre anni più tardi dal fratello John, che morì nel 1791.

TRACCE DI LETTURE
Vieni, o Viaggiatore sconosciuto
che ancora io trattengo, ma non vedo,
i miei compagni all'altra riva mi hanno preceduto
e io sono rimasto solo assieme a te.
Con te io voglio stare tutta notte
e combattere fino all'irrompere del giorno.

Arrenditi a me ora: debole io sono,
ma nel disperare di me stesso io confido:
parla al mio cuore, parole di benedizione,
lasciati vincere dalla mia preghiera urgente,
parla, o mai ti muoverai di qui,
e dimmi se il tuo nome è Amore.

«E' Amore, è Amore!», per me sei morto,
sento il tuo sussurro nel mio cuore.
Irrompe il mattino, fugge ogni ombra:
tu sei Puro Amore Universale;
per me, per ogni uomo si commuovono le tue viscere,
la tua natura e il tuo nome, è Amore
(Charles Wesley, da Giacobbe in lotta).

PREGHIERA
Dio di misericordia,
che hai ispirato John e Charles Wesley,
donando loro zelo per il tuo Evangelo,
accorda a tutti i cristiani
la loro franchezza nell'annunciare la tua parola
e un cuore sempre pronto
a gioire e a cantare le tue lodi.
Attraverso Gesù Cristo
tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.