venerdì 24 giugno 2011

Martirologio 25 giugno



Oggi 25 giugno, giorno successivo alla Natività di san Giovanni , ricordiamo san Massimo di Torino, che per il  Battista aveva una particolare venerazione e che perciò elesse santo Patrono di Torino.


In un anno imprecisato del IV secolo, è nato secondo la tradizione Massimo di Torino, pastore della chiesa torinese.
Egli fu uno dei più noti predicatori dell'Evangelo dell'epoca patristica, e tutto ciò che sappiamo di lui ci è giunto attraverso il suo corpus di omelie ricostruito criticamente in epoca moderna.
Fra le poche notizie biografiche certe vi è che Massimo non era originario di Torino, e che fu tuttavia presente in qualità di vescovo di quella città a un concilio tenutosi agli inizi del V secolo.
Alle capacità oratorie, frutto di un'assidua lettura delle Scritture e della frequentazione dei grandi padri del suo tempo, Massimo univa una spiccata sensibilità liturgica, che gli permise di fornire interpretazioni acute e originali dei sacramenti e più in generale del culto cristiano.
Egli dedicò la sua azione pastorale soprattutto a eliminare ogni forma di sincretismo e ogni residuo pagano nella prassi dei cristiani, nonché a diffondere nelle campagne il messaggio evangelico, in quel tempo ancora fortemente circoscritto al mondo cittadino.
Massimo morì tra il 408 e il 423, ed è ricordato come il primo vescovo della chiesa torinese.

TRACCE DI LETTURA
Al tempo degli apostoli fu così grande la dedizione del popolo cristiano, che nessuno diceva sua la propria casa, nessuno rivendicava come propria qualche cosa, come afferma san Luca quando dice: «E nessuno diceva suo proprio qualcosa di ciò che possedeva, ma tutto era loro comune. Nessuno tra essi era nel bisogno». Beato dunque il popolo, che mentre ha molti ricchi in Cristo, non ha alcun bisognoso nel mondo e che, mentre pensa alle ricchezze eterne, allontana dai fratelli la povertà temporale (Massimo di Torino, dal Sermone 17).

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"A tutti risulta palese come noi predichiamo volentieri e come adempiamo con gioia il servizio divino; eppure quando constatiamo che tra i fratelli parecchi si recano in Chiesa con indolenza e non si curano di partecipare per nulla ai misteri celesti soprattutto di domenica, allora predichiamo malvolentieri, e non già perché ci spiaccia parlare, ma perché la nostra predicazione non emenda, ma piuttosto rende più colpevoli i più negligenti.
Per questo parliamo malvolentieri, e tuttavia non possiamo tacere. Infatti la nostra predicazione tra il popolo produce o la beatitudine o il castigo; la beatitudine ai credenti, il castigo aglii increduli.
In realtà ogni fratello che non prende parte ai misteri domenicali, dinanzi a Dio appare come un disertore dei divini accampamenti. Infatti come può giustificarsi chi nel giorno dei sacramenti, preparandosi un pranzo in casa propria, non si cura del pranzo celeste e preoccupandosi del ventre trascura la medicina della sua anima?" (Dai "Sermoni").

PREGHIERA
O Dio,
che hai ornato di straordinaria sapienza e di meravigliosa carità
il tuo santo confessore e vescovo Massimo
per istruire le genti e incamminarle sulla via della salvezza,
concedici benigno,
con la forza che ci proviene da ciò che egli ha fatto,
di seguire i suoi consigli e i suoi esempi:
giungeremo allora felicemente al premio della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

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Martiri ebrei del cavaliere Rindfleisch (m. 1298)
Nel 1298, la comunità ebraica di Rothenburg è sterminata durante le persecuzioni di Rindfleisch, cavaliere tedesco tristemente famoso per aver promosso nel corso della propria vita l'eliminazione sistematica di 46 comunità ebraiche nella Germania centrale e meridionale.
A Norimberga, lo stesso giorno, dopo essersi rifugiati nel castello, gli ebrei della città vengono tutti sgozzati. Fra le vittime vi è Mordecai ben Hillel, autore di un famoso commentario rabbinico, con la moglie e i loro cinque bambini.

TRACCE DI LETTURA
L'ho guardata quella bimbetta di due anni che pareva una nonna:
cento anni sembrava che avesse, così seria nella sua grande pena.
Ciò che sua nonna non avrebbe potuto neanche immaginare, lei lo aveva visto.
E allora ho pianto, e poi mi sono detto: non piangere, il dolore scompare, la tristezza rimane
(Yitzhak Katzenelson, da Il canto del popolo ebraico massacrato).

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Confessione di Augusta (1530)
In questo giorno, nel 1530, venne presentata all'imperatore Carlo V nel corso della dieta imperiale di Augusta (Augsburg) una confessione di fede sottoscritta dai rappresentanti di diverse città schierate a favore della Riforma protestante. Si trattò del più serio tentativo di recuperare un accordo tra riformatori e cattolici, a pochi anni dalla scomunica di Martin Lutero.
Accusati da più parti di eresia, alcuni riformatori accettarono di rispondere, sotto la guida di Filippo Melantone, ai giudizi dei principali controversisti cattolici cercando di evidenziare l'accordo di fondo sulla fede, e il disaccordo sugli abusi e sulle pratiche religiose che aveva dato vita alla Riforma.
La Confessione di Augusta, alla quale sempre faranno riferimento le chiese di tradizione luterana, fu redatta perciò in due parti: una prima di natura dottrinale e una seconda concentrata sulle prassi in vigore nella chiesa. Essa fu riconosciuta come fedele espressione dell'Evangelo da Lutero, ma non bastò a porre fine a una divisione tra cristiani ormai giunta alle dimensioni di una vera e propria rottura.
In modo molto significativo, è ad Augsburg che nel 1999 cattolici e luterani hanno voluto firmare l'accordo sulla Giustificazione, con il quale è stato risolto il motivo di maggiore divisione tra le due anime cristiane dell'occidente.

TRACCE DI LETTURA
In questa Dieta ci impegneremo attivamente ad ascoltare, comprendere ed esaminare tra di noi, con carità e benevolenza, le idee e le opinioni di ciascuno, per poterle rendere concordi e per ricondurle all'unità della verità cristiana; per mettere da parte tutto ciò che, dall'una e dall'altra parte, risulterà essere stato interpretato o trattato in modo scorretto, e per far adottare e osservare da parte di noi tutti una sola e vera religione; così noi tutti, essendo e lottando sotto un solo Cristo, vivremo in una sola comunione, in una sola chiesa e in una sola concordia (Dall'Editto imperiale di Augusta).