lunedì 6 febbraio 2012

Dai frutti si riconosce l'albero...

Rylko


Desiderio Parrilla (Madrid, 1975) è sposato, con quattro figli. Dottore in Filosofia presso l’Universidad Complutense di Madrid con la tesi “Il paradosso del desiderio di René Girard”.Ha insegnato presso l’Istituto di Lettere e Filosofia Angelo Ayala, Università San Paolo-CEU. Ha prestato servizio come professore presso l’Università Francisco de Vitoria, Madrid. Insegna attualmente etica fondamentale presso il Dipartimento di Scienze Umane e Religiose dell’Università Cattolica San Antonio di Murcia. Collabora regolarmente alla rivista Buona Novella e Il Catoblepas, è membro del gruppo di ricerca Xiphias Gladius e orienta la sua attività sulla filosofia scolastica in spagnolo.
Pubblico di seguito un suo intervento a proposito del Cammino Neocatecumenale.

* * *


Cominciamo con una favola…
“I fratelli del cenobio avevano un mandorlo in giardino. In primavera si riempiva di fiori, prima di dare frutti. L’abate era stupito dell’abbondanza di frutti e della bellezza dell’albero in fiore. Compartecipava con tutta la comunità dell’ammirazione per l’albero così fecondo. Era l’orgoglio del monastero durante la ricreazione. La comunità cresceva e così si edificarono sul terreno del giardino le celle dei novizi, recentemente arrivati . Il loro affetto per il mandorlo era così grande che decisero di trapiantarlo e di non tagliarlo. Durante il trapianto, il fratello responsabile entrò nella cella dell’abate e gli comunicò, con dispiacere, un fatto accaduto al mandorlo: nell’atto di trapiantarlo, il fratello responsabile si accorse di una parte del mandorlo orribile e brutta a vedersi. L’abate propose di tagliare quella parte, perchè la bellezza dell’albero non fosse danneggiata da quella evidente imperfezione. L’abate chiese, allora, perché nessuno aveva notato prima un difetto così sgradevole. “Perché fino ad ora”, rispose il fratello, ” questo difetto si trovava in una parte dell’albero, rimasta nascosta. La parte in questione è la radice dell’albero. Dobbiamo tagliarlo prima di ripiantarlo nel suo posto nuovo.”
Nessuno sano di mente avrebbe tagliato la radice di un albero tanto fecondo, indipendentemente dall’imperfezione estetica. Il danno sarebbe irreparabile: nella stagione seguente il mandorlo non fiorirebbe né porterebbe frutti alcuni. Morirebbe. Non si può decidere di tagliare le radici di un albero, sia di albero da frutto, sia di un albero da abbellimento, radici con le quali si nutre. Sicuramente le radici possono essere poco attraenti per qualcuno. Ma se il padrone del giardino vuole ancora ottenere frutti o fiori, allora deve lasciare intatto l’albero con le sue rispettive radici. Questo ha fortemente detto il Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Le cui parole riportiamo liberamente.
Tuttavia, c’è chi vuole l’impossibile : cioè che il mandorlo continui a dare frutti con le radici tagliate. Almeno questo sembra essere il desiderio di coloro che lodano il Cammino Neocatecumenale solo per alcuni dei suoi carismi, le “famiglie in missione” per esempio, e poi attaccano la celebrazione dell’Eucaristia che si vive in queste comunità. Questi soggetti spesso elogiano in modo sentimentale e moralistico questo carisma, ma poi insultano e attaccano, in maniera diametralmente opposta, la liturgia, (che ricordiamo appartiene comunque al rito romano e alla Chiesa) che si celebra in quelle comunità.
La loro difesa del Cammino è  sentimentale come la loro critica. Sono atteggiamenti irrazionali … Non si comprende che questi carismi sono intrinsecamente legati al modo di celebrare la liturgia nel Cammino. Non si percepisce il rapporto di causa ed effetto tra questi aspetti. I carismi nascono attraverso questa radice. Non potrebbero sorgere da nient’altro. Questa abbondanza di frutti nel Cammino sarebbe stata impossibile senza questa specifica modalità celebrativa. Non si rendono conto che questo modo di celebrare è la radice attraverso cui l’albero del Neocatecumenato si nutre e dà frutti tanto eccellenti e fiori tanto vari e ammirevoli. Senza quelle radici non sorgerebbero mai frutti. Non si può prescindere da questa modalità celebrativa senza causare gravi danni a tutta questa realtà ecclesiale così feconda.
Probabilmente questi soggetti, che criticano il Cammino, erano gli stessi che, 30 anni fa, parlavano delle eresie del Cammino Neocatecumenale, o che simpatizzavano con questa calunnia per decenni. Dopo l’approvazione degli statuti (2002-2008) e delle catechesi (2010) e dei riti (2012) del Direttorio, non può più essere accusato di eresia alcun elemento del neocatecumenato. Né si può attaccare la liturgia di queste comunità, perché sono state ampiamente approvate, prima tacitamente e ora esplicitamente, dal ‘70  fino ad oggi, dalla Santa Sede, la cui autorità ha espresso la decisione definitiva al riguardo.


Si deve mettere anche in conto che alcuni critici sul Cammino di certo non vogliano uccidere l’albero menzionato. Almeno, non per principio. Però vorrebbero che questo Cammino fosse più gestibile, più facilmente manipolabile …  Vorrebbero potare parte delle sue radici, ma non amputare la radice intera, per esempio sostituendo un mandorlo con un bonsai nano. In questo modo i frutti continuerebbero a nascere, e la fioritura non cesserebbe, anche se su scala più piccola, in balia dei diversi gruppi mondani di pressione, siano di destra o di sinistra, e dei loro interessi. Così facendo, il Cammino Neocatecumenale cesserebbe di essere una istituzione scomoda, minacciosa e pericolosa, per il suo progetto del mondo e della Chiesa.
Forse la motivazione di questa potatura, o di questa potatura parziale, ma drastica delle radici celebrative è il frutto del timore di un Cammino Neocatecumenale “troppo potente e incontrollabile.” Ma questo presuppone di vedere il Cammino Neocatecumenale come un’istituzione di potere, il cui desiderio di dominio colpisce la “libido dominandi” di questi potenziali avversari. Solo da questa lussuria (1 Gv 2, 16-17) può emergere una paura tanto infondata e irrazionale. …
Dietro le iniziative del Cammino Neocatecumenale non vi è alcuna brama di potere assoluto, perché se fosse così, le tante famiglie in missione, migliaia di giovani che abbracciano il sacerdozio o la vita consacrata, Kiko, Carmen e molti altri catechisti laici in missione o in comunità , sarebbero rimasti nelle loro case dove vengono più apprezzati e amati. Tuttavia, solo l’amore di Cristo spinge il Cammino Neocatecumenale in missione, perché ci sono ancora persone che non conoscono Gesù Cristo nel mondo.
Il carisma che Dio ha concesso al Cammino Neocatecumenale è precisamente questo zelo ardente per la Nuova Evangelizzazione per la società globale del terzo millennio. Il Signore ha concesso radici forti e vigorose, necessarie per irrobustire questa pianta evangelica, la cui missione è di porsi al servizio della Chiesa universale per evangelizzare tutte le genti. Dio concede strumenti forti per le missioni forti. E la missione del Cammino Neocatecumenale, in questo frangente storico, non può essere più audace:  Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura (Mc 16, 15).
Non possono esserci frutti tanto abbondanti senza le radici di questa modalità celebrativa tanto specifica. Nella grazia di questa liturgia celebrativa si radica la crescita esponenziale del Cammino e la proliferazione delle vocazioni missionarie all’interno delle comunità, pronte per la Nuova Evangelizzazione. Qui è importante far riferimento ai numeri: il Cammino Neocatecumenale ha circa un milione e mezzo di membri; è presente in 6.000 parrocchie di 106 paesi, con 3.000 sacerdoti, 1.600 seminaristi e 78 seminari Redemptoris Mater.
Dal 1990, anno delle prime ordinazioni, fino ad oggi, i presbiteri ordinati nei seminari Redemptoris Mater sono oltre 1.600 e ci sono già circa 2.000, che si stanno attualmente preparando a ricevere gli ordini sacri. Confermando la profonda vocazione missionaria, a partire dal 1985 il Cammino invia numerose famiglie in luoghi dove la fede sta scomparendo o non è mai giunta prima.
Nel 1985 Kiko, Carmen e padre Mario, presentarono a Giovanni Paolo II un progetto per ri-evangelizzare l’Europa del Nord con l’invio di famiglie missionarie, accompagnate da presbiteri. Nel 1986 il Papa inviò le prime tre famiglie: una nel nord della Finlandia, una nel quartiere a luci rosse di Amburgo e la terza a Strasburgo. Nel gennaio del 2011, il numero di famiglie del Cammino in missione per la nuova evangelizzazione in 78 paesi è di oltre 800, con 3.097 bambini, di cui 389 sono in Europa, 189 in America, 113 in Asia, 56 in Australia , 46 in Africa e 15 in Medio Oriente. Si tratta di famiglie che, attraverso l’annuncio del Vangelo e un itinerario di iniziazione cristiana di diversi anni, sono state ricostruite, hanno riscoperto il dono della comunione, e per questo si sono aperte alla vita, e per gratitudine a Dio e alla Chiesa si sono offerte di andare lì dove un vescovo vede la necessità di testimonianza e di una famiglia cristiana.
La prova è che le altre realtà ecclesiali, per cui Dio non ha questo piano nella Sua provvidenza, non fruttificano con questi carismi, nè con questa ricchezza, perché i loro ritmi e compiti sono diversi, e quindi anche le loro radici sono diverse. Basta guardare ad eventi come la Giornata Mondiale della Gioventù, o agli incontri vocazionali, o la Messa della Famiglia Cristiana, o altri eventi simili, per sperimentare questa catechesi “plastica”, la teologia estetica, che sta contemplando questo popolo numeroso, diverso da tutte le nazioni (Num 23, 7-24), messo in moto al servizio della Chiesa in tutte le nazioni.
Per questo, il Signore ha preparato un popolo numeroso, disposto a partire in tutto il mondo per annunciare la fede di Cristo in mezzo a questa generazione. Ed è una missione urgente, che non può essere ritardata, ma che richiede di essere compiuta oggi, nell’oggi escatologico e nell’incidenza storico- temporale del momento presente. Questo è ancora un fatto che testimonia, come dato meraviglioso delle Comunità Neocatecumenali, la velocità della sua crescita e diffusione. C’è una fretta di evangelizzare, con un ritmo serrato e urgente. E’ l’urgenza della carità di Cristo (1 Cor 7, 29-31, 2 Cor 5, 11-17) che guida questo abbandono radicale di annunciare il Vangelo già ora, oggi, a ogni uomo all’interno di queste comunità. Questo amore di Cristo alimenta questo popolo copioso, numeroso, che è il Cammino Neocatecumenale attraverso questa radice celebrativa in funzione del servizio che Dio vuole offrire al mondo attraverso la Sua Chiesa.
Tagliare questa radice potente impedirebbe di compiere la missione così radicata.
A chi non piace la loro modalità di celebrare il Rito romano, che guardi ai frutti. Questi vi convinceranno che questa radice deve essere rispettata e non tagliata. Dai loro frutti li riconoscerete …

Fonte: Camineo.info