martedì 28 febbraio 2012

E se fosse tutto vero?





Ricchissimi gli spunti che ci offrono i testi della liturgia di questa prima settimana di Quaresima. Anche oggi prendo a prestito un testo del Papa, tratto da "Il Cammino pasquale".
Vedi anche:
Kairos: Uno più grande di Giona.
16 Mar 2011Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.
http://kairosterzomillennio.blogspot.com/

* * *

 MERCOLEDI DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA

Al centro della liturgia di oggi (*)  sta la figura del profeta Giona e così pure l'unità della storia della salvezza, l'unità tra l'Antico e il Nuovo Testamento. Cominciamo con il Vangelo.

1. I giudei chiedono un segno da Gesù, chiedono una dimostrazione che egli è veramente il Messia, quello di cui parlano Mosè e i Profeti. Chiedono un segno e così ripetono la tentazione del deserto: Gesù dovrebbe dare una sicurezza palpabile, vorrei dire la sicurezza sperimentale, che è la sicurezza delle cose materiali, fisiche. Ma per essere redento, per situarsi nella verità intima dell'idea creatrice di Dio, l'uomo deve superare lo spazio delle cose fisiche, del tangibile; solo superandole ed abbandonandole, può raggiungere la nuova certezza delle realtà più profonde, più reali - le realtà spirituali. Questo cammino che consiste nell'abbandonare e nel superare, noi lo chiamiamo fede. La pretesa della dimostrazione fisica, del segno che esclude ogni dubbio, nasconde il rifiuto della fede, il rifiuto di sormontare la sicurezza banale del quotidiano e così anche il rifiuto dell'amore, perchè l'amore esige di per sè un atto di fede, un atto dell'abbandonare se stesso.

I giudei chiedono un segno - giudei siffatti siamo anche noi. La teologia moderna sta spesso cercando una certezza scientifica nel senso delle scienze (naturali, empiriche) e, procedendo da questo punto di partenza, è costretta a ridurre l'annuncio biblico alle dimensioni di questa dimostrabilità. Io penso che questo errore al livello della certezza stia nel cuore della crisi modernista riapparsa dopo il Concilio. Dietro tale fenomeno sta una riduzione nell'idea di realtà, e dietro questa tendenza sta una riduzione spirituale, una miopia del cuore troppo riempito della ricerca del potere fisico, del possesso, dell'avere.
"Questa generazione chiede un segno" - anche noi aspettiamo la dimostrazione, il segno del successo, tanto nella storia universale, quanto nella nostra vita personale. Di conseguenza chiediamo se in realtà il cristianesimo abbia trasformato il mondo, abbia creato questo segno del pane e della sicurezza, di cui parlava il diavolo nel deserto. L'argomento di Karl Marx, che il cristianesimo aveva avuto tempo sufficiente per dar prova dei suoi principi, per dar prova del suo successo, per dimostrare di aver creato il paradiso terreno, e che dopo tanto tempo sarebbe stato ormai necessario cominciare con altri principi - questo argomento, dico, colpisce molti cristiani, e parecchi pensano che sia almeno necessario comiciare con un cristianesimo diverso, senza il lusso della interiorità, della vita spirituale. Ma proprio così impediscono la vera trasformazione del mondo, la cui origine è il cuore nuovo, il cuore veggente, aperto alla verità e all'amore, liberato e libero.
La radice di questa domanda sbagliata del segno è l'egoismo, un cuore impuro, che aspetta da Dio nient'altro che il successo personale, l'aiuto per rendere assoluto l'io. Questa forma di religiosità è il rifiuto fondamentale della conversione. Ma quante volte dipendiamo anche noi dal segno del successo, quante volte chiediamo il segno e rifiutiamo la conversione!

2. Gesù per parte sua non respinge ogni specie di segno, ma respinge il tipo di segno chiesto da "questa generazione". Il Signore promette e dà il suo segno, la vera certezza conveniente a questa verità: "Come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione" (Lc. 11, 30). Matteo mette un accento un pò diverso da quello che appare nel Vangelo di Luca: "Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della Terra" (12, 40). Nel paragone delle due versioni, troviamo due aspetti del segno di Giona, rinnovato e adempiuto nel vero Giona, Gesù.

a) Gesù stesso, la persona di Gesù, nella sua parola e nell'insieme della sua personalità, è il segno per tutte le generazioni. Questa risposta di san Luca mi sembra molto profonda, da meditare sempre di nuovo. "Chi ha visto me, ha visto il Padre", afferma il Signore a Filippo che domandava: "Mostraci il Padre". Vogliamo vedere e così essere sicuri. Gesù risponde: "Sì, potete vedere". Nel Figlio il Padre è divenuto visibile. Vedere Gesù - questa è la risposta. Noi riceviamo il segno, la realtà che dimostra se stessa. E inaftti, questa presenza di Gesù in tutte le generazioni, questa forza della sua persona che attrae anche i pagani, i non-cristiani, gli atei non è forse un segno straordinario?
Vedere Gesù, imparare a vederlo, a contemplarlo nelle sue parole inesauribili, nei suoi misteri, come prevede sant'Ignazio nel libro degli  Esercizi: nei misteri della natività, della vita nascosta, della vita pubblica, della Pasqua, nei sacramenti, nella storia della Chiesa. Il Rosario e la Via Crucis nient'altro sono che una guida trovata nel cuore della Chiesa per imparare questo "vedere Gesù" e per arrivare così alla risposta dei niniviti: la penitenza,la conversione.. Il Rosario e la Via Crucis sono da secoli la grande scuola per vedere Gesù: siamo invitati ad entrare in questa scuola, in comunione con i fedeli di tanti secoli.
Qui anche un'altra considerazione s'impone. I niniviti credettero all'annuncio di questo ebreo e fecero penitenza. La conversione dei niniviti è per me un fatto sorprendente: come potevano credere? Io non trovo altra risposta che questa: ascoltando la predicazione di Giona, dovevano confessare che almeno la parte riesaminabile di quell'annuncio era semplicemente vera: la malizia di quella città era grave. E così capirono che anche l'altra parte era vera: la malizia distrugge una città. Conseguentemente poterono comprendere che la conversione era l'unica possibilità per salvare la città. La verità manifesta autenticava l'annuncio, ma la conoscenza della verità esigeva la sincerità degli uditori. Un secondo elemento della credibilità di Giona fu il disinteresse personale del messaggero: veniva da lontano per un servizio che lo esponeva alla derisione e certamente non poteva promettere nessun guadagno personale. La tradizione rabbinica aggiunge un altro elemento: Giona rimase segnato dai tre giorni e dalle tre notti nel cuore della terra, nel "profondo degli inferi". Le tracce della esperienza della morte furono visibili e autenticavano le sue parole.
Qui si impongono delle domande. Crederemmo noi, crederebbero le nostre città, se venisse un nuovo Giona? Dio cerca anche oggi dei messaggeri della penitenza per le grandi città, le Ninivi moderne. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità per toccare i cuori e per aprire le porte alla conversione?

b) Ritorniamo alla interpretazione del segno di Giona nella tradizione sinottica. Mente Luca vede questo segno semplicemente nella persona e nella predicazione di Gesù, Matteo sottolinea il mistero pasquale: il profeta che rimane tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cioè nel "profondo degli inferi", nell'abisso della morte, prefigura il Messia morto, sepolto e risuscitato per noi. La differenza tra gli evangelisti certo non è sostanziale; alla persona di Gesù appatiene il mistero pasquale, e così tale aspetto anche in luca non è certo assente. Tuttavia Matteo dà un accento più forte al Mistero della Pasqua, alla forza creatrice di Dio rivelata e dimostrata nel Signore risorto, nel quale comincia realmente la nuova creatura, la vittoria sulla morte, la vittoria dell'amore più forte dell'ultimo nemico, appunto la morte. Dio ha operato in Cristo un miracolo inaudito: ha vinto la morte; il Giona tornato dal profondo degli inferi - Gesù - inidirizza la parola a noi: "Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!". Dio ha finalmente esaudito la domanda dell'epulone: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perchè ho cinque fratelli. Li ammonisca, perchè non vengano anch'essi in questo luogo di tormento" (Lc. 16, 28). Il vero Lazzaro è tornato, non abbiamo più solo Mosè e i Profeti, abbiamo Gesù tornato dai morti che ci ammonisce; ma la profezia di Abramo è vera: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi" (Lc. 16, 31). La durezza del cuore resiste anche al segno di Giona, alla risurrezione di Lazzaro-Gesù...
 L'elemento pasquale nella figura di Giona è sottolineato anche nella tradizione rabbinica. C'era una tradizione secondo la quale Giona voleva morire sul mare per la salvezza d'Israele. Egli offriva volontariamente la sua morte: "Prendetemi e gettatemi inmare" (Gio. 1, 12); lo fece, secondo i rabbini, perchè temeva che i pagani avrebbero potuto far penitenza, convertirsi, ubbidire alla Parola di Dio, e così sarebbe potuto accadere che Dio, paragonando la penitenza dei pagani con la durezza di Israele, avrebbe scacciato il suo popolo. La morte di Giona, secondo i rabbini, fu una morte volontaria per la salvezza di Israele, e perciò Giona fu un "giusto perfetto". Il segno del vero giusto, del "giusto perfetto", è la morte volontaria per la salvezza degli altri. Questo segno Gesù lo ha dato. Lui è il vero giusto. Il suo segno è la sua morte. Il suo segno è la sua Croce. In questo suo segno ritornerà alla fine dei giorni, e questo segno sarà il giudizio del mondo, il giudizio della nostra vita. Mettiamo sotto questo segno già adesso la nostra vita giorno per giorno; facendo il segno della croce all'inizio e alla fine delle nostre preghiere, accettiamo e riconosciamo il segno di Giona.

c) Un'ultima osservazione. Giona fu irritato per la grazia e bontà di Dio; lui aveva annunciato il giudizio e lo deridevano. Non è questo un pericolo di tutti i devoti, un pericolo anche nostro, quando pensiamo che la pratica della fede sia utile solo se gli altri sono puniti? Non chiediamo forse: perchè la fede se c'è una grazia anche per gli altri? Così mostriamo che la nostra fede non scaturisce dall'amore di Dio, ma esprime piuttosto un amore di sè che cerca la propria sicurezza. Così mostriamo che non abbiamo ancora capito il segno di Giona, il segno della Croce, della morte per gli altri. preghiamo affinchè Dio ci faccia capire sempre di più il segno di Giona, l'amore, che vince il mondo e la morte.

* * *
http://gennaro8.files.wordpress.com/2009/10/jonas_jpg.jpg
(*): Di seguito i testi del Messale di oggi.


I SETTIMANA DI QUARESIMA - MERCOLEDÃŒ
 
Antifona d'Ingresso   Sal 24,6.3.22
Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà,
le tue misericordie che sono da sempre.
Non trionfino su di noi i nostri nemici;
libera il tuo popolo, Signore, da tutte le sue angosce.

Reminíscere miseratiónum tuárum, Dómine,
et misericórdiæ tuæ, quæ a sæculo sunt.
Ne umquam dominéntur nobis inimíci nostri;
líbera nos, Deus Isræl, ex ómnibus angústiis nostris.
 

Colletta
Guarda, o Padre, il popolo a te consacrato, e fa' che mortificando il corpo con l'astinenza si rinnovi nello spirito con il frutto delle buone opere. Per il nostro Signore...

Devotiónem pópuli tui, quæsumus, Dómine, benígnus inténde, ut, qui per abstinéntiam temperántur in córpore, per fructum boni óperis reficiántur in mente. Per Dóminum.

LITURGIA DELLA PAROLA
 

Prima Lettura     
 Gio 3, 1-10
I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia.

Dal libro del profeta Giona

In quel tempo, fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Ã€lzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
 
Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 50   
Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
 

Canto al Vangelo
   Gl 2,12-13
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Ritornate a me con tutto il vostro cuore, dice il Signore,
perché sono buono e misericordioso.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!


Vangelo
   Lc 11, 29-32A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». 

Sulle Offerte
Ti offriamo, Signore, questi doni che ci hai dato per consacrarli al tuo nome; trasformali in sacrificio di lode e rendili a noi come pegno di salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.

Offérimus tibi, Dómine, quæ dicánda tuo nómini tu dedísti, ut, sicut éadem nobis éfficis sacraméntum, ita fíeri tríbuas remédium sempitérnum. Per Christum.
 

Prefazio di Quaresima I
Il significato spirituale della QuaresimaE' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.

Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia,
purificati nello spirito alla celebrazione della Pasqua,
perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa,
attingano ai misteri della redenzione
la pienezza della vita nuova
in Cristo tuo Figlio, nostro salvatore.

E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante l'inno della tua gloria:

Santo, Santo, Santo ...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre,
nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.

Quia fidélibus tuis dignánter concédis
quotánnis paschália sacraménta in gáudio
purificátis méntibus exspectáre: ut, pietátis
offícia et ópera caritátis propénsius exsequéntes,
frequentatióne mysteriórum, quibus renáti sunt,
 ad grátiæ filiórum plenitúdinem perducántur.

Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 
Comunione
   Sal 5,12
Si rallegrino, Signore, quelli che in te confidano,
esultino in eterno perché tu sei con loro.

Læténtur omnes qui sperant in te,
Dómine, in ætérnum exsultábunt et habitábis in eis.
 
Dopo la Comunione

O Dio, che sempre nutri come pastore il popolo cristiano con la tua parola e i tuoi sacramenti, per questi doni della tua bontà, guidaci alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore.

Deus, qui nos sacraméntis tuis páscere non desístis, tríbue, ut eórum nobis indúlta reféctio vitam, quæsumus, cónferat sempitérnam. Per Christum.

Oratio super populum
Tuére, Dómine, pópulum tuum, et ab ómnibus peccátis cleménter emúnda, quia nulla ei nocébit advérsitas, si nulla ei dominétur iníquitas. Per Christum.