sabato 25 febbraio 2012

In Cristo siamo stati tentati, in Lui abbiamo vinto

Il tempo favorevole è iniziato per ciascuno di noi, per disporci a vivere il solenne evento della Pasqua, per sperimentare l’esaltante vittoria di Gesù sul peccato e la morte. La tensione verso questo evento carica la Quaresima di significato per ognuno di noi. Buona domenica! pb. Vito Valente.



   

I DOMENICA DI QUARESIMAAnno B


In Cristo siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo
Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo (Sal 60, 2-3; CCL 39, 766)
«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato» (Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.
 
MESSALE

Antifona d'Ingresso  Sal 90,15-16
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita.


Colletta

O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore...

Oppure:
Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
 
LITURGIA DELLA PAROLA  

Prima Lettura
  Gen 9,8-15
L'alleanza fra Dio e Noè liberato dalla acque del diluvio.


Dal libro della Gènesi
  
Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il segno dell’alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi,
perché sia il segno dell’alleanza
tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà l’arco sulle nubi,
ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e ogni essere che vive in ogni carne,
e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne».
      
Salmo Responsoriale 
 Dal Salmo 24
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Seconda Lettura    1Pt 3,18-22
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi.  
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo  
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.


Canto al Vangelo  
  Mt 4,4b
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! 
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
   
   
Vangelo   Mc 1,12-15
Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

Dal vangelo secondo Marco  
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
  

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OMELIE

1.Congregazione per il Clero


«Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da satana» (Mc 1,12-13). La Chiesa, dopo averci introdotto nel Tempo di Quaresima attraverso il rito dell’imposizione delle ceneri, ci indica oggi quale sia il cammino da percorrere. Di questo cammino, inoltre, ci rivela la natura e, per riuscire nell’impresa, ci addita anche il modello da seguire.
Il cammino di questo Tempo di Quaresima, consiste, come abbiamo ascoltato dalla pagina evangelica, nel lasciarci condurre nel deserto e rimanervi per quaranta giorni, tentati da satana. È l’Esodo di Israele, verso la Terra Promessa; l’esodo dell’uomo, pellegrino verso il Cielo. È un cammino, quindi, non voluto per se stesso, ma nel quale è un Altro a sospingerci; un cammino segnato dal combattimento contro le tentazioni di satana, con tutto ciò che questo implica in termini di fatica e di sofferenza; un cammino lungo, che solo una Speranza affidabile permette di affrontare con fiducia e coraggio.
Quanto alla natura di questo cammino, nella preghiera di Colletta, abbiamo pregato Dio nostro Padre, perché ci permettesse di crescere nella conoscenza del Mistero di Cristo e nella testimonianza cristiana, attraverso «la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione». Questo cammino quaresimale è, perciò, “segno sacramentale” della nostra conversione. Cosa significa questo? “Segno sacramentale” significa che, su questa strada, comune ad ogni uomo, Dio ci ha preceduto ed ha fatto qualcosa per noi, che ora ci viene chiesto di accogliere e fare nostro. Egli ha compiuto per noi, al nostro posto, il cammino di conversione.
Infine, ci viene indicato il modello da seguire: Gesù Cristo. «Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto». È Cristo che, vero Dio e vero Uomo, «giusto per gli ingiusti» (1Pt 3,18), ha preso su di Sé il nostro peccato e, per Sua libera scelta – poiché essendo Egli senza peccato, ne era totalmente immune –, ha deciso di affrontare anche le nostre tentazioni. Scriverà Sant’Agostino: «Cristo prese da te la Sua carne, ma da Sé la tua Salvezza, da te la morte, da Sé la tua Vita, da te l’umiliazione, da Sé la tua gloria, dunque prese da te la Sua tentazione, da Sé la tua vittoria» (AGOSTINOComm. in Ps., 60).
Non ci è chiesto, perciò, di compiere da noi questo cammino, semplicemente di “fare altrettanto”. Infatti, non vi sarebbe nulla di nuovo in questo, poiché già la vita tutta, con le sue fatiche e speranze, è – che lo si voglia o no – questo cammino. Ci è chiesto, piuttosto, di cogliere la grande novità della Quaresima: un Altro, su questa strada, si è fatto nostro compagno, ha percorso per noi il cammino dell’esodo, ha vinto e, nel Battesimo, ci ha associati alla Sua Vittoria.
A noi è chiesto di aderire a Lui, consegnandoGli tutto di noi – la nostra carne, il nostro peccato, la nostra umiliazione e le nostre tentazioni – per ricevere da Lui molto di più: la Sua Salvezza, la Sua Vita, la Sua gloria, la Sua Vittoria! Consegniamo, quindi, tutto al Signore nell’inestimabile dono della Confessione sacramentale, nell’Adorazione e nella Comunione Eucaristica frequenti – nella quale Egli prende tutto di noi e ci dona Se stesso–, nell’affidamento a quegli amici “più grandi”, che Egli ci ha posto affianco.
Offriamo, infine, ogni sacrificio e fatica al Cuore Addolorato e Immacolato di Maria, perché Lei, che è la Tesoriera del Cielo, attiri sull’umanità tutta i meriti del Suo Figlio. Sì! Ci ottenga Maria, nostra Speranza, di tenere fisso lo sguardo su Cristo, di vincere in Lui le tentazioni di satana ed ottenere così il premio della Vita Eterna. Amen.
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2. padre Raniero Cantalamessa ofmcapp.
Concentriamoci sulla frase iniziale del vangelo: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”. Essa contiene un appello importante all’inizio della Quaresima. Gesù ha appena ricevuto, nel Giordano, l’investitura messianica per portare la buona novella ai poveri, sanare i cuori affranti, predicare il regno. Ma non si affretta a fare nessuna di queste cose. Al contrario, obbedendo a un impulso dello Spirito Santo, si ritira nel deserto dove rimane quaranta giorni, digiunando, pregando, meditando, lottando. Tutto questo in profonda solitudine e silenzio.
Nella storia vi sono state schiere di uomini e donne che hanno scelto di imitare questo Gesù che si ritira nel deserto. In oriente, a cominciare da sant’Antonio Abate, si ritiravano nei deserti dell’Egitto o della Palestina; in occidente, dove non esistevano deserti di sabbia, si ritiravano in luoghi solitari, monti e valli remote.
Ma l’invito a seguire Gesù nel deserto è rivolto a tutti. I monaci e gli eremiti hanno scelto uno spazio di deserto, noi dobbiamo scegliere almeno un tempo di deserto. Trascorrere un tempo di deserto significa fare un po’ di vuoto e di silenzio intorno a noi, ritrovare la via del nostro cuore, sottrarci al chiasso e alle sollecitazioni esterne, per entrare in contatto con le sorgenti più profonde del nostro essere.
Vissuta bene, la Quaresima è una specie di cura di disintossicazione dell’anima. Non c’è infatti solo l’inquinamento da ossido di carbonio; esiste anche l’inquinamento acustico e luminoso. Siamo un po’ tutti ubriachi di chiasso e di esteriorità. L’uomo invia le sue sonde fino alla periferia del sistema solare, ma ignora, il più delle volte, quello che c’è nel suo stesso cuore. Evadere, distrarsi, divertirsi: sono tutte parole che indicano un uscire da se stessi, un sottrarsi alla realtà. Esistono spettacoli “di evasione” (la TV ce ne propina a valanga), letteratura “di evasione”. Vengono chiamati, significativamente, fiction, finzione. Preferiamo vivere nella finzione, anziché nella realtà. Si parla tanto oggi di “alieni”, ma alieni, o alienati, lo siamo già per conto nostro sul nostro stesso pianeta, senza bisogno che vengano altri da fuori.
I giovani sono i più esposti a questa ubriacatura di chiasso. “Pesi il lavoro su questi uomini – diceva degli ebrei il faraone ai suoi ministri – e siano tenuti impegnati, così che non diano retta alle parole di Mosè e non pensino a sottrarsi alla schiavitù” (cfr. Es. 5, 9). I “faraoni” di oggi dicono, in modo tacito ma non meno perentorio: “Pesi il chiasso su questi giovani, ne siano storditi, così che non pensino, non decidano per conto loro, ma seguano la moda, comprino quello che vogliamo noi, consumino i prodotti che diciamo noi”.
Che fare? Non potendo andare noi nel deserto, bisogna fare un po’ di deserto dentro di noi. San Francesco d’Assisi ci dà, a questo proposito, un suggerimento pratico. “Noi, diceva, abbiamo un eremitaggio sempre con noi; dovunque andiamo e ogni volta che lo vogliamo possiamo chiuderci in esso come eremiti. L’eremo è il nostro corpo e l’anima è l’eremita che vi abita dentro!”. In questo eremo “portatile”, possiamo entrare, senza dare sull’occhio a nessuno, perfino mentre viaggiamo su un bus affollatissimo. Tutto consiste nel sapere ogni tanto “rientrare in se stessi”.
Che lo Spirito che “condusse Gesù nel deserto”, vi conduca anche noi, ci assista nella lotta contro il male e ci prepari a celebrare la Pasqua rinnovati nello spirito!

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3. Luciano Manicardi
Questo il messaggio delle letture della prima domenica di Quaresima: dopo aver giudicato il peccato dell’umanità con il diluvio, Dio riafferma la sua volontà di salvezza universale stringendo con Noè un’alleanza con ogni carne e con tutta la terra (I lettura); Gesù combatte il tentatore nel deserto e la sua vittoria è una ritrovata comunione tra cielo e terra (vangelo); il Cristo risorto scende agli inferi per proclamare il vangelo anche ai ribelli, ossia a chi era morto nel rifiuto di Dio. Scende cioè a proclamare la fedeltà di Dio alla sua promessa di salvezza universale (II lettura).
Marco presenta la tentazione come la prima azione spirituale: è lo Spirito ricevuto nel battesimo che spinge Gesù al faccia a faccia con Satana, cioè con la possibilità del male. E il luogo della tentazione, per Gesù come per ogni uomo, è il cuore. Lo Spirito di Dio non spinge a fughe in paradisi spiritualistici, a evasioni misticheggianti, ma alla difficile impresa di discernere il proprio cuore, riconoscere le spinte di divisione da Dio e di idolatria che lo traversano e farvi regnare la volontà di Dio. La tentazione è una possibilità che ci situa di fronte a una scelta tra bene e male, tra fede e idolatria: “La tentazione rende l’uomo o idolatra o martire” (Origene). Per questo essa implica un senso morale e il discernimento tra ciò che è bene e ciò che è male. In questo senso, di fronte all’indistinzione tra bene e male, all’in-coscienza del bene e del male e all’indifferenza dell’agire, la tentazione oggi più grave è la scomparsa della tentazione.
Chi riconosce la tentazione viene situato in un combattimento interiore per respingere la seduzione del lasciarsi vivere, dell’abdicare a ciò che è serio e profondo, dell’abbandonare la fedeltà al Signore. E la fatica della lotta può spaventare e ripugnare.

Il combattimento di Gesù nel deserto è celato dietro all’annotazione del suo restare costantemente tentato da Satana per quaranta giorni e l’esito vittorioso della lotta è espresso dalla comunione tra angeli e bestie selvagge che si crea attorno a lui, attestando così il compimento del tempo messianico. La pace tra il cielo e quel luogo di morte che è il deserto, manifesta la pace messianica annunciata dai profeti con immagini analoghe (cf. Is 11,6-7; 65,25) e che abbraccia l’intera creazione (cf. Os 2,20).
Nel deserto Gesù fa dunque una molteplice esperienza. Anzitutto di solitudine: Gesù è solo nel luogo solitario. Lì obbedisce alla Parola e allo Spirito di Dio che l’hanno proclamato Figlio di Dio al battesimo (cf. Mc 1,9-11). Lì è messo alla prova e incitato al peccato, alla disobbedienza. E lì egli dà prova diperseveranza: nel deserto non diserta. La tentazione crea il credente provato, saldo. Nella tentazione Gesù convive con le bestie selvagge, addomestica le presenze mostruose, le potenze selvagge e violente che traversano il cuore umano: “È dal cuore che escono le cattive intenzioni” (Mc 7,21). Infine, Gesù conosce la presenza divina: “gli angeli lo servivano”. L’angelo vicino a chi lotta è immagine che indica la presenza di Dio che si fa sentire al cuore della lotta della preghiera e della tentazione (cf. Lc 22,41-44).
Vittorioso sul tentatore e instauratore della pace messianica, Gesù può proclamare il compimento del tempo e l’avvento del Regno di Dio. Ma l’annuncio di ciò che Dio ha operato diviene esigenza per l’uomo: “Convertitevi e credete al vangelo”. La conversione è risposta e responsabilità del credente di fronte al dono del Signore. Non consiste in un miglioramento di atteggiamenti esteriori, ma nella fede nel vangelo, dunque in un ri-orientamento radicale del proprio essere alla luce della volontà di Dio manifestata nella persona di Gesù. Credere al vangelo è un concreto affidarsi al vangelo, “che è potenza di Dio” (Rm 1,16), un porre i propri passi sui passi del Signore. E seguire Gesù significa seguirlo anche nelle sue tentazioni e nella sua lotta, certi per fede che nella nostra lotta lui stesso combatterà e ci guiderà a conversione.
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4. Enzo Bianchi
Inizia il tempo di Quaresima, un tempo di grazia offerto al cristiano, un’occasione di conversione, di ritorno a Dio: si tratta di distogliere i nostri sguardi dai molti idoli che ci seducono, per volgerli all’unico Signore. È dunque un tempo di lotta spirituale, di unificazione di sé, di verità verso se stessi e verso Dio; e tutto nel cammino della conversione.
Il vangelo di questa prima domenica di Quaresima contiene – per così dire – il programma dell’impegno quaresimale: presentandoci Gesù che nel deserto lotta contro le tentazioni, ci ricorda che anche per il cristiano vi sono tempi in cui la lotta contro le seduzioni mondane si fa più vigile e intensa. Se Gesù stesso, il Figlio di Dio, nella sua piena umanità ha dovuto conoscere lo sforzo e la durezza di questo combattimento spirituale, quanto più noi cristiani! L’esperienza vissuta da Gesù al battesimo, quella di sentirsi chiamare dal Padre “Figlio amato” (Mc 1,11), non gli ha dischiuso un percorso al riparo dalle prove, una “via larga”. No, subito dopo aver ricevuto l’immersione nel fiume Giordano da parte di Giovanni il Battezzatore, Gesù è spinto dallo Spirito ad andare nel deserto: il deserto è il regno dei demoni e della morte, ma è anche il luogo in cui, grazie all’assenza di altre presenze, si può cogliere con maggior trasparenza la presenza di Dio. Là Gesù deve affrontare le prove, le tentazioni, quelle conosciute da Israele nei quarant’anni della sua peregrinazione nel deserto (cf. Dt 8,2-5), quelle proprie della condizione umana…

E così in quella “solitudine desolata e ululante” (Dt 32,10) egli si confronta con la possibilità del male, è “tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere il peccato” (Eb 4,15). Sì, realmente Gesù è stato tentato, e lo è stato lungo tutta la sua vita; realmente è stato posto di fronte alla seducente possibilità di uscire, attraverso il peccato, dalla comunione con Dio e dalla solidarietà con gli uomini. Dobbiamo prendere sul serio le tentazioni vissute da Gesù, perché solo così potremo comprendere la sua povertà di uomo e la sua totale solidarietà con noi, nonché la sua vittoria sulle tentazioni. Senza esemplificare le tentazioni in numero di tre, come fanno Matteo e Luca (cf. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), Marco scrive che nel deserto Gesù “rimase quaranta giorni, tentato da Satana”, cioè tentato ripetutamente, continuamente. Di più, questa espressione può essere riferita a tutta la vita di Gesù; anche sulla croce, infatti, al termine della sua vicenda terrena, Gesù sarà tentato di sottrarsi all’obbedienza al Padre, di preservare la propria vita – “salva te stesso scendendo dalla croce!” (Mc 15,30) –, invece di deporla per amore degli uomini, sottomettendosi liberamente a una morte violenta e ingiusta.
La lotta contro le tentazioni è terribile, ma senza di essa il cristiano si arrende alla mentalità mondana, cede al male; egli comincia con il far convivere in sé atteggiamenti religiosi e alienazioni idolatriche, in una sorta di schizofrenia spirituale, per poi giungere a svuotare del tutto la fede. Quando infatti si inizia a non vivere come si pensa, si finisce per pensare come si vive! La lotta spirituale contro il demonio, invece, è volta a conseguire la libertà dei figli a cui ci chiama il Vangelo (cf. Gv 8,34-36), e il cristiano affronta tale combattimento nella convinzione che è Gesù Cristo stesso a lottare nella sua lotta: sicché anche la vittoria è dono e grazia. Segno della vittoria di Cristo su Satana è l’armonia ristabilita tra cielo e terra, tra gli angeli, l’umanità e le bestie selvagge. Un testo extra-biblico giudaico presenta un significativo parallelo a questa annotazione di Marco: “Se farete il bene, gli uomini e gli angeli vi benediranno, le bestie selvagge vi temeranno, il Signore vi amerà e gli angeli vi serviranno” (Testamento di Neftali 8,4). E la vittoria di Cristo su Satana è promessa per il cristiano: ponendo in lui la sua fede, il cristiano può vincere la mondanità che sempre lo tenta (cf. 1Gv 5,4), può ritrovare la pace tra le pulsioni caotiche che lo abitano e lo Spirito santo.
Alla luce di tutto questo si comprende anche il senso delle prime parole di Gesù: “Il Regno di Dio si è avvicinato; convertitevi e credete al Vangelo”. Egli chiama alla conversione, a fare ritorno a Dio aderendo alla buona notizia per eccellenza: Dio regna in Gesù, è lui la buona notizia di Dio per l’umanità. Chi accetta di ascoltare le sue parole e di mettersi alla sua sequela, potrà anche lasciare che la sua lotta operi in lui, giorno dopo giorno.
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COMMENTI PATRISTICI
IL CRISTIANO HA LA POSSIBILITÀ DI VINCERE LE TENTAZIONI
Dai «Discorsi» di San Gregorio Nazianzeno, vescovo (Disc. 40,10)
«Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà infatti tentò anche il Verbo mio Dio nascosto nella carne, ossia la stessa luce velata dall’umanità — tu sai come s’incerto: non temere la lotta. Opponigli l’acqua, opponigli lo Spirito nel quale saranno distrutti tutti i dardi infuocati di quel maligno.
Se ti farà presente la tua povertà - non dubitò infatti di farlo anche con Cristo, facendogli notare la sua fame perché trasformasse in pane le pietre - ricorda le sue risposte (cfr. Mt 4,4). Insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo. Se t’insidia con la vanagloria come fece con lui quando lo portò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Gettati giù» per mostrare la tua divinità (Mt 4,6) - non lasciarti trasportare dalla superbia. Se ti vincerà in questo, non si fermerà qui. E insaziabile, tutto brama; adesca anche con l’aspetto della bontà e travolge il bene in male: questo è il suo modo di combattere.
Quel ladro è un esperto conoscitore anche della Scrittura. Qui quel «sta scritto» riguarda il pane; là riguarda gli angeli. Infatti sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordine per te, essi ti sosterranno con le mani» (Le 4,10.11). O sofista del vizio! Perché passi sotto silenzio quel che segue? Lo comprendo esattamente, anche se tu l’hai taciuto, perché diceva: camminerò su di te, aspide e basilisco, calpesterò serpenti e scorpioni; protetto e fortificato, ben inteso, dalla Trinità.
Se ti assalirà con l’avarizia, facendo balenate in un attimo ai tuoi occhi tutti i regni come se gli appartenessero ed esigendo la tua adorazione, disprezzalo come un miserabile. Difeso dal segno della croce, digli: Anch’io sono immagine di Dio; non sono stato ancora scacciato come te, per la superbia, dalla gloria celeste; sono rivestito di Cristo; col battesimo Cristo è diventato mia eredità: sei tu che mi devi adorare. Credimi, vinto e svergognato da queste parole, si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, come si è allontanato dal Cristo, principio della luce.
Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. Offre tali sontuosi banchetti a coloro che soffrono una farne degna di lode.
LO SPIRITO E IL DESERTO
(Dai «Discorsi» di Isacco della Stella, abate)
«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Mt 4,1). Il Signor mio Gesù Cristo fa tutto o condotto, o mandato, o chiamato, o comandato; di sua iniziativa, nulla. Mandato viene nel mondo, condotto va nel deserto, chiamato risorge da morte, come sta scritto: Sorgi, mia gloria, sorgi, arpa e cetra! (cfr. Sa156, 9). ?
Verso la passione, però, si affretta spontaneamente e di sua volontà, come aveva predetto il profeta: «E’ stato sacrificato, perché lo ha voluto» (Is. 53,7 Volg.). Fatto proprio in questo obbediente al Padre fino alla morte. Maestro, infatti, e modello di obbedienza, non volle né fare, né subire cosa alcuna all’infuori di essa, che è l’unica via che conduce alla vita nella verità. «Fu condotto dallo Spirito nel deserto» o, come dice un altro evangelista: «Lo Spirito lo spinse nel deserto» (Mc. 1, 12).
«Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio» (Rm. 8,14). Egli però, essendo figlio in modo più particolare e più degno, è spinto o condotto nel deserto in modo diverso e più eccellente degli altri.
«Pieno» dice «di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Lc. 4, 1). Agli altri lo Spirito Santo viene dato in una certa misura e secondo questa misura sono guidati in tutto; ne ricevette, però, la pienezza colui nel quale si compiacque di dimorare la pienezza della Divinità. Questi perciò è portato più potentemente e più pienamente a compiere gli ordini del Padre. «Tornato » dice «dal Giordano, fu spinto nel deserto». Colui che discese nel mondo, dunque, venne dal Giordano; di qui poi, ritornando di nuovo, lascia questo mondo e va al Padre. Perciò, chi desidera ascendere venga al Giordano, venga alla discesa, venga all’umiltà, che è la sola condizione per l’ascensione. Infatti, «chiunque si umilia sarà esaltato» (Lc. 14, 11 e 18,14).
Qui troverà lo Spirito Santo, che riposa sull’umile e sul mansueto, su chi teme la parola di Dio, il quale resiste ai superbi mentre dà la grazia agli umili, affinché disprezzino il mondo e fuggano il secolo, vincano il diavolo e si allontanino dalle moltitudini, in mezzo alle quali i cattivi discorsi corrompono i costumi; cerchino il deserto e i luoghi nascosti dove attendere a Dio e dove poterlo invocare come una rondinella, e meditare su di lui come una colomba; dove, rispondendo, egli parlerà alloro cuore dicendo, secondo il profeta:
«La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os. 2, 16).
Così il nostro Signore Gesù Cristo, mite e umile di cuore, dopo esser giunto a tale umiltà e mansuetudine da sottoporsi alle mani di chi gli era inferiore per esser battezzato, sull’istante meritò di esser preferito come attesta la voce paterna: «Questo è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» per la sua umiltà e obbedienza; è per questo che giustamente lo innalzo e lo preferisco agli altri; perciò fin da ora ascoltatelo. E sull’umile e mansueto discese come in un tempio proprio e intimo, lo Spirito Santo, dal quale fu condotto nel deserto».