giovedì 26 aprile 2012

Perchè c'è un diavolo in me


Riporto da "Il Giornale" di oggi, 26 aprile, a firma di Karen Rubin; di seguito una intervista di Marta lago a S. E. Mons. Luigi Negri dal titolo: "Quel ministero di consolazione chiamato Esorcismo". Buona lettura!

Sempre più persone incolpano il Male per problemi economici o familiari. Padre Amorth avverte: "Pochi i casi reali". Gli altri sono disturbi psichiatrici


Marta ha 22 anni. È stata sottoposta ad esorcismo perché da qualche tempo soffre di tutti i disturbi, fisici e psicologici, possibili ed immaginabili. Racconta incredibilmente di non dormire da quasi quattro anni. Impossibile per gli umani, a meno che... non ci sia lo zampino del diavolo. Le hanno detto che è piena zeppa di demoni, la loro presenza si è manifestata con vizi che sono notoriamente ispirati dal maligno: fuma e prende molti caffè. La sua è stata un’infanzia vissuta tra sanguinose liti familiari. Una contrapposizione violenta tra la famiglia materna, madre e nonna fortemente religiose, e il padre, un classico Don Giovanni per niente incline alla fede e dipinto dalle donne di casa come il diavolo fatto uomo. «La storia di Marta è il chiaro esempio di come si possa sviluppare una sindrome che è descritta in psichiatria come disturbo specifico da trance di possessione. Il soggetto è convinto di essere sotto l’influenza di uno spirito» spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Roberto Lorenzini «in Marta, convivono in conflitto, l’anima religiosa materna e quella laica paterna. Questo genera sintomi ansiosi diffusi, la colpa viene attribuita dall’anima religiosa a quella laica, che interpreta i sintomi come segni di possessione, e da quella laica alla cattiva influenza dell’anima religiosa che la suggestiona. Due identità in contrasto che si addossano reciprocamente la colpa della sofferenza e in cui il campo di battaglia è un circolo vizioso ansiogeno aggravato dalla credenza di essere posseduti. Idea, che nel caso di Marta, è stata inoculata da figure familiari significative che hanno avuto un potere suggestivo fortissimo». Secondo l’associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici sono mezzo milione gli italiani che ogni anno si sottopongono ad esorcismo. Eppure, il più noto tra gli esorcisti, Padre Gabriele Amorth (nel tondo), dichiara che tra i 70mila esorcismi, praticati tra il 1986 e il 2007, avrà visto si e no un centinaio di casi reali. Don Romano Rossi, Vescovo della Diocesi di Civita Castellana, qualche decina di comuni e di campanili, nei suoi 41 anni di azione pastorale dice di averne incontrato soltanto uno di demonio vero. «Nei 18 anni trascorsi a Roma ho inviato tanti parrocchiani dallo psicologo e nessuno dall’esorcista. Cresce l’uso e l’abuso di riferimenti al demonio. Le persone soffrono di un problema ricorrente. Imputano i loro guai lavorativi o matrimoniali al maligno ed invece questa relazione diretta non c’è».
Ma da quando ha fatto il suo ingresso in una diocesi di provincia il problema si presenta più spesso e come pochi altri Padri illuminati ha deciso di chiedere aiuto ad uno psichiatra per dirimere i casi più controversi. Il vescovo ha scelto Lorenzini perchè oltre ad essere didatta presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, conosce perfettamente quelle dinamiche provinciali essendo stato direttore del DSM di Viterbo.
Sul demonio Lorenzini ha un’idea ben precisa: non esiste. «Non c’è bisogno del maligno per spiegare fenomeni psichiatrici ben conosciuti. I disturbi dissociativi hanno sempre creato grande stupore. La vecchia isteria riusciva a simulare di tutto, anche gravidanze fino al nono mese. Il Disturbo Dissociativo dell’Identità prevede la presenza di due o più distinte identità che in modo ricorrente assumono il controllo del comportamento. Le identità alternative frequentemente hanno nomi diversi e caratteristiche che contrastano con l’identità primaria. Sono e assumono il controllo in sequenza, una a scapito dell’altra, negando la conoscenza reciproca e in aperto conflitto. Il passaggio da una identità all’altra è una questione di secondi e alla transizione si accompagna ammiccamento rapido, cambiamenti facciali, della voce e del comportamento. Il numero di identità riportato varia da 2 a più di 100. Patologie descritte in psichiatria senza l’ausilio di un principio esterno e trascendente che le spieghi e che la scienza può e deve curare. Per fare diagnosi differenziale lo psichiatra Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici, che della presenza del demoniaco è fermamente convinto, usa test psicologici che la scienza ha prodotto come strumenti per individuare caratteristiche di personalità «molto spesso chi si ritiene indemoniato soffre di disturbi deliranti o di schizofrenia, altre volte invece mi è capitato di osservare nei pazienti una sofferenza indecifrabile che non era possibile ricondurre ad una patologia precisa». Lo psichiatra cattolico è aperto al mistero. Non spegne la ricerca di senso religioso del paziente rinviandolo al sacerdote per affrontare gli aspetti spirituali del loro disturbo» spiega Cantelmi «se l’esorcista ne fa richiesta posso inviare un quadro dei disturbi del paziente ma altrimenti ciascuno conserva il suo ruolo». Don Romano invece ha chiesto la consulenza del più laico Lorenzini perché voleva un osservatore esterno non influenzabile. La sua priorità è quella di aiutare Marta, o chi come lei, deve liberarsi del disagio «la mia fede non prescinde dal demonio ma dalla credulità popolare. Ci sono persone che non hanno pace fino a che non gli dici che sono possedute. Ma io dico sempre di andarci molto piano.

Aver a che fare con questi soggetti è molto difficile. Se Marta è ammalata, ha bisogno di competenza medica, di Lorenzini, e a lui voglio che vada». Il vescovo non teme la laicità dello psichiatra. Ne apprezza la riconosciuta professionalità. Ritiene che scienza e fede debbano camminare insieme.

Lorenzini ha avuto in terapia 5 «possedute» e non c’è stato bisogno di esorcismi. Ha deciso di assistere al rito perché il Vescovo e i due esorcisti sono persone intelligenti e aperte al confronto. Il loro obiettivo era comune. Nel caso si fosse svelata la malattia e non il demonio il rito non si sarebbe compiuto. Gli addetti alla fede concordano nel dire che il fenomeno malefico sia estremamente raro. Eppure alla luce di questa aumentata richiesta da parte dei fedeli sono aumentati negli anni i corsi e i siti web per aspiranti esorcisti. Dal 16 al 21 aprile presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum si terrà il settimo corso intensivo teorico pratico sull’esorcismo e la Preghiera di Liberazione. Ma in cosa consiste un esorcismo? Su www.liberacidalmale.com Padre Amorth lo definisce uno «scongiuro» è cioè un ordine impartito al demonio nel nome di Gesù di abbandonare il corpo del posseduto. Durante l’esorcismo Marta era sdraiata su un vecchio materasso e immobilizzata da 9 adulti che dichiaravano di volerla liberare dal male. Preghiere concitate di sottofondo, imprecazioni con tono di voce crescente e stentorea a cui si sono aggiunti abbondanti schizzi d’acqua santa dispensati con l’aspersorio in pieno volto e a più riprese. «Marta ha invocato Satana tre volte e si è dichiarata come il diavolo. Una semplice e modesta crisi isterica indotta da suggestione. In perfetta sincronicità con l’esorcista la giovane sputava, scalciava ed urlava. Più pensi di essere indemoniato e più ti agiti, più ti agiti e più appari indemoniato» lamenta Lorenzini. Una dinamica a spirale piuttosto negativa. Il vaticano è sempre più preoccupato perché il diavolo al giorno d’oggi naviga pure su internet e si rischia il satanismo di massa. Gli esorcisti devono combattere anche il demonio digitale. Quello che sembra altrettanto rischioso però è l’uso e l’abuso dell’esorcismo. Non è un globulo omeopatico che «tanto male non fa» e, ad un paziente psichiatrico, può costare lo scarso equilibrio che resta. Del resto lo stesso Padre Amorth spiega che per liberare un indemoniato dalla possessione malefica servono svariati anni ed un esorcismo alla settimana… una cura che stroncherebbe un cavallo.

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A colloquio con il vescovo Luigi Negri

Quel ministero di consolazione chiamato esorcismo

di Marta Lago
 Ãˆ «un fenomeno di grande profondità, complessità e perversività». Si tratta dell’azione del demonio che «condiziona la vita cercando di scardinare la fede dal cuore degli uomini». Infatti, «c’è una presenza diabolica certamente nella mentalità che domina questa nostra società», «una mentalità sostanzialmente ateistica, diabolica nel senso che si dice: “Se si toglie Dio, l’uomo si realizza pienamente”. Già il beato Giovanni Paolo II, quando nel 1976 predicò gli esercizi spirituali a Paolo VI, dedicò un capitolo a questo dilagare della mentalità del peccato originale nella storia della cultura moderna e contemporanea» e quindi «Ã¨ necessario che il fenomeno venga impostato con chiarezza dal punto di vista culturale». Con queste parole, il vescovo di San Marino - Montefeltro, Luigi Negri, membro della commissione per la dottrina della fede della Conferenza episcopale italiana, ha spiegato al nostro giornale il contesto del settimo corso sul ministero dell’esorcismo, tenutosi a Bologna e a Roma — simultaneamente in videoconferenza — dal 16 al 21 aprile scorsi, nelle sedi degli organizzatori, il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (Gris) e il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum.

Con il patrocinio della Congregazione per il Clero, al corso hanno partecipato più di duecento persone: più della metà sacerdoti, alcuni religiosi e il resto laici, uomini e donne, la maggior parte proveniente dall’Italia e da altri Paesi europei. C’è stata pure una consistente rappresentanza degli Stati Uniti e dell’America meridionale, in particolare dal Brasile, ma anche del Canada e d’Israele, per citare alcuni esempi. Tra i partecipanti c’erano sacerdoti che si stanno preparando al ministero dell’esorcismo; gli altri iscritti cercavano una formazione specifica per il loro impegno ecclesiale o per la loro professione.

Monsignor Negri, incaricato della lezione inaugurale, ha sottolineato come il corso ha saputo affrontare tutti gli aspetti — antropologici, fenomenologici e sociali; teologici, liturgici, canonici, pastorali e spirituali; medici, neuro-scientifici, farmacologici e psicologici, e perfino criminologici, legali e giuridici — «anche i più problematici, con un notevole peso culturale».
Il presule ricorda che «il potere che la Chiesa ha sul demonio, che è lo stesso potere che aveva Cristo, fa parte integrante della sua missione e si esprime come diaconia della verità e diaconia della carità». Perciò si cerca di «dare una chiarezza di giudizio sulla presenza del male, del demonio, nella normalità della vita culturale e sociale, e accompagnare coloro che vengono aggrediti dal potere del demonio con un lungo e significativo cammino di carità», al cui termine, «in certe situazioni c’è appunto l’esorcismo». Questo è un atto liturgico — il cui esercizio compete al sacerdote autorizzato dal vescovo — che si potrebbe definire come «ministero di consolazione» da esercitare tenendo conto di uno sguardo più ampio perché, oltre ai casi specifici, «abbiamo di fronte un’umanità che deve essere liberata dall’errore e deve essere consolata nel cammino della vita esercitando noi nei loro confronti — ricorda monsignor Negri — la stessa carità che il Signore ha avuto con i primi che ha incontrato».

L’estrema sofferenza umana è il denominatore comune di tutti gli aspetti che, con serenità e serietà, hanno affrontato i relatori e i partecipanti durante il corso. Perché l’azione straordinaria del demonio infligge una sofferenza indicibile, per infestazione, vessazione, ossessione o possessione. E perché si constata l’aumento di tale azione nel nostro tempo attraverso il contatto, sempre più frequente, della gente con il mondo dell’occulto e con le sue più svariate espressioni. Azione straordinaria tra le cui cause si può quindi individuare l’esercizio di riti malefici contro una persona o l’avvicinamento più o meno diretto a pratiche occulte.

Come dimostra l’esperienza esorcistica, sono incrinature attraverso le quali penetra l’azione demoniaca. Perciò non sono affatto irrilevanti — per citare solo alcune situazioni — la frequentazione di medium e di maghi, la superstizione, la partecipazione a sedute spiritiche e a riti esoterici, a sette e a culti satanici. Tutto ciò con un minore o un maggiore livello di coinvolgimento.

Presente in qualunque ambito, la fenomenologia delle “sette” è stata minuziosamente esaminata durante il corso per la sua inarrestabile crescita riguardo sia alla varietà sia al numero di adepti. E sebbene non tutte le sette siano specificatamente sataniche, i relatori le hanno definite nell’insieme come diaboliche per natura, poiché, sotto un manto di segretezza, sono volte esclusivamente a sfruttare la persona vulnerabile, privandola della sua libertà — che viene distrutta, danneggiando così la famiglia e la società — calpestando i suoi diritti, imponendole un modello ferreo di esistenza, richiudendola in una struttura totalizzante, portandola a un isolamento sociale e affettivo e perciò a una spersonalizzazione attraverso numerosi abusi più o meno evidenti. Un contesto drammatico, dalle ripercussioni non di rado criminali, nel quale abbondano le sostanze psicoattive — una delle forme più dirette di alterazione del comportamento — e azioni rituali della più diversa natura, fino a incorrere nel pericolo di lesioni e di morte e nelle derive sacrileghe.

Il senso religioso non ha nulla a che vedere con le sette. Queste, al massimo, lo strumentalizzano, anche nel loro riuscito avvicinamento ai giovani, tanti ancora minorenni. A questi fattori si aggiunge, tra l’altro , il fascino che il satanismo esercita sugli adolescenti. I satanisti veri e propri non sono numerosi, ma —anche attraverso internet — è molto diffusa la cultura satanica, dove non è rara l’istigazione alla violenza e al suicidio.

Il sostrato di tutte queste tendenze è la ricerca del potere che penetra da ogni dove, che dà impulso alla pretesa di trarre determinati benefici da una situazione di allontanamento da Dio. Con radici precise nella dittatura del relativismo, nella crisi delle relazioni interpersonali in un quadro iper-tecnologico, nell’esaltazione del soggettivismo, nel delirio di onnipotenza che fa della persona un “dio”.

È urgente allora ripassare questa casistica per tenere alta la prevenzione, per dare aiuto, e chiaramente per prestare la dovuta attenzione pastorale a tutte le persone che vivono un’insopportabile sofferenza spirituale e ne portano addosso le devastanti conseguenze. Queste hanno bisogno di accoglienza, di ascolto, di accompagnamento, di un autentico riscatto, che esse stesse chiedono. Tutto ciò esige dal sacerdote, e soprattutto dall’esorcista (e dalla scienza) una buona dose di prudenza e di discernimento per giungere — di fronte alla manifestazione di determinati segni — a una certezza sul nesso causa-effetto. Senza cadere nella credulità, ma neppure nel razionalismo che scarta a priori una manifestazione preternaturale.

Quando, quasi quarant’anni fa, Paolo VI disse che uno dei maggiori bisogni della Chiesa è la difesa da «quel male, che chiamiamo il Demonio », sapeva già che quell’affermazione poteva apparire semplicistica, superstiziosa e irreale. Tuttavia, non esitò a indicare «l’intervento in noi e nel nostro mondo» di questo «agente oscuro e nemico». «Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa ». «Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico — ammonì — chi si rifiuta di riconoscerla esistente».

L’esorcismo cerca di espellere i demoni o di liberare dal dominio demoniaco grazie all’autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. La curiosità morbosa si fissa su segnali terribili dell’azione maligna, ma svia l’attenzione dal potere meraviglioso di Dio e della sua azione salvifica, cosa di cui si rendono conto non solo gli esorcisti ma anche le persone che ricorrono a essi. Perciò gli stessi esorcisti — che sono intervenuti durante il corso — ben consapevoli della durissima realtà che devono affrontare ogni giorno, non hanno esitato a spiegare il loro delicato e difficile ministero in termini di gioia e di speranza, di opera di misericordia, di enorme crescita nella fede. Nell’esp erienza della consolazione autentica — p er tutte le persone coinvolte — che proviene dalla presenza liberatrice di Cristo vivo e risorto.   
 

@ L'Osservatore Romano  24 aprile 2012