sabato 19 maggio 2012

La nostra Patria è nei Cieli

L’esperienza pasquale degli apostoli di quaranta giorni con Gesù risorto, ha preparato il balzo verso l’eternità di Gesù, mettendo nei credenti che hanno accolto l’annuncio della salvezza la speranza che non delude di aver parte alla gloria del Signore. È un cammino tutto da scoprire per compiere quello che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo, per una vita direzionata verso l’eternità, con Gesù glorioso. Buona Pasqua di fede e di resurrezione!



20 maggio - ASCENSIONE DEL SIGNORE 
Anno B - Solennità



MESSALE
Antifona d'Ingresso  At 1,11
«Uomini di Galilea,
perché fissate nel cielo lo sguardo?
Come l'avete visto salire al cielo,
così il Signore ritornerà». Alleluia.


Colletta
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli è Dio...


LITURGIA DELLA PAROLA
 
Prima Lettura  At 1,1-11
Fu elevato in alto sotto i loro occhi.

Dagli atti degli apostoli

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».


Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di gioia.Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. 

 

Seconda Lettura
  Ef 4, 1-13
Raggiungere la misura della pienezza di Cristo. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni.
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?
Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. 

 

Canto al Vangelo
   
Mt 28,19a.20b
Alleluia, alleluia.

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo. 

Alleluia.

  
  Vangelo  Mc 16, 15-20
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore.

* * * 

COMMENTI

1. CONGREGAZIONE PER IL CLERO.

Dopo i quaranta giorni del Tempo Pasquale, durante i quali abbiamo sostato con gli Apostoli alla Presenza del Signore Risorto, la Liturgia introduce il popolo fedele al Mistero dell’Ascensione e lo invita ad assumere due fondamentali atteggiamenti spirituali: la gioia e il desiderio.
Sono atteggiamenti “spirituali” non perché riguardino una nostra disincarnata interiorità o perché si ottengano con un personale sforzo, magari “psico-meditativo”; non è questo il genuino e cristiano significato del termine “spirituale”.
Essi sono “spirituali” perché dono dello Spirito, quindi profondamente radicati nella realtà del rapporto con Cristo Signore, Vivo e Vero, e quindi da domandare continuamente nella preghiera, per poterli accogliere e vivere in tutto il dispiegarsi della nostra cristiana esistenza.
Soffermiamoci anzitutto sul primo: la gioia.
Nella Colletta, abbiamo pregato: «Esulti di gioia, la Chiesa, o Padre».
La Chiesa gioisce dell’Ascensione del Signore al Cielo e invita i suoi figli ad unire la propria voce ed il proprio cuore a questa mistica esultanza.
Ma per quale ragione la Chiesa gioisce?
Non è forse adesso il Signore “invisibile” ai suoi occhi?
Ascendendo al Cielo, non ci ha forse abbandonati a noi stessi, lasciandoci tristi e soli come prima che la Vergine di Nazareth pronunciasse il Suo «» all’annuncio dell’Angelo?
Dov’è ora Cristo Gesù, nostra unica Gioia?
Continua la preghiera di Colletta: «perché nel Tuo Figlio asceso al Cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a Te nella gloria».
Siamo chiamati alla gioia, quindi, perché tutta la nostra umanità è ora “innalzata”, in Cristo, accanto al Padre. Infatti, poiché Egli ha voluto farsi Uomo per amore nostro, entrando nella realtà creata, tutto quanto “accade” all’Umanità di Cristo coinvolge, ora, anche noi.
Egli ricapitola in Sé il cosmo intero e lo “tira” fino al Padre Celeste, deponendo lì, ai piedi del «Suo Trono Santo» (Sal 46), il nostro destino di gloria, il “risultato” ultimo e positivo cui la nostra vita è chiamata. È tanto grande il mistero di una simile predilezione, che San Paolo, in catene per amore di Cristo, esclama: «Fratelli, […] comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto» (Ef 4,1). Siamo fatti per il Cielo, per stare al cospetto dell’Altissimo, come figli amati dall’eternità: là v’è un posto preparato per noi, che ci attende e verso il quale dobbiamo orientare ogni nostra energia e azione, tutto il nostro tempo.
Ascendendo al Cielo, Cristo dà alla storia dell’umanità la sua direzione definitiva.
Agli Apostoli – e a noi –, però, non è chiesto di rimanere a «fissare il Cielo», ma di obbedire al comando del Signore: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15).
Non potremmo obbedire realmente a questo comando, appellandoci ad un titanico, quanto improbabile, sforzo di volontà. Anche perché la volontà umana, privata della consolazione e della bellezza del Signore Presente, rimane “spossata” dalle inevitabili fatiche e delusioni della vita.
Al Contrario, Il Risorto è, semmai, “più presente”, perché, elevando alla destra del Padre la Sua umanità santissima, l’ha posta all’origine stessa di tutta la realtà. Tutto ora è a Lui presente e contemporaneo, e, mentre prima la realtà creata rifletteva e rimandava alle perfezioni divine, ora essa è divenuta definitivamente “segno” dell’Umanità di Cristo, luogo in cui Egli continua a rendersi Presente, con un’inconfondibile familiarità.
Come appropriarci di questa “familiarità” della Presenza di Cristo?
Il secondo atteggiamento che, nella preghiera post Communio, domanderemo è, appunto, il desiderio: «Dio Onnipotente e Misericordioso […] suscita in noi il desiderio della patria eterna». La familiarità con Cristo si alimenta nel desiderio di Lui, ed insostituibile palestra ne è la preghiera. Solo nella preghiera si diviene capaci di scorgere, nella compagnia della Chiesa, negli incontri e negli avvenimenti, la Sua Presenza.
Fornace ardente di questo desiderio, poi, è la Santissima Eucaristia, adorata e celebrata, con quanto più ardore è possibile. In Essa, il Signore Risorto continua ad attirare l’universo a Sé, colmandolo della Sua Presenza. Dall’Eucaristia, Egli ci prepara un posto (cf. Gv 14,2).
Domandiamo alla Beata Vergine Maria, che per prima ha partecipato, in corpo e anima, della gloria alla quale tutta l’umanità è chiamata, di accendere il nostro cuore di questo desiderio, che tutto opera per la gloria di Cristo e che, solo da Lui, ogni vero bene ed ogni gioia attende. Amen!

2. Scola: v. post del 17 maggio dal titolo:


"Si staccò da loro e veniva portato su, in cielo"



3. Luciano Manicardi (Bose)
Le letture che annunciano il mistero dell’ascensione di Cristo hanno anzitutto una valenza cristologica: alla destra di Dio Padre siede il Cristo risorto (cf. Mc 16,19) che ha adempiuto nell’obbedienza la missione per cui il Padre lo ha inviato: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28). Ma esse presentano anche una valenza escatologica: il Cristo asceso al cielo è colui che verrà alla fine dei tempi (cf. At 1,11). Infine esse manifestano unavalenza ecclesiologica: l’ascensione non chiede ai cristiani una fuga dal mondo né una contemplazione dei cieli (cf. At 1,9-11), ma li rinvia alla loro responsabilità storica. Responsabilità che prende nome di testimonianza (I lettura), di unità della comunità ecclesiale (II lettura), dimissione e predicazione (vangelo).
Nell’evento dell’ascensione, per cui alla destra del Padre siede un corpo umano, il corpo di Gesù, il credente contempla la prefigurazione della destinazione propria e dell’umanità. Con l’ascensione, infatti, il Figlio porta nella vita trinitaria la carne umana da lui assunta e redenta.
“Il Signore Gesù, dopo aver parlato agli Undici, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16,19). Il Cristo ascende al cielo dopo aver lasciato una parola ai discepoli. Questa parola è da annunciare e da testimoniare: la missione e la predicazione della chiesa coprono il “vuoto” dell’assenza fisica di Gesù. “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15). Sta alla chiesa visibilizzare il volto di Cristo nel tempo in cui l’ascensione l’ha sottratto alla vista, nel tempo tra la Pasqua e la parusia. Sta alla chiesa renderlo presente tra gli uomini. “La sorte di Dio ci è affidata nella misura in cui, portatori di Dio in questo mondo, è dal nostro atteggiamento che dipenderà la conoscenza e l’immagine che gli uomini si faranno di Dio. Dio stesso potrà essere buono, giusto e salvatore di un certo uomo soltanto se, in quel dato momento e in quelle date circostanze, io sarò buono e giusto con quell’uomo esercitando così nei suoi confronti, in qualche modo, quella potenza di salvezza che mi è stata comandata da Dio. Come dicevano i Padri della chiesa, noi siamo le mani e le braccia di Dio” (Adolphe Gesché).

Il modello della missione e della predicazione è Gesù stesso che aveva iniziato il suo ministero predicando il Regno di Dio e chiedendo conversione e fede nel vangelo (cf. Mc 1,14-15). E poiché il Risorto continua a precedere i discepoli (cf. Mc 16,7), la missione si configura comesequela di Cristo. L’andare cui essi sono invitati altro non è che un seguire. Solo così la missione sarà sacramento della presenza del Signore tra gli uomini. Come era la missione svolta dagli Undici, in cui era presente e attivo il Signore stesso. “Gli Undici predicarono dappertutto, mentre il Signore cooperava (con loro) e confermava la parola con i segni che l’accompagnavano” (Mc 16,20). Affermando che il Signore coopera con gli Undici nella loro missione e conferma la parola del loro annuncio, la chiesa primitiva esprime la sua fede nel Risorto quale soggetto della missione della chiesa. E poiché la missione avviene con parole e gesti intimamente connessi, ecco che l’azione di sinergia e di conferma della parola attuata dal Signore si esplica in “segni” (Mc 16,20).
E se la missione della chiesa tende a suscitare l’adesione teologale, la fede nel Signore, essa avviene grazie alla fede. Gli inviati, i missionari, i predicatori sono i primi chiamati alla fede. Nel testo evangelico si parla della cooperazione del Signore alla missione ecclesiale in termini analoghi a quelli che troviamo in At 14,3: “(Paolo e Barnaba) parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mezzo loro si operassero segni e prodigi”. È la fede in Gesù risorto e asceso al cielo lo spazio di azione della grazia e di manifestazione della sua potenza e fecondità. La chiesa evangelizzatrice è, semplicemente, una chiesa credente.


4. Enzo Bianchi (Priore di Bose)

Celebriamo oggi la festa dell’Ascensione, nella quale il mistero pasquale di Gesù, il suo esodo da questo mondo al Padre (cf. Gv 13,1), è letto in un’ottica particolare. La nostra attenzione si concentra infatti sul momento in cui egli giunge presso il Padre, entra nel Regno di Dio; egli partecipa così al potere e alla signoria di Dio, quale Messia che siede alla destra di Dio, secondo le parole del salmista: “Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra” (Sal 110,1).
 Con la morte e il seppellimento di Gesù è avvenuta una separazione tra lui e i discepoli, e la resurrezione non ripristina la situazione precedente, quella di un’esistenza vissuta insieme, ma origina un altro modo con cui Gesù, Risorto e Vivente, si rende presente alla sua chiesa. Detto altrimenti, la resurrezione significa che l’uomo Gesù è stato reso da Dio Signore e Messia (cf. At 2,36), è stato innalzato fino a partecipare per sempre alla vita di Dio; ebbene, i vangeli hanno espresso tutto ciò mediante l’immagine dell’assunzione al cielo di Gesù, così come al cielo era stato innalzato il profeta Elia (cf. 2Re 2,1-14). È Luca, in particolare, a testimoniare questa verità attraverso il racconto dell’ascensione (cf. Lc 24,50-53; At 1,6-11): la verità di Gesù Cristo che, quale Signore, oggi partecipa della condizione divina; la verità del corpo di Gesù, un corpo umano ormai assunto nella vita stessa di Dio, la vita trinitaria.
 La conclusione del Vangelo secondo Marco si ispira proprio ai racconti lucani e, operando una sintesi di tutti gli eventi riguardanti la resurrezione di Gesù, afferma: “Il Signore Gesù fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio”. Nel dire questo, Marco non dimentica però che la fede nel Risorto si è fatta strada con grande difficoltà nei cuori dei discepoli; per ben due volte, infatti, si vede costretto a scrivere che essi “non vollero credere” (Mc 16,11.13), aggiungendo che Gesù stesso “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore” (Mc 16,14). Anche dopo la Pasqua la comunità degli undici e dei discepoli merita il rimprovero di Gesù, allora come oggi; e tuttavia è proprio a questa comunità, barca traballante e sballottata, che Gesù affida la missione! È paradossale ma è così: il Signore Gesù conosce la nostra incredulità e volge ad essa il suo sguardo compassionevole, eppure ci chiede ugualmente di andare tra gli uomini, di “annunciare la buona notizia della resurrezione a tutte le creature”, perché tutte in attesa della redenzione (cf. Rm 8,22-23), e di ricordare che quanti, pur raggiunti dal Vangelo, non vi aderiscono, percorrono una strada rovinosa e mortifera…

 Si faccia però attenzione: quest’ultima parola del Signore non va applicata a coloro che sono fuori della chiesa, i cosiddetti “non credenti”, ma innanzitutto a noi cristiani, che abbiamo conosciuto e annunciato la buona notizia. Quanto agli altri, “quelli di fuori” (Mc 4,11), noi non possiamo ergerci a giudici nei loro confronti, fino a condannarli in quanto incapaci o impossibilitati ad aderire alla verità del Vangelo: “non di tutti è la fede, ma il Signore è fedele” (2Ts 3,2-3)! E non si dimentichi in proposito che la fede degli altri dipende soprattutto da noi: dal modo in cui presentiamo e comunichiamo il Vangelo, da come narriamo il volto di Dio, da come sappiamo agire quali uomini nella storia e nel mondo. Davvero il Vangelo che può destare la fede non è affidato a un libro o a uno strumento di comunicazione, ma a noi:è la nostra vita che deve essere un racconto del Vangelo.
 Ecco perché il Signore Gesù mette in evidenza che un annuncio vero ed efficace del Vangelo deve essere accompagnato da “segni”, segni da leggersi nella nostra vita e nel nostro operare. Noi siamo nel mondo le mani e la bocca del Dio invisibile (cf. Gv 1,18; 1Gv 4,12), ed è guardando a noi che gli uomini possono decidere se credere al Vangelo o rifiutarlo: “risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere belle e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5,16). Sì, sta a noi essere consapevoli che il Risorto, in questo tempo della sua assenza fisica, agisce in noi, a patto che siamo capaci di andare nella compagnia degli uomini restando fedelmente alla sua sequela.


* * *
COMMENTI PATRISTICI

S. AGOSTINO

DISCORSO 263

ASCENSIONE DEL SIGNORE
La glorificazione di Cristo nella risurrezione e nell'ascensione.
1. La glorificazione dei Signore nostro Gesù Cristo è divenuta completa con la risurrezione e l'ascensione al cielo. Abbiamo celebrato la sua risurrezione nella domenica di Pasqua, oggi celebriamo la sua ascensione. Ambedue sono per noi giorni di festa. Infatti Cristo risuscitò per darci la prova della nostra risurrezione, e ascese al cielo per proteggerci dall'alto. Il Signore e salvatore nostro Gesù Cristo dunque prima fu appeso alla croce, ora siede nei cieli. Pagò il nostro riscatto quando fu appeso alla croce; ora che siede nei cieli raduna intorno a sé coloro che ha comperato. Quando avrà radunato tutti quelli che dovrà radunare attraverso i vari secoli, alla fine dei tempi verrà e, come sta scritto, Dio verrà apertamente; non come venne la prima volta, nel nascondimento ma, come è detto, apertamente. Per poter essere giudicato era necessario infatti che venisse nel nascondimento; per giudicare invece verrà apertamente. Se la prima volta fosse venuto apertamente chi avrebbe osato giudicarlo mentre manifestava la sua identità? Dice infatti l'apostolo Paolo: Se lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma se lui non fosse stato ucciso, la morte non sarebbe morta. Il diavolo è stato vinto per mezzo del suo stesso trofeo. Esultò infatti il diavolo quando, seducendolo, fece cadere nella morte il primo uomo. Seducendolo uccise il primo uomo: uccidendo invece l'ultimo (Cristo), gli scappò dai lacci il primo.
La trappola del diavolo fu la croce del Signore.
2. La vittoria del Signore nostro Gesù Cristo fu completa dunque quando risuscitò e salì al cielo; e si compì ciò che avete ascoltato quando vi è stato letto il libro dell'Apocalisse: Ha vinto il leone della tribù di Giuda. È stato chiamato leone ed è stato chiamato agnello: leone per la sua potenza, agnello per la sua innocenza; leone perché invincibile, agnello perché mansueto. Questo agnello ucciso con la sua morte vinse il leone che si aggira in cerca della preda da divorare. Il diavolo infatti è stato chiamato leone per la ferocia, non per la fortezza. L'apostolo Pietro dice: È necessario che stiamo in guardia contro le tentazioni, perché il vostro avversario, il diavolo, si aggira cercando la preda da divorareE dice anche come si aggira: come leone ruggente si aggira cercando la preda da divorare. Chi non sarebbe preda dei denti di questo leone, se non lo avesse vinto il leone della tribù di Giuda? Contro un leone il Leone, contro il lupo l'Agnello. Il diavolo esultò quando morì Cristo, ma con la stessa morte di Cristo il diavolo fu sconfitto: ghermì l'esca rimanendovi però intrappolato. Godeva della morte di lui, come principe della morte. Ma proprio con ciò di cui godeva gli fu tesa la trappola. La trappola del diavolo fu la croce del Signore; l'esca per prenderlo fu la morte del Signore. Ed ecco che il Signore nostro Gesù Cristo risuscitò. Dove è più la morte che pendeva dalla croce? Dove son più gli scherni dei Giudei? Dove è più l'arrogante superbia di coloro che scuotevano il capo davanti alla croce e dicevano: Se è Figlio di Dio discenda dalla croce? E Cristo fece anche di più di quanto essi, insultandolo, pretendevano. È più strepitoso infatti risorgere da un sepolcro che scendere da una croce.
Salga con Cristo anche il nostro cuore.
3. Quanta è la gloria nel fatto che Cristo ascese al cielo e che siede alla destra del Padre? Ma tutto ciò non possiamo vederlo con questi nostri occhi, come non abbiamo potuto vederlo pendere dalla croce né risorgere dal sepolcro. Tutto questo lo crediamo per fede, lo vediamo con gli occhi del cuore. Siamo stati lodati per il fatto che abbiamo creduto anche senza aver veduto. Infatti anche i Giudei videro Cristo. Non è grande cosa vedere Cristo con gli occhi del corpo, ma è grande cosa credere in Cristo con gli occhi del cuore. Se in questo momento Cristo si presentasse a noi e rimanesse fermo davanti a noi, in silenzio, da dove sapremmo chi è veramente? E se stesse in silenzio, a che ci servirebbe [la sua presenza]? Non è meglio che, benché assente, parli attraverso il Vangelo anziché, pur presente, stia in silenzio? E poi non è neanche assente, se lo conserviamo nel cuore. Credi in lui e lo vedrai; non sta davanti ai tuoi occhi e tuttavia il tuo cuore lo possiede. Se infatti fosse assente da noi, sarebbero menzognere le parole che ora abbiamo ascoltato: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei tempi.




DISCORSO 263/A

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Anche noi siamo già in cielo con Cristo.
1. Oggi il Signore nostro Gesù Cristo è asceso al cielo: salga con lui anche il nostro cuore. Ascoltiamo le parole dell'Apostolo: Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose del cielo, dov'è Cristo, assiso alla destra di Dio: aspirate alle cose di lassù e non a quelle della terra. Come infatti egli è asceso al cielo ma non si è allontanato da noi, così anche noi siamo già lassù con lui, benché ancora non si sia realizzato nel nostro corpo quanto ci è stato promesso. Egli è stato già esaltato sopra i cieli; tuttavia sulla terra soffre ogni pena a cui noi, sue membra, siamo soggetti. Di ciò ha dato la prova quando gridò dall'alto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ebbi fame e mi avete dato da mangiare.Perché anche noi, qui in terra, non ci adoperiamo a far sì che, per mezzo della fede, della speranza e della carità che ci uniscono a lui, già riposiamo con lui nei cieli? Cristo, pur essendo nei cieli, è anche con noi; e noi, pur stando qui in terra, siamo anche con lui. Egli lo può fare per la divinità, la potenza e l'amore che ha; noi, anche se non possiamo farlo per la divinità come lui, tuttavia lo possiamo con l'amore, però in lui. Egli non abbandonò il cielo quando ne discese per venire a noi né si è allontanato da noi quando salì di nuovo al cielo. Che egli fosse in cielo mentre era anche qui sulla terra lo afferma lui stesso: Nessuno - disse - è asceso al cielo se non chi è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo. Non disse: Il Figlio dell'uomo che sarà in cielo, ma: Il Figlio dell'uomo che è in cielo.
Formiamo un solo corpo con Cristo.
2. Che Cristo rimanga con noi anche quando è in cielo, ce lo ha promesso prima di salirvi, dicendo: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei secoli. I nostri nomi sono lassù, perché egli ha detto: Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cieloanche se ancora con i nostri corpi e le nostre fatiche pestiamo la terra e siamo pestati dalla terra. Ci radunerà di qui integralmente colui che possiede le primizie del nostro spirito. Ma quando, dopo la risurrezione del nostro corpo, avremo cominciato a vivere nella gloria di Cristo, il nostro corpo non dimorerà più in mezzo a queste realtà mortali né su queste si riverserà il nostro affetto. Non dobbiamo pensare che per noi sia preclusa la perfetta dimora celeste degli angeli, per il fatto che Cristo ha detto: Nessuno è asceso al cielo se non chi è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cieloDicendo così sembra che solo a se stesso attribuisca questa possibilità, e che nessuno di noi la possa avere. Ma ha parlato così a motivo dell'unità [che c'è tra noi e lui], perché egli è nostro capo e noi sue membra. Certo, nessuno se non lui [ascenderà in cielo], perché anche noi siamo lui, nel senso che egli è Figlio dell'uomo per noi e noi siamo figli di Dio per lui. Così dice infatti l'Apostolo: Come il corpo è uno solo ed ha molte membra, ma tutte le sue membra, pur essendo molte, non sono che un corpo solo, così anche Cristo.Non ha detto: Così Cristo, ma: così anche Cristo. Cristo dunque è formato da varie membra, pur essendo un corpo solo. Discese dunque dal cielo per misericordia e vi ascese lui solo; noi siamo ascesi in lui per grazia. Per questo soltanto Cristo è disceso e soltanto Cristo è asceso; non nel senso che la dignità del capo si diluisca nel corpo, ma che l'unità del corpo non viene separata dal capo. Non dice: " alle discendenze [di Abramo] ", come se si trattasse di molte, ma come di una sola: " e alla tua discendenza " che è Cristo. Chiama Cristo discendenza di Abramo; e tuttavia lo stesso Apostolo disse: Voi siete discendenza di AbramoSe dunque [si parla] non delle discendenze [di Abramo] come se si trattasse di molte, ma come di una sola; se questa discendenza di Abramo è Cristo; se anche noi siamo discendenza di Abramo: quando Cristo ascende in cielo, noi non veniamo separati da lui. Colui che è disceso dal cielo non ci rifiuta il cielo, ma in un certo qual senso grida: Siate mie membra se volete salire in cielo. Nel frattempo dunque rafforziamoci in questa fede, bramiamo questo con ogni desiderio. Pensiamo, ora qui in terra, che siamo già contati in cielo. Allora deporremo la carne mortale, ora deponiamo la vecchiezza del cuore. Facilmente il corpo sarà elevato nell'alto dei cieli se il peso dei peccati non opprime lo spirito.
Cristo è asceso con il suo vero corpo.
3. Alcuni sono turbati da una questione mossa da eretici che falsano la verità: in che modo il Signore sarebbe disceso senza corpo, se è asceso con il corpo? Ciò contrasterebbe con le parole da lui stesso pronunciate: Nessuno è asceso al cielo se non colui che è disceso dal cielo. Un corpo - dicono essi - che non è disceso dal cielo come poté ascendere al cielo? Come se Cristo avesse detto: Niente è asceso al cielo se non ciò che è disceso dal cielo. Invece ha detto: Nessuno è asceso se non colui che è disceso. Ha riferito l'ascendere e il discendere alla persona, non al modo di essere della persona. È disceso senza il rivestimento del corpo, è asceso con il rivestimento del corpo. Nessuno tuttavia è asceso se non colui che è disceso. Infatti Cristo ci ha unito a lui come sue membra in maniera tale però che anche se noi siamo congiunti a lui egli rimane sempre identico a se stesso; quanto più dunque il corpo che egli ha assunto dalla Vergine può essere in lui senza costituire un'altra persona? Se uno, dopo esserne disceso, è salito su un monte o su un muro o in qualunque luogo più elevato, dice forse che non vi è salito da solo per il fatto che quando scendeva era svestito mentre nel salire è vestito? O perché, mentre è disceso disarmato, vi sale armato? Come perciò in questo caso si può dire: Nessuno è asceso se non colui che è disceso, benché sia asceso con qualcosa di diverso rispetto a quando era disceso; così nessuno è asceso in cielo se non Cristo, perché nessuno è disceso dal cielo se non Cristo: benché sia disceso senza un corpo e sia asceso con un corpo. Anche noi saliremo in cielo, non per capacità nostra ma perché saremo uniti a lui. Due sono in una carne sola; è un grande mistero, questo, in Cristo e nella ChiesaPer questo anch'egli ha detto: Non saranno più due ma una carne sola.
Il digiuno di Cristo e la sua permanenza tra i discepoli dopo la risurrezione.
4. Cristo digiunò allorché venne tentato, e si era nel tempo che precedette la sua morte, quando ancora aveva bisogno di cibarsi; invece mangiò e bevve, ormai nella gloria della risurrezione, quando non aveva bisogno di cibarsi. Nel primo caso manifestava in se stesso la nostra situazione di debolezza, nel secondo invece ci manifestava il suo stato di gloria: in ambedue i casi stabilendo un tempo di quaranta giorni. Digiunò quaranta giorni quando veniva tentato nel deserto, come è scritto nel Vangelo, prima che il suo corpo venisse messo a morte; e di nuovo per quaranta giorni rimase con i discepoli, come racconta Pietro negli Atti degli Apostoli, entrando e uscendo, mangiando e bevendo, dopo la risurrezione del suo corpo. Questo numero quaranta sembra che simboleggi la vita in questo mondo di coloro che sono chiamati alla grazia, per mezzo di colui che non è venuto per abolire la legge ma per portarla a compimento. Infatti i comandamenti della legge sono dieci. La grazia di Cristo si è diffusa in tutto il mondo e il mondo è diviso in quattro parti, e dieci moltiplicato quattro fa quaranta. Difatti coloro che sono stati redenti dal Signore li ha radunati da ogni terra, dall'Oriente e dall'Occidente, dal Nord e d'oltre il mare. Digiunando quindi quaranta giorni prima che il suo corpo venisse messo a morte voleva dire: Astenetevi dai desideri di questo mondo. Mangiando e bevendo per quaranta giorni dopo la risurrezione del corpo voleva dire: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei secoli . Il digiuno infatti fa parte della fatica della lotta poiché chi è impegnato nella battaglia si astiene da tutto. Il cibo invece si prende nella speranza della pace, che non sarà perfetta se non quando il nostro corpo, di cui attendiamo la redenzione, avrà indossato l'immortalità. Ci gloriamo di essa pur non avendola ancora ottenuta, però nella speranza già la godiamo. L'Apostolo ci fa capire che dobbiamo fare ambedue le cose con le parole: gioiosi nella speranza, pazienti nella tribolazione. La speranza è simboleggiata dal cibo, la tribolazione dal digiuno. Infatti mentre siamo incamminati sulla via del Signore dobbiamo insieme digiunare dalle vanità della vita presente e rifocillarci con la promessa di quella futura: non soffermando qui il nostro cuore ma alimentandolo con le cose di lassù.

DISCORSO 264

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Introduzione.
1. Molti sono i misteri nascosti nelle Scritture divine: alcuni li dobbiamo ancora scoprire, altri il Signore si è degnato di rivelarli alla nostra umile inadeguatezza, però non ci basta il tempo per spiegarli alla vostra Santità. So bene che soprattutto in questi giorni la chiesa si riempie di gente che vorrebbe più presto andarsene che venire e che ci ritiene insopportabili se ci capita di parlare un po' più a lungo. È gente che però, quando si tratta di banchetti, non solo vi si precipita ma, se vi viene trattenuta fino a sera, né si stanca né li rifiuta né per lo meno se ne allontana senza provarne alcuna vergogna. Tuttavia per non defraudare coloro che vengono con il desiderio di imparare, parlerò, anche se brevemente, del significato misterioso del fatto che il Signore nostro Gesù Cristo è asceso al cielo con lo stesso corpo nel quale è risorto.
Perché Cristo rimase con i discepoli dopo la risurrezione.
2. Certamente per la debole fede dei suoi discepoli. Non erano mancati neanche fra di loro alcuni che il diavolo aveva tentato di mancanza di fede, così che un discepolo, benché Gesù apparisse nelle fattezze che egli già conosceva, credette più al vedere le recenti cicatrici che non al vedere il suo corpo vivo. Perciò per confermarli nella fede Gesù si è degnato di vivere con loro, dopo la risurrezione, per quaranta giorni interi, dal giorno della sua morte fino al giorno odierno, entrando ed uscendo da loro, mangiando e bevendo, come dice la Scrittura. Diede la prova così di restituire alla loro vista, dopo la risurrezione, lo stesso corpo che era stato loro tolto con la morte in croce. Tuttavia non volle che rimanessero attaccati al suo corpo né che lo trattenessero più a lungo per un affetto legato alla carne. Essi volevano che Gesù rimanesse sempre con loro con il corpo: era lo stesso modo di ragionare con cui anche Pietro aveva tentato di dissuaderlo dalla passione. Lo vedevano infatti accanto a sé come loro maestro, uno che li confortava, li consolava, li proteggeva, però alla stessa maniera come si vedevano tra di loro. Se non lo vedevano così, come qualcosa di visibile, lo credevano assente, mentre egli è presente ovunque con la sua potenza. Tuttavia li proteggeva veramente - così egli stesso si è degnato di dire - come una gallina protegge i suoi pulcini. La gallina infatti, a causa della debolezza dei pulcini, diventa debole anch'essa. Pensate a questo fatto: davanti ai nostri occhi ci sono tanti volatili che fanno i pulcini; ma non vediamo nessun altro volatile diventare debole insieme ai pulcini all'infuori della gallina. Per questo da essa il Signore trasse il paragone, poiché per la nostra debolezza anch'egli, assumendo un corpo, si è degnato diventare debole. Era necessario però che i discepoli si innalzassero un poco, e che incominciassero a pensare a Cristo in modo spirituale, come a Verbo del Padre, Dio presso Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose: ma lo impediva loro la presenza fisica di Cristo. Era stato utile per essi l'essere confermati nella fede attraverso la presenza di Cristo in mezzo a loro per quaranta giorni: ma era più utile ad essi che Cristo si sottraesse ai loro occhi; e che, mentre in terra si era intrattenuto con loro come un fratello, dal cielo li aiutasse in quanto Dio; e infine che imparassero a pensarlo secondo Dio. Tutto questo l'evangelista Giovanni l'ha fatto intendere a chiare note: se uno ci fa caso, se uno lo capisce. Disse infatti il Signore: Non si turbi il vostro cuore. Se mi amaste - continua - vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me.  E in un altro passo dice: Io e il Padre siamo una cosa solaEd è tale l'uguaglianza con il Padre che Cristo rivendica a sé - non per rapina ma per natura - che al discepolo che gli chiedeva: Signore, mostraci il Padre e ci basta, egli rispose: Filippo, da tanto tempo sono con voi e non conoscete il Padre? Chi ha visto me ha vista anche il PadreChe cosa significa: Chi ha visto me? Se si intende con gli occhi del corpo, lo hanno visto anche coloro che l'hanno crocifisso. Che cosa significa dunque: Chi ha visto me se non: Chi ha capito, chi mi ha visto con l'occhio del cuore? Come infatti esistono le orecchie interiori - quelle che il Signore cercava quando diceva: Chi ha orecchie da intendere intenda pur non essendoci davanti a lui nessun sordo - così esiste anche la vista interiore del cuore, con la quale se uno vedeva il Signore vedeva anche il Padre, perché il Signore è uguale al Padre.
Cristo, uguale al Padre, per compassione si è umiliato.
3. Ascolta l'Apostolo che desidera che anche noi abbiamo lo stesso amore misericordioso di Cristo. Questi infatti per noi è divenuto debole, per radunare i pulcini sotto le sue ali; ha insegnato così a quei discepoli, che dalla comune debolezza fossero saliti a uno stato di robustezza, che debbono anch'essi compatire la fragilità di coloro che sono rimasti deboli; mentre egli dalla sua potenza eterna è disceso fino alla nostra debolezza. Dice dunque l'Apostolo: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che erano in Cristo Gesù. Degnatevi - dice - di imitare il Figlio di Dio nella sua compassione per i piccoli. Egli, possedendo la natura divina... Già con il dire: possedendo la natura divina ce lo presenta uguale a Dio. Non può essere inferiore per natura a colui al quale quella natura appartiene: se fosse inferiore, non sarebbe della stessa natura. Tuttavia per non dare alcuna possibilità di dubbio aggiunse e fece risuonare esplicitamente la parola esatta, al fine di chiudere ogni bocca sacrilega: Egli, possedendo la natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio. Qual è il significato, fratelli carissimi, della frase dell'Apostolo: non ritenne una rapina? Che è uguale per natura. Chi pretendeva di avere l'uguaglianza con Dio per rapina? Il primo uomo, al quale fu detto: Mangiatene e sarete come dèiL'uomo volle tentare con rapina di raggiungere l'uguaglianza con Dio ma poi per punizione perse l'immortalità. Colui invece che non ha commesso rapina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio. Se non è dunque per rapina è per natura questa sostanziale comunione e totale uguaglianza. Ma che cosa ha fatto? Annientò - aggiunge l'Apostolo - se stesso, prendendo la natura di schiavo e diventando simile agli uomini; e dopo che ebbe rivestito la natura umana, umiliò se stesso ancor di più, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Era poco dire morte, ha detto anche che genere di morte. Perché anche il genere di morte? Perché molti sono preparati alla morte; molti dicono infatti: Non temo la morte, ma vorrei morire nel mio letto, circondato dai figli, dai nipoti, dalle lacrime della moglie. Costoro sembra che non abbiano paura della morte, ma nella pretesa di scegliersi le circostanze della morte, si manifesta quanto ne abbiano paura. Cristo invece si è scelto il genere di morte, ma il peggiore di tutti. Come gli uomini vorrebbero scegliere per sé il modo migliore di morire, così lui si è scelto il peggiore, quello che era esecrabile per tutti i Giudei. Colui che verrà a giudicare i vivi e i morti non temette di morire a causa di falsi testimoni, per sentenza di un giudice; non temette di morire con l'ignominiosa morte di croce, per liberare tutti i credenti da ogni ignominia. Perciò si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce; tuttavia per natura è uguale a Dio: forte per la potenza della sua maestà, debole per la compassione verso l'umanità; forte, tanto da creare tutte le cose; debole per poter ricrearle.
Perché Cristo volle assentarsi con il corpo.
4. Fate attenzione a quanto dice Giovanni: Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. In che senso allora Cristo è uguale al Padre, come dice l'Apostolo? Il Signore stesso ha detto: Io e il Padre siamo una cosa sola. E in un altro passo: Chi ha visto me ha visto anche il Padre. Come mai allora nel passo sopra riportato si dice: perché il Padre è più grande di me? Queste parole, fratelli, - per quanto il Signore ci ispira d'intendere - Cristo le ha pronunciate in un certo senso per rimproverare i discepoli e per confortarli. Avevano infatti fissato lo sguardo sulla sua umanità e non riuscivano a pensarlo come Dio. Sarebbero riusciti a pensarlo come Dio solo quando la sua umanità fosse stata sottratta a loro e ai loro sguardi. Tolta la familiarità che si era instaurata tramite il suo corpo, avrebbero imparato, almeno una volta assente il corpo, a pensare alla sua divinità. Perciò ha detto loro: Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre. Perché? Perché, quando vado al Padre, possiate pensarmi uguale al Padre. Per questo infatti è più grande di me: finché mi vedete nel corpo, il Padre è più grande di me. Vedete se avete afferrato il discorso: i discepoli non sapevano pensarlo se non uomo. Lo ripeto con parole un po' più chiare per quei nostri fratelli che hanno più difficoltà a capire. Coloro invece che hanno già capito sopportino la lentezza degli altri e imitino il Signore il quale, pur possedendo la natura divina.... annientò se stesso.... facendosi obbediente fino alla morteSe amasteme ... : che cosa significa? Se amaste me, vi rallegrereste che io vado al Padre. Se amaste me che cosa significa se non: Non amate me? Che cosa amate allora? Il corpo che vedete. Non volete infatti che vi venga sottratto allo sguardo. Se invece amaste me ...; chi è: me? In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio: son parole dello stesso Giovanni. Se dunque amaste me, cioè colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, vi rallegrereste che io vado al Padre. Perché? Perché il Padre è più grande di me. Così come mi vedete sulla terra, il Padre è più grande di me. Mi allontani dai vostri occhi; sia tolto ai vostri sguardi questo corpo mortale che è stato assunto per la vostra mortalità; cominciate a non vedere più questa veste mortale che ho preso per umiltà: tuttavia sia elevata in cielo, affinché sappiate in che cosa dovete sperare. Non lasciò infatti sulla terra la veste mortale di cui volle essere qui rivestito. Se l'avesse lasciata qui, nessuno avrebbe più sperato nella risurrezione della carne. Ora però l'ha portata in cielo e ciò nonostante vi è chi dubita della risurrezione della carne! Ma se Dio l'ha voluta dimostrare in se stesso, la negherà all'uomo? Dio infatti ha assunto l'umanità per compassione, per quanto riguarda l'uomo invece essa fa parte della sua natura. E tuttavia Dio si è mostrato nella veste mortale (dopo la sua risurrezione) confermando così i discepoli nella fede, e poi l'ha innalzata in cielo. Sottratta al loro sguardo la visione del suo corpo, i discepoli non lo videro più in quanto uomo. Se era rimasto qualcosa nei loro cuori che proveniva da desiderio puramente umano, si tramutò in tristezza. Si riunirono tuttavia in uno stesso luogo e cominciarono a pregare. Ed egli avrebbe inviato, passati dieci giorni da quello che stiamo oggi celebrando, lo Spirito Santo, affinché lo Spirito Santo li riempisse di amore spirituale, liberandoli dai desideri puramente umani. In questo modo faceva loro comprendere il Cristo come Verbo di Dio, Dio presso Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto. Non avrebbero potuto essere riempiti di tale modo di comprendere le cose se non si fosse allontanato da loro l'amore puramente umano. Per questo disse: Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. È più grande di me in quanto uomo, è uguale in quanto Dio; uguale nella natura, più grande considerando la compassione che ha avuto il Figlio (e che l'ha portato a farsi uomo). Dio lo ha umiliato ponendolo non soltanto al di sotto di sé ma anche al di sotto degli angeli, come dice la Scrittura. Non è inferiore al Padre, anche se vi sembra che il Figlio, assumendo un corpo, si sia allontanato dall'uguaglianza con il Padre, dal quale mai s'è allontanato; ma assumendo un corpo - ha assunto infatti l'umanità - non è mutato. Chi indossa una veste non si cambia in veste ma internamente rimane lo stesso uomo tutto intero. Poni il caso di un senatore che indossa una veste da schiavo, nell'ipotesi che non possa entrare in carcere con la toga senatoria per consolare un tale avvinto in ceppi; riceve l'abito proprio del carcere ed esternamente si vede solo un abito spregevole [che egli indossa] per manifestare il suo senso umanitario. Ma internamente gli rimane tutta la dignità senatoria che tanto più rifulge in quanto il motivo per rivestirsi di un abito così umile fu la sua grande misericordia. Così ha fatto anche il Signore, pur rimanendo Dio, rimanendo Verbo, rimanendo sapienza, rimanendo potenza divina, rimanendo nel governo dei cieli, rimanendo nella cura della terra, rimanendo gioia piena degli angeli, ovunque tutto, tutto nel mondo, tutto nei Patriarchi, tutto nei Profeti, tutto in tutti i santi, tutto nel grembo della Vergine, per rivestirsi della natura umana, per congiungerla a sé come sposa, per fidanzare a sé la Chiesa quale vergine casta, e procedere come sposo dal suo talamo. Cristo è quindi inferiore al Padre perché è uomo, ma uguale al Padre perché è Dio. Togliete di mezzo a voi dunque i desideri puramente umani. In altre parole, Cristo ha detto così ai suoi discepoli: "Voi non volete che io me ne vada - come ciascuno di noi non vorrebbe lasciar andare il proprio amico e gli dice: "Rimani ancora un po' con noi, quando ti vediamo il nostro cuore si risolleva" -; è meglio però per voi che non vediate più questo mio corpo e cominciate a pensarmi nella mia natura divina. Mi sottraggo a voi esteriormente, ma interiormente vi riempio della mia presenza". Forse Cristo entra in un cuore nella sua natura umana e con il suo corpo? In quanto Dio prende possesso del cuore; in quanto uomo parla al cuore attraverso lo sguardo e ci insegna dal di fuori. Però, siccome abita dentro di noi, ci parla perché ci convertiamo interiormente, viviamo di lui, ci lasciamo formare da lui, perché lui è la forma di tutto, non fabbricata da alcuno.
Perché Cristo è rimasto dopo la risurrezione quaranta giorni con i discepoli.
5. Se Cristo si è intrattenuto con i suoi discepoli per quaranta giorni, non lo ha fatto senza un motivo. Sarebbero stati forse sufficienti venti giorni, forse trenta; sono stati quaranta i giorni, perché tale numero rientra nell'economia di tutto il mondo attuale. Altre volte ne abbiamo parlato, esaminando il significato del numero dieci moltiplicato quattro. Lo ricordo a quelli tra voi che l'hanno già inteso. Il numero dieci simboleggia l'intera sapienza. Questa sapienza è stata diffusa nelle quattro parti del mondo, su tutta la terra; anche i tempi si dividono in quattro fasi diverse. L'anno infatti ha quattro stagioni e il mondo ha i quattro punti cardinali. Dieci moltiplicato quattro fa quaranta. Per questo il Signore digiunò quaranta giorni: per insegnarci che i fedeli debbono astenersi da ogni seduzione per tutto il tempo che vivono in questo mondo. Quaranta giorni digiunò Elia, che rappresenta tutta la profezia, significando che anche presso i profeti si insegna così. Quaranta giorni digiunò Mosè, che rappresenta la legge, significando che anche nella legge si insegna così. Per quaranta anni il popolo di Israele è stato condotto attraverso il deserto. Per quaranta giorni durante il diluvio l'arca di Noè galleggiò; l'arca è simbolo della Chiesa che è costruita con legni immarcescibili; i legni immarcescibili sono le anime dei santi e dei giusti. Racchiude tuttavia animali mondi e animali immondi, perché finché si vive in questo mondo e finché la Chiesa vive la fase di purificazione attraverso il battesimo - come [l'umanità si purificava] attraverso il diluvio - non può non racchiudere in sé buoni e cattivi; per questo anche l'arca di Noè racchiudeva animali mondi e immondi. Ma quando Noè uscì dall'arca, offrì a Dio un sacrificio di soli animali mondi. Da ciò dobbiamo comprendere che in questa arca [che è la Chiesa] convivono animali mondi e animali immondi, ma che dopo il diluvio di questo mondo Dio non accoglierà se non coloro che saranno diventati mondi. Perciò, fratelli, computate come quaranta giorni tutto il tempo di questa vita terrena. Finché siamo qui in terra, tutto questo tempo è l'arca in mezzo al diluvio. Finché dei cristiani vengono battezzati e vengono mondati attraverso l'acqua, si vede l'arca galleggiare tra i flutti, quella stessa che si muoveva sopra le acque per quaranta giorni. Il Signore, rimanendo con i discepoli per quaranta giorni, si è degnato di indicarci che in questo tempo [della vita terrena] per tutti è necessaria la fede nell'incarnazione di Cristo. Questa fede è necessaria a coloro che sono deboli. Se esistesse occhio che potesse vedere che in principio era il Verboche potesse vederlo, potesse intuirlo, potesse comprenderlo, potesse goderlo, non c'era bisogno che il Verbo si facesse carne e abitasse in mezzo a noi. Ma poiché per la polvere dei peccati l'occhio interiore si era accecato e non poteva comprenderlo e goderlo, non c'era più possibilità di conoscere il Verbo. Questi però si è degnato di diventare uomo per essere inviato a purificare (l'occhio) col quale poi poter vedere quello che ora non si può vedere. In questa vita la distribuzione del corpo di Cristo è necessaria per i fedeli, perché con esso possono tendere al Signore; ma quando si sarà pervenuti alla visione del Verbo di cui parlavamo, non sarà più necessaria la distribuzione del suo corpo. Perciò la permanenza di Cristo nel suo corpo per quaranta giorni dopo la risurrezione era necessaria per dimostrare che la fede nell'incarnazione di Cristo è necessaria finché - come la Scrittura ci insegna - per la durata della vita presente l'arca [della Chiesa] fluttua in mezzo al diluvio. Ecco quanto vi dico, fratelli: credete che Gesù Cristo è nato dalla vergine Maria e che, crocifisso, è poi risorto. Non sarà necessario porre delle domande su tali verità dopo che sarà passata questa vita, perché le abbiamo già accolte nella fede; conserviamole: sono necessarie per la nostra debolezza. Pensate all'amore della gallina [a cui Cristo si è paragonato], che protegge la nostra debolezza. Pensate di essere il giumento di quell'uomo compassionevole che passava per la via, sul quale egli caricò l'infelice che era stato ferito. Lo caricò. Dove? Sul suo giumento. Giumento del Signore fu il suo corpo. Quando dunque sarà passato questo mondo, che cosa ti verrà detto? Poiché hai creduto secondo verità nel corpo di Cristo, ora godi della maestà e della divinità di Cristo. Cristo debole fu necessario per l'uomo debole; Cristo forte sarà necessario quando l'uomo diventerà forte.
La futura risurrezione della carne.
6. Anche tu deporrai la tua debolezza, secondo la parola che hai ascoltato dall'Apostolo: È necessario che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruzione e che il nostro corpo mortale si rivesta d'immortalitàPoiché né la carne né il sangue erediteranno il regno di Dio. Perché non lo erediteranno? Forse perché la carne non risorgerà? No certamente: la carne risorgerà; ma che cosa succede? Verrà mutata e diventerà un corpo celeste e angelico. Forse gli angeli hanno un corpo? Ma questo è il problema che ci interessa, perché è questa carne che risorgerà, questa stessa che viene sepolta, che muore; questa che si vede, si tocca, che deve mangiare e bere perché possa durare nel tempo; che si ammala, che soffre dolori; questa stessa deve risorgere: nei cattivi per andare alle pene eterne, nei buoni perché vengano mutati. E quando sarà stata mutata che cosa diventerà? Sarà chiamata corpo celeste, non più carne mortale; perché è necessario che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruzione e che il nostro corpo mortale si rivesta d'immortalitàCerti eretici si meravigliano che Dio possa fare della carne un corpo celeste, lui che ha fatto dal nulla tutte le cose. Rivestito della sua carne mortale il Signore fece venire il vino dall'acqua e desta meraviglia che possa fare della carne un corpo celeste? Non abbiate dubbi sulla capacità di Dio, perché ha la potenza di fare tali cose. Gli angeli non erano nulla perché potessero venire all'esistenza, ma sono quello che sono per la sua potenza. Colui che ha potuto crearti quando non esistevi, non potrà farti ritornare ciò che tu eri prima, non potrà, in virtù della sua incarnazione, dare il premio della gloria alla tua fede? Quando saranno passate le realtà presenti, avremo come destino ciò di cui parla Giovanni: Carissimi, fin d'ora noi siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando ciò verrà manifestato saremo simili a lui perché lo vedremo quale egli è. Preparatevi a questa visione. Nel frattempo, finché siete in questa carne mortale, credete nel Cristo incarnato e credeteci con tale fermezza da non pensare di essere stati ingannati da qualche menzogna. Mai mente la verità. Se mentisse dove andremo a consigliarci? che cosa faremo? a chi crederemo? Perciò la verità è il Verbo vero, la sapienza vera, la potenza vera di Dio. Il Verbo si è fatto carnecarne vera. Palpatemi e osservate: uno spirito infatti non ha carne ed ossa come vedete che ho io. Erano ossa vere, muscoli veri, cicatrici vere; vero ciò che si poteva toccare, vero ciò che si percepiva. Si toccava un uomo, si percepiva Dio; si toccava un corpo, si percepiva la sapienza; si toccava un essere debole, si percepiva un essere potente. Tutto vero. Tuttavia quel corpo, il capo, è andato avanti, in cielo. Lo seguiranno le altre membra. Perché? Perché è necessario che queste membra si addormentino per un po' di tempo e poi risorgano tutte quante al loro tempo. Se anche il Signore avesse voluto risorgere insieme a tutti, non avremmo in chi credere. Perciò volle in se stesso offrire a Dio le primizie di coloro che dormono perché, vedendo ciò che è stato restituito a lui, lo sperassi anche per te come dono. Tutto il popolo di Dio sarà elevato alla stessa dignità degli angeli e ad essi associato. Perciò nessuno vi dica, fratelli: gli stolti cristiani credono nella risurrezione della carne: ma chi risorge? chi mai è risorto? chi è ritornato dall'oltretomba e ve l'ha detto? Cristo è venuto di lì! O disgraziato! O cuore umano perverso e invertito! Se un suo antenato risorgesse gli crederebbe: è risorto il Signore del mondo e non vuol credere!
La dottrina cattolica sulla Trinità.
7. Rimanete saldi, fratelli miei, nella vera, autentica fede cattolica. Il Figlio è uguale al Padre; lo Spirito Santo, dono di Dio, è uguale al Padre; e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, non tre dèi; non vicini l'uno all'altro con potestà diversa, ma uniti tra loro nella stessa maestà: sono un solo Dio. Tuttavia il Figlio, per noi, da Verboche era si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi. Non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio, ma annientò se stesso assumendo la natura di schiavo e rivestendo la natura umanaCome sapete, fratelli, questa Trinità è veramente uguale. È stato detto: Il Padre è maggiore di me solo a motivo della natura umana che il Signore assunse. Difatti dello Spirito Santo non fu mai detto: "È inferiore", proprio perché questi non assunse la natura umana. Verificate quanto ho detto: scrutate tutte le Scritture, sfogliate ogni pagina, leggete ogni versetto; non troverete da nessuna parte che lo Spirito Santo sia inferiore a Dio. Di Cristo invece si è detto che era inferiore perché per noi si è fatto inferiore a Dio, affinché per suo mezzo noi potessimo essere elevati più in alto.

DISCORSO 265

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Gesù rimane quaranta giorni per provare la verità della risurrezione.
1. 1. In occasione dell'odierna solennità vogliamo ammonire coloro che sanno e istruire coloro che trascurano di sapere. Oggi celebriamo solennemente l'ascensione del Signore al cielo. Infatti il Signore nostro salvatore, deposto il corpo e poi ripresolo, dopo la sua risurrezione da morte si mostrò vivo ai discepoli che avevano perso ogni speranza in lui al momento della morte. Ritornò [in mezzo a loro] in maniera da poter essere visto con i loro occhi e toccato con le loro mani, costruendo così la loro fede e mostrando la verità. Poiché non era sufficiente dare prova per un solo giorno alla fragilità umana e alla paurosa ansietà [degli Apostoli] di un miracolo tanto grande [quanto quello della risurrezione dai morti] e quindi sottrarsi ad essi, Gesù s'intrattenne con i discepoli su questa terra - come abbiamo ascoltato dalla lettura del libro degli Atti degli Apostoli -s'intrattenne con essi su questa terra per quaranta giorni, entrando ed uscendo, mangiando e bevendo 1. Tutto questo per dare prova concreta della verità, non perché ne avesse bisogno. Nel quarantesimo giorno - quello che celebriamo oggi - alla loro vista e accompagnato dal loro sguardo, ascese in cielo 2.
La seconda venuta di Cristo.
1. 2. Mentre stupiti lo stavano guardando ascendere in cielo - erano tuttavia contenti che salisse in alto: perché il fatto che il capo va avanti costituisce la speranza delle membra - udirono anche una voce angelica: Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo? Questo Gesù verrà nello stesso modo con cui l'avete visto salire al cielo 3.Che cosa significa: verrà nello stesso modo? Verrà nella stessa natura; perché si compia la Scrittura: Volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto 4. Verrà nello stesso modo.Verrà fra gli uomini, verrà come uomo, ma verrà come uomo-Dio. Verrà come vero uomo e come vero Dia, per fare dèi gli uomini. È asceso il giudice del cielo, ha suonato la tromba l'araldo del cielo. Cerchiamo di avere un processo favorevole per non dover temere il futuro giudizio. Cristo è asceso veramente: lo hanno visto coloro che ce lo hanno tramandato. Alcuni, pur non avendo visto credettero, altri invece non credettero, deridendo [la loro testimonianza]. La fede infatti non è di tutti 5E poiché la fede non è di tutti e il Signore conosce quelli che sono suoi 6perché stiamo a discutere sul fatto che Dio è asceso al cielo? Guardiamo piuttosto al fatto che Dio è disceso agli inferi. Guardiamo alla morte di Cristo, esaltiamo la sua risurrezione più che meravigliarcene. La nostra rovina è il nostro peccato; il sangue di Cristo è il nostro prezzo. La risurrezione di Cristo è la nostra speranza, la [prossima] venuta di Cristo è la nostra futura realtà. Dobbiamo dunque aspettare, finché venga, il Cristo che siede alla destra del Padre. Dica la nostra anima assetata di lui: Quando verrà? L'anima mia ha sete del Dio vivente 7quando verrà? Verrà, ma quando? Tu desidera che venga: voglia il cielo che ti trovi preparato!
Quando la seconda venuta di Cristo?
2. 3. Non crediamo tuttavia di essere i soli a sentire questo desiderio del Signore nostro, per cui diciamo: Quando verrà? Tale desiderio lo hanno avuto anche i suoi discepoli. Se potessi dire a voi che aspirate a lui, che lo aspettate, che siete in ansia, che desiderate sapere quando verrà il Signore Dio nostro, se potessi dirvelo, come apparirei ai vostri, occhi? Ma voi non dovete sperare di poter avere da me questa risposta: sarebbe una pazzia se lo speraste da me. Però se aveste davanti ai vostri occhi e a portata delle vostre mani il Signore Gesù Cristo presente con il corpo, vivo, che parla, so che lo interroghereste per soddisfare tale desiderio e gli direste: Signore, quando ritornerai? Difatti anche i discepoli rivolsero la stessa domanda al Signore Gesù Cristo quando era presente in mezzo a loro. Non potendo voi interrogarlo come hanno fatto i discepoli, ascoltate la risposta che anch'essi udirono. Essi erano presenti, noi ancora non esistevamo: però se crediamo a loro, essi fecero la domanda anche a nome nostro e a nome nostro anche udirono la risposta. I discepoli dunque interrogarono Cristo che stava per ascendere al cielo, poco prima che venisse sottratto ai loro sguardi, dicendogli: Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? 8 A chi rivolgevano questa domanda? A uno che vedevano presente davanti a loro. È questo il tempo in cui ti rivelerai? Che senso ha questa domanda? Non lo vedevano davanti a loro? Non lo sentivano? Non lo toccavano? Che senso ha la domanda: È questo il tempo in cui ti rivelerai? Essi intendevano per rivelazione di Cristo il giudizio futuro, quando si farà vedere dai suoi e da tutti gli altri. Quando è risorto infatti è stato visto soltanto dai suoi. Questi sapevano, e ne erano certi per fede, che sarebbe venuto il tempo in cui colui che fu giudicato giudicherà, colui che fu condannato metterà alla prova e condannerà; in cui, alla presenza di tutti gli uomini, ne porrà alcuni alla destra, gli altri alla sinistra; dirà cose che tutti sentiranno, offrirà un premio che non tutti prenderanno, comminerà un castigo che non tutti dovranno temere. Sapevano che tutto questo avverrà, ma ne chiedevano il tempo. È questo il tempo in cui ti rivelerai? Non a noi, perché ora ti vediamo; ma ti rivelerai anche a coloro che non credettero in te. Dicci: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Fecero proprio questa domanda: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Quale regno? Quello per il quale diciamo: Venga il tuo regno 9Quale regno? Quello di cui sentiranno dire coloro che son posti alla destra: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla creazione del mondo 10Quando dirà anche a coloro che son posti alla sinistra: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 11Voce terribile, voce tremenda! Tuttavia il giusto sarà sempre ricordato: non temerà annunzio di sventura 12Per gli uni ci saranno queste parole, per gli altri le parole sopra riportate: in ambedue i casi sarà verace, perché in ambedue giusto.
La risposta di Cristo.
3. 4. Ma ascoltiamo la risposta alla domanda dei discepoli, se ebbero risposta; se non ebbero risposta, consideriamo ciò che fu loro detto; e non temiamo ciò che avverrà.Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? 13 Anche noi, immaginando di vedere davanti a noi il Signore nella sua natura corporea, diciamogli: Signore, è questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Quando verrà il regno dei tuoi, quando il regno degli umili, e fino a quando l'arroganza dei superbi? Certamente è questo il senso della domanda che volevate fare, a questa domanda desideravate avere una risposta. Vediamo che cosa Cristo ha risposto. Gli agnelli non sdegnino di ascoltare la risposta che ascoltarono gli arieti. Ascoltiamo la risposta dello stesso Signore. Data a chi? A Pietro, a Giovanni, ad Andrea, a Giacomo e agli altri, persone ragguardevoli e tanto degne - lui veramente le aveva trovate indegne, ma le fece diventare degne -. Che cosa rispose alla domanda da loro posta: È questo il tempo in cui ti rivelerai? E quando verrà il regno d'Israele? Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere 14Che cosa significa questo? A Pietro vien detto: non v'interessa e tu dici: " M'interessa "? Non v'interessa conoscere i tempi, che il Padre ha riservato in suo potere. Fate bene a credere che Cristo verrà, perché questa è la verità. Ma che cosa t'importa quando verrà? Tu preparati per quando verrà. Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere. Mortificate la vostra curiosità, subentri la pietà. Che cosa t'importa quando verrà? Vivi come se dovesse venire oggi e non avrai timore quando verrà.
Cristo maestro buono.
4. 5. Osservate il modo e la pedagogia con cui ha risposto questo maestro buono, questo maestro singolare, quest'unico maestro. Non rispose direttamente alla loro domanda, ma disse cose che esulavano dalla domanda fatta. Sapeva infatti che non giovava loro conoscere la risposta alla loro domanda e disse, anche senza essere interrogato, ciò che sapeva utile a loro. Non v'interessa - rispose - conoscere i tempi. Perché a te interessa conoscere i tempi? Tutto il nostro lavoro è per trascendere i tempi e tu vuoi conoscere i tempi! Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere 15Gli si potrebbe obiettare: E che cosa ci deve interessare allora? Ascoltiamo ora che cosa ci deve massimamente interessare, ascoltiamolo. Gli Apostoli hanno chiesto una cosa a cui non era opportuno rispondere e Cristo ha detto una cosa che era opportuno venisse ascoltata. Non v'interessa conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere. Ma che cosa è veramente utile che sappiate?
L'insegnamento di Cristo sulla Chiesa.
56. Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà sopra di voi e mi sarete testimoni. Dove? in Gerusalemme 16. Era conseguenza logica che udissimo tali parole: con queste infatti viene annunziata la Chiesa, viene raccomandata la Chiesa, viene proclamata l'unità, viene condannata la divisione. Agli Apostoli vien detto: e mi sarete testimoni. Ai fedeli, vasi di Dio, vasi di misericordia 17, vien detto: mi sarete testimoni. Dove? In Gerusalemme, dove sono stato ucciso, e in tutta la Giudea e la Samaria, e sino ai confini della terra 18. Queste le parole che ascoltate, questo sia il vostro programma. Siate la sposa e aspettate con gioiosa attesa lo sposo. La sposa è la Chiesa. Secondo quanto è stato predetto, in che luogo sarà presente la Chiesa che quei testimoni debbono annunciare? In che luogo sarà presente, in base a ciò che è stato predetto? Molti infatti diranno: " Ecco, è qui ". Ci crederei se non ci fosse anche un altro che dice: " Ecco, è qui ". Tu che cosa mi dici? " Ecco, è qui ". Già stavo venendo da te, ma mi richiama indietro un altro che mi dice la stessa cosa: " Ecco, è qui ". Tu da una parte mi dici: " Ecco, è qui "; l'altro dall'altra parte mi dice: "Ecco, è qui ". Interroghiamo il Signore, interpelliamo lui. Facciano silenzio le parti in causa: ascoltiamo tutta la questione. Dice uno da un angolo: " Ecco, è qui "; un altro risponde da un altro angolo: " No, è qui ". Parla tu, Signore: dichiara tu quale Chiesa hai redento, indicaci tu quale Chiesa hai amato. Siamo stati invitati alle tue nozze, facci vedere la tua sposa, per non turbare con le nostre discussioni le tue nozze. Certo che Cristo risponde, certo che ci mostra [quale è la sua sposa]. Non lascia delusi quelli che cercano [la verità], non ama che si litighi. Lo dice ai suoi discepoli, lo dice loro anche se non gli rivolgono tale domanda; difatti dà torto a tutti i contendenti. Forse gli Apostoli non gli hanno rivolto questa domanda perché il gregge di Cristo non era stato ancora diviso dai ladroni. Noi, che abbiamo sperimentato la tristezza della divisione, cerchiamo con ardore il collante dell'unità. Gli Apostoli chiesero il tempo del giudizio e il Signore rispose indicando il luogo in cui si sarebbe diffusa la Chiesa. Non rispose alla domanda fatta, ma prevedeva le nostre sofferenze. Mi sarete testimoni - disse - in Gerusalemme. Ma questo è troppo poco; non hai pagato il prezzo solo per questo, per comprare solo questo. In Gerusalemme. Di' ancora: e sino ai confini della terra. Sei giunto [con la tua ricerca] sino ai confini della terra: perché non smetti di litigare? Ora nessuno mi dica più: " Ecco, è qui ". " No, è di qua! ". Taccia l'umana presunzione, si ascolti la divina predicazione, si creda alla reale promessa: in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria sino ai confini della terra. Detto questo una nube lo avvolse 19. Non c'era bisogno di aggiungere altro, per dover eliminare altre congetture.
Il testamento di Cristo per l'unità della Chiesa.
6. 7. Fratelli, si è soliti eseguire con grande scrupolo le ultime volontà del padre che sta per scendere nel sepolcro; e verranno disprezzate le ultime volontà dettate dal Signore prima di salire al cielo? Immaginiamo che il Signore nostro abbia scritto un testamento e che nel suo testamento abbia inserito le sue ultime volontà. Previde infatti le future contese dei figli cattivi, previde che gli uomini avrebbero cercato di spartirsi, a proprio vantaggio, la sua proprietà. Perché infatti non dovrebbero dividere ciò che essi non hanno comprato? Perché non dovrebbero fare a pezzi ciò per cui non hanno pagato un prezzo? Cristo invece non volle che venisse divisa la sua tunica cucita tutta d'un pezzo dall'alto in basso: fu tirata a sorte 20. In quella veste venne raccomandata l'unità, in quella veste venne predicata la carità; essa rappresenta la carità, tessuta dall'alto. Dalla terra viene la cupidigia, dall'alto la carità. Coraggio, fratelli: il Signore ha scritto il suo testamento, vi ha messo le ultime volontà. Guardatelo, vi prego, e smuova voi come smuove noi, vi smuova se è possibile.
Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo.
7. 8. Due volte Cristo è stato glorificato nella natura umana che ha assunto: la prima volta quando risuscitò dai morti nel terzo giorno; l'altra quando ascese al cielo davanti agli occhi dei suoi discepoli. Queste due glorificazioni di Cristo, che ci si dice di commemorare, si sono già avverate. Rimane una terza glorificazione, anche questa alla presenza degli uomini, quando si presenterà per giudicare. Così l'evangelista Giovanni diceva parlando dello Spirito Santo: Non era stato ancora dato lo Spirito, non essendo ancora glorificato Gesù 21. Non era stato ancora dato lo Spirito; perché ancora non era stato dato? Non essendo ancora glorificato Gesù. Per dare lo Spirito si aspettava che Gesù fosse glorificato. Due volte glorificato, e meritatamente - con la risurrezione e con l'ascensione -, Gesù due volte diede lo Spirito. Diede l'unico Spirito, lo diede l'unico Gesù, lo diede per l'unità e tuttavia lo diede due volte. La prima volta, dopo la risurrezione, disse ai suoi discepoli: Ricevete lo Spirito Santo 22E alitò su di essi. Questa fu la prima volta. Poi promette ancora che avrebbe mandato lo Spirito Santo dicendo: Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi 23; e in un altro passo: Voi rimanete in città; io infatti adempirò la promessa del Padre che avete udito dalla mia bocca 24Dopo che ascese al cielo, trascorsi dieci giorni, mandò lo Spirito Santo: è la prossima festa di Pentecoste.
Perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo.
8. 9. Fate attenzione, fratelli miei. Qualcuno potrebbe chiedermi: " Perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo? ". Molti hanno detto tante cose su questo argomento, affrontando la questione con argomentazioni umane. Quel tanto che hanno detto non è contro la fede; uno ha detto una cosa, uno un'altra, tutti nell'ambito della regola della verità. Se dicessi di sapere perché Cristo ha dato due volte lo Spirito Santo, vi mentirei. Non lo so. Chi afferma di sapere ciò che non sa è un temerario; chi dice al contrario di non sapere ciò che invece sa, si mostra ingrato [verso Dio]. Vi confesso che ancora sto ricercando per sapere perché il Signore ha dato due volte lo Spirito Santo: e desidero arrivare a qualcosa di più certo. Il Signore mi aiuti per le vostre preghiere, perché ciò che si degna di donarmi non lo nasconda a voi. Non so darvi una risposta precisa. Non vi nasconderò tuttavia il mio parere, anche se ancora non ne sono sicuro, anche se ancora non lo credo come assolutamente certo, come invece credo con assoluta certezza al fatto in se stesso. Se la cosa sta come penso io, il Signore ne rafforzi la convinzione; se c'è un'altra opinione che può apparire più vera, il Signore ce la faccia conoscere. Dunque io penso - ma è una mia opinione - che lo Spirito Santo è stato dato due volte per ricordarci i due comandamenti della carità. Due infatti sono i comandamenti ma una sola è la carità: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima; e: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due precetti dipende tutta la Legge e i Profeti 25Un'unica carità ma due comandamenti; un unico Spirito ma donato due volte. Infatti non è stato dato uno Spirito nella prima volta e uno Spirito diverso nella seconda; come la carità che ama il prossimo non è diversa da quella che ama Dio. Non c'è una seconda carità. Con la stessa carità con la quale amiamo il prossimo amiamo anche Dio. Ma poiché una cosa è Dio e una cosa è il prossimo, vengono amati sì con un'unica carità, però non sono la stessa cosa quelli che vengono amati. Poiché è più importante, è stato raccomandato anzitutto l'amore di Dio e poi l'amore del prossimo, tuttavia si comincia dal secondo per arrivare al primo: Se infatti non ami il fratello che vedi come potrai amare Dio che non vedi? 26 Perciò forse, per educarci all'amore del prossimo, Cristo quand'era ancora visibile sulla terra e prossimo ai prossimi, diede lo Spirito Santo, alitando su di essi; e soprattutto da quella carità che è in cielo, inviò lo Spirito Santo dal cielo. Ricevi sulla terra lo Spirito Santo e ami il fratello; ricevilo dal cielo e ami Dio. Però anche quanto hai ricevuto sulla terra viene dal cielo. Cristo diede lo Spirito Santo quando ancora era sulla terra, ma viene dal cielo ciò che ha dato. Lo diede infatti colui che è disceso dal cielo. Qui sulla terra trovò le persone a cui darlo, ma di lassù lo prese per darlo.
La carità dono dello Spirito Santo.
9. 10. Allora, fratelli? Debbo forse ricordare anche che la carità viene dallo Spirito Santo? Ascoltate l'apostolo Paolo: Non solo, ma ci gloriamo pure nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la perseveranza, la perseveranza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. Ora la speranza non inganna, Perché l'amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori 27Donde l'amore di Dio è stato diffuso in abbondanza nei nostri cuori? Donde? Che cosa ascrivevi a te? Che cosa presumevi quasi che fosse tuo?Che cosa hai che non hai ricevuto? 28 Donde dunque [l'amore di Dio] se non come segue nel testo: dallo Spirito Santo che ci è stato dato 29?
Non c'è vera carità fuori dell'unica Chiesa.
9. 11. Questa carità non si può avere se non nell'ambito dell'unica Chiesa. Non possono averla i fautori di divisioni, come dice l'apostolo Giuda: Costoro sono fautori di divisioni, uomini sensuali, privi dello Spirito 30. Fautori di divisioni: perché si separano? Perché sono sensuali, privi dello Spirito. Si staccano perché non hanno il collante della carità. Di questa carità è piena la gallina di cui parla Gesù nel Vangelo, che è divenuta febbricitante per i suoi pulcini, che con i suoi pulcini abbassa la voce e stende le sue ali: Quante volte - disse - ho voluto riunire i tuoi figli! 31 Riunire, non dividere. Perché ho - disse ancora - altre pecore che non sono di quest'ovile: anche quelle devo condurre, perché ci sia un solo gregge e un solo pastore 32Giustamente non ascoltò quel tale che lo sollecitava contro il proprio fratello dicendo: Signore, ordina a mio fratello che divida con me l'eredità 33. Signore - disse - ordina a mio fratello. Che cosa? Che divida con me l'eredità. E il Signore: Dimmi, uomo. Perché vuoi dividere se non perché sei ancora " uomo "? Quando infatti uno arriva a dire: " io sono di Paolo ", e un altro: " io sono d'Apollo ", non siete forse uomini? 34 Dimmi, uomo: chi mi ha costituito spartitore di eredità tra di voi? 35 Sono venuto a riunire, non a dividere. Perciò - concluse - guardate di star lontani da ogni cupidigia 36La cupidigia desidera dividere come la carità desidera riunire. Che cos'altro significa guardate di star lontani da ogni cupidigia se non: Riempitevi di carità? Noi, che possediamo la carità in proporzione alle nostre capacità, sollecitiamo pure il Signore contro il nostro fratello, come faceva quel tale contro il proprio fratello; ma non con quelle parole, non con quella richiesta. Egli diceva: Signore, ordina a mio fratello che divida con me l'eredità 37. Noi diciamo: Signore, ordina a mio fratello che conservi con me l'eredità.
Cristo raccomanda l'unità della Chiesa.
10. 12. Guardate bene pertanto, fratelli, che cosa dovete anzi tutto amare, che cosa dovete tenacemente credere. Il Signore, già glorificato con la risurrezione, ci raccomanda la Chiesa; sul punto di essere glorificato di nuovo con l'ascensione, ci raccomanda la Chiesa; inviando dal cielo lo Spirito Santo, ci raccomanda la Chiesa. Dopo la risurrezione che cosa dice infatti ai suoi discepoli? Era proprio questo quanto vi andavo dicendo quando ero ancora con voi: bisogna che s'adempia tutto quello che è stato scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì la loro mente alla comprensione delle Scritture e disse loro: Così sta scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risuscitato dai morti il terzo giorno 38Dov'è che raccomanda la Chiesa? E che in suo nome sarebbe predicata la penitenza e la remissione dei peccati. E questo dove? In mezzo a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme 39Questo disse dopo essere stato glorificato nella risurrezione. E che cosa disse sul punto di essere di nuovo glorificato con l'ascensione? Quelle parole che avete già inteso: Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e sino ai confini della terra 40. Che cosa disse nella discesa dello Spirito Santo? Scese lo Spirito Santo: gli Apostoli, i primi ad essere riempiti di lui, cominciarono a parlare nelle lingue di tutti i popoli 41Il fatto che ciascuno di essi poteva parlare in tutte le lingue che cosa significava se non l'unità fra tutte le lingue? Confermati e rafforzati in questa fede e legati da stabile carità, lodiamo come bambini il Signore e gridiamo: Alleluia! Ma da una fazione sola? E dove invece? E fino a dove? Dal sorgere del sole fino al tramonto lodate il nome del Signore 42.

DISCORSO 265/A

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Sia Cristo a parlare in noi.
1. È spuntato il giorno santo e solenne dell'ascensione del Signore nostro Gesù Cristo: Esultiamo e rallegriamoci in esso 1Cristo è disceso: si spalancarono gl'inferi. Cristo è asceso: risplendettero i cieli. Cristo sulla croce: l'insultino pure i furenti nemici; Cristo nel sepolcro: mentiscano pure i suoi custodi; Cristo negl'inferi: lo vedano tutti coloro che vi riposano; Cristo nella gloria del cielo: credano a lui tutti i popoli. Egli, che è l'artefice della nostra salvezza, deve essere dunque l'autore di questo nostro discorso. Non di qualcun altro vi parliamo, ma di colui che poco tempo fa dal Vangelo parlava a tutti noi e che, in procinto di ascendere al Padre, diceva ai suoi discepoli: Vi ho detto queste cose mentre sto ancora con voi: ma il Consolatore, lo Spirito di verità, che il Padre vi manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che io vi ho detto... Non si turbi il vostro cuore né si spaventi. Avete sentito che v'ho detto: Vado dal Padre mio, perché il Padre è maggiore di me 2.
Cristo Dio e uomo insieme.
2. Voi sapete, fratelli, che il Signore nostro Gesù Cristo, divenuto per amore nostro ciò che noi siamo, è rimasto tuttavia nella natura divina nella quale è uguale al Padre. Crediamo infatti che il Figlio di Dio si è fatto partecipe della nostra infermità, senza privarsi tuttavia della sua maestà. Questa dunque è la nostra fede: Cristo è Dio sopra di noi e insieme uomo tra noi. Ma, poiché quando era sulla terra le molte cose che ha fatto le ha fatte nella natura umile assunta per noi, così da nascondere la sostanza divina che si occultava in lui e da mostrare soltanto la natura umana che si manifestava nella sua persona, tutti coloro che non seppero fare questa distinzione e non poterono comprendere diedero origine alle eresie. Tra costoro ci sono anzitutto gli ariani i quali pretendono di affermare che Dio Padre è maggiore di Dio Figlio. Ad essi facciamo rispondere brevemente e chiaramente la verità dei cattolici.
Contro gli Ariani: a) Dio è grande per la potenza, non per l'estensione.
3. Chiediamo ad essi in che senso affermano che il Padre è più grande del Figlio. Se rispondono: Nella grandezza, cioè per una certa dimensione corporea, come diciamo per esempio: Quel monte è più grande dell'altro, oppure: Quella città è più grande dell'altra; rispondiamo ad essi con il Vangelo che Dio è Spirito 3e che gli esseri corporei non si possono paragonare a quelli spirituali. Una cosa si può dire maggiore o minore di un'altra solo quando ambedue hanno una natura corporea circoscritta. Dio invece né si estende in una dimensione né è definito dai lineamenti di un corpo né è racchiuso da luoghi né è stretto da spazi limitati né è determinato da alcun termine. Dio è grande non per l'estensione ma per la potenza. Cessino dunque e si acquietino queste immagini inadeguate del nostro pensiero, che grava le menti dei fedeli con le sue fantasticherie. Allontaniamo del tutto ogni paragone con la realtà corporea; quando pensiamo a Dio, non dobbiamo richiamare davanti ai nostri occhi nessuna realtà corporea.
b) Il Padre non è maggiore del Figlio per l'età.
4. Quegli eretici affermano ancora che il Padre è più grande in ragione del tempo, cioè per l'età. Asseriscono infatti che non può in alcun modo avvenire che chi genera abbia la stessa età di colui che nasce. Dicono che è inevitabile che prima esista colui che genera, dal quale possa poi trarre l'esistenza colui che nasce. Ma donde viene questo ragionamento se non dal modo materiale di pensare le cose? Traggono questa loro affermazione da ciò che avviene di regola nella generazione umana. Senza considerare il fatto che tra gli uomini, se il figlio è inferiore per età, il padre è più debole per la vecchiaia. E che, seppure il figlio è inferiore perché nato dopo, però cresce e si rafforza, mentre il padre s'invecchia e si debilita. Ammesso pure questo, se asseriscono che il Padre è maggiore per età, confessino che è inevitabile che il Figlio sia più forte. E se è assurdo - e lo è senz'altro - pensare questa cosa di Dio, la smettano una buona volta di fidarsi del ragionamento umano per spiegare i misteri divini.
L'esempio della lucerna.
5. Sarebbe però un argomento troppo piccolo per convincerli del loro errore, se non potessimo portare qualche prova presa da una creatura visibile, in cui chi nasce ha la stessa età di colui che lo genera. Per scacciare via le tenebre di questo errore portiamo il paragone di una semplice lucerna, che emana una tremula luce da uno stoppino di lino che brucia. Il fuoco arde: come sostanza è fuoco, ma quel che si vede è chiarore. Non il fuoco nasce dal chiarore, ma il chiarore nasce dal fuoco; e tuttavia il fuoco mai è esistito senza il suo chiarore, benché il chiarore nasca dal fuoco. Ma dal momento in cui quel piccolo fuoco ha avuto inizio, è sorto insieme al suo chiarore, che gli è contemporaneo. Il chiarore dunque è contemporaneo al fuoco da cui nasce, cosicché il chiarore sarebbe coeterno se fosse eterno il fuoco.
Per la natura umana Cristo è inferiore al Padre.
6. Non vi sembri, per questo volgare paragone, che abbiamo recato ingiuria al Signore nostro Gesù Cristo. Dobbiamo dunque chiarirvi i passi del Vangelo in cui il Figlio o dice di essere inferiore al Padre secondo una certa natura: fatto obbediente fino alla morte 4oppure si presenta uguale al Padre: Io e il Padre siamo una cosa sola 5Al contrario gli eretici ci dicono: Lo stesso Figlio ha detto: Il Padre è più grande di me; e non vogliono capire che egli ha pronunciato queste parole in quanto costituito nella natura umana, quando, come dice il salmo ispirato: è stato reso di poco inferiore non solo al Padre ma anche agli angeli 6Perché ascoltano volentieri soltanto questa frase? Perché non considerano che egli ha detto anche: Io e il Padre siamo una cosa sola 7Infine tengano presente il contesto della frase: Il Padre mio è più grande di me. Gesù stava per salire al Padre e i discepoli erano rattristati perché li abbandonava secondo la sua natura corporea; ed egli disse loro: Perché vi ho detto: Vado al Padre, la tristezza vi ha riempito il cuore 8. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me 9È la stessa cosa che dire: Sottraggo al vostro sguardo questa natura di servo, nella quale il Padre è più grande di me perché, allontanata dagli occhi del corpo la natura di servo possiate spiritualmente vedermi come Signore.
La testimonianza della Scrittura.
7. Perciò, per la vera natura di servo che aveva assunto, è vero quel che disse: Il Padre mio è più grande di me, perché senza dubbio Dio è più grande di un uomo; e per la vera natura di Dio nella quale rimaneva insieme al Padre, è vero quel che disse: Io e il Padre siamo una cosa sola. Ascese dunque al Padre in quanto uomo, ma rimase nel Padre in quanto Dio, perché si presentò a noi con un corpo senza allontanarsi dal Padre. Dico che è asceso al Padre quel Verbo che si è fatto carne al fine di abitare in mezzo a noi 10; e promise questa sua presenza con le parole: Ecco, io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine dei secoli 11L'apostolo Giovanni dice di lui in quanto Dio: Egli è il vero Dio e la vita eterna 12L'apostolo Paolo dice di lui in quanto uomo: Egli, possedendo la natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio, ma annientò se stesso, prendendo la natura di schiavo 13In quanto Dio così dice Cristo di se stesso: Io e il Padre siamo una cosa sola 14in quanto servo dice: L'anima mia è triste fino alla morte 15.Donde quella sicurezza? E donde questa paura? La prima per la caratteristica propria della sua natura, la seconda per la partecipazione all'infermità che ha assunto.
Conclusione.
8. Nel cercare prudentemente di capire queste cose dalle sacre Scritture, carissimi, sappiamo ben distinguerle quando leggiamo. Ma perché non ci capiti di sbagliare nel distinguerle, chiediamone l'intelligenza dal Signore stesso.

DISCORSO 265/B

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Il motivo della permanenza di Cristo dopo la risurrezione.
1. Il Signore nostro Gesù Cristo, dopo la risurrezione da morte, volendo dimostrare con una prova indiscutibile e inoppugnabile di essere risorto nello stesso corpo nel quale era stato appeso alla croce, rimase con i suoi discepoli per quaranta giorni, entrando e uscendo, mangiando e bevendo 1. Ciò era necessario per confermare nella fede coloro che dubitavano, perché la verità del Vangelo potesse essere predicata ai posteri, per rivelare a coloro che avrebbero creduto in lui la futura incorruttibilità del proprio corpo e l'immortalità in quella eterna beatitudine; e infine per confutare quegli uomini perversi che nei confronti del Signore avrebbero capito e insegnato in maniera diversa da ciò che è conforme alla verità. Infatti dopo la risurrezione ascese al cielo nello stesso identico corpo nel quale, dopo la morte, discese agli inferi. Fissò in cielo la dimora della sua carne ormai immortale che egli stesso si era costruita nel grembo della Madre vergine.
Una obiezione.
2. Ad alcuni appare strano che il Signore abbia detto nel Vangelo: Nessuno è asceso in cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo 2. Come si può dire - affermano - che il Figlio dell'uomo è disceso dal cielo se è stato assunto qui in terra nel grembo della Vergine? Non dobbiamo disprezzare coloro che dicono tali cose, ma istruirli. Credo infatti che si pongono il quesito con sentimenti di pietà, però ancora non sono in grado di comprendere il problema. Ignorano infatti che la divinità ha assunto l'umanità in maniera che Dio e l'uomo formassero un'unica persona; e che l'umanità aderì alla divinità in maniera tale che il Verbo, l'anima e il corpo formassero un unico Cristo. Per questo fu detto: Nessuno è asceso al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo 3.
Cristo Dio e uomo.
3. Ambedue le sostanze si comunicano a vicenda i nomi delle loro proprietà, la divina a quella umana e l'umana a quella divina. Cosicché il Figlio di Dio si può chiamare uomo e il Figlio dell'uomo si può chiamare Dio; ambedue però sono lo stesso e medesimo Cristo. Il Signore nostro Gesù Cristo si è degnato di assumere l'umanità in maniera tale che non ha disdegnato di chiamarsi lui stesso Figlio dell'uomo, come possiamo leggere in molti passi del Vangelo. Disse infatti al beato Pietro: Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo? 4 Gli rispose Pietro, ispirato dallo stesso Cristo, pietra angolare: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo 5Ecco, è presente il suonatore di cetra prefigurato da David: ora è apparso, perché ha toccato i cuori dei suoi e - come ha voluto - ne ha tratto un suono che venisse sentito da tutti. Durante la sua passione, per ammaestrare i giudei con la paura della sua ultima venuta, disse: Vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo 6E in un altro passo: Vedrete gli angeli salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo 7Nel dire salire afferma che lui è in cielo; nel dire scendere afferma che mai sarebbe mancato dalla terra, come aveva anche promesso ai suoi discepoli poco prima di salire al cielo: Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine dei secoli 8.
Cristo è la vita del mondo.
4. Dio amò tanto gli uomini da sacrificare il suo Figlio unigenito per la vita del mondo 9. Se infatti il Padre non avesse consegnato la Vita, noi non avremmo avuto la vita; se questa Vita non fosse morta, la morte non sarebbe stata uccisa. Lo stesso Signore, il Cristo, è la Vita; di lui l'apostolo Giovanni afferma: Costui è il vero Dio e la vita eterna 10. Egli stesso, per bocca del Profeta, condannò a morte la morte dicendo: O morte, sarò la tua morte; sarò il tuo pungiglione, o inferno! 11 Come se dicesse: Io morendo ti ucciderò, io ti annienterò, io ti strapperò ogni potere, io ti toglierò i prigionieri che hai tenuto in tuo possesso. Hai voluto prendermi benché fossi innocente: è giusto che perdi quelli che hai voluto tenere avvinti a te.
Eredi della vita eterna.
5. Perciò la Vita è morta, pur rimanendo tale; è risorta e uccidendo la morte con la sua morte, ci ha donato la vita. La morte dunque è stata assorbita nella vittoria 12 diCristo, che è la vita eterna 13Ha inghiottito la morte - come dice l'Apostolo - perché noi potessimo ereditare la vita 14Per mezzo di Cristo siamo divenuti eredi della vita eterna, per mezzo suo siamo stati liberati dalla morte eterna; anzi siamo certi di essere addirittura sue membra. Nel quarantesimo giorno, cioè oggi, il Signore Gesù ascese al cielo, mentre i suoi discepoli lo stavano a guardare ammirati. Alla loro presenza e mentre parlavano, all'improvviso una nube lo avvolse e fu sottratto ai loro sguardi verso il cielo 15.

DISCORSO 265/C

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Ciascuno difende il proprio tesoro.
1. Celebriamo oggi l'ascensione del Signore al cielo con lo stesso corpo con il quale è risorto. La festa annuale non rinnova il fatto ma lo richiama alla memoria. Saliamo ora insieme a lui con il cuore, abbiamo la certezza che lo seguiremo anche con il corpo. Non per niente ora abbiamo ascoltato l'invito: In alto il cuore; né senza motivo l'Apostolo ci esorta con le parole: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose del cielo, dov'è Cristo, assiso alla destra del Padre: aspirate alle cose di lassù e non a quelle della terra 1Alzatevi dalla terra; non potendo il corpo, voli l'anima. Alzatevi dalla terra: cioè sopportate le avversità sulla terra, pensate al riposo in cielo; comportatevi bene qui, per poter rimanere poi sempre lassù. Non c'è luogo sulla terra dove il cuore possa mantenersi integro; se rimane sulla terra si corrompe. Ognuno, se ha qualcosa di prezioso, cerca di portarlo al sicuro. Qui sulla terra molta gente, anzi tutti, quando sentono avvicinarsi qualche pericolo a causa di guerre, cercano dove poter nascondere tutto ciò che hanno di caro. Non è forse così? Potrà qualcuno tra gli uomini fare diversamente da quanto sto dicendo? Chiunque possiede argento o oro, gemme, monili preziosi, vesti costose, cerca dove nasconderli e certamente per salvare quanto ha. Ma più in alto ponga ciò che ha di più prezioso, lo ponga in alto. E che cosa ha di più prezioso del suo cuore? Con il cuore infatti si posseggono i beni terreni. I bambini infatti che ancora non hanno l'uso dell'intelligenza e della ragione - hanno certo questa facoltà, ma come riposta in un cantuccio; in essi non si è ancora svegliato quanto è stato creato - forse possiedono? Nasce un futuro erede di tutti i beni: benché per diritto tutto sia già suo, tuttavia ancora non entra in possesso delle sue cose, perché ancora non è in grado di possedere. Perciò disse l'Apostolo: Finché l'erede è piccolo, non differisce in nulla da uno schiavo 2La condizione dunque per poter possedere qualcosa qui sulla terra è che abbiamo un cuore, un intelletto, una coscienza, una mente, una ragione, una capacità di pensare, una possibilità di decisione. Ne ho dette tante e tuttavia che cosa ho detto? Chi può comprendere pienamente se stesso? E quanto meno comprenderà il suo Creatore? Presso di lui deponiamo ciò che abbiamo di caro. Osservate bene tutte le cose vostre che avete attorno, fratelli miei, e individuate quello che avete di più caro. Mi rivolgo anche agli avari; ma quanto più facilmente mi ascoltano coloro che non sono avari! Mi provo a convincere gli avari: O tu avaro, che pensi sempre al guadagno, che cerchi affannosamente il lucro da tutte le parti in modo onesto e in modo disonesto, non fai altro che raccogliere presso di te molto fango: stai raccogliendo solo fango e non hai affatto paura di immergerti in esso. Ami i beni terreni. Tu sei un uomo, hai un corpo, hai un'anima. Ti chiedo anzitutto: nel tuo corpo che cosa ami di più? Penso che non troverai niente di più caro nel tuo corpo che gli occhi. Infatti quando si ama molto una persona le si dice: Ti amo come gli occhi miei. Ma facciamo un passo in avanti verso ciò che voglio dimostrare. Fra le membra del tuo corpo non c'è dunque nulla di più caro dell'occhio. Guarda ora i tuoi tesori, osserva che cosa preferisci conservare. Se uno ti dicesse: " Dammi tutto ciò che hai nascosto sotto terra oppure ti caverò gli occhi ", non daresti tutto per salvare i tuoi occhi? Daresti tutto pur di non rimanere cieco in mezzo alle tue ricchezze; non possederesti infatti ciò che non potresti più vedere. La tua avarizia possiede l'oro, una non so quanto meschina e piccola porzione di terra. Con i tuoi occhi invece possiedi il cielo, guardi il sole, misuri le stelle; per mezzo dei tuoi occhi possiedi il mondo intero. Ma perché dire tutte queste cose? Interroga te stesso, sarà la tua anima a risponderti in favore del suo corpo: " Da' via tutto, pur di conservare le mie finestre ". Questo ti dice la tua anima: " Ho sul tuo volto due finestre, attraverso di esse vedo questa luce. Da' via l'oro ma non far chiudere queste mie finestre ". In conclusione, sei disposto a dar via tutto per conservare i tuoi occhi.
La ragione umana è più preziosa degli occhi stessi.
2. Certamente niente ti è più caro quanto gli occhi; niente, considerando però solo il corpo. Infatti ti mostro che hai qualcosa ancora più cara dei tuoi occhi. Devi confessare che ciò a cui sto ora parlando, è a te più caro degli stessi tuoi occhi. Ciò a cui sto parlando - ripeto - non ciò attraverso cui parlo. Attraverso l'orecchio raggiungo la tua intelligenza, per mezzo dell'orecchio stimolo la tua intelligenza, attraverso la parola parlo alla tua intelligenza, è la tua intelligenza che esorto, è la tua intelligenza che arricchisco. Interrogo la tua intelligenza su se stessa; t'interrogo in questo modo. Già prima dicevo che se uno ti volesse togliere una di queste due cose: o il tesoro o gli occhi, tu sceglieresti di conservare gli occhi; benché amareggiato, saresti disposto a perdere il tesoro per non perdere gli occhi. Ora ti interrogo riguardo agli occhi. Sarebbe gran felicità se ti fosse permesso di conservare sia gli occhi che l'intelligenza. Ma se non fosse possibile conservare ambedue le cose e ti si proponesse una scelta: " Scegli ciò che è meglio tra il perdere gli occhi del corpo oppure l'intelligenza, se perdessi l'intelligenza, ti ritroveresti un animale; se perdessi gli occhi, conserveresti l'intelligenza, potresti essere ancora un uomo. Parla, scegli ciò che vuoi. Che cosa desideri essere: un uomo che non vede o un animale che vegeta? Avete acclamato, avete fatto una scelta. Con che cosa avete visto la scelta che avete fatto? Che cosa vi ho fatto vedere per farvi uscire in acclamazioni? Vi ho fatto vedere forse dei bei colori, delle belle forme, oro o argento? Ho presentato forse dei gioielli al vostro sguardo? Niente di tutto questo; e tuttavia avete acclamato e acclamando avete dato la prova di aver scelto. A farvi vedere ciò che avete scelto è stata la vostra intelligenza: ad essa io sto parlando. Ebbene, con quella stessa intelligenza con cui hai scelto dopo aver ascoltato la mia parola, credi anche alla parola di Dio. Quando ti si dice: In alto il cuore, questo devi intendere e fare. Pensa ai Cristo che siede alla destra del Padre; pensa che verrà a giudicare i vivi e i morti. Pensi la fede: la fede è nella mente, la fede è nel profondo del cuore. Guarda colui che è morto per te: osservalo mentre sta ascendendo al cielo, amalo mentre sta soffrendo; osservalo mentre sta ascendendo al cielo e aggrappati a lui morente. Hai la caparra della grande promessa che ti ha fatto il Cristo: quanto ha fatto oggi, cioè la sua ascensione, è per te una promessa. Dobbiamo sperare che risorgeremo e saliremo al regno di Dio e rimarremo per sempre lì con Dio, vivremo eternamente, saremo nella gioia senza alcuna mestizia, rimarremo lì senza alcuna noia. Lì non ti sarà detto: " Guardati dal male ", ma: " Possiedi il bene! ". È grande cosa quanto ci vien promesso. Quando avrebbe mai osato promettere a se stessa queste cose la pusillanime e debole natura mortale? Quando avrebbe osato promettersele questo putridume? Riflettendo a ciò che è, quando avrebbe potuto promettere a se stesso queste cose? Ma le ha promesse Dio. Affinché tu creda - ha detto in sostanza - che salirai a me, prima io scendo da te; e affinché tu creda che vivrai di me, prima io muoio per te.

DISCORSO 265/D

ASCENSIONE DEL SIGNORE
L'eresia manichea sul corpo di Cristo.
1. Abbiamo ascoltato la lettura del santo Vangelo; pieni di meraviglia abbiamo: creduto e credendo ci siamo ancor più meravigliati per il fatto che il Signore è apparso dopo la risurrezione dai morti, ha mostrato se stesso come testimonianza a persone che sarebbero morte, come esempio a persone che sarebbero risorte. Apparve a persone che avevano perso ogni speranza, le quali, piene di timore [alla sua vista] credevano di vedere uno spirito 1. C'è un'eresia diabolica che anche oggi afferma quanto allora credettero i discepoli: i manichei dicono che Cristo Signore fu uno spirito, non un corpo, e che in tutto ciò che è avvenuto, egli ha agito in figura di corpo e che ogni azione fisica in lui è stata una parvenza, non una realtà. Permettete che parli un poco a costoro, poiché forse qualcuno di essi si nasconde anche in mezzo a voi, non voglio trascurarlo, prendendo l'occasione dalla lettura fatta.
Ostinatezza dei Manichei.
2. Che cosa affermi, o manicheo - chiunque tu sia -, che cosa affermi? Cristo - risponde - fu uno spirito, non ebbe un corpo, ma si presentò in sembianze di corpo. Accetto per ora la sfida, accetto di combattere con costui per farne, se potrò, un credente. Tu dunque affermi che Cristo ebbe solo l'apparenza, che fu uno spirito, non un corpo? Proprio così, rispondi. Questo - ti ribatto - lo credettero dapprima anche i suoi discepoli. Non mi arrabbio dunque gran ché per il fatto che anche tu hai sbagliato; ma certamente sei da condannare perché, anche dopo che essi sono stati corretti, tu rimani nell'errore. Dunque Cristo fu uno spirito e non ebbe un vero corpo? Io ho accettato di discutere con te, tu ora ascolta uno che ti può fare da maestro; ripeto: ascolta un maestro, non me, ma lui. Andate, parlate, fate discorsi, predicate, insegnate, introducetevi nelle case e seducete donnicciuole cariche di peccati 2datevi da fare per insegnare che Cristo fu uno spirito e non ebbe carne e ossa. Ascoltate le sue stesse parole: Perché siete così turbati e perché i dubbi affiorano nei vostri cuori? Guardate le mie mani e i miei piedi... Palpatemi e osservate: uno spirito infatti non ha carne ed ossa come vedete che ho io 3. Perché non sei d'accordo con queste parole? Sei cristiano? Se sei cristiano, ascolta Cristo che dice: Perché i dubbi affiorano nei vostri cuori? Guardate le mie mani e i miei piedi... Palpatemi e osservate: uno spirito infatti - cioè ciò che credete che io sia - non ha carne ed ossa come vedete che ho io. Ancora non sei d'accordo? Se ancora non sei d'accordo, pensa se per caso non ci sia niente di male a credere che Cristo fu uno spirito mentre invece aveva una vera carne. Se non ci fosse niente di male a credere questo, il Signore avrebbe lasciato i suoi discepoli in quello stesso errore. Non sottovalutare una ferita che tale medico si preoccupò di risanare. Se quei dubbi non fossero stati dannosi come i rovi nel campo del Signore, l'agricoltore non li avrebbe estirpati con mano diligente (come invece ha fatto). Ma mentre i discepoli si sono ricreduti, i manichei vi sono caduti a precipizio. Quel dubbio passò fugacemente nel cuore dei discepoli, mentre s'impossessò da padrone dei cuori dei manichei, li ha invasi come un nemico.
Cristo: Verbo, anima e corpo.
3. Fratelli, se qualcuno avesse dubbi su queste cose, si curi: ascolti la verità, la smetta di opporsi ad essa. Cristo è Verbo, anima e corpo. Ogni uomo è formato di anima e corpo: Cristo è Verbo e uomo. Se è Verbo e uomo, è formato dal Verbo, dall'anima e dal corpo. Non sono tre persone il Verbo, l'anima e il corpo: neanche tu difatti, che sei composto di anima e di corpo, sei due persone. Tu, che sei composto di un'anima e di un corpo, sei un unico uomo; lui, che è composto del Verbo, di un'anima e di un corpo, è un Cristo solo. Alcune volte parla in quanto Verbo e tuttavia è un medesimo Cristo che parla; altre volte parla in quanto anima e tuttavia è un medesimo Cristo che parla; altre volte infine parla in quanto corpo e tuttavia è un medesimo Cristo che parla. Proviamo queste affermazioni con esempi tratti dalle sacre Scritture. Ascolta Cristo che parla in quanto Verbo: Io e il Padre siamo una cosa sola 4; che parla in quanto anima: L'anima mia è triste fino alla morte 5; che parla in quanto corpo: Era necessario che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno 6. In che cosa doveva risorgere se non in ciò in cui poté essere sepolto? È risorto in quello stesso elemento in cui morì. Cerca la morte nel Verbo: mai poté accadere. Cerca la morte nell'anima: non è mai accaduto perché non ci fu peccato. Cerca la morte nel corpo: qui, sì, ci fu la morte; e perciò fu vera risurrezione, perché ci fu vera morte. Lì ci fu morte.. E come poté esserci, se non ci fu peccato? In questo caso ci fu una pena senza colpa, perché a noi venissero rimesse e colpa e pena.
Perché Cristo morì pur essendo innocente.
4. Perché ti meravigli del fatto che Cristo sia morto, pur non avendo minimamente peccato? Volle restituire a posto tuo ciò di cui non era debitore, per liberarti dal debito. Una volta indotto in inganno, per diritto il diavolo teneva in suo possesso il genere umano: teneva in suo possesso ciò che aveva preso; aveva preso ciò che aveva tratto in inganno. Nel suo corpo mortale Cristo portò il sangue da versare, al fine di cancellare con esso le cambiali dei peccati. Il diavolo ancora terrebbe noi, peccatori, in suo possesso, se non avesse ucciso l'innocente. Ora invece guardate come giustamente gli si può dire: Hai ucciso colui che non ti doveva niente, lascia andare i tuoi debitori.Ecco - dice Cristo - sta per venire il principe di questo mondo, ma in me non troverà niente. Come sarebbe a dire: non troverà niente? Non hai un'anima? Non hai un corpo? Non sei anche il Verbo? Tutte queste cose sono niente? Non sia mai! Ma niente è suo nel senso che niente è peccato. Lui è il principe dei peccatori: il principe dei peccatori in menon troverà niente. Non ho commesso peccato, non ho ereditato niente da Adamo, io che sono venuto a voi nascendo da una vergine. Non ho aggiunto altri peccati, perché non ho avuto il peccato [d'origine] al quale potessi aggiungerne altri; vivendo da giusto non ho commesso alcun peccato. Venga pure e, se può, cerchi in me qualcosa di suo. Ma niente di suo troverà in me: non ho alcun peccato; sono nato innocente, sono vissuto innocente. Venga pure, non troverà niente. Perché allora muori se, venendo,non troverà niente? E Gesù risponde perché muore: Ecco, sta per venire il principe di questo mondo, ma in me non troverà niente. E, come se gli domandassimo: Perché allora muori? risponde: ma perché tutti riconoscano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, partiamo di qui 7verso la passione, per fare la volontà del Padre buono, non perché debba pagare un debito al principe del male.
La croce di Cristo fu trappola per il diavolo.
5. Allora perché ti meravigli? Certamente Cristo è la vita: perché è morta la vita? Non è morta l'anima, non è morto il Verbo, ma è morto il corpo, perché in lui morisse la morte. Avendo subito la morte, uccise la morte: incastrò nel laccio il leone che era andato all'esca. Se il pesce non fosse avido di preda non verrebbe preso nell'amo. Il diavolo fu avido di morte, fu ingordo di morte. La croce di Cristo fu per lui una trappola; la morte di Cristo, anzi il corpo mortale di Cristo, fu come l'esca nella trappola. Il diavolo venne, afferrò l'esca e fu preso. Ecco che Cristo è risorto: dov'è più la morte? Per il suo corpo è già detto quanto per il nostro si dirà solo alla fine: La morte è stata assorbita dalla vittoria 8Era corpo, ma non era più corpo corruttibile. La natura rimane la stessa, cambiano le proprietà. La sostanza è la stessa di prima, ma ora non c'è alcun difetto, nessun impedimento, nessuna possibilità di corruzione, nessuna necessità, niente di mortale, niente di terreno secondo le nostre conoscenze. Veniva toccato, tastato, palpato ma non poteva più essere ucciso.
Gli Apostoli non erano stati ancora confermati dall'alto.
6. Ascolta ancora. Cristo ascende in cielo, viene sottratto alla vista dei discepoli. Li rende osservatori e ne fa dei testimoni 9. Vien detto loro: Perché state [guardando verso il cielo]? Quel Gesù che vi è stato sottratto verrà allo stesso modo 10Che cosa significa: Allo stesso modo? Allo stesso modo, cioè nella stessa forma, nello stesso corpo:Vedranno colui che hanno trafitto 11. Verrà allo stesso modo con cui voi l'avete veduto salire al cielo 12Lo videro con assoluta certezza, lo toccarono proprio, lo palparono; confermarono la loro fede sia guardandolo che toccandolo; lo accompagnarono con lo sguardo mentre veniva portato in cielo; ascoltarono attentamente, come si ascolta una testimonianza, la voce dell'angelo che preannunziava il ritorno futuro di Cristo. Tuttavia, pur avendo vissuto in prima persona tutti questi avvenimenti, il solo fatto di vederlo o l'aver potuto solo toccare con mano le membra del Signore non era sufficiente per diventare testimoni di Cristo e per essere pronti a sopportare con fortezza ogni avversità per la predicazione della verità e a combattere fino al sangue contro la menzogna. Chi ha dato loro l'aiuto [per fare tali cose]? Ascolta il Signore: Voi rimanete in città fino a quando non sarete rivestiti di forza dall'alto 13. Mi avete visto e mi avete toccato; ma ancora non avete la forza di predicare e di morire in testimonianza di ciò che avete visto e toccato, fino a che non sarete rivestiti di forza dall'alto. Or vadano pure gli uomini e se sono capaci di fare qualcosa l'attribuiscano pure alle proprie forze. Pietro c'era ma ancora non era stato confermato come roccia; non era stato ancora rivestito di forza dall'alto: poiché nessuno può ricevere se non ciò che gli fu dato dal cielo 14.
Da te puoi fare solo il male.
7. La Verità stessa, fratelli, ci faccia persuasi di questa verità: nessuno sì vanti delle proprie forze, nessuno s'insuperbisca per la propria libera volontà. Tu da solo sei capace di peccare; per agire bene hai bisogno di uno che ti aiuti. Di': Sii il mio aiuto, non abbandonarmi 15. Guai a te se ti abbandonasse. Quando ti abbandona a te stesso, a chi ti abbandona se non ad un uomo? Non tremi di paura quando ascolti le parole: Maledetto chiunque pone la sua speranza nell'uomo 16Cristo Signore, come ho detto, è Verbo, anima e corpo; ivi c'è Dio e ivi ci sei anche tu, ma il tutto è un unico Cristo. In che senso ci sei anche tu? In base a quale merito umano, in base a quale decisione di libera volontà umana il Signore assunse la natura umana, il Verbo si rivestì della natura umana? Quale merito precedente ha avuto la sua natura umana? O forse dirai che, non so dove, un tempo in qualche parte Cristo viveva rettamente e che vivendo rettamente meritò di essere assunto dal Verbo e di diventare una sola cosa con il Verbo e di nascere dalla Vergine? Per carità, per carità! Togli questo pensiero dalla mente dei cristiani, Signore Dio nostro! Lo vediamo come Unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità 17. Il Verbo infatti non aveva di che morire per te. Era necessario che Cristo morisse per te ma nel Verbo non c'era nulla che potesse morire per te: poiché in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 18, vita semplicissima, senza carne né sangue, senza alcuna mutabilità. Quale enorme distanza dalla morte! E quindi quanta misericordia! Maria, sì, era del genere umano: vergine, ma creatura umana; santa, ma creatura umana. Il Signore invece, il Verbo unigenito, ha assunto per te un corpo, per poterlo sacrificare per te. Lo ha assunto per te, dalla tua stessa natura, poiché non aveva nella sua natura un corpo in cui potesse morire per te. Tu non avresti potuto vivere, lui non avrebbe potuto morire. O grande scambio! Tu vivi della sua vita perché egli è morto nella tua natura.

DISCORSO 265/E

ASCENSIONE DEL SIGNORE
FRAMMENTO
Verrà il giorno del giudizio.
1. ...effuse. Ve l'ho concesso. Il prezzo pagato per voi uscì dal suo fianco. Fu appesa al legno della croce la borsa del vostro riscatto. Vi ho concesso dunque il sangue di Cristo. Vi ho concesso la sua risurrezione. Vi ho concesso lo Spirito Santo da lui inviato. Vi ho concesso la Chiesa che si è diffusa su tutta la terra. Vi ho promesso che gli idoli sarebbero stati infranti, i templi dei demoni sarebbero stati distrutti. È avvenuto. Ve l'ho concesso. Vi ho promesso che gli eretici avrebbero messo alla prova ma non distrutto la Chiesa, che la vite non sarebbe stata tagliata, ma solo potata di alcuni tralci inutili già troncati dalla vite. Anche questo ve l'ho concesso. È avvenuto. Ho promesso che alcuni martiri avrebbero dato il loro sangue e che sarebbero stati premiati. L'ho concesso. Sono ancora debitore verso di voi soltanto del giorno del giudizio. Perché avete fretta? Anche questo vi verrà concesso. Magari voi foste preparati come è certo che quel giorno verrà!
Umiliazione ed esaltazione di Cristo.
2. Rivolgendoci a Cristo abbiamo cantato: Tu, Signore, domini su tutta la terra, sommamente esaltato sopra tutti gli dèi 1. Chi è stato esaltato se non chi era stato umiliato? Guardalo umiliato e guardalo esaltato. L'Apostolo te lo presenta in tutti e due i modi. Fu esaltato fin dall'inizio, poiché in principio era il Verbo 2. Questa sua sublimità non ha inizio, non ha tempo, poiché per mezzo di lui è stata fatta ogni cosa 3. Che cosa dice ancora di lui l'Apostolo? Egli, pur essendo di natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio 4; essendo uguale a Dio per natura, non lo era per rapina. Non rivendicò a sé l'uguaglianza con Dio, ma sempre fu uguale a Dio perché nato uguale a Dio; perciò, pur essendo di natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio. Hai udito della sua ineffabile grandezza. Ascolta anche la sua umiltà. Continua l'Apostolo: annientò se stesso. In che modo? Perse la sua natura? No. Ma come annientò se stesso? Non lasciando la sua natura, ma prendendo una natura che non aveva. Ascolta l'Apostolo che spiega questo fatto. Dopo aver detto: annientò se stesso, come presupponendo una nostra domanda: In che modo? (aggiunse: assumendo la natura di servo); non lasciando la natura che aveva ma prendendo una natura che non aveva; rimanendo nella natura divina e assumendo la natura di servo. Il suo annientamento consistette nell'accettare la debolezza, non nel perdere la sua potenza. Si annientò assumendo la natura di servo. Nell'interno di Cristo uomo si nascondeva Dio. Se fosse stato possibile vedere chi era veramente quell'uomo, non sarebbe stato crocifisso 5. Se non fosse stato crocifisso quell'uomo, non sarebbe stato sparso quel sangue; se non fosse stato sparso quel sangue, il mondo non sarebbe stato salvato. Perciò annientò se stesso assumendo la natura di servo e fatto simile agli uomini. - Non è stato " fatto " nella natura divina, poiché per mezzo di lui è stata fatta ogni cosa; per questo non si può dire: Il Verbo fu fatto. Perciò colui che ha fatto tutte le cose è stato fatto affinché non andasse perduto ciò che aveva fatto. - E fatto simile agli uomini; dopo che ebbe rivestito la natura umana, umiliò se stesso ancor di più, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Ecco fino a che punto si è umiliato! Ma che cosa segue? Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e negli inferi, ed ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo è nella gloria del Padre 6Sommamente esaltato sopra tutti gli dèi, tu solo [Signore], domini su tutta la terra 7.
Differenza tra Cristo e gli altri uomini.
3. Sommamente esaltato sopra tutti gli dèi. Sopra quali dèi? Qui infatti si parla di dèi. Ce lo dice il salmo: Dio sta nel consesso degli dèi 8chiamando dèi gli uomini nati dall'uomo. Ma questi sono figli adottivi. Cristo è figlio per natura, gli altri uomini sono figli per grazia; Cristo è l'unico Figlio per natura, tutti gli altri lo sono per grazia. Il Signore nostro Gesù Cristo è Figlio per natura in quanto è il Verbo. Chi sono i figli di adozione? Gli altri che hanno creduto in lui. Gli altri sono uomini, è uomo anche lui, peròsommamente esaltato sopra tutti gli dèi 9Corre molta differenza tra te e gli altri. Tu sei nato, anch'essi sono nati, ma un conto è il nascere come condizione propria, un conto è il nascere per compassione. Tu sei morto, anch'essi muoiono: ma un conto è il morire per necessità di natura, un conto è il morire per benevolenza. Tutti moriamo per necessità di natura, Cristo solo è morto per benevolenza. Tutti siamo nati per la nostra propria condizione, Cristo solo è nato per compassione. Dunque sommamente esaltato sopra tutti gli dèi, perché uomo sei tu e uomini sono gli altri; quasi si possono paragonare a te, però un conto è il parto verginale, un conto è il concepimento nella concupiscenza. Tu sei risorto, anch'essi risorgeranno, ma un conto è dire: Il suo corpo non vide la corruzione 10, e un conto: Fu sepolto con i suoi padri e vide la corruzione 11. I corpi di tutti coloro che muoiono vengono consegnati alla corruzione; tu sei risorto al terzo giorno, la corruzione non poté minimamente agire sul tuo corpo. Hai preceduto in cielo gli altri, ti sei seduto alla destra del Padre; tutti ti riconoscono e danno gloria: gli angeli, gli uomini, i cieli, la terra, gli inferi.
Cristo e la Chiesa.
4. Giustamente e con somma verità il profeta ha detto di lui: Sommamente sei stato esaltato sopra tutti gli dèi 12Queste parole infatti: Sommamente sei stato esaltato sopra tutti gli dèi, sono state dette in riferimento a quanto vediamo che si è adempiuto - e anche qui si adempie: Ascolta, figlia, e osserva 13 -cioè: Innalzati, Dio, sopra i cieli 14A chi si è riferito il profeta dicendo: Sommamente esaltato sopra tutti gli dèi? A Cristo. E che cosa dice della Chiesa? E su tutta la terra la tua gloria. Innalzati sopra i cieli, o Dio. Noinon abbiamo veduto il Cristo, lo hanno veduto gli Apostoli. Essi erano presenti. Egli li condusse sul monte degli Olivi 15, e ad una loro domanda sulla fine del mondo rispose: Non sta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato in suo potere. Ma riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà dentro di voi e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e fino ai confini del mondo. Dopo aver detto questo una nube lo avvolse 16Dopo queste parole non volle dire niente altro. Volle che queste fossero le ultime parole, come per raccomandare ardentemente al nostro cuore la sua Chiesa che sarebbe stata costituita su tutta la terra. Molti infatti di lì a poco si sarebbero fatti dei greggi propri, avrebbero radunato discepoli propri, si sarebbero fatti eretici e avrebbero creato divisioni in diversi luoghi. La vite mette più radici se le vengono recisi i tralci. Il tralcio dove viene reciso rimane. La vite cresce, si spande pienamente, mette radici dappertutto. Così ha fatto la Chiesa.
5. Da lì Cristo donò la Chiesa come promise, lo sposo donò la sposa. Innalzati, Dio, sopra i cieli. Quale Dio? A chi abbiamo riferito oggi se non a Cristo le parole: Esaltato sopra tutti gli dèi e la sua gloria su tutta la terra? Quale è la tua gloria? È la tua Chiesa, tua sposa. Dice l'Apostolo: L'uomo non deve coprirsi la testa, perché è immagine e gloria di Dio; mentre la donna è gloria dell'uomo 17. La sposa è gloria dell'uomo. Chi è la sposa di quel re tanto grande? La Chiesa intera. Lo sposo dov'è? Innalzati sopra i cieli, Dio 18. Lo sposo dov'è? Sommamente esaltato sopra tutti gli dèi 19. La sposa dov'è? E la tua gloria sopra tutta la terra. Grande mistero! Siamo invitati alle nozze, anzi noi siamo le nozze stesse. Nelle nozze umane un conto è la sposa un conto gli invitati. Noi invece siamo invitati e sposa insieme. Noi infatti formiamo la Chiesa e siamo invitati nella Chiesa. E a che cosa siamo invitati? Se, carissimi, quanto noi diciamo: La tua gloria sopra tutta la terra, è già avvenuto, se già lo vediamo realizzato, se lo riconosciamo avvenuto, se è una realtà che non può essere negata, quando lo sposo verrà che cosa saremo? Purché però rimaniamo fedeli a quanto abbiamo ricevuto.

DISCORSO 265/F

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Cristo nostro fratello.
1. In questo giorno, fratelli, come sapete, celebriamo la solennità dell'ascensione del Signore. Come avete udito, Cristo è asceso al Padre suo e Padre nostro, al Dio suo e Dio nostro 1. Come abbiamo meritato, di diventare fratelli di Cristo? In nessun modo avremmo potuto sperare di diventare suoi fratelli se egli non avesse assunto la nostra debolezza. Noi siamo diventati suoi fratelli perché egli è diventato uomo. Colui che era nostro Signore si è degnato di essere nostro fratello; nostro Signore da sempre, nostro fratello da un certo momento; nostro Signore nella natura di Dio, nostro fratello nella natura di servo. Infatti, pur possedendo la natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio: ecco il Signore. Come divenne nostro fratello? Annientò se stesso, prendendo la natura di servo 2Se fosse diventato soltanto nostro fratello, sarebbe già tanto. Ma prese la natura di servo, si è degnato di essere servo. Servo nostro o no? Anche nostro. Di se stesso infatti Cristo disse: Non sono venuto per essere servito ma per servire 3Di lui, il Profeta preannunziò che il giusto avrebbe giustificato le moltitudini con il suo servizio 4Ma non insuperbiamoci per questo. In genere qualunque padrone si mette a servire i suoi servi ammalati, per poter riavere dei servi sani che gli prestino i loro servizi. Si mette a servire i suoi servi ammalati per farli guarire. Nostro Signore ha servito degli ammalati. Non ha confezionato con la sua infermità delle medicine per degli ammalati? Per degli ammalati ha effuso il suo sangue, con il collirio del suo sangue ha spalmato, gli occhi di ciechi.
La diversa figliolanza di Cristo e degli uomini.
2. È diventato dunque per bontà nostro fratello colui che per natura è nostro Signore. Disse: Ascendo al Dio mio e Dio vostro, al Padre mio e Padre vostro 5A quali persone. Cristo, comandò di riferire queste sue parole? Va' - disse - di' ai miei fratelli, e poiché sono loro fratello, ascendo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro. Non disse: "Ascendo al Padre nostro ", né: " Ascendo al Dio nostro ". Non è priva di significato ben preciso la frase: Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Questa distinzione indica qualcosa che non debbo lasciare sotto silenzio. Padre mio perché sono il Figlio unigenito; Padre vostro perché per mio mezzo siete stati adottati. Ma perché Dio mio?Cristo non è stato creato, ma è l'Unigenito. Perché allora Dio mio? Lo spiega il Salmo. Dio mio perché ha assunto la natura ,di servo: Dal grembo di mia madre tu sei il mio Dio 6. Se prescindi dal grembo della madre nel quale è diventato uomo, colui al quale ascende non è il suo Dio ma il suo Padre. Padre suo lo è sempre, eterno Padre dell'eterno Figlio, Ma perché potesse essere anche Dio suo fu necessario che, ci fosse di mezzo un grembo materno; così il Profeta poté dire: Tu sei il mio Dio 7Tuttavia non alla stessa maniera come lo è per noi. Infatti Dio è Dio nostro perché, pur essendo noi peccatori, ci ha salvati; è Dio suo invece perché egli divenne uomo, pur senza peccato. Perciò Cristo, arrivato al punto della frase: ascendo a Dio fece la distinzione: ... al Dio mio e al Dio vostro. Dio mio in che senso? Perché sono uomo. Perché allora non dici una volta sola " nostro " se anche tu sei uomo come noi siamo uomini? Ma una cosa è l'uomo senza peccato, venuto a togliere i peccati, un'altra è l'uomo con il peccato, presso il quale [l'uomo senza peccato] è venuto per liberarlo dal peccato. Si tratta qui di una distinzione, non di una separazione. Abbiamo tutti un Padre nei cieli, ma Cristo in modo diverso perché, Figlio unico senza peccato, ci ha adottati. Abbiamo tutti un Dio nei cieli, ma Cristo in modo diverso perché egli è senza peccato mentre noi siamo peccatori.
Facciamo parte di una grande famiglia.
3. [Pur peccatori], siamo stati trattati con quella benevolenza di cui parla l'Apostolo: Eredi di Dio e coeredi di Cristo 8Abbiamo un Padre nei cieli, facciamo parte di una grande famiglia. Di lì il Figlio scese fino a noi per diventare nostro fratello. Non lasciò il Padre quando venne in mezzo a noi né abbandonò noi quando ritornò al Padre. Crediamo in Cristo asceso al cielo, crediamolo presente in mezzo a noi. In che modo è in cielo se è rimasto con noi? In quanto Dio. La mia parola è con me ed è con voi; è con me nella mia mente ed è con voi nelle vostre orecchie. Se la mia parola ha questa possibilità, non la poté avere la Parola di Dio? Discese certo, quando era qui sulla terra. Che cosa significa che discese? Che si mostrò Cristo Gesù. In che modo Gesù si mostrò? Facendosi uomo. Che cosa significa dunque che ascese? Che il corpo di Cristo è stato innalzato in cielo, non che la divinità ha cambiato posto. Dove ascese, di lì discenderà di nuovo; e come è asceso così discenderà. Lo affermano gli angeli, non noi. I discepoli stavano guardandolo mentre Gesù ascendeva e veniva sottratto al loro sguardo. Dissero loro degli angeli: Uomini di Galilea, perché state a guardare? Questo Gesù ritornerà allo stesso modo come lo avete visto salire in cielo 9Che cosa significa: ritornerà allo stesso modo? Verrà a giudicare nella stessa natura nella quale è stato giudicato. Si è reso visibile ai giusti e anche agli empi, e verrà per essere visto e dai giusti e dagli empi. Gli empi potranno vederlo, ma non potranno regnare con lui.
Conclusione esortativa.
4. Festeggiamo dunque questo santo giorno dell'Ascensione a quaranta giorni dalla Risurrezione; insieme a noi lo celebra infatti il mondo intero. E anche la Pentecoste, a cinquanta giorni dalla risurrezione, viene celebrata insieme a noi dalla Chiesa intera sparsa in tutto il mondo. Le celebrazioni che si fanno a venti e a trenta giorni dalla risurrezione sono dunque una consuetudine africana, non hanno un significato liturgico riconosciuto dalla Chiesa intera.





* * *




ASCENSIONE DEL SIGNORE

Solennità



Letture della preghiera notturna dei certosini 



Dai "Discorsi" di Guerrico d'Igny.



"Padre, quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome

coloro che mi hai dato". Gv 17,12. Il Signore pregò così

alla vigilia della sua passione. Tuttavia, non è sbagliato

applicare questa preghiera al giorno dell'Ascensione:

infatti fu quello il momento in cui si separò dai discepoli

che affidava al Padre.



Il Signore che in cielo istruisce e guida i cori angelici

che ha creati, si era associato in terra un gruppetto di

discepoli per istruirli con la sua presenza corporea fino al

momento in cui i loro cuori si fossero dilatati e lo Spirito

avesse potuto ormai guidarli. Così Cristo amava quei

piccolissimi di un amore degno della propria grandezza. Li
aveva distolti dall'amore del mondo e li aveva indotti a
lascìar cadere ogni speranza terrena: ora li vedeva
dipendere unicamente da lui. Ma finché restò tra loro con
il corpo, non prodigò tanto facilmente le espressioni del
suo affetto, dimostrandosi fermo più che tenero, proprio
come si addice a un maestro e a un padre.



2



Quando però giunse il momento della separazione, Cristo fu

quasi sopraffatto dalla tenerezza del suo amore per i

discepoli e non poté più dissimulare l'intensità e la

dolcezza dei suoi sentimenti fino allora celati. Per questo

nel vangelo si legge: "Dopo aver amato i suoi che erano nel

mondo, li amò sino alla fine." Gv 13,1. Allora fu come se
effondesse per i suoi amici tutta la ricchezza del suo
amore, prima ancora di riversare come acqua tutto sé stesso
per i suoi nemici.



In quel momento consegnò loro il sacramento del suo corpo e

del suo sangue e ne istituì la celebrazione: non so se in

questo dobbiamo ammirare dì più la potenza o l'amore di

Gesù. Cristo aveva trovato così un nuovo modo di rimanere

con i discepoli per consolarli della sua partenza: pur

allontanandosi in apparenza col corpo, sarebbe rimasto non
solo con loro, ma addirittura in loro, in virtù del
sacramento. Allora quasi dimentico della propria maestà,
come facendo ingiuria a sé stesso - anche se la gloria
della carità consiste nell'umiliarsi per gli amici - il
Signore con meravigliosa condiscendenza lavò i piedi agli
apostoli; con un solo atto dette l'esempio dell'umiltà e il
sacramento del perdono.



3



Sempre in quella circostanza, dopo averli a lungo

incoraggiati, li affidò al Padre. Felici loro che avevano

per avvocato lo stesso giudice! Per essi prega colui che si

deve adorare, con lo stesso amore che ha colui che viene

implorato: il Padre, con cui Cristo è un unico spirito, una

sola volontà e una sola potestà, poiché Dio è uno. E'
naturale che tutto quello per cui Cristo prega si realizzi,
perché la sua parola è atto e la sua volontà efficace.
Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste. Cristo
afferma: "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato
siano con me dove sono io." Gv 17,24. Quanta e quale
sicurezza per i fedeli! Quanta fiducia per i credenti! Basta
soltanto che cerchino di non perdere la grazia ricevuta.
Questa sicurezza infatti non è offerta unicamente agli
apostoli o ai loro condiscepoli, ma a tutti quelli che per
la loro parola avrebbero creduto nel Verbo di Dio.



4



"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la

loro parola crederanno in me." Gv 17,20. A voi fratelli, è

stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo, ma

anche di soffrire per lui: Fil 1,29 come quelli che la fede

nella promessa di Cristo corona con assiduo martirio nella

quotidiana lotta contro i vizi; li rende infatti non
inoperosi per la sicurezza ma più ferventi nell'ardore.
Martirio assiduo ma facile; facile ma sublime. Facile,
perché non comanda nulla oltre le forze. Sublime, perché
trionfa di tutta la potenza del nemico che è come un forte
armato. Non è forse facile portare il soave giogo di Cristo
e sublime l'esser coronati nel suo regno? Quale cosa più
facile del portare le ali che portano colui che le porta?
Quale cosa più sublime del volare al di sopra dei cieli ove
è asceso Cristo? Sì, i santi, la cui giovinezza si
rinnoverà come quella dell'aquila, prenderanno ali e
voleranno. Dove? "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno
anche gli avvoltoi". Lc 17,37 sentenzia il vangelo di
Cristo.



5



Dai "Discorsi" di Elredo di Rievaulx.



Per qualche tempo abbiamo celebrato l'evento della

risurrezione del Signore Gesù, secondo una durata pari a

quella che egli trascorse in terra dopo essere risorto.

Eccoci a commemorare il giorno in cui mostrò apertamente

che tutto quello che aveva fatto e patito in questo mondo

l'aveva compiuto per condurci dalla morte in cui eravamo
caduti con Adamo, alla vera vita; da questo esilio alla
patria, in vista di cui fummo creati; insomma per elevarci
al cielo. "Cristo infatti è morto per i nostri peccati", cf
Rm 4,25 è risuscitato per la nostra giustificazione, ed è
salito al cielo per glorificarci. Grazie ai suoi meriti
siamo stati perdonati dalle nostre colpe. A motivo delle
nostre trasgressioni quello che noi non potevamo, lui l'ha
compiuto. Mediante la fede nella sua risurrezione usciamo
giustificati.



6



La nostra fede sbocca nella giustificazione, in attesa di

una ricompensa vertiginosa, perché noi crediamo quello che

non potemmo vedere. Tanto che il Signore disse a Tommaso:

"Perché mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che pur

non avendo visto crederanno!" Gv 20,29. La beatitudine, a

cui aneliamo nella speranza, Cristo volle oggi mostrarla in
sé stesso che ascende al cielo; volle così garantirci la
certezza che noi, sue membra, saliremo là dove lui, il
nostro Capo, è salito. Perciò, fratelli, celebriamo questo
evento lasciandoci invadere dalla gioia: oggi si manifesta
la glorificazione dell'uomo più grande in assoluto. La
nostra natura era talmente degradata e corrotta che il
profeta la dipinge con immagini ferine: "L'uomo nella
prosperità non comprende, è come gli animali che
periscono". Sal 48,21. Questa natura umana in Cristo Gesù,
nostro Signore, fu talmente esaltata che domina su tutto
l'orizzonte creato. Persino i cori angelici convergono a
renderle gloria.



7



Ebbene, fratelli cari: ci preme contemplare con gli occhi

dello spirito Gesù che sale al cielo? Ci urge dentro

l'anelito di arrivare con lui e per lui nel paradiso? Allora

usciamo da questa terra, dirigendo la mente verso un punto

di visuale più alto; applichiamoci a rompere il guscio del

basso sentire e a polarizzare il cuore sul volere divino.
Non collochiamo il risultato nei bassifondi, ossia in
soddisfazioni terra a terra, oppure sulle cime della
superbia; altrimenti il Signore ci dirà: "In verità vi
dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa." Mt 6,2. Ma la
nostra obbedienza a Dio deve fruttificare su un monte
ubertoso, ossia sulle vette della carità, in modo che tutto
quello che facciamo proceda portato dall'amore di Dio.



"Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li

benedisse". Lc 24,50. Ben fortunati quelli che avevano come

compagno il Signore ed ebbero la sorte gratificante di

venire benedetti dalle sue mani. Vedete, fratelli, che

eredità ci ha lasciato il Signore, quando è passato al

Padre? Essa non è legata né all'oro né all'argento né ad
altre realtà provvisorie, ma è la sua benedizione.



8



Per non sprofondare nella malinconia, visto che Gesù si è

allontanato fisicamente, ascoltiamo un altro evangelista

raccontare quello che Cristo disse in quel momento: "Ecco io

sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Mt

28,20. Come sarà possibile visto che ci ha lasciati?



Certo ormai egli non starà con noi tramite una presenza

corporea. Ma lo è secondo la divinità, perché la sua

sollecita tenerezza ce lo rende sempre accanto. "Mentre li

benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Dio giustifica.

Chi condannerò? Cristo Gesù che è morto, che è
risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?" Rm
8,31-33. Carissimi, un compito ci attende: dobbiamo
intrecciare la lotta virile contro le potenze demoniache
insieme con la pace fondata sulla fiducia in Gesù. Non
possono cadere nel vuoto quelli che Cristo sostiene, in
favore dei quali mostra al Padre le piaghe che ebbe a subire
per noi. Niente e nessuno deve ribaltare la nostra speranza.



9

Dal vangelo secondo Marco:

16,14-20



Gesù risorto apparve agli undici Apostoli mentre stavano a

mensa,

e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di

cuore,

perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto

risuscitato.



Dai "Discorsi" di san Leone Magno.



Quaranta giorni dopo la risurrezione, il Signore fu elevato

al cielo sotto lo sguardo dei discepoli e così pose termine

alla sua presenza corporale. Egli rimane alla destra del

Padre fino al termine del tempo stabilito da Dio per

moltiplicare i figli della Chiesa. Allora verrà per

giudicare i vivi e i morti in quella stessa carne in cui
ascese. Perciò quanto del nostro Redentore era visibile,
passò sotto i segni sacramentali; e perché più eccellente
e più forte fosse la fede, la dottrina prese il posto della
visione; e ormai sulla sua autorità sì basano i cuori dei
credenti, illuminati dalla luce divina. Questa fede fu
accresciuta con l'ascensione del Signore e irrobustita col
dono dello Spirito Santo. Perciò i discepoli non temettero
più le catene, le carceri, l'esilio, la fame, il fuoco,
l'essere sbranati dalle fiere; neppure i supplizi raffinati
della crudeltà persecutrice li atterrì. Per questa fede in
ogni parte del mondo, non solo uomini ma anche donne, non
solo fanciulli ma anche tenere vergini, combatterono sino
all'effusione del sangue.



10



Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha guarito le

malattie, ha risuscitato i morti. Gli stessi apostoli, pur

confermati da tanti miracoli e istruiti da tanti discorsi,

erano rimasti spaventati dall'atroce passione del Signore.

La verità della risurrezione divina lì lasciava titubanti

per cui ricavarono un profitto enorme dalla ascensione di
Gesù. Al punto che si mutò per essi in gaudio ciò che
prima li aveva riempiti di spavento. Erano infatti protesi
con tutta la contemplazione dell'anima verso la divinità di
colui che sedeva alla destra del Padre. La vista del suo
corpo non li tratteneva più, ritardando o vietando di
fissare l'apice della mente in colui che discendendo non
aveva lasciato il Padre, né ascendendo si era allontanato
dai discepoli. Perciò, dilettissimi, allora il Figlio
dell'uomo si manifestò Figlio di Dio in maniera più
elevata e più sacra, quando entrò nella gloria maestosa
del Padre; in modo ineffabile cominciò ad essere ancor più
presente con la divinità ora che si era allontanato con
l'umanità. Allora la fede, più consapevole, cominciò ad
accostarsi con la mente al Figlio uguale al Padre, facendo a
meno di sperimentare in Cristo la sostanza corporea, che è
minore del Padre; perché, pur rimanendo la natura del corpo
glorificato, la fede dei credenti in lui era stimolata a
toccare, non con mano di carne, ma con intelligenza
spirituale, l'Unigenito pari a Colui che l'ha generato.



11



Mentre gli occhi dei discepoli seguivano il Signore che

saliva al cielo e lo rimiravano con intensa meraviglia, si

presentarono due angeli rifulgenti per il meraviglioso

candore delle vesti, e dissero loro: "Uomini di Galilea,

perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato

di tra voi assunto in cielo, tornerò un giorno allo stesso
modo in cui l'avete visto andare in cielo". At 1,11. Tutti i
figli della Chiesa venivano ammaestrati con queste parole a
credere che Gesù Cristo verrà visibilmente in quella
stessa carne con cui è asceso; né si può dubitare che
tutto gli sia soggetto, dal momento che il ministero degli
angeli prestò servizio fin dagli albori della sua nascita
corporea. Un angelo infatti annunciò alla beata Vergine che
avrebbe concepito Cristo dallo Spirito Santo, come la voce
dei celesti spiriti proclamò ai pastori la sua nascita
dalla Vergine; le prime testimonianze della sua risurrezione
dai morti furono recate dai nunzi celesti, e allo stesso
modo, per ministero degli angeli, venne predicato che egli
verrà nella carne a giudicare il mondo. Tutto questo
perché comprendessimo quanto numerose saranno le potenze
che lo circonderanno allorché verrà a giudicare, se già
tante lo servirono quando venne per essere giudicato.



12



Esultiamo, dilettissimi, con gaudio spirituale,

rallegrandoci nel presentare a Dio un degno ringraziamento;

solleviamo liberamente gli occhi del cuore a quell'altezza

nella quale si trova Cristo. I desideri terreni non

aggravino più gli animi invitati verso l'alto; le cose

caduche non impegnino chi è eletto a quelle eterne; le
fallaci attrattive non trattengano chi è entrato nella via
della verità. I fedeli passino oltre queste realtà
provvisorie, riconoscendosi pellegrini in questa valle del
mondo, dove anche se sono lusingati da alcune comodità non
devono abbracciarle sfrenatamente, ma superarle con
fermezza.



Anche l'apostolo Pietro ci esorta a una tale devozione; con

quella carità che egli concepì per le pecore di Cristo,

affidate alle sue cure nella triplice confessione di amore

verso il Signore Gesù, ci scongiura: "Carissimi, io vi

esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri

della carne che fanno guerra all'anima." 1Pt 2,11.