venerdì 22 giugno 2012

Sogni d'oro.



Esiste un modo cristiano di interpretare i sogni? E perché la teologia spirituale tace su questo argomento, che invece riscuote una grande attenzione in fenomeni come la New Age e in una quantità di pratiche religiose non istituzionali? La risposta alla prima domanda è positiva; la da’ Gerard Condon, per anni direttore spirituale del Pontificio Collegio irlandese a Roma, che ha conseguito il dottorato sull’opera di Jung alla Pontificia Università Gregoriana  ed è attualmente consigliere diocesano per l’educazione religiosa e docente di spiritualità al St. Patrick College di Thurles.

Condon ha scritto per i tipi del Edizioni Messaggero di Padova una guida cristiana per interpretare i sogni, intitolata “Il potere dei sogni”, in cui sostiene che nella vita cristiana e nella direzione spirituale faccia il suo ingresso l’interpretazione dei sogni. E avanza un’ipotesi molto interessante: “Il metodo junghiano dell’immaginazione attiva ha un significativo precedente nella tradizione cristiana: ricorda infatti latecnica di meditazione proposta da sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi Spirituali”. Un accostamento certamente audace, ma molto interessante. Secondo Condon è opportuno portare il risultato della meditazione sui sogni all’attenzione del direttore spirituale: “In questo modo il processo va oltre la meditazione personale e si affrontano anche le implicazioni pubbliche e comunitarie dell’immagine onirica”. Un intervento esterno è necessario perché “un caposaldo della direzione spirituale cristiana è che nessuno è buon giudice dei propri casi”.

Ma l’interpretazione dei sogni, per capire quale possa essere il segnale che Dio ci manda, “deve essere saggiamente contenuta. L’analisi dei sogni non dovrà dominare gli incontri”. Condon cita anche la pratica dell’incubazione, che rivive nel rituale ebraico del she’eilat chalom: “In questo caso si scrive una domanda su un biglietto, lo si pone sotto il cuscino , e si decide di essere ricettivi al sogno che Dio invierà quella notte”. E’ una pratica che dal punto di vista giudaico-cristiano può apparire un tentativo umano di controllare l’ambito del divino; ma “consapevoli di queste riserve possiamo adattare a nostro uso alcuni principi dell’incubazione onirica”. Prima di addormentarsi raccogliersi in preghiera, affidando a Dio il problema. “Collocare in camera da letto un simbolo religioso rafforzerà la dimensione spirituale dell’esercizio”. Bisogna parlarne comunque al proprio direttore spirituale; e chi vuol può anche “adottare la pratica ebraica di scrivere il problema a cui cercate risposta su un foglietto e metterlo sotto il cuscino”.

Un’ultima notazione riguarda la simbologia, e la croce in particolare, che simboleggia la dolorosa interazione di opposti come bene e male, innocenza e peccato, vita e morte, paradiso e inferno. “Secondo Jung, nella sua forma quaternaria la croce in qualche modo riconcilia quelle tensioni e genera infine una rinascita o risurrezione”. (M. Tosatti)
Fonte: La Stampa