mercoledì 22 agosto 2012

Beata Vergine Maria Regina




 Nell'udienza generale di questa mattina, 22 agosto, a Castel Gandolfo, in corrispondenza con la memoria liturgica, Benedetto XVI ha proposto una meditazione sulla regalità di Maria. La festa di Maria Regina, ha ricordato il Papa, fu istituita dal venerabile Pio XII (1876-1958) con l'enciclica Ad caeli Reginam dell'11 ottobre 1954, al termine dell'Anno Mariano. Papa Pacelli, ricorda ancora Benedetto XVI, affermava in in discorso del 1° novembre 1954 che «Maria è Regina più che ogni altra creatura per la elevazione della sua anima e per l’eccellenza dei doni ricevuti. Ella non smette di elargire tutti i tesori del suo amore e delle sue premure all’umanità».
Con la riforma post-conciliare del calendario liturgico la festa di Maria Regina è stata collocata a otto giorni dalla solennità dell’Assunzione «per sottolineare lo stretto legame tra la regalità di Maria e la sua glorificazione in anima e corpo accanto al suo Figlio».
Troviamo un richiamo al collegamento tra Assunzione e Regalità della Vergine nella costituzione Lumen gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II, al n. 59: «Maria fu assunta alla gloria celeste e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio».
In altre parole, «Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo». Se la festa è d'istituzione relativamente recente, la nozione della regalità di Maria è molto antica. Già nel IV secolo sant'Efrem il Siro (306-373) «afferma, circa la regalità di Maria, che deriva dalla sua maternità: Ella è Madre del Signore, del Re dei re (cfr Is 9,1-6) e ci indica Gesù quale vita, salvezza e speranza nostra». La stessa nozione, molti secoli dopo, ritorna nell'esortazione apostolica del servo di Dio Paolo VI (1897-1978) Marialis Cultus: «Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui Dio Padre, da tutta l'eternità, la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi».
Per noi, oggi, la domanda fondamentale e: «che cosa vuol dire Maria Regina? E' solo un titolo unito ad altri, la corona, un ornamento con altri? Che cosa vuol dire? Che cosa è questa regalità?». Una risposta corretta dev'essere di natura essenzialmente cristologica: la regalità di Maria «è una conseguenza del suo essere unita al Figlio, del suo essere in Cielo, cioè in comunione con Dio; Ella partecipa alla responsabilità di Dio per il mondo e all'amore di Dio per il mondo».
Il problema è che il mondo di oggi ha difficoltà a capire la nozione di regalità, riducendola a «un'idea volgare» per cui un re o una regina «sarebbe una persona con potere, ricchezza». Ma questo, afferma il Pontefice, «non è il tipo di regalità di Gesù e di Maria. Pensiamo al Signore: la regalità e l'essere re di Cristo è intessuto di umiltà, di servizio, di amore: è soprattutto servire, aiutare, amare». Gesù regna dalla croce: è re «soffrendo con noi, per noi, amando fino in fondo». Eppure la sua è una vera regalità, che comprende la funzione di governo, non una semplice metafora: «governa e crea verità, amore, giustizia», ma lo fa nella sofferenza e nel servizio. E lo stesso possiamo dire per Maria: «è regina nel servizio a Dio all'umanità, è regina dell'amore che vive il dono di sé a Dio per entrare nel disegno della salvezza dell'uomo».
Ma, anche per Maria, la regalità non è una metafora. La esercita veramente nella storia. Ma come? «Vegliando su di noi, suoi figli: i figli che si rivolgono a Lei nella preghiera, per ringraziarla o per chiedere la sua materna protezione e il suo celeste aiuto, dopo forse aver smarrito la strada, oppressi dal dolore o dall’angoscia per le tristi e travagliate vicissitudini della vita. Nella serenità o nel buio dell’esistenza, noi ci rivolgiamo a Maria affidandoci alla sua continua intercessione, perché dal Figlio ci possa ottenere ogni grazia e misericordia necessarie per il nostro pellegrinare lungo le strade del mondo».
Se il Figlio è veramente il re, «Colui che regge il mondo e ha in mano i destini dell’universo», la Madre è regina che continuamente intercede per noi presso il trono di Gesù Cristo. Per questo «da secoli, è invocata quale celeste Regina dei cieli; otto volte, dopo la preghiera del santo Rosario, è implorata nelle litanie lauretane come Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini, di tutti i Santi e delle Famiglie». Queste ripetizioni, ci fa notare il Papa, non sono ridondanze o mere curiosità. «Il ritmo di queste antiche invocazioni, e preghiere quotidiane come la Salve Regina, ci aiutano a comprendere che la Vergine Santa, quale Madre nostra accanto al Figlio Gesù nella gloria del Cielo, è con noi sempre, nello svolgersi quotidiano della nostra vita».
Una regina vera, certo in una posizione subordinata rispetto al Divino Figlio: ma una regina che «ha in mano in parte le sorti del mondo», il che ci mostra quanto sia importante affidarci a Lei nelle prove della storia e della vita. (M. Introvigne)

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Di seguito il testo della catechesi del Papa.

BENEDETTO XVI
UDIENZA GENERALE
Cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Mercoledì, 22 agosto 2012
Beata Vergine Maria Regina
Cari fratelli e sorelle,
ricorre oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria invocata con il titolo: “Regina”. E’ una festa di istituzione recente, anche se antica ne è l’origine e la devozione: venne stabilita, infatti, dal Venerabile Pio XII, nel 1954, al termine dell’Anno Mariano, fissandone la data al 31 maggio (cfr Lett. enc. Ad caeli Reginam, 11 octobris 1954: AAS 46 [1954], 625-640). In tale circostanza il Papa ebbe a dire che Maria è Regina più che ogni altra creatura per la elevazione della sua anima e per l’eccellenza dei doni ricevuti. Ella non smette di elargire tutti i tesori del suo amore e delle sue premure all’umanità (cfr Discorso in onore di Maria Regina, 1° novembre 1954). Ora, dopo la riforma post-conciliare del calendario liturgico, è stata collocata a otto giorni dalla solennità dell’Assunzione per sottolineare lo stretto legame tra la regalità di Maria e la sua glorificazione in anima e corpo accanto al suo Figlio. Nella Costituzione sulla Chiesa del Concilio Vaticano II leggiamo così: «Maria fu assunta alla gloria celeste e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio» (Lumen gentium, 59).
E’ questa la radice della festa odierna: Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo. Il grande santo della Siria, Efrem il Siro, afferma, circa la regalità di Maria, che deriva dalla sua maternità: Ella è Madre del Signore, del Re dei re (cfr Is 9,1-6) e ci indica Gesù quale vita, salvezza e speranza nostra. Il Servo di Dio Paolo VI ricordava nella sua Esortazione apostolica Marialis Cultus: «Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende: in vista di lui Dio Padre, da tutta l'eternità, la scelse Madre tutta santa e la ornò di doni dello Spirito, a nessun altro concessi” (n. 25).
Ma adesso ci domandiamo: che cosa vuol dire Maria Regina? E' solo un titolo unito ad altri, la corona, un ornamento con altri? Che cosa vuol dire? Che cosa è questa regalità? Come già indicato, è una conseguenza del suo essere unita al Figlio, del suo essere in Cielo, cioè in comunione con Dio; Ella partecipa alla responsabilità di Dio per il mondo e all'amore di Dio per il mondo. C'è un'idea volgare, comune, di re o regina: sarebbe una persona con potere, ricchezza. Ma questo non è il tipo di regalità di Gesù e di Maria. Pensiamo al Signore: la regalità e l'essere re di Cristo è intessuto di umiltà, di servizio, di amore: è soprattutto servire, aiutare, amare. Ricordiamoci che Gesù è stato proclamato re sulla croce con questa iscrizione scritta da Pilato: «re dei Giudei» (cfr Mc 15,26). In quel momento sulla croce si mostra che Egli è re; e come è re? soffrendo con noi, per noi, amando fino in fondo, e così governa e crea verità, amore, giustizia. O pensiamo anche all'altro momento: nell'Ultima Cena si china a lavare i piedi dei suoi. Quindi la regalità di Gesù non ha nulla a che vedere con quella dei potenti della terra. E' un re che serve i suoi servitori; così ha dimostrato in tutta la sua vita. E lo stesso vale per Maria: è regina nel servizio a Dio all'umanità, è regina dell'amore che vive il dono di sé a Dio per entrare nel disegno della salvezza dell'uomo. All'angelo risponde: Eccomi sono la serva del Signore (cfr Lc 1,38), e nel Magnificat canta: Dio ha guardato all'umiltà della sua serva (cfr Lc 1,48). Ci aiuta. E' regina proprio amandoci, aiutandoci in ogni nostro bisogno; è la nostra sorella, serva umile.
E così siamo già arrivati al punto: come esercita Maria questa regalità di servizio e amore? Vegliando su di noi, suoi figli: i figli che si rivolgono a Lei nella preghiera, per ringraziarla o per chiedere la sua materna protezione e il suo celeste aiuto, dopo forse aver smarrito la strada, oppressi dal dolore o dall’angoscia per le tristi e travagliate vicissitudini della vita. Nella serenità o nel buio dell’esistenza, noi ci rivolgiamo a Maria affidandoci alla sua continua intercessione, perché dal Figlio ci possa ottenere ogni grazia e misericordia necessarie per il nostro pellegrinare lungo le strade del mondo. A Colui che regge il mondo e ha in mano i destini dell’universo noi ci rivolgiamo fiduciosi, per mezzo della Vergine Maria. Ella, da secoli, è invocata quale celeste Regina dei cieli; otto volte, dopo la preghiera del santo Rosario, è implorata nelle litanie lauretane come Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini, di tutti i Santi e delle Famiglie. Il ritmo di queste antiche invocazioni, e preghiere quotidiane come la Salve Regina, ci aiutano a comprendere che la Vergine Santa, quale Madre nostra accanto al Figlio Gesù nella gloria del Cielo, è con noi sempre, nello svolgersi quotidiano della nostra vita.
Il titolo di regina è quindi titolo di fiducia, di gioia, di amore. E sappiamo che quella che ha in mano in parte le sorti del mondo è buona, ci ama e ci aiuta nelle nostre difficoltà.
Cari amici, la devozione alla Madonna è un elemento importante della vita spirituale. Nella nostra preghiera non manchiamo di rivolgerci fiduciosi a Lei. Maria non mancherà di intercedere per noi presso il suo Figlio. Guardando a Lei, imitiamone la fede, la disponibilità piena al progetto d’amore di Dio, la generosa accoglienza di Gesù. Impariamo a vivere da Maria. Maria è la Regina del cielo vicina a Dio, ma è anche la madre vicina ad ognuno di noi, che ci ama e ascolta la nostra voce. Grazie per l'attenzione.

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 Di seguito i testi della liturgia di oggi, 22 AGOSTO
XX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌ

BEATA VERGINE MARIA REGINA (m)


Antifona d'Ingresso 
Sal 44,10
Alla tua destra è assisa la Regina
splendente di oro e di gemme.


Colletta

O Padre, che ci hai dato come nostra madre e regina la Vergine Maria, dalla quale nacque il Cristo, tuo Figlio, per sua intercessione donaci la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cieli. Per il nostro Signore...

 

  
LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura
   Ez 34, 1-11
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.

Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 22 
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.


Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.  

Canto al Vangelo
  Eb 4,12
Alleluia, alleluia.

La parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.


+ Vangelo 
  Mt 20, 1-16
Sei invidioso perché io sono buono?

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi» . Parola del Signore.


Lettura
Nell’ottava della solennità dell’Assunzione, onorando Maria santissima come Regina, riascoltiamo il brano evangelico proclamato nell’Annunciazione. In esso, l’angelo Gabriele rivela alla Vergine che al Figlio da lei concepito “il Signore Dio darà il trono di Davide, suo padre, regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Con il suo Maria diventa Madre del Verbo incarnato, e viene fatta partecipe “di diritto” della stessa regalità messianica. Perciò, se Gesù è salutato dal profeta Isaìa come «Principe della pace», la sua Madre santissima, giustamente, è invocata da tutti noi come “Regina della pace”.
Meditazione
Il salmo responsoriale (Sal 112) che fa da ponte tra la prima lettura e il Vangelo, benedice Dio che “solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi del suo popolo”.Questa benedizione al Dio che “innalza gli umili”la troviamo anche nel Magnificat di Maria e nelle lettere di san Paolo; scritti nei quali l’Apostolo arriva addirittura a “vantarsi” delle sue debolezze, perché “in esse si manifesta la potenza di Cristo” (cfr. 2Cor 12,9-10). La santa Vergine, l’Apostolo delle genti, san Francesco d’Assisi e tutti i Santi che sono stati glorificati per la loro umiltà, non hanno fatto altro che imitare Cristo Gesù, il quale, “pur essendo nella condizione di Dio, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce, e per questo Dio lo esaltò”, facendolo – anche in quanto uomo – Re e Signore di tutte le creature (cfr. Fil 2,6-11). Dunque, la festa di Maria Regina non è la trasposizione versione biblica della fiaba di Cenerentola, ma la celebrazione dell’umiltà come unico itinerario, “la via regale” che il Figlio di Dio ha scelto per salvarci e che propone a coloro che vogliono essere una cosa sola con lui. Proposta che è stata accolta in modo pieno e radicale da Maria, l’umile serva del Signore. Ed è proprio seguendo l’esempio di colei che da “serva” è stata fatta Regina dell’universo, che noi cristiani dovremmo riscoprire e praticare gioiosamente l’umiltà. Questa virtù è tutt’altro che “negativa”; essa è, infatti, incentivo all’impegno generoso di servire, in ogni circostanza, Dio e il prossimo, senza farci bloccare dai nostri limiti; con la certezza paolina che “la potenza (la regalità) di Cristo si esprime proprio nella nostra debolezza”. L’umiltà permette a Dio di ricolmarci dei suoi doni senza che noi ce ne appropriamo, divenendo così capaci di vantarci sempre e soltanto di essere oggetto della sua gratuita ed infinita misericordia.
Preghiera
Ottienici, Maria, tu che ci sei regina e madre, di poter sempre magnificare il Signore con la nostra vita e le tue stesse parole. Chiedi allo Spirito Santo di purificare i nostri cuori da ogni vana gloria, così da poterci sentire guardati sempre amorevolmente da Dio, tuo e nostro Salvatore. Amen.
Agire
Oggi pregherò con più fervore il quinto mistero glorioso, chiedendo per me e i miei cari il dono dell’umiltà.
Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it