martedì 28 agosto 2012

Dieci con Lode



AREZZO — Una supermamma. Dieci figli per Francesca. L’ultimo arrivo in casa Fabbriciani Fiori si chiama Maria Maddalena. La bellissima bimba è venuta alla luce il giorno di San Donato all’ospedale aretino. Un parto prematuro mentre Francesca e la sua super famiglia erano in vacanza in città a far visita ai nonni materni che da oltre trent’anni abitano ad Antria.
Ad Arezzo Francesca ci è cresciuta anche se dopo aver intrapreso il cammino neocatecumenale con la Comunità di Santa Maria delle Grazie ha poi scelto assieme al marito di offrirsi alla missione. Una scelta di Vita che l’ha portata a vivere in Albania e a portare avanti una filosofia di apertura alla vita insuperabile. 
Dieci figli in quindici anni. E’ questo un primato unico più che raro che ha visto dal 1997 Francesca partorire 10 volte mettendo alla luce 6 maschietti e 4 femminucce. In casa è Giuditta la sorella maggiore Lei ha 15 anni. A seguire poi sono arrivati Giosuè (14), Stefano (12), Elia (10), Susanna (8), Giovanni Paolo (7), Abraham (5), Beniamino (3), Miriam (2) fino a Maria Maddalena. L’ultima tappa per la cicogna? “Non è detto – commenta Francesca – non posso dire se ne farò a1tri. Di sicuro accetterò tutti i figli che Dio intenderà donarmi. Sono ancora giovane e l’idea di non avere altri figli mi rattrista. Ma non ho mai pensato di farne otto, dieci o undici. Ho semplicemente sempre accolto con gioia quello che la vita ha inteso offrirmi”.
La 37enne aretina, dopo aver sposato Raffaele, si è trasferita a Brescia e da 8 anni vive in Albania. Lei e il marito sono missionari e là trascorrono la maggior parte dell’anno con la numerosissima famiglia. Vivono ad Alessio, Lezha in albanese, aiutati dalla Comunità e portando avanti i valori della chiesa. “Facciamo catechesi – racconta Francesca – e corsi prematrimoniali. Inoltre mio marito collabora con il locale seminario. I figli vanno a scuola e parlano albanese ed inglese. I più grandi studiano italiano come lingua straniera”. “A fine luglio – continua Francesca – eravamo tornati in Italia per trascorrere qualche giomo di vacanza ad Antna assieme ai nonni. Dovevamo poi ripartire il 6 di agosto per raggiungere i nonni patemi a Brescia ma le doglie mi hanno bloccato ad Arezzo”. E da Antria la corsa è stata lampo fino all’ospedale San Donato dove Maria Maddalena è nata proprio nel giorno del patrono della città. Un segno del destino e per fatalità, in sala parto a far compagnia a Francesca è arrivata anche la cognata.
‘Anche Giada la moglie di mio fratello Giacomo – dice la supermamma – avrebbe dovuto partorire a fine agosto ed invece ci siamo ritrovati in sala parto assieme”. In casa Fabbriciani senjor a Maria Maddalena il gioro dopo si è quindi aggiunta la cuginetta Camilla. Per nonno David Fabbriciani e nonna Giusy è stata festa doppia. E record su record i nonni di Antria hanno raggiunto il traguardo di 15 nipoti. Ai dieci di Franoesca, e alla primogenita di Giacomo si aggiungono altri quattro nipoti del figlio Matteo anche lui missionario in Oriente.
Famiglie numerose alimentate dall’affetto dei familiari e fortificate dai sani valori di fratellanza e umanità . “A casa nostra – conferma Francesca – siamo un team. Il lavoro è di squadra. I più grandi aiutano i fratellini e le sorelline più piccole. Gestire la famiglia è solo questione di abitudine. Non credo che sia maggiormente difficoltoso rispetto a un nucleo familiare minore”. Di sicuro però le pentole sono più grandi e fin dalle prime ore del mattino in casa c’è un gran via vai. Dalla colazione alla cena c’è da preparare di tutto e da combattere con i panni ed il ferro da stiro.
“L’addetto alla lavatrice – confida con un pizzico di sollievo Francesca – è mio marito. Di lavaggi ne facciamo due al giomo. Spetta a me poi il compito di stirare anche se non mi piace e lo faccio a giorni alterni per evitare di accumulare le masse”. In cucina invece chi pensa al cibo? “In genere – dice la mamma da guinness – preparo a pranzo mega porzioni di pastasciutta. A cena invece solo un secondo di carne o pesce assieme ad un abbondante contorno. L’mportante è organizzarsi. Quando si è preso il ritmo non è difficile come può sembrare dall’esterno. In famiglia c’è sempre chi è pronto a intervenire in soccorso del fratello più piccolo. I più grandi collaborano soprattutto nelle pulizie e nel tener d’occhio i fratellini minori”. Un lavoro di squadra, fino ad oggi alternato tra gravidanze e parti che di sicuro hanno fatto correre veloci le giornate a casa Fabbliciani-Fiori contornati dall’affetto della Supermamma Francesca e dall’energia di babbo Raffaele. (A.Bindi)
fonte: http://www.corrierediarezzo.it/

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Di seguito una lettera scritta dai coniugi Raffaele e Francesca Fiori. Assolutamente da leggere!!!
 Lettera dall'Albania
 

Qualche giorno fa ho avuto l'ennesima grazia non prevista: ero andato a Scutari insieme ad alcuni fratelli di Taranto esperti di impianti di riscaldamento e di condizionamento per verificare la possibilità e la convenienza di sistemare i nuovi ambienti del neonato seminario Redemptoris Mater di Lezhe (Albania).
Terminato quanto programmato, all'uscita del negozietto di condizionatori ecc. ci troviamo di fronte al neonato monastero di clausura delle clarisse. Il luogo che la Provvidenza ha designato per incastonare il cuore della chiesa albanese è davvero una catechesi sul disegno di amore che Dio ha per l'umanità. Il monastero è situato nella vecchia sede della "Sigurimi" (polizia segreta politica micidiale) fino al 1997 e delle carceri ove i prigionieri venivano torturati e se non uccisi smistati nelle varie località per i lavori forzati.
Prima del regime questo edificio era il convento dei francescani. Torturati, uccisi e cacciati, vescovi, frati, sacerdoti, seminaristi, laici e suore (è in corso il processo di beatificazione per circa 50 martiri) il regime si appropria il tutto e lo trasforma, lo amplia, lo deforma, ne fa tenebra e terrore. Ora è stato da poco restituito ai legittimi proprietari, in una ala, da un mese circa vi sono le Clarisse e l'altra sarà lasciata «aperta» come luogo sacro e di preghiera per tutti.
Grazie ad un sacerdote che ci accompagnava (don Raffaele Gagliardi del Redemptoris Mater di Roma, da 8 anni circa in missione in Albania nella diocesi di Scutari) siamo riusciti ad entrare e a visitare questo luogo. Chi mi conosce bene sa che mi commuovo facilmente, penso sia un dono, e quindi mi sono subito commosso. All'ingresso una croce. Appese al braccio destro delle manette, più che svolgere la loro funzione sembravano fatte per far male e per trasmettere il freddo del ferro attraverso i polsi al cuore, al cervello di chi le portava. Appeso al braccio sinistro uno strumento di tortura con un minuscolo macinino per produrre scosse elettriche solitamente agganciato alle orecchie. Guardiamo le celle, le sale degli interrogatori, i bagni, tutto semi distrutto ma tutto così vero. Passiamo attraverso un corridoio e la suora che ci accompagna ci dice che dalle testimonianze che tuttora stanno raccogliendo, questo corridoio era un fiume continuo di sangue.
Non è un museo dell'orrore, è oggi un luogo sacro dove molti fratelli un tempo hanno versato il sangue in comunione con quello di Cristo.  
Poi usciamo e saliamo al quartier generale. Un salone gigantesco (forse cosi a me sembrava dopo aver visto le celle). Qui si prendevano le decisioni. Da qui è partito tanto male.
Mi venivano in mente le domande del libro "Memoria e identità" di Giovanni Paolo Il, mysterium iniquitatis. Perché? C'è un limite?
... Il male subìto sulla propria pelle non si può dimenticare, si può solo perdonare.
"Croce gloriosa, albero di vita eterna, pilastro dell'universo, ossatura della terra la tua cima tocca il cielo e nelle tue braccia aperte brilla l'amore di Dio".
Nell'uscire, dopo un Padre Nostro, ho chiesto a Don Raffaele cercando di non guardarlo negli occhi per nascondere la commozione: Faremo qui, al quartier generale, una Eucaristia!
E' difficile per me scrivere la mia esperienza in Albania e forse devo chiedere perdono a quanti me lo hanno chiesto. Solitamente delego a mia moglie.
Forse perché ho paura di non fare bella figura, di non essere all'altezza, di essere frainteso, di scrivere qualcosa che possa offendere qualcuno. A volte preferirei tenermi tutto chiuso nel cuore perché temo che questo amore che sento possa scappare, possa scivolare, possa svanire se lo racconto. Perché è questa la mia esperienza in Albania da oltre un anno.
 
Amore. Amore a me, al mio matrimonio, ai miei figli, alla mia storia di peccati, di sbagli, di tradimenti, di viltà.
Perché Dio dà a me tutto questo?
Certo, i problemi non mancano: il freddo, il caldo, la luce e l'acqua che se ne vanno, il lavaro che non c'è, la precarietà assoluta, la lingua, le tentazioni, i fallimenti apparenti di catechesi, missioni popolari, "traditio" di casa in casa ... , le strade il fango, le pantegane, gli scarafaggi, le zanzare elefanti ecc.., le prese per il culo, le diffamazioni, lo scoraggiamento dilagante.
Ma tutto mi pare nulla rispetto a quanto ha sofferto e sta soffrendo questo popolo.
lo che ho sempre pensato di avere avuto poco, mi scopro cresciuto col sederino nel burro, che qualcuno ha un concetto diverso dal mio di precarietà, di povertà, di vita. Quanta povertà vedo tutti i giorni. Quante ingiustizie. Quanta paura. Quanta disperazione. Che posso fare io Signore qui? Vieni presto Signore. Perché io sono solo di impedimento alla tua opera.
Donami Signore una lingua da discepolo, perché possa portare allo stanco una parola di sollievo.
Perché questo so: Tu mi ami. Tu sei stato crocifisso per me. Tu sei morto per me. Tu hai vinto la morte per me. Tu hai effuso lo Spirito. A te nulla è impossibile. A te è possibile Padre che io ti sia figlio.  
Forse qualcuno si chiede cosa facciamo qua. Non mi ricordo se già avevamo spiegato il senso della nostra missione nello scorso scritto, ma visto che è passato un anno lo ripeterò. Noi non siamo qua né per costruire scuole o ospedali, né per investire o altro, siamo qua solo per gratitudine a Dio che ha fatto meraviglie con noi e vogliamo dirlo a tutti ... gridarlo dai tetti. In concreto questa vocazione delle «famiglie in missione» del cammino neocatecumenale si ispira a san Benedetto che fondava un monastero e portava famiglie a vivere intorno ad esso così chi abitava in quel luogo poteva vedere la chiesa dei religiosi e la famiglia cristiana che non è altro che una piccola chiesa domestica.  
Il 10 settembre è nato il nuovo seminario. Il 10 settembre è nato il mio sesto figlio (Giovanni Paolo).
Più o meno nella stessa ora, il 10 settembre, mia moglie offriva i dolori del parto per questo nuovo seminario. Quella mattina saliti in macchina per andare alla Poliambulanza di Brescia dissi a mia moglie; - Se anziché femmina, (come da ecografia pareva) è maschio, ti va bene Giovanni Paolo? -. Risposta: - Si.
lo ero felice. Perché in agosto passando davanti alla tomba del papa insieme ai 33 ragazzi albanesi che abbiamo accompagnato alla Giornata Mondiale della gioventù a Colonia dissi al papa: - Me l'hai fatta sporca Giovanni Paolo. Te ne sei salito prima che ti potessi abbracciare. Ma ti perdono, e se avrò un altro figlio maschio lo chiamerò come te. Sai, ora aspettiamo una femmina, si chiamerà Miriam ... Ciao, prega per me-. Cosi è successo.  
Ora stiamo preparando il tutto per il nuovo seminario, naturalmente aiutati da una schiera di angeli in carne ed ossa.
Il rettore è Don Lorenzo Rossetti, sacerdote eccezionale e professore eccellente. Abbiamo 5 seminaristi per ora: Francisco spagnolo, garante del gruppetto perché già terminati studi al seminario di Lugano, ha dato la sua disponibilità ad essere anche "ordinato" in Albania, Franco croato, Voitek (non so come si scrive) polacco, Francesco di Roma e arriverà il 15 gennaio Abram spagnolo.
Pregate perché il Signore mandi operai nella sua messe. "Rogate Dominum Messis" è il motto evidenziato nello stemma episcopale del nostro futuro vescovo.
Sarà ordinato vescovo di Lezhe Mons. Ottavi o Vitale, già Amministratore Apostolico, solennità dell'Epifania. Pregate anche per lui.  
Ieri ci siamo svegliati con tutti i monti bianchi, ricoperti di neve. Che bello. Che freschino ...
Oltre all'estetica ne ha guadagnato la strada ... , ora si riesce a camminare sul fango ghiacciato senza inzozzarsi.
Che altro dire, qui le persone ci hanno accolto stupendamente. L'ospitalità è davvero sacra. Alcuni ci regalano frutta, vestiti, quarti di bestie ... bottiglie di raki (grappa fatta in casa) tutto per i bambini ... Siamo inseriti nella prima comunità di Lezhe e abbiamo dei fratelli fantastici ed altri un po' meno ...
Di una ragazza vorrei parlare per dar lode a Dio. Di Diella, ex responsabile propaganda comunista femminile si è ritrovata a fare catechesi per Dio negli stessi luoghi dove anni fa, faceva tutt'altro.  
Questo di vedere il Signore all'opera nei lontani è davvero  un dono grandioso. Concludo ringraziando quanti ci aiutano e ci sostengono nella preghiera, materialmente e vi garantisco preghiere quotidiane.  
Il Signore vi darà grazie, su grazie.  
Coraggio, Cristo ha vinto il mondo.  
Tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo.
                                                           Raffaele Fiori  e Francesca