martedì 21 agosto 2012

Evviva la lavatrice!

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 Augurando a tutti di trascorrere nel miglior modo possibile questi giorni di caldo africano (del resto è agosto…), propongo la lettura di questo irresistibile articolo di Costanza Miriano...

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Mentre scrivo manca ancora un giorno di mare alla fine della vacanza vera e propria (poi si parte alla volta di Medjugorje), per cui non vorrei trarre conclusioni avventate, tirare somme in modo frettoloso, sbilanciarmi, ma arriverei a dire – sottovoce, incrociando le dita, con la testa nascosta da un cuscino per rendere irriconoscibile la mia voce – che tutti i bambini sono sopravvissuti.
Grazie a turni straordinari dei loro angeli custodi sembrerebbero illesi, senza punti di sutura, incredibilmente privi di ferite significative, nonostante scogli, tuffi da rocce, da moli e pontili ignoti, attraversamento di sottili passerelle di legno, affacci su cascate e laghi, cadute da ponti di navi e barche, ricci e frammenti di conchiglie insidiosamente appostati sui fondali. Le mie coronarie sono ancora al loro posto solo perché nel caso che il padre li avesse autorizzati a pratiche particolarmente spericolate io ho adottato la mia abituale, equilibrata e serena tattica consistente nel mettermi un telo da mare in testa per non vedere. Tutto questo, come ho detto, quando manca ancora un giorno al traguardo, giorno per il quale è in programma, grazie a una votazione di cinque contro una, la visita agli scivoli d’acqua, infernali altissime strutture sulle quali sono stata costretta a salire anche io, contemplata da cinque loschi individui che da sotto urlavano “arriva la bomba”, alludendo non so perché a una mia presunta scarsa eleganza ed agilità nel lanciarmi.
Sopravvivenza a parte, un bilancio della vacanza posso dunque provare a tirarlo, e vorrei dire che davvero ogni momento trascorso in famiglia è una grazia e una gioia di cui non si può che ringraziare Dio: grazie per la vita, per il dono delle persone che abbiamo intorno, per quello che la vacanza ci permette di vedere e gustare, per ogni momento.
Io non sono un’amante dei viaggi, lo confesso, e se non fosse per mio marito me ne starei sempre a casa, e, se proprio dovessi viaggiare, andrei in città, oppure in un monastero. Ma il mio saggio consorte è molto più capace di me di capire e organizzare le esigenze “viaggiatorie” dei figli, e così io, propositiva come una valigia, vado, provvedendo comunque, ci tengo a precisarlo, alle necessità di base (igiene, compiti, set da ricamo e simili).
Però, ovunque mi trovi, so gioire del privilegio di stare tutto il giorno con le persone care, senza vincoli di orari e impegni, senza niente che non sia il piacere di stare insieme.
Ci sono anche due cose importanti che ho imparato. La prima. Gli elettrodomestici sono invenzioni fantastiche, da premio Nobel, altro che acceleratore di protoneutroqualcosa. In particolare la lavatrice. La casa qui ne è priva, e di lavanderie a gettone non c’è alcuna traccia in tutta l’isola di Krk (è stata la prima cosa che ho chiesto alla ragazza dell’agenzia turistica, inducendola a ridere di gusto per vari minuti). Ho così appreso, è vero, come vengono puliti i panni con il vecchio pezzo di sapone e il famigerato olio di gomito. Tutto ciò, ben lungi dal provocare in me romantiche riflessioni sui bei tempi andati e il profumo di pulito e la cura e la dedizione un tempo necessarie a pulire per bene i panni, ha solo maturato in me la salda decisione di andare, come prima azione appena arriverò a Roma, a baciare la mia onesta Ardo, a darle una pulita al cestello in segno di imperitura riconoscenza per tutto il tempo che mi regala ogni giorno, per la liberazione che ha portato nelle nostre vite.
Non sono certo una fanatica del lavoro fuori casa, ma credo che il tempo migliore sia quello passato con le persone che amiamo (e a volte che ci sono affidate), e non quello devoluto alla causa di una casa pulita, e tutto quello che ci libera a quel fine è benedetto.
La seconda. Ho cercato di trovare spazi speciali per la preghiera e la lettura della Parola. Dio solo sa sia stato un tempo che ho bene utilizzato, se avrebbe potuto essere di più, o meglio speso. Quello che qui conta, e che vorrei condividere con voi, è che ho capito ancora una volta che per noi laici che non abbiamo orari scanditi comunitariamente, il tempo per Dio, anche in vacanza, anche quando non si lavora, va sempre cercato e pazientemente strappato a tutte le cose che ogni giorno ce lo contendono. Non si può aspettare che si crei il vuoto, ma dobbiamo cercarlo noi, inseguirlo, desiderarlo. È tutto qui il segreto. Il desiderio. Perché se non lo si vuole con tutto il cuore e la volontà ci sarà sempre qualcosa che sembrerà più urgente, importante, stringente da fare prima di pregare (per esempio i panni). E perché c’è il Nemico che sempre, instancabile, lavora per portarci lontano da quello che ci salva.