giovedì 23 agosto 2012

Sposa di Gesù crocifisso

San Isidro Labrador, Santa Maria de la Cabeza, San Giovanni della Croce, San Juan de Ávila, Santa Teresa d’Avila, Santa Rosa da Lima, Sant’Ignazio di Loyola, San Rafael Arnaiz e San Francesco Saverio: sono questi i santi patroni scelti per la Giornata mondiale della Gioventù conclusasi a Madrid esattamente un anno fa.

Oggi 23 agosto la Chiesa Cattolica celebra la memoria di una di questi:
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SANTA ROSA DA LIMA
Nacque a Lima il 20 aprile 1586, decima di tredici figli. Il suo nome di battesimo era Isabella, come la nonna materna. Era figlia di una nobile famiglia, di origine spagnola. Chiamata per la prima volta Rosa dalla serva india Mariana,quand'era ancora in culla, a motivo della sua straordinaria bellezza, quel nome le rimase poi sempre, confermatole peraltro anche dal santo arcivescovo di Lima. Quando la sua famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa anche nei lavori materiali. Ancora bambina ,consacrò la sua purezza a Dio e cominciò ben presto a condurre una vita di rigorosa penitenza e di mortificazione, percuotendosi spesso acerbamente, digiunando frequentemente ed abbandonandosi a lunghe estenuanti veglie. Il suo modello di vita fu santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l'abito del Terz'ordine domenicano, a vent'anni. Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di appena due metri quadrati, costruita nel giardino della casa materna, dalla quale usciva solo per la funzione religiosa, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore. Godette prestissimo di estasi, che aveva tutte le settimane dal giovedì al sabato, giungendo al più alto grado di unione mistica. Nel 1614 fu obbligata a trasferirsi nell'abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617, festa di S. Bartolomeo.

Dagli "Scritti" di santa Rosa da Lima, vergine
Il Salvatore levò la voce e disse:
- "Tutti sappiamo che la grazia segue alla tribolazione, intendano che senza il peso della afflizioni non si giunge al vertice della grazia, comprendano che quanto cresce l'intensità dei dolori, tanto aumenta la misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa é l'unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce non c'é altra via per cui salire al cielo."
Udite queste parole, mi sentii spinta a scendere in piazza per gridare a tutti, qualunque fosse la loro età, il sesso e la condizione: Ascolta, popolo; ascoltiamo, genti tutte. Da parte di Cristo e con parole della sua stessa bocca vi avverto che non si riceve grazia senza soffrire afflizioni. E' necessario che dolori si aggiungano a dolori per conseguire l'intima partecipazione alla natura divina, la gloria dei figli di Dio e la perfetta bellezza dell'anima.
Questo stesso stimolo mi spingeva fortemente a predicare la bellezza della grazia divina, mi tormentava e mi faceva sudare ed anelare. Mi parve che l'anima non potesse più trattenersi nel carcere del corpo, ma che la prigione dovesse rompersi, ed essa, libera e sola, con più agilità, se ne andasse per il mondo gridando: Oh se i mortali conoscessero che gran cosa é la grazia, quanto é bella, quanto nobile e preziosa, quante ricchezze nasconde in sé, quanti tesori, quanta felicità e delizie! Senza dubbio andrebbero essi stessi alla ricerca di fastidi e pene; andrebbero questuando molestie, infermità e tormenti invece che fortune, e ciò per conseguire l'inestimabile tesoro della grazia. Questo é l'acquisto e l'ultimo guadagno della sofferenza ben accettata. Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori, che gli toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella distribuzione fra gli uomini."
(Al medico Castillo; ed. L. Getino, La Patrona dell'América, Madrid 1928, pp. 54-55)

[1586 Lima + 1617 Lima]
Vaghissimi fiori di santità sbocciarono nel Terz’Ordine Domenicano, fra tutti Santa Caterina da Siena che primeggia, riassumendo cosi tutto l’ideale dell’Ordine, per la sua meravigliosa vita contemplativa e attiva. Santa Rosa da Lima, la prima santa del Nuovo Mondo, fu attratta al Terz’Ordine proprio dal profumo di santità della vergine senese, che imitò mirabilmente. Battezzata col nome di Isabella Flores, si chiamò Rosa, perché quand’era ancora in culla il suo volto si trasformò in una bellissima rosa; più tardi poi la Madonna volle si chiamasse Rosa di Santa Maria. A cinque anni fece voto di verginità e poco dopo, appena giovinetta, si recise i capelli per togliere a sé e gli altri ogni speranza mondana. Anelante al chiostro, Dio le fece conoscere chiaramente che la voleva nel mondo sotto le bianche lane Gusmane, che ricevette pubblicamente il 10 agosto 1606. Si fece martire della penitenza volontaria, a cui Dio aggiunse un martirio ancor più torturante: quello delle desolazioni interiori, che durarono quindici anni. Purificata attraverso questa lunga e dolorosa notte, parve alfine che tutto il cielo discendesse nell’anima sua. Gesù stesso, con divina tenerezza, le disse: "Rosa del mio cuore, sii la mia sposa!". E fu sposa, ma sposa di sangue, tutta accesa di zelo fattivo ed operoso, per ricondurre anime al cuore del suo Gesù. Fu arricchita di doni straordinari, come quelli della profezia e dei miracoli. La sua morte, il 24 agosto 1617, fu uno spettacolo di paradiso, seguita da prodigi e da conversioni senza numero. Il suo corpo è venerato nella Basilica Domenicana del S. Rosario a Lima. Papa Clemente X il 12 aprile 1671 l’ha proclamata Santa. L’America Meridionale e le Filippine la invocano come loro Patrona.



Il suo corpo si venera a Lima, nella basilica domenicana del S. Rosario. Fu beatificata nel 1668. Due anni dopo fu insolitamente proclamata patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali: si trattava di un riconoscimento singolare dal momento che un decreto di Papa Barberini (Urbano VIII) del 1630 stabiliva che non potessero darsi quali protettori di regni e città persone che non fossero state canonizzate. Fu comunque canonizzata il 12 aprile 1671 da papa Clemente X. È anche patrona dei giardinieri e dei fioristi. È invocata in caso di ferite, contro le eruzioni vulcaniche ed in caso di litigi in famiglia.
* * *
Preghiera a Santa Rosa

Gloriosa Santa Rosa
tu che hai saputo
cosa significa amare Gesù

con cuore puro e generoso;
che disprezzasti le vanità del mondo
per abbracciare la Croce
fin dalla tua infanzia;
che amasti, con filiale devozione
la nostra madre del Cielo e
hai dimostrato tenerezza e dedizione ai poveri
servendoli come se fossero stati Gesù stesso.
Insegnaci ad imitare le tue grandi virtù
Perché, seguendo il tuo esempio,
possiamo godere della tua gloriosa protezione,
in Cielo.

Amen.
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VISITA UFFICIALE DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO IN PERÙ
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
NELLA MEMORIA LITURGICA DI SANTA ROSA DA LIMA
OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONESantuario di Santa Rosa da Lima, Lima
Giovedì, 30 agosto 2007
Cari fratelli e sorelle!
"Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa... è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, diventa un albero" (Mt 13, 31-32). Nella pagina evangelica, che la liturgia ci propone nella festa di Santa Rosa da Lima, Gesù paragona il regno dei cieli a un granellino di senapa, uno dei semi più minuti, che però, quando germina, diventa un rigoglioso cespuglio alto persino tre metri. Non c'è proporzione tra la piccolezza del seme e lo sviluppo successivo della pianta con i fiori e i frutti che produce, e non ci è difficile cogliere, attraverso questa metafora, l'insegnamento che il Signore vuole darci. Come infatti si nota una chiara sproporzione tra un alto cespuglio che cresce da un seme molto piccolo, così non esiste logica proporzione tra la limitatezza dell'uomo e i prodigi di santità che in lui opera la Grazia divina. La vita dei Santi e il cammino della Chiesa nel corso dei secoli non sono forse una testimonianza continua di quest'azione misteriosa del Signore? Noi siamo tutti come piccoli semi - la vicenda umana e spirituale di Santa Rosa è quanto mai eloquente al riguardo - e Dio dalla nostra limitatezza può far sorgere meravigliosi prodigi di bontà e di amore. Ecco la santità: opera gratuita dell'Onnipotente Creatore, quando trova umile e fedele rispondenza nell'umana creatura.
Ma possiamo aggiungere un'ulteriore considerazione. In questi nostri tempi, siamo giustamente preoccupati perché alcuni cristiani abbandonano la Chiesa attratti dai richiami delle sette o sedotti dal miraggio dell'edonismo moderno e da una cultura che, accentuando l'autonomia dell'uomo, finisce per proporre un umanesimo senza di Dio o addirittura contro Dio. Che fare? Il testo evangelico ci indica una via da percorrere: ogni strumento pastorale e missionario è utile per una più incisiva azione apostolica, ma ciò che più conta è che ognuno di noi sia il buon seme che, grazie all'aiuto divino, è in grado di produrre sicuramente frutti abbondanti. I cristiani sono cioè chiamati a testimoniare con il loro esempio la convinta appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa. Diventano così fermento di santità. Lo afferma chiaramente Gesù che, nello stesso brano del Vangelo di Matteo, identifica il regno dei cieli, oltre che a un piccolo seme, al lievito che fa lievitare la pasta. "Il regno dei cieli - Egli dice - si può paragonare al lievito... impastato con tre misure di farina perché tutta fermenti" (13, 33). Per avere buon pane non serve semplicemente altro pane sia pure fresco; è necessario il lievito che, quando si mette nella farina, dà luogo a un fenomeno quasi magico: la massa si gonfia sino a traboccare dal recipiente. È la forza della vita, di cui appunto il lievito è portatore. Un autore cristiano dei primi secoli, di nome Origene, offre un interessante commento di questa brevissima parabola. Identifica le "tre misure di farina", di cui parla il Vangelo, con gli elementi della persona umana - corpo, anima, spirito - che per lievitare, cioè per elevarsi, hanno bisogno dello Spirito Santo. Anche qui possiamo fare un'applicazione molto attuale. È oggi ricorrente la tentazione di un moderno gnosticismo che concepisce la religione quasi come una scelta individuale e privata da vivere in modo intimistico. Ma se è vero che la fede è innanzitutto amicizia intima con Cristo, se è autentica, questa fede non può non essere "contagiosa" sino a rinnovare la società e persino il creato, dato che l'intera creazione fa parte del progetto della salvezza. Il cristiano non deve accontentarsi di essere "buon pane", ma è necessario che sia lievito di santità.
Questa è stata l'esperienza di Isabella Flores y de Oliva, soprannominata Rosa per la freschezza del suo volto. Pur provenendo da una famiglia nobile di immigrati spagnoli stanziatisi nel Perú, non esitò a rimboccarsi le maniche quando i suoi familiari, per una serie di sciagure, si ritrovarono in ristrettezze economiche. Fin dall'adolescenza scelse di seguire Gesù con intimo trasporto, iscrivendosi al Terz'ordine domenicano e avendo come modello e guida spirituale Caterina da Siena. Dedita alla cura dei poveri e ai lavori ordinari che una ragazza di casa è chiamata a svolgere quotidianamente, si impose un regime di vita austero improntato a straordinaria penitenza. A ventitré anni si rinchiuse in una cella di appena due metri quadrati, che s'era fatta costruire dal fratello nel giardino di casa e da cui usciva solo per recarsi alle funzioni religiose. Ed è proprio in quest'angusta volontaria prigione che trascorreva la maggior parte delle sue giornate in contemplazione, in intimità con il suo Signore. Come a Caterina da Siena, anche a lei fu data la grazia mistica di partecipare fisicamente alla passione di Gesù, che aveva eletto come suo Sposo, e per ben 15 anni ebbe ad attraversare la dura esperienza interiore dell'assenza di Dio, quel travaglio dello spirito che San Giovanni della Croce, il riformatore del Carmelo, chiama la "notte oscura".
Una vita nascosta e sofferta fu, dunque, quella di Rosa che, accondiscendendo allo Spirito Santo, raggiunse l'alta vetta della santità. Il messaggio che continua a comunicare ai devoti che la invocano come protettrice non solo in Perú e nel continente latinoamericano, ma in tutto il mondo, è ben espresso in uno dei misteriosi messaggi che ricevette dal Signore. "Tutti sappiano - le confidò Gesù - che la grazia segue alla tribolazione; intendano che senza il peso delle afflizioni non si giunge al vertice della grazia; comprendano che quanto cresce l'intensità dei dolori, tanto aumenta la misura dei carismi. Nessuno erri né si inganni; questa è l'unica vera scala del paradiso, e al di fuori della croce non c'è altra via per cui salire al cielo". Parole che fanno subito pensare alle esigenti condizioni che lo stesso Gesù pone ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua... Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?" (Mt16, 34-37). Sta proprio qui il paradosso evangelico, la vera sapienza della croce, lo scandalo della croce. "La parola croce - scrive San Paolo ai Corinzi - infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio" (1 Cor 1, 18). Ci aiuti Santa Rosa ad abbracciare con fiducia la croce come ha fatto lei, anche quando questo comporta sofferenze e apparenti insuccessi. In uno dei suoi scritti leggiamo: "Nessuno si lamenterebbe della croce e dei dolori, che gli toccano in sorte, se conoscesse con quali bilance vengono pesati nella distribuzione tra gli uomini".
La sua breve esistenza - morì a soli 32 anni - fu segnata da innumerevoli prove e pene, ma, al tempo stesso, fu tutta permeata di amore per Cristo e di grande serenità. Si può ben dire che in Santa Rosa si è manifestata la potenza della Grazia divina: quanto più l'uomo è debole e confida in Dio, tanto più trova in Lui conforto e sperimenta la forza rinnovatrice del suo Spirito. A vivere nell'umile e fiducioso abbandono nel Signore ci esorta la prima Lettura tratta dal Libro del Siracide. "Nella tua attività - scrive l'autore sacro - sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio", ed aggiunge: "Grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato" (3, 19-21). "Nel giorno della tribolazione Dio si ricorderà di te" (3, 17). Nel giorno della sua festa, Santa Rosa ci ricorda che Dio è buono e misericordioso, non abbandona mai i suoi figli nell'ora della prova e del bisogno; ci invita ad avere sempre fiducia in Lui e ad essere semplici, umili. La semplicità e l'umiltà sono virtù che dobbiamo imparare a praticare se vogliamo seguire Gesù. Egli ripete ai suoi amici: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Mt 11, 28-29).
A quest'invito Santa Rosa rispose con piena e disponibile consapevolezza; si lasciò abbracciare da Dio, certa di essere nelle mani di un Padre, sostenuta da un'intensa pietà eucaristica e mariana. L'amore per l'Eucaristia la spinse una volta a restare abbracciata al tabernacolo per difenderlo dalle invasioni dei calvinisti olandesi che assediavano la città di Lima. E a Maria Santissima, che invocava soprattutto sotto il titolo di "Regina del Rosario", ricorreva costantemente. Anzi, come voi sapete, fu proprio la Vergine del Rosario ad indicarle la forma di vita attraverso la quale si sarebbe consacrata per sempre a Gesù nel Terz'ordine domenicano. Avvenne infatti che quando la famiglia si rassegnò al suo rifiuto di matrimonio, Rosa entrò nel monastero di Santa Chiara. Non era però del tutto certa che questa fosse la scelta giusta e quando, accompagnata dal fratello, lasciò la casa per recarsi definitivamente in monastero, si fermò davanti alla "sua" Madonna. Pregò così intensamente che si accorse di essere diventata pesante come il piombo: né il fratello, né il sacrestano riuscirono a sollevarla. E solo quando promise alla Madonna di ritornare a casa, la Vergine le sorrise e Rosa poté alzarsi facilmente. Si convinse allora che poteva arrivare a Gesù attraverso l'amore materno della Vergine Maria. Così visse consacrandosi tutta a Gesù ed a Maria; quando morì aveva sulle labbra come ultime parole: "Gesù, Gesù, Gesù, sia sempre con me".
Cari fratelli e sorelle, ringrazio il Signore che mi offre la possibilità di chiudere il mio soggiorno in Perú con questo pellegrinaggio ai piedi di Santa Rosa, eccelsa figlia della vostra Nazione, in questa bella chiesa nella quale sono conservate le sue reliquie.Nel momento in cui mi congedo dal vostro bel Paese con questa Celebrazione Eucaristica, invoco su tutti e ciascuno la protezione di Santa Rosa e l'aiuto materno di Maria, tanto venerata in ogni angolo del Paese. A voi chiedo un ricordo nella preghiera per me, ma soprattutto per il Santo Padre Benedetto XVI, che segue con paterna premura ed affetto la vita e il cammino della Chiesa e della nazione peruviana. Possa il Perú perseverare e crescere in una fede salda e piena di gioia, nella concordia e nella pace, sotto lo sguardo benedicente del Señor de los milagros, della Vergine Santa e di Santa Rosa.
El Señor de los milagros, la Vergine Santa e Santa Rosa siano particolarmente vicini a quanti soffrono per il terremoto verificatosi di recente e le cui conseguenze sono ancora molto vive. Io conserverò nel cuore le emozioni e i sentimenti provati in questi giorni e continuerò a ricordarvi tutti al Signore. Al termine di questa mia visita, cari fratelli e sorelle, preghiamo per i defunti, per i feriti, per le famiglie rimaste senza casa; preghiamo per l'intero popolo peruviano perché sappia superare unito anche questa prova per costruire con fiducia il proprio futuro, confidando sempre nell'aiuto divino. La parola del Signore ce lo ha ripetuto poco fa: "Nel giorno della tribolazione Dio si ricorderà di te" (Sr 3, 17). Con questa sicura speranza celebriamo il Divin Sacrificio, fonte e culmine della vita della Chiesa e del mondo redento dalla croce di Cristo. Amen!