Sul prossimo numero del settimanale Tempi, in edicola da domani,14 settembre, comparirà un’intervista di Luigi Amicone al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Ne riporto di seguito alcuni stralci, catalogandoli secondo gli argomenti toccati nell’ampia intervista.
FAMIGLIA, SCUOLA, LAVORO.
«Le misure “urgenti” e “necessarie” cui sto pensando sono almeno tre.
La prima è un deciso alleggerimento fiscale, orientato a sostenere le
famiglie con carichi familiari per attuare finalmente criteri di equità.
Occorre sostenere senza ambiguità le nuove famiglie e le nuove
generazioni costruendo esplicite politiche attive di natalità. La
recente proposta del Fattore Famiglia, da parte del Forum delle
associazioni familiari, pare adeguato come punto di partenza per
individuare le misure più adatte a questo scopo e in questo particolare
momento storico. La seconda priorità ha a che fare certamente con il
lavoro e soprattutto il lavoro per i giovani. Attendiamo, tra le
politiche di riforma, un segnale chiaro di sostegno all’inserimento dei
giovani nella vita attiva, con forme flessibili certo ma non precarie di
aiuto all’avviamento al lavoro e all’imprenditoria giovanile. Infine
una terza priorità attiene al sostegno che si deve alla cura educativa
delle nuove generazioni, una sfida che vede la famiglia spesso
abbandonata a se stessa. Non si tratta solo di investire sempre di più
sulla cultura e sulla formazione, ma di attivare un processo di
autonomia e di libertà in tutto il sistema scolastico, superando
anacronistiche pregiudiziali ideologiche e assicurando una rinnovata
alleanza tra genitori e operatori scolastici».
IL GOVERNO MONTI. «L’esecutivo
in carica ha dimostrato “buona volontà” rispetto alla concentrazione
sui problemi di stabilità economica e finanziaria. Il punto è che
realisticamente la strada è ancora tutta in salita. Resta però un fatto e
cioè la credibilità che il nostro Paese ha in campo europeo e non solo.
Quest’apertura di credito è una grande occasione che non va dilapidata,
a condizione che si continui per la strada intrapresa con una crescita
anche dello sviluppo che giustifica i sacrifici fatti e da fare. Anche
perché – come sempre – i sacrifici ricadono più pesantemente sulle fasce
deboli e su quanti già faticano ad andare avanti in condizioni
normali».
I PARTITI. «Trovo
poi indifferibile che i partiti, pur nelle loro legittime differenze,
non si sottraggano al compito di soluzioni condivise in presenza di una
crisi fuori dall’ordinario. Infine penso che “il male ha buon gioco”
quando invece di dare spazio alla realtà si finisce per inseguire sogni
personali di affermazione che sono un lusso inutile e un danno sicuro
per tanti».
LA CHIESA NON E’ UNA LOBBY. «Pure
a fronte di opere così eloquenti, permane tuttavia una lettura
forzatamente “politica” che descrive la Chiesa come fosse una “lobby”
insieme ad altre, alla ricerca della propria fetta di potere. E allora
il passo alla denigrazione, al sospetto, alla polemica è breve. Quando
ciò accade non si ferisce la Chiesa nelle sue intenzioni, ma i tanti che
traggono un aiuto concreto che probabilmente non hanno garantito in
alcun modo altrove».
CARCERI. «Come
Pastori da tempo abbiamo sottolineato la necessità di approntare un
piano-carceri che sia degno della nostra tradizione giuridica e
umanistica. Anche un solo suicidio che avvenga per le condizioni
disumane cui sono soggetti i carcerati è di troppo. Non è vero, e non si
può pensare che quelle dei carcerati siano vite a perdere. Le cifre del
sovraffollamento sono inaccettabili sotto il profilo sociale ed etico».
ICI E IMU. «Ho
avuto già modo di affermare che la Chiesa ha sempre pagato l’Ici per
quel che riguarda le sue attività commerciali. Altro discorso è quello
relativo al mondo del no profit, fuori e dentro la Chiesa. Ciò
nonostante, se qualche situazione di abuso fosse rilevabile, non vi è
dubbio che vada sanzionata nell’interesse di tutti. Quanto all’Imu
attendiamo con serenità e disponibilità le determinazioni del Governo
per chiarire definitivamente tale questione. Come ho avuto modo di dire
più volte, non pagare le tasse è peccato. E oggi la leva fiscale è la
strada maestra per compartecipare alle necessità del bene comune,
tenendo pure conto concretamente delle differenti condizioni di partenza
perché non si chieda troppo a chi ha poco e poco a chi ha troppo».
EUROPA. «Un’Europa
che non diventi anche avventura culturale e spirituale non riuscirà a
plasmare il sentimento di appartenenza, e non sarà mai una comunità di
destino. Ci vuole il coraggio di un’autocritica condotta a partire dal
momento in cui si abbandonò il termine comunità per quello più banale di
unione, e si censurarono le radici cristiane obiettivamente storiche
del continente, ritenendola una reticenza di stile del tutto
ininfluente. (…) Anche la moneta unica potrebbe paradossalmente
diventare un volano di vera integrazione, se la si ricomprendesse come
un bene comune che non misura solo la potenza degli Stati aderenti, ma
alimenta le condizioni di vita degli europei. I quali desiderano essere
cittadini non solo il giorno delle elezioni, per poi tornare a fare i
sudditi di una burocrazia tecnocratica, che cerca di forgiare una
missione europea impopolare e scoraggiante. Per questa strada si rischia
di tornare ad essere europei solo geograficamente. Ma questo è troppo
poco, anzi dannoso».