sabato 8 settembre 2012

I 10 Comandamenti, la legge della libertà



Migliaia di persone hanno risposto sabato sera all’invito del Rinnovamento dello Spirito Santo di riflettere in piazza del Popolo, a Roma, la Legge della «vera libertà», come l'ha definita il Papa nel suo videomessaggio.

È la prima tappa della maratona "Dieci piazze per dieci Comandamenti" che il movimento Rinnovamento nello Spirito, presieduto da Salvatore Martinez – col patrocinio del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – ha ideato per ridire le Parole donate sul Sinai là dove la gente si ritrova il sabato sera. Undici le piazze che vengono toccate dell’iniziativa, con l’esordio nella Capitale, in cui a fare da protagonista è stato il primo comandamento, "Io sono il Signore tuo Dio". "Dio ci ha donato i Dieci Comandamenti per educarci alla vera libertà e all'amore autentico, così che possiamo essere felici", ha scandito il Papa nel videomessaggio .

A dare il benvenuto il cardinale vicario Agostino Vallini, che denuncia il pericolo che "Dio sparisca dall'orizzonte della vita dell'uomo". L’evento romano diventa un racconto per spiegare «Quando l’amore dà senso alla tua vita», secondo il titolo della tappa. Così sul palco si alternano testimonial che si lasciano interrogare dai Comandamenti e li declinano secondo gli stili che sono impressi nelle loro professioni: la poesia, la musica, la parola recitata, il linguaggio dei media. Il poeta Davide Rondoni si è affidato ai suoi versi per leggere con gli occhi dell’uomo di oggi Io sono il Signore Dio tuo. «Un’affermazione, più che un comandamento – ha spiegato Rondoni – che ci mostra l’irriducibilità di una presenza. Una presenza che si presenta e si mostra all’uomo e che non ha nulla a che vedere con un sogno o un’illusione».
Il direttore di AvvenireMarco Tarquinio, insieme con Gad Lerner, si è lasciato interrogato sul fatto se esista un Dio per i giornalisti. «In troppi – ha sottolineato Tarquinio – tendono a lasciarsi guidare dall’ebbrezza del potere e della libertà senza limiti o misura». E poi si è soffermato sui poteri che ambiscono a «farsi Dio». «Sono il potere economico, quello politico ma anche il pensiero unico che tenta di espellere alcuni principi fondanti della convivenza civile». Tanti altri gli ospiti, mentre a presentare la serata è stato Massimo Giletti.

Anche monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, ha mandato un videomessaggio, in cui afferma che "tante persone attendono il nostro annuncio e richiedono la nostra testimonianza in un momento di grande confuzione". 
Dopo Roma, la proposta di RnS che accompagnerà nell’Anno della fede giungerà a Napoli e Verona. Sempre di sabato. L’appuntamento è per il prossimo fine settimana: nel capoluogo campano sarà al centro il Comandamento «Onora il padre e la madre» abbinato al Pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia, mentre nella città scaligera il filo conduttore sarà «Non nominare il nome di Dio invano».

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Di seguito i messaggi del Papa, del Cardinal Vallini e di Mons Fisichella.

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Cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di porgere un cordiale saluto a tutti voi che partecipate nelle piazze di varie città italiane a questa catechesi sui Dieci Comandamenti e aderite all'iniziativa «Quando l'Amore dà senso alla tua vita...». In particolare saluto e ringrazio gli aderenti al Movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito Santo, che hanno organizzato questa lodevole iniziativa, con il sostegno del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e della Conferenza Episcopale Italiana.

Il Decalogo ci riporta al Monte Sinai, quando Dio entra in modo particolare nella storia del popolo ebreo, e tramite questo popolo nella storia dell'intera umanità, donando le «Dieci Parole» che esprimono la sua volontà e che sono una sorta di «codice etico» per costruire una società in cui il rapporto di alleanza con il Dio Santo e Giusto illumini e guidi i rapporti tra le persone. E Gesù viene a dare compimento a queste parole, innalzandole e riassumendole nel duplice comandamento dell'amore: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso» (cfr Mt 22,37-40).

Ma domandiamoci: che senso hanno queste Dieci Parole per noi, nell'attuale contesto culturale, in cui secolarismo e relativismo rischiano di diventare i criteri di ogni scelta e in questa nostra società che sembra vivere come se Dio non esistesse? Noi rispondiamo che Dio ci ha donato i Comandamenti per educarci alla vera libertà e all'amore autentico, così che possiamo essere davvero felici. Essi sono un segno dell'amore di Dio Padre, del suo desiderio di insegnarci il retto discernimento del bene dal male, del vero dal falso, del giusto dall'ingiusto. Essi sono comprensibili da tutti e proprio perché fissano i valori fondamentali in norme e regole concrete, nel metterli in pratica l'uomo può percorrere il cammino della vera libertà, che lo rende saldo nella via che conduce alla vita e alla felicità. Al contrario, quando nella sua esistenza l'uomo ignora i Comandamenti, non solo si aliena da Dio e abbandona l'alleanza con Lui, ma si allontana anche dalla vita e dalla felicità duratura. L'uomo lasciato a se stesso, indifferente verso Dio, fiero della propria autonomia assoluta, finisce per seguire gli idoli dell'egoismo, del potere, del dominio, inquinando i rapporti con se stesso e con gli altri e percorrendo sentieri non di vita, ma di morte. Le tristi esperienze della storia, soprattutto del secolo scorso, rimangono un monito per tutta l'umanità.

«Quando l'Amore dà senso alla tua vita...». Gesù porta a pienezza la via dei Comandamenti con la sua Croce e Risurrezione; porta al superamento radicale dell'egoismo, del peccato e della morte, con il dono di Se stesso per amore. Solo l'accoglienza dell'amore infinito di Dio, l'avere fiducia in Lui, il seguire la strada che Egli ha tracciato, dona senso profondo alla vita e apre a un futuro di speranza.

Cari amici, auguro che questa iniziativa susciti un rinnovato impegno nel testimoniare che la via dell'amore tracciata dai Comandamenti e perfezionata da Cristo è l'unica capace di rendere la nostra vita, quella degli altri, quella delle nostre comunità più piena, più buona e più felice. La Vergine Maria accompagni questo cammino, mentre imparto la mia Benedizione.

Benedetto XVI

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Il grande pericolo della società contemporanea è che Dio sparisca dall’orizzonte della vita dell’uomo. Le grandi domande dell’esistenza: da dove veniamo, dove andiamo, che sarà di noi, perché si soffre, perché si muore, c’è vita  dopo la morte?, non  avrebbero alcuna risposta per l’uomo ad una dimensione, quella orizzontale, mentre   abbiamo enorme bisogno di dare una direzione sensata alla nostra vita. La questione di Dio, che ha sempre interrogato e affascinato lo spirito umano, è centrale   nella nostra vita, perché fa differenza che Dio esista o non esista: se infatti Dio è l’origine, il senso e il fine dell’uomo e dell’universo, la vita ha un preciso orientamento. Dinanzi alla questione di Dio non vi è neutralità. A ben vedere,  il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo.
Certo, l’uomo non sempre arriva a conoscere Dio con facilità. E’ per questo che  Dio stesso ci è venuto incontro, si è rivelato come Colui che è. A Mosè che chiede: ma tu chi sei? Dio risponde: Io sono colui che sono, che vuol dire “Io ci sono per te”. «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti  farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.  Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai » (Es 20,2-5).
 Il Dio in cui crediamo è il Dio per noi. Dio stesso ha preso l’iniziativa di rivolgersi a noi, si  è  manifestato, si è fatto “parola”, “voce”: “Io sono il Signore Dio tuo”.  Ed ha  fatto conoscere la sua azione creatrice e liberatrice degli uomini.  Il primo appello e la giusta esigenza di Dio è che l’uomo lo accolga, lo adori e in lui trovi sollievo e scopra se stesso. Si, perché la rivelazione di Dio risponde alle esigenze intellettuali più elevate e aiuta l’uomo a capire se stesso come essere creato «ad immagine e somiglianza» di Dio (Gn 1,26).   
Credere in Dio come l’Essere eterno, infinito, onnipotente, buono, immutabile, vuol dire riconoscere che Dio è verità infinita, le sue parole sono parole di vita, di lui possiamo fidarci, ascoltarlo e lo possiamo amare.
L’ottimismo del sapere con il progresso delle scienze e della tecnica che penetra le profondità dell’universo, che scandaglia la struttura biologica dello stesso essere umano,  non può  relegare   all’irrilevanza la dimensione trascendente, non rende superflua o insignificante la domanda radicale di tutte le domande dell’intelligenza umana: dov’è il senso della vita? Qual è la sua origine? “Io sono il Signore Dio tuo”: questa è la risposta. 
 Ancora, quel  Dio che l’umanità in qualche modo ha sempre conosciuto, in modo pieno e definitivo si è fatto conoscere, ha mostrato il suo volto, ha rivelato il suo nome:  si chiama Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Signore, Via, Verità e Vita,  che è entrato nella storia e nella esperienza umana per condividerla, illuminarla, trasformarla con l’effusione dello Spirito Santo,  dono della sua vita offerta sulla croce, che ha aperto  all’umanità la speranza che non delude.
  Così alla parola ascoltata sul monte: “Io sono il Signore Dio tuo”, che si traduceva nel solenne precetto: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo» (Dt 6,4), Gesù, sintesi e culmine del Dio rivelato,  ci ha indicato il solido fondamento e la strada sicura su cui poggiare la vita: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente» (Mt 22,37).
Credere che Dio è Dio, significa  - di conseguenza -  aver trovato   la  sorgente della vita morale.  Ignorare Dio o vivere come se Lui non  esistesse, a ben vedere, vuol dire demolire ogni riferimento oggettivo anche nelle relazioni tra gli uomini. Infatti, perchè rinunciare a ciò che voglio o desidero? Perché rispettare gli altri? L’ignoranza o non la non curanza  di Dio si traduce di fatto nella  legittimazione di  tutte le deviazioni morali.   
 
Credere che Dio è il Signore della vita significa altresì  aver trovato la roccia solida a cui aggrapparsi contro la disperazione: ricordati, che non sei mai solo! O contro la presunzione: ricordati che non sei onnipotente, al contrario sei piccolo e fragile.
Ci riferisce la Bibbia che Israele nel deserto, nonostante il giuramento di osservare l’alleanza, si traviò, si allontanò dalla via che Dio gli aveva indicato e si  costruì un idolo, il vitello d’oro (Dt 9, 1-12; 32). Anche nel nostro tempo  l’uomo cerca di costruirsi degli idoli: si chiamano danaro, potere, successo, droga, interesse al paranormale, all’occulto, a forme di  religiosità esoterica. Oltre  a rinnegare il primato di Dio,  cresce l’indifferenza di Dio. Sono tutte forme  che mortificano e sconfiggono la dignità della ragione umana.  La finitezza umana che in tanti frangenti della vita ci lascia smarriti, postula una presenza al di là, una luce superiore, una scintilla dell’origine. “Io sono il Signore Dio tuo”. E’ un messaggio forte da trasmettere alle future generazioni.

L’Anno della Fede, che il Papa Benedetto XVI, ha indetto in occasione del 50° di apertura del Concilio Vaticano II, possa essere un’occasione propizia per tutti i cercatori di Dio di varcare la  “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa. “Il Vangelo - ha scritto il Papa nell’Enciclica Spe salvi – non  è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente: gli è stata donata una vita nuova” (n. 2).

Agostino Card. Vallini

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Un caro saluto al vescovo della città ai responsabili in modo particolare al presidente Salvatore Martinez e a quanti partecipano a questo grande evento.
Il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione ha accolto con immenso piacere e interesse l’iniziativa di 10 Piazze per 10 Comandamenti. Insieme a Missione metropoli diventa un segno concreto di nuova evangelizzazione per le città in un periodo come questo. Sono eventi che ci riportano a Pentecoste, quando i discepoli aprirono le porte della casa dove erano rinchiusi per paura e andarono appunto nella piazza, a incontrare gli uomini e le donne per annunciare loro la risurrezione di Gesù. Anche oggi ci sono tante persone che attendono il nostro annuncio, e richiedono la nostra testimonianza in un momento di grande confusione, in un momento in cui la parola che risuona di più è quella di “crisi”, sono convinto che noi cristiani abbiamo la responsabilità di portare una parola di grande speranza laddove siamo presenti.
I 10 Comandamenti sono le dieci parole che il Signore ha pronunciato sul Sinai e sono talmente cariche di saggezza da poter essere condivise da tutti, oltre i confini delle culture, delle religioni, delle razze, delle lingue. E comunque sono delle parole pronunciate in vista dell’ultima e definitiva parola che Dio voleva pronunciare per tutti quanti noi. Questa parola è il suo Logos, è suo Figlio, è Gesù di Nazareth. In lui si pronuncia una parola sola, quella che gli uomini attendono da sempre, e questa parola è “amore”. Gesù di Nazareth è l’amore di Dio che diventa visibile, si rende concreto, vicino, presente a ciascuno di noi. È di questo amore che l’uomo di oggi va in cerca e ne ha profondo bisogno; ma questo amore che diventa visibile là in quella donazione totale che Dio dà di se stesso, un amore completamente gratuito, che non richiede nulla in cambio, che dura per sempre.
Questo amore noi siamo chiamati a portarlo come Chiesa, agli uomini del nostro tempo. Perché questo amore dà veramente senso alla vita.

Mons. Rino Fisichella