sabato 1 settembre 2012

I doni di Dio


 
Di seguito i testi della liturgia di oggi, 1 settembre, 
sabato della XXI SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI,
con un pensiero sul Vangelo
 
 
Antifona d'Ingresso  Sal 85,1-3
Tendi l'orecchio, Signore, rispondimi:
mio Dio, salva il tuo servo che confida in te:
abbi pietà di me, Signore;
tutto il giorno a te io levo il mio grido.
 
Colletta

O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Per il nostro Signore...

  
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
   1 Cor 1, 26-31
Dio ha scelto quello che è debole per il mondo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.


Salmo Responsoriale
    Dal Salmo 32 
Beato il popolo scelto dal Signore.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
 

Canto al Vangelo  
Gv 13,34
Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.


Vangelo
   Mt 25, 14-30
Sei stato fedele nel poco: prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Parola del Signore.


* * *

Lettura
Nella prima lettera ai Corinti – che stiamo leggendo da giovedì di questa settimana – Paolo lancia uno sguardo acuto e sincero sulla comunità di Corinto. Quanti hanno aderito alla fede, in quella città di mare e di commercio, non sono né sapienti, né potenti, né nobili. Questo rivela il metodo di Dio, che sceglie «quello che è nulla» per confondere il mondo e fare risaltare la potenza della fede in Cristo, da cui viene ogni vanto e ogni salvezza. Nel Vangelo, concludiamo la lettura di Matteo per i giorni feriali, con la parabola dei talenti, dove Gesù attesta che ogni dono viene affidato da Dio alla nostra libertà, affinché lo facciamo fruttificare.
Meditazione
Quella dei talenti è la parabola che un tempo i vecchi parroci, quando le scolaresche cominciavano l’anno scolastico con la Messa in chiesa, raccontavano sempre ai ragazzi. Ci aiutavano così a riconoscere i doni di Dio, che poi avremmo dovuto sviluppare attraverso l’attenzione a scuola e lo studio a casa, per trovarci tutti più grandi e più bravi alla fine dell’anno scolastico. In realtà, tutti siamo ricchi di doni: la vita e la nostra stessa persona è un dono di Dio che – nel crearci – ha messo in gioco la sua onnipotenza e la sua provvidenza. Ora tocca a noi corrispondere con la nostra libertà. La storia dell’umanità e quella di ogni singola persona si gioca interamente nello sviluppare quanto abbiamo ricevuto: la struttura stessa della nostra persona, così come l’eredità trasmessa dalle generazioni che ci hanno preceduto e dalle persone che ci hanno messo al mondo, sono i talenti che ci sono stati consegnati. A livello personale, a quale dei tre personaggi della parabola sentiamo di assomigliare? Sia che abbiamo ricevuto molto, come i grandi santi e teologi della Chiesa, sia che abbiamo ricevuto poco, come san Paolo dice dei Corinti, sappiamo di dover rendere conto. Non come di fronte a un padrone, ma a un Padre che ci ha donato la vita, il mondo che ci circonda e i nostri stessi fratelli uomini. Il pigro o l’ignavo, chi è timoroso del giudizio del padrone o dei soci, si spreca nell’inutilità e nel vuoto, non arricchisce se stesso e non fa del bene agli altri. C’era un ragazzo che voleva utilizzare al meglio la propria vita, e per questo pensava di diventare medico o insegnante. Alla fine decise di diventare sacerdote, perché questo “impiego” dell’esistenza l’avrebbe preso tutto intero, anima e corpo, tempo ed energie, e avrebbe potuto ottenere il maggior risultato per il bene del prossimo.
Preghiera
O Signore, ti domando che il mio lavoro di quest’oggi sia un atto d’amore per te, per la mia famiglia e per il mondo. Concedimi di collaborare con te al tuo Regno, realizzando un mondo più giusto e fraterno.
Agire
Oggi avrò un’attenzione particolare a utilizzare i doni e le energie che il Signore mi ha donato.
Meditazione del giorno a cura di Don Angelo Busetto, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it