giovedì 20 settembre 2012

Il matrimonio cristiano: un'opera grandiosa.


L'nntervista seguente (di Camillo Langone a Costanza Miriano) la traggo da LIBERO del 20 settembre 2012
Il titolo del tuo nuovo libro lo fa supporre dedicato agli uomini, ma io credo che come al solito ti leggeranno le donne perché gli uomini quando sentono parlare di matrimonio cominciano a grattarsi, o mi sbaglio?
Agli uomini non piace parlare di sentimenti. Sono concreti, parlano per comunicare informazioni, non per discettare, sfogarsi o spaccare il capello come facciamo noi. Io vi amo proprio per questo. Ma che agli uomini non interessi l’amore eterno non lo credo. Se la donna rende lo stare vicino a lei un paradiso l’uomo non se ne stanca mai.
Il titolo è tratto dalla Lettera agli Efesini di San Paolo, forse l’epistola più odiata dai cattolici moderni. Moltissime cattoliche anche praticanti, e molti cattolici ex maschi e ora masochisti, considerano San Paolo, in particolare questo San Paolo della sottomissione, un rottame anacronistico. Per te invece la Bibbia vale ancora tutta?
San Paolo lo capisce solo chi capisce il battesimo, che è sostanzialmente far morire la nostra umanità per far agire la grazia, farsi piccoli, lasciarsi trasformare da Dio. In quest’ottica ogni occasione è buona per morire. È il mistero grande di Cristo che muore per la Chiesa. Perché doveva morire, e non è venuto comodo comodo, su un trono scintillante? Se uno non capisce questo non capisce niente di san Paolo, e si offende a sentir parlare di sottomissione.
A chi ti accusa di una visione quasi coranica della donna cosa rispondiamo?
Confesso: non so quasi niente del Corano, e non mi interessa. Se però ti riferisci a una donna priva di libertà e diminuita dico che la differenza sta proprio nella libertà. La Verità vi farà liberi. La Bibbia ci dice la verità su di noi (è l’unico libro che non si legge, ma da cui si viene letti). La verità della donna è che è bello per lei scegliere di obbedire a qualcuno che stima, quando è appunto una scelta. La pacifica, la rende felice. E quello a cui lei obbedisce, poi, dà la vita per lei. Non c’entra niente con la logica di chi comanda, è un fare a gara nello spendersi, in due modi completamente diversi. Solo che a noi donne tocca aprire la strada, risvegliare l’altro, come dice Ratzinger.
Il libro precedente (“Sposati e sii sottomessa”, Vallecchi) più che una faccenda di copie è stata una faccenda di coppie. E’ vero che hai salvato matrimoni e che altri ne hai provocati? Non hai paura che gli avvocati divorzisti ti buchino le ruote della macchina? Ti invitano alle nozze? Fai da testimone?
E’ vero, diverse persone mi hanno scritto che il loro matrimonio ha cambiato marcia. Quando la donna si arrende cade la barriera del sospetto reciproco e si entra in una dinamica tutta nuova. Ci sono donne che avevano portato le carte dall’avvocato e poi leggendo il mio libro hanno fermato tutto. Sì, a volte mi invitano e a volte ho fatto da testimone.
E con questo libro che risultati speri di ottenere?
Mi piacerebbe che le donne, ormai convinte dal primo a essere accoglienti, riescano a dire ai propri uomini come essere virili. Il problema è che un uomo, come si diceva, non ascolta i predicozzi delle donne. C’è solo un modo per far arrivare un messaggio: mostrarsi belle, lasciarsi inseguire con la propria bellezza. Deve essere così piacevole per gli uomini stare vicino a noi che senza fare richieste, prediche, musi, scenate i nostri desideri saranno compiuti. Però non sempre come né quando diciamo noi, perché non siamo noi gli arbitri della realtà.
Il matrimonio non è la tomba dell’amore? Leggendo la biografia di Dante di Marco Santagata ho scoperto che il sommo poeta era influenzato dal “De amore” di Andrea Cappellano dove si teorizzava che l’amore potesse essere solo ed esclusivamente quello fuori dal matrimonio. E in effetti Dante a Beatrice che avrà dedicato un poema, e che poema, mentre alla moglie pare, forse, chissà (non è nemmeno certo) un verso di una poesia minore.
La vera sfida è proprio questa, trasformare l’amore quotidiano e impolverato, renderlo eccitante e luminoso come l’amor cortese. E questo si fa quando tutti e due lavorano su di sé, in una costante ascesi – frenare la lingua, gli istinti, le pretese – con cui noi cristiani dovremmo avere dimestichezza.
Tutte le idee meravigliose che metti nei libri da dove ti vengono? Dal Vangelo, dal tuo padre spirituale? A parte San Paolo, ci sono autori più recenti che dicono più o meno le stesse cose (anche se certamente con un altro stile) che dici tu?
La fede viene dall’annuncio. Io divulgo cose buone che ho ascoltato (e provato a vivere). Ci sono tante persone che nel silenzio e senza fama cercano di vivere così. Come autori, be’, ci sei tu, e poi Roberto Marchesini, Tonino Cantelmi, Mariolina Ceriotti Migliarese, Vittoria Maioli Sanese e Jo Croissant…
C’è un capitolo intitolato “Cos’è davvero la virilità”. Al lettore uomo, che ovviamente immagino interessatissimo all’argomento, puoi sintetizzarlo in due righe o massimo in quattro?
La virilità è la capacità che deve avere l’uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati. È la capacita di morire a se stesso per far vivere gli altri. Il massimo della virilità è Gesù.
Cosa ne pensi dei padri che assistono al parto?
Non mi piacciono, ma non giudico chi lo fa, ovviamente. Io non ho voluto, perché temevo che questo potesse rompere il mistero che deve sempre avvolgere la sessualità, anche tra marito e moglie. Il mistero serve a tenere viva la seduzione, ma magari per tanti uomini non ha rappresentato un problema. Il quadro L’origine del mondo è tutto tranne che eccitante. E poi partorire è cosa da femmine.
Mi piace molto quando parli delle “persone che tengono la maglietta macchiata per stare in casa, invece di riservare al marito, alla moglie, la parte migliore di sé”. I tuoi libri sono anche un “ricordati di essere femmina” dedicato a tutte le sciattone, o sbaglio?
Sì, sono una profonda sostenitrice della cattolicità del reggicalze.
Pur avendo tu quattro figli, scrivi che nel matrimonio la cosa più importante è il marito. Ho interpretato bene quel “tuo marito è la tua vocazione, e il fatto di essere mamma non può fartene dimenticare”?
Perché è facile, quasi istintivo per noi donne dimenticarci del marito quando diventiamo mamme. Succede molto più spesso di quanto si creda, ma è un errore madornale.
C’è un capitolo molto importante che si intitola “L’amore non è solo emozione”. Si potrebbe dire che il matrimonio non è solo amore (nel senso di amore romantico)?
Esatto. È amore e impegno, scelta, decisione, divertimento e fatica, seduzione e conforto, sicurezza e conquista.
Un altro capitolo si intitola “Vale la pena sposarsi”? Nonostante le unioni civili di Pisapia? Nonostante le nozze di Sodoma? Nonostante il degrado che la parola e il concetto di matrimonio ha subito?
So che le nozze hanno anche un valore di fronte alla società, ma io personalmente penso che solo il matrimonio cristiano sia un’opera grandiosa, la costruzione di una cattedrale: è semplicemente una delle vie per morire a sé e servire Dio.
C’è un capitolo in cui si parla di gelosia, infedeltà? Scorrendo veloce non l’ho trovato. Comunque: in caso di infedeltà conclamata che si fa?
Qua e là ne accenno. Certo non difendo l’infedeltà, ma penso che una cattedrale, di quelle che non si costruiscono più, possa reggere anche ai terremoti, alle orde barbariche, alle intemperie. Si può sempre ricominciare, perdonarsi e dolorosamente mettere da parte il passato.
Rispiegami quella tua idea di “amore accogliente” che tanto mi piace. Come dev’essere l’amore della donna?
La donna deve prima di tutto resistere alla tentazione di dire all’uomo come deve essere. Non deve fare la maestrina, criticarlo o cercare di formattarlo. Deve lealmente fidarsi di lui e del suo sguardo virile sul mondo. E se proprio vuole fargli arrivare un messaggio deve trovare il modo di parlare con la vita, e di essere talmente dolce e sorridente e solida – non una bambina che fa i capricci o mette i musi – che all’uomo verrà voglia di seguirla.