sabato 22 settembre 2012

Il segreto di Padre Pio


Per la festa di san Pio, oggi 23 settembre, propongo  alcune pagine tratte dall’introduzione all'ultimo libro di Antonio Socci: “Il segreto di padre Pio” (Rizzoli)
                                                                      Verrà un giorno in cui gli uomini non                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    
                                                                      potranno pronunciare il nome di              
                                                                           Gesù senza piangere
                                                                                                 (George Bernanos)
 Per addentrarci nello sconvolgente “segreto” del padre bisogna dimenticare l’immagine folkloristica che gli è stata cucita addosso dai media (dove Padre Pio finisce per diventare il pretesto per fare passerella[1]) e dall’ostilità un po’ sprezzante dell’establishment clericale che Giovanni Paolo II debellò, arrivando alla canonizzazione del Padre, voluta a gran voce dal popolo cristiano.
Anche se quella sorda ostilità, dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, sembra rialzare la testa e si moltiplicano i segnali di attacco esplicito a Padre Pio di nuovo provenienti da ambienti clericali[2].
A raccontarne la vita e la figura hanno provato in tanti. Ma il suo segreto, che ci riguarda tutti e che probabilmente si dispiegherà nei prossimi anni, resta inaccessibile. Accennò alla sua esistenza lo stesso padre Pio, in maniera inequivocabile, anche se discretissima.
Cercare questi piccoli accenni è come andare a caccia di pepite d’oro nell’oceano profondo, ma è possibile trovarne due minuscole tracce nelle confidenze ai direttori spirituali degli anni giovanili (va tenuto presente che padre Pio aveva fatto richiesta esplicita al destinatario che queste lettere[3] andassero distrutte o almeno non fossero lette da altri[4]).
Il primo riferimento è contenuto in una lettera, del 7 aprile 1913, indirizzata a padre Agostino, suo direttore spirituale. Prima riferisce quanto il Signore gli ha detto di dire ai suoi superiori, poi conclude: “Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna di questo mondo”[5].
Il secondo accenno, sempre discretissimo, ma più chiaro, è datato 18 agosto 1918 (un mese prima della stimmatizzazione visibile). Scrive al suo confessore e come d’abitudine gli riferisce dei momenti del suo intimo dialogo con Dio: “Ti siano rese lodi e grazie senza fine, o mio Dio. Tu mi hai nascosto a tutti, ma sin d’allora hai affidato al tuo figliolo una missione grandissima che è nota a Te solo e a me. Mio Dio ! Padre Mio !”[6].
Andando a cercare nel mare magnum dei documenti del padre o sul padre, negli immensi volumi che raccolgono gli atti del processo di beatificazione o nell’epistolario, non si trovano altri chiarimenti. Se non impliciti.
Come quando confida piangendo a una figlia spirituale che lo interrogava su ciò che gli accadeva durante la messa: “la mia responsabilità è unica al mondo”[7]. E in un’altra circostanza: “Tanti misteri del mio cuore si sveleranno solo lassù”[8].
Peraltro deve trattarsi di un “segreto” ancora più grande di quanto lui stesso poté comprendere, almeno all’inizio, se scrivendo al padre Agostino, a cui pure confidava le cose più intime, il 17 marzo 1916 scrisse: “Quante cose vorrei dirvi, o padre, ma non il posso: riconosco d’essere un mistero a me stesso”[9]. Sebbene si tratti di qualcosa di vertiginoso, c’è da credere che padre Benedetto, suo direttore spirituale, abbia colto nel segno quando definì la sua misteriosa missione come “una vocazione a corredimere”[10].
Si tratta però di capire che significa e quali conseguenza sconvolgenti abbia avuto e abbia anche attualmente una tale “missione”.
Sul “mistero” di padre Pio d’altronde abbiamo anche un altro documento eccezionale. La rivelazione soprannaturale che ebbe Lucia Fiorentino[11].
Ne parla nel “Diario” scritto su ordine dei direttori spirituali. Tutto è riportato negli atti del processo di canonizzazione di Padre Pio. Lucia conobbe da Gesù stesso nel 1906 l’arrivo a San Giovanni Rotondo di un sacerdote paragonato a un “albero di smisurata grandezza” .
All’inizio – il Padre era ancora un giovane frate che viveva nel seminario cappuccino di Morcone – lei fece varie supposizioni su chi potesse essere. Alcuni anni dopo Padre Pio arrivò a San Giovanni Rotondo e diventò suo direttore.
Il 19 agosto 1923 fu lo stesso Gesù a spiegargli tutto:
“Gesù mi diceva: ‘Ti ricordi di quanto ti ho manifestato nel 1906 mentre eri inferma?’. ‘Sì, mi ricordo’. Gesù mi aveva detto, sempre in locuzione: Verrà da lungi un sacerdote, simboleggiato in un grande albero, che si doveva piantare in convento. Albero così grande e ben radicato doveva coprire con la sua ombra tutto il mondo’. Chi, avendo fede, si sarebbe rifugiato sotto quest’albero, così bello e ricco di foglie, avrebbe avuto la vera salvezza; al contrario chi avrebbe disprezzato e deriso quest’albero, Gesù minacciava di castighi. E così ora mi spiega che l’albero è padre Pio, che venuto da lontano è radicato al convento per volontà di Dio, e a rifugiarsi sotto sono quelle anime, da lui guidate che ubbidiscono con fede e andranno avanti; mentre quelle che lo disprezzano, lo deridono e lo calunniano saranno da Dio castigate”[12].
C’è un altro “documento” straordinario che viene da un’altra mistica, la serva di Dio Maria Francesca Foresti (al secolo Eleonora Foresti) che fu la fondatrice delle Religiose Francescane Adoratrici.
Di lei a Bologna si è aperto il processo diocesano di beatificazione. Conobbe padre Pio nel 1919 e nel suo Diario riferisce che in visione Gesù le rivelò di aver salvato l’Italia da una rivoluzione comunista nel 1920[13] grazie alla preghiera di padre Pio.
E poi le parlò del frate con queste espressioni sconvolgenti:
“L’anima di padre Pio è fortezza inespugnabile… E’ il mio rifugio nelle ingratitudini degli uomini… Ha lo stesso mio imperio, Io, Gesù, vivo in lui… E’ il capolavoro della mia misericordia. A lui ho conferito tutti i doni del mio Spirito, come a nessuna altra creatura. E’ il mio perfetto imitatore, la mia Ostia, il mio altare, il mio sacrificio, la mia compiacenza, la mia gloria!”[14].
Parole vertiginose, su cui non sapremmo dare un giudizio, ma che ripropongono la domanda sul mistero di padre Pio[15].
L’unico che ha provato a dare una risposta è stato il cardinale Siri:
“Un uomo che sta crocifisso per mezzo secolo? Cosa vuol dire tutto questo? Sapere perché Gesù Cristo è andato in croce? E’ andato in croce per i peccati degli uomini e quando, nella storia, compare qualche crocifisso… vuol dire che il peccato degli uomini è grande e che per salvarli occorre che qualcuno rivada sul Calvario, rimonti sulla croce e stia lì a soffrire per i suoi fratelli. Dio chiede agli uomini di abbracciare la croce, di diventare benefici per gli altri. Nell’applicazione della redenzione, molti possono salvare molti”[16].
Questo spiega perché attraverso di lui sia passato e passi un tale fiume di grazie di ogni genere.
Come lui stesso aveva predetto a Giovanni Bardazzi: “Tu dirai a tutti che, dopo morto, sarò più vivo di prima. E a tutti quelli che verranno a chiedere, nulla mi costerà dare. Chi salirà questo monte, nessuno tornerà a mani vuote!”[17].

Antonio  Socci


[1] Memorabile – ma è solo un esempio fra i tanti – è stato il programma  “Una voce per Padre Pio” trasmesso il 12 giugno, in prima serata, da Rai Uno. Fra cantanti e comici, salì sul palco pure il ministro Pecoraro Scanio che era lì in rappresentanza del governo. Della sua esternazione su Padre Pio e la politica è meglio tacere. Quattro giorni dopo, il 16 giugno, lo stesso ministro Pecoraro andò – senza avvertire la minima contraddizione – al Gay Pride di Roma 2007, particolarmente sarcastico con il Papa ela Chiesa. Anche lì il ministro esternò.
[2] Dopo le due terribili persecuzioni subite in vita, su padre Pio, dopo la morte, nel clima di mondanizzazione del post-concilio, si è abbattuta la pesante diffidenza dell’establishment clericale modernista e laicizzato. Il giornalista americano Kenneth L. Woodward scriveva, prima della canonizzazione: “Padre Pio è una figura della vecchia mentalità ecclesiale, uno che aveva identificato la santità con il soprannaturale, invece che con le opere buone e la protesta politica. Molti cappuccini sono indifferenti, o addirittura ostili alla causa di Padre Pio proprio per i suoi doni mistici” (cit. in Rino Cammilleri, Vita di Padre Pio, Piemme 2002, p. 50).
[3] Le lettere del santo sono raccolte nei quattro volumi di Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario (edizioni Padre Pio da Pietrelcina 2002), curato da Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni (con la successiva revisione e correzione di Padre Gerardo Di Flumeri). Da adesso saranno citate come Ep. con l’indicazione del volume e della pagina.
[4] Padre Pio scrive a padre Benedetto il 21 ottobre 1912 dell’ “obbligo di tutto tener segreto, essendo questo il comando di Gesù” (Ep. I, p. 309). E il 7 luglio 1913 allo stesso padre Benedetto scrive: “desidero che la presente sia distrutta, insieme alle altre due precedenti, tenendo presente che solo con questa speranza mi è riuscito di aprirmi con più confidenza in questi scritti” e nel caso in cui padre Benedetto non trovi giusto ciò “siete pregato però che questi miei scritti non siano letti da nessuno”  (Idem, p. 385).
[5] Ep. I, p. 351
[6] Ep. III, p. 1009
[7] Cit. in A.Negrisolo, N. Castello, S.M. Manelli, Padre Pio nella sua interiorità, San Paolo 2002, p. 214
[8] Beatificationis et canonizationis Servi Dei Pii a Pietrelcina. Positio super virtutibus, vol. IV, p. 250 (Questiones selectae). D’ora in poi i suddetti atti del processo saranno citati come “Positio” con l’indicazione del volume e della pagina.
[9] Epistolario v. I, p. 42.  Poco dopo, il 15 agosto 1916, sempre a padre Agostino ripeté le stesse parole: “Che dirti di me? Sono un mistero a me stesso”.
[10] Ep. I, p. 40
[11] Lucia Fiorentino (1889-1934) si iscrisse molto giovane al terzo’ordine francescano conducendo un’intensa vita spirituale. “Avrebbe desiderato consacrarsi a Dio nella vita religiosa, ma si opposero i genitori. Dal 1916 fu una delle animatrici del gruppo di quelle anime pie, assetate di perfezione che si raccolsero intorno a Padre Pio” (Ep. III, p. 469). Nel suo Diario si legge: “Spesse volte Gesù mi parlava in locuzione (come la chiamò il Padre quando gli manifestai tutto lo stato dell’animo mio). Sentivo spesso queste voci interne insieme a ispirazioni. Il Padre giudicò che tutto era di Dio e non fantasia, come spesso mi diceva satana” (cit. in Ep. III, p. 473). Lucia “morì nel febbraio 1934 dopo essersi offerta vittima per l’apostolato di Padre Pio, durante gli anni della di lui segregazione (1931-1933)”, come si legge nella Positio, I/2, p. 707.
[12] Ep. III, p. 471
[13] In quell’anno in effetti si verificano gravi sommosse culminate nell’occupazione delle fabbriche nel Nord industriale (a cominciare dall’Alfa Romeo a Milano, il 30 agosto) e circa mezzo milione di lavoratori mobilitati. La storiografia ha soprannominato “il biennio rosso” questo periodo di gravi sommosse sociali seguite al ciclone della guerra.
[14] Cit. in Negrisolo-Castello-Manelli, cit., p. 181
[15] Anche padre Gabriele Amorth, celebre esorcista che fu amico di Padre Pio, si dice convinto dell’esistenza di questa misteriosa missione (vedi  Marco Tosatti, Padre Pio e il diavolo. Gabriele Amorth racconta, Piemme 2003).
[16] Fernando Da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina (crocifisso senza croce), Edizioni Padre Pio da Pietrelcina 2002, p. 182
[17] Giovanni Bardazzi, Un discepolo di Padre Pio, Feeria 2005