domenica 30 settembre 2012

La più grande santa dei tempi moderni




Appena do un'occhiata al Santo Vangelo,
subito respiro i profumi della vita di Gesù
e so da che parte correre... Non è al primo
posto, ma all'ultimo che mi slancio…
Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza
tutti i peccati che si possono commettere,
andrei, con il cuore spezzato dal pentimento,
a gettarmi tra le braccia di Gesù,
perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui.

Teresa di Lisieux


Oggi 1 ottobre la Chiesa celebra la festa liturgica della "più grande santa dei tempi moderni" (Pio X): Teresa di Gesù Bambino, Vergine, Dottore della Chiesa e Patrona delle Missioni. Iniziamo questo mese affidando le nostre intenzioni di preghiera a questo capolavoro di santità. Buona giornata.


* * *




«Se non vi convertite e non diventate come fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli»(Mt 18,3): è l’ideale evangelico che la Chiesa ripropone ai suoi figli nell’esempio vivo di questa giovane santa. Nata ad Alençon in Normandia (Francia), Teresa Martin ottenne da Leone XIII di entrare a 15 anni nel Carmelo di Lisieux. I nove anni che vi passò furono di una intensità spirituale straordinaria. Scrisse per obbedienza le sue esperienze interiori, fuse poi dalla sorella Celina nella «Storia di un’anima» che ebbe accoglienza eccezionale. La sua «piccola via dell’infanzia spirituale» ha in sé una potenza di dedizione senza limiti: «Non ho mai rifiutato nulla al buon Dio!» indica la forza dell’amore di Dio nel cuore della Chiesa, in cui aveva scoperto la sua «vocazione». I suoi manoscritti pubblicati ora nella loro nativa originalità la fanno conoscere ancora più grande in una gioiosa e mirabile semplicità di vita.
Maestra delle novizie per alcuni anni, è divenuta maestra di vita spirituale autentica secondo lo spirito delle Beatitudini, per tutti. Dio l’ha condotta per mano all’offerta totale di sé all’amore per la salvezza del mondo. Essa continua la sua opera, facendosi presente a chi l’invoca con una ininterrotta «pioggia di rose». Pio XI l’ha dichiarata patrona principale di tutte le missioni.

L’Eucaristia, di cui Teresa aveva scoperto la funzione apostolica, ci offre oggi la possibilità di imitare la santa nella sua volontaria «povertà in spirito» e nella sua ansia universale, soprattutto per le grandi intenzioni della Chiesa missionaria. Cristo che si fa «il più piccolo» nelle nostre assemblee eucaristiche, mediante poco pane e vino consacrati, ci insegna la via sicura per amare tutti: 
la sua Croce.
Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore
Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)
Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spentp questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore é eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.
MESSALE
Antifona d'Ingresso Cf Dt 32,10-12
Il Signore la protesse e ne ebbe cura,
la tenne cara come la pupilla dei suoi occhi;
come un'aquila la prese e la portò sulle sue ali:
solo il Signore fu la sua guida.



Colletta

O Dio, nostro Padre, che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli, f
a' che seguiamo con serena fiducia la via tracciata da santa Teresa di Gesù Bambino, perché anche a noi si riveli la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 
Is 66, 10-14c
Io farò scorrere come un fiume la prosperità.

Dal libro del profeta Isaia
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa quanti la amate.
Sfavillate di gioia con essa
voi tutti che avete partecipato al suo lutto.
Così succhierete al suo petto
e vi sazierete delle sue consolazioni;
succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno.
Poiché così dice il Signore:
«Ecco io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la prosperità;
come un torrente in piena la ricchezza dei popoli;
i suoi bimbi saranno portati in braccio,
sulle ginocchia saranno accarezzati.
Come una madre consola un figlio così io vi consolerò;
in Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saran rigogliose come erba fresca.
La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 130
Ti cerco, mio Dio, in semplicità di cuore.
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia.

Speri Israele nel Signore,
ora e sempre.
Canto al Vangelo Cf Mt 11,25
Alleluia, alleluia.

Benedetto sei tu, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli.

Alleluia.


Vangelo
 Mt 18,1-4
Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli».


IL COMMENTO

L'ambizione è sempre figlia dell'insoddisfazione. Essa scaturisce dall'esigenza insopprimibile di colmare il vuoto di cui ogni uomo fa esperienza. Tutto appare sfuggevole e precario, incapace di saziarci: la malinconia per le esperienze scivolate via, la delusione per un affetto, e poi il lavoro, la salute, gli amici, la famiglia; così, prepotente, si fa strada nel cuore e nella mente il desiderio di grandezza, che non è necessariamente relazionato al prestigio. Grandezza significa anche sicurezza, pienezza, realizzazione di se stessi e dei propri sogni e desideri. Anche chi sembra nascosto nella timidezza non è immune da questa ambizione; a volte ci si sottomette all'evidenza della realtà covando il risentimento per l'ingiustizia subita, per quanto non si è potuto realizzare, per quello che non si è potuto diventare. E l'apparente umiltà è solo un soprabito a vestire frustrazioni e insoddisfazioni. L'esperienza quotidiana che nulla riesce a colmare il nostro cuore ci spinge ad ambire, a desiderare qualcosa di grande capace di dar senso alle nostre vite. Grande in un affetto, sul lavoro, nello studio, tra fratelli. Grande, ovvero importante per qualcuno; grande, ovvero amato e ricordato.

Un bambino invece quando è amato lo è proprio per la sua piccolezza. Più è piccolo, goffo, insicuro, più è oggetto di tenerezze e attenzioni. Un bambino lo si ama per la sua piccolezza. La precarietà, l'insicurezza, la debolezza, la fragilità, la totale dipendenza, il bisogno: tutto di un bambino attira i nostri cuori, li muove a compassione. Non si può non amare un bambino, anche quando sbaglia, cade, urla e strepita o si chiude nel silenzio dei sogni infranti.

E' l'esperienza della Vergine Maria cantata nel Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiliazione della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata". Dio ha guardato l'umiliazione di Maria, che non è un suo umiliarsi quanto la sua realtà, la sua piccolezza. Dio ha guardato Maria così come era, piccola, indifesa, debole; l'ultima. Lo sguardo di Dio colma il suo vuoto, ed è lo stesso suo Figlio, il tutto di Dio fatto carne a prendere dimora in lei. La beatitudine di Maria, la sua gioia, la sua pace, la benedizione, scaturiscono dalprodigioso incontro dello sguardo di Dio con il suo nulla. La grandezza di Dio con la piccolezza di Maria.

Santa Teresa di Lisieux aveva intuito esattamente questo: quel che Dio cerca, ciò di cui il Signore si innamora, il segno della sua predilezione è proprio la piccolezza. Che non è una virtù morale, il frutto di uno sforzo o di un'ascesi. E', semplicemente, la verità, accogliere e rimanere nella verità, la nostra piccolezza, l'estrema indigenza, l'insignificanza, i fallimenti, il bisogno assoluto di Lui. La conversione che ci fa diventare come bambini non è altro che aprire gli occhi su noi stessi, accogliere la nostra piccolezza come il tesoro più grande, e lasciarci amare così come siamo.

Un cammino angusto ed una porta stretta schiudono il passo al Regno dei Cieli. Non sono necessari sforzi o impegni sovraumani. Se guardiamo bene le dimensioni di quell'uscio scopriamo che coincidono perfettamente con le nostre. Quelle originali però, quelle con le quali la mano di Dio ci ha creati. Convertirci è, semplicemente, ritornare a quelle dimensioni, al pensiero di Dio su ciascuno di noi. Quello che avanza non ci appartiene, è pura sofferenza e frustrazione. La storia, gli eventi, ogni istante della nostra vita ci è dato perchè possiamo vivere, felici, nella verità, spogliandoci delle zavorre che ci dovrebbero fare grandi e invece ci consegnano alla tristezza e alla disperazione.

L'inganno demoniaco ci spinge a vivere l'esatto contrario, nell'illusione che in una certa grandezza risieda la capacità di farci amare e così vedere realizzata la nostra vita. In fondo si tratta dell'inganno primordiale, quello di cui furono vittime Adamo ed Eva. Ma non è così. La felicità, la beatitudine sono i regali preparati per i bambini; non importa se capricciosi o quel che sia. Basta essere piccoli, rimanere quel che realmente siamo, in attesa dello sguardo amoroso di Papà. Non si può non amarti, ed è il cuore di Dio nel guardarti.



Benedetto XVI. Catechesi su Santa Teresa di Lisieux


Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlarvi di santa Teresa di Lisieux, Teresa di Gesù Bambino e del 
Volto Santo, che visse in questo mondo solo 24 anni, alla fine del XIX secolo, 
conducendo una vita molto semplice e nascosta, ma che, dopo la morte e la 
pubblicazione dei suoi scritti, è diventata una delle sante più conosciute e 
amate. La "piccola Teresa" non ha mai smesso di aiutare le anime più semplici, 
i piccoli, i poveri e i sofferenti che la pregano, ma ha anche illuminato tutta la 
Chiesa con la sua profonda dottrina spirituale, a tal punto che il Venerabile 
Giovanni Paolo II, nel 1997, ha voluto darle il titolo di Dottore della Chiesa, in 
aggiunta a quello di Patrona delle Missioni, già attribuitole da Pio XI nel 1939. 
Il mio amato Predecessore la definì "esperta della scientia amoris" (Novo 
Millennio ineunte, 27). Questa scienza, che vede risplendere nell'amore tutta la 
verità della fede, Teresa la esprime principalmente nel racconto della sua vita, 
pubblicato un anno dopo la sua morte sotto il titolo di Storia di un'anima. E’ un 
libro che ebbe subito un enorme successo, fu tradotto in molte lingue e diffuso 
in tutto il mondo. Vorrei invitarvi a riscoprire questo piccolo-grande tesoro, 
questo luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di 
un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'Amore, raccontata con una tale 
autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne 
affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, 
dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo Amore ha un Volto, ha un 
Nome, è Gesù! La Santa parla continuamente di Gesù. Vogliamo ripercorrere, 
allora, le grandi tappe della sua vita, per entrare nel cuore della sua dottrina. 
Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, una città della Normandia, in 
Francia. E' l'ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, 
beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Ebbero nove figli; di essi quattro 
morirono in tenera età. Rimasero le cinque figlie, che diventarono tutte 
religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della 
madre (Ms A, 13r). Il padre con le figlie si trasferì allora nella città di Lisieux, 
dove si svolgerà tutta la vita della Santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave 
malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il "sorriso 
della Madonna" (ibid., 29v-30v). Ricevette poi la Prima Comunione, intensamente vissuta (ibid., 35r), e mise Gesù Eucaristia al centro della sua 
esistenza. 
La "Grazia di Natale" del 1886 segna la grande svolta, da lei chiamata la sua 
"completa conversione" (ibid., 44v-45r). Guarisce, infatti, totalmente dalla sua 
ipersensibilità infantile e inizia una "corsa da gigante". All'età di 14 anni, 
Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù Crocifisso, e si prende 
a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte 
e impenitente (ibid., 45v-46v). "Volli ad ogni costo impedirgli di cadere 
nell'inferno", scrive la Santa, con la certezza che la sua preghiera lo avrebbe 
messo a contatto con il Sangue redentore di Gesù. E' la sua prima e 
fondamentale esperienza di maternità spirituale: "Tanta fiducia avevo nella 
Misericordia Infinita di Gesù", scrive. Con Maria Santissima, la giovane Teresa 
ama, crede e spera con "un cuore di madre" (cfr PR 6/10r).
Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al 
padre e alla sorella Celina (ibid., 55v-67r). Per lei, il momento culminante è 
l'Udienza del Papa Leone XIII, al quale domanda il permesso di entrare, 
appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si 
realizza: si fa Carmelitana, "per salvare le anime e pregare per i sacerdoti" 
(ibid., 69v). Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante 
malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa 
alla contemplazione del Volto di Gesù nella sua Passione (ibid., 71rv). Così, il 
suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo -
esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali 
dell'Incarnazione e della Redenzione. La sua professione religiosa, nella festa 
della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, è per lei un vero matrimonio 
spirituale nella “piccolezza” evangelica, caratterizzata dal simbolo del fiore: 
"Che bella festa la Natività di Maria per diventare la sposa di Gesù! - scrive -
Era la piccola Vergine Santa di un giorno che presentava il suo piccolo fiore al 
piccolo Gesù" (ibid., 77r). Per Teresa essere religiosa significa essere sposa di 
Gesù e madre delle anime (cfr Ms B, 2v). Lo stesso giorno, la Santa scrive una 
preghiera che indica tutto l'orientamento della sua vita: chiede a Gesù il dono 
del suo Amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza 
di tutti gli uomini: "Che nessuna anima sia dannata oggi" (Pr 2). Di grande 
importanza è la sua Offerta all'Amore Misericordioso, fatta nella festa della 
Santissima Trinità del 1895 (Ms A, 83v-84r; Pr 6): un'offerta che Teresa 
condivide subito con le sue consorelle, essendo già vice maestra delle novizie.Dieci anni dopo la "Grazia di Natale", nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che 
apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione in 
unione profonda alla Passione di Gesù; si tratta della passione del corpo, con la 
malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma 
soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova 
della fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa vive 
allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La 
Carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti 
gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più 
intensamente l'amore fraterno (8r-33v): verso le sorelle della sua comunità, 
verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini, 
specialmente i più lontani. Diventa veramente una "sorella universale"! La sua 
carità amabile e sorridente è l'espressione della gioia profonda di cui ci rivela il 
segreto: "Gesù, la mia gioia è amare Te" (P 45/7). In questo contesto di 
sofferenza, vivendo il più grande amore nelle più piccole cose della vita 
quotidiana, la Santa porta a compimento la sua vocazione di essere l’Amore nel 
cuore della Chiesa (cfr Ms B, 3v). 
Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole 
"Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani. 
Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della 
sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, 
era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore. Le 
semplici parole “Gesù Ti amo” sono al centro di tutti i suoi scritti. L'atto 
d'amore a Gesù la immerge nella Santissima Trinità. Ella scrive: "Ah tu lo sai, 
Divin Gesù Ti amo, / Lo Spirito d'Amore m'infiamma col suo fuoco, / E' amando 
Te che io attiro il Padre" (P 17/2).
Cari amici, anche noi con santa Teresa di Gesù Bambino dovremmo poter 
ripetere ogni giorno al Signore che vogliamo vivere di amore a Lui e agli altri, 
imparare alla scuola dei santi ad amare in modo autentico e totale. Teresa è 
uno dei “piccoli” del Vangelo che si lasciano condurre da Dio nelle profondità 
del suo Mistero. Una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di 
Dio, svolgono il ministero di teologi. Con l'umiltà e la carità, la fede e la 
speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che 
racchiude il Mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza 
dell’amore, non si oppone alla scienza accademica. La scienza dei santi, infatti, 
di cui lei stessa parla nell'ultima pagina della Storia di un'anima, è la scienza 
più alta "Tutti i santi l'hanno capito e in modo più particolare forse quelli che 
riempirono l'universo con l'irradiazione della dottrina evangelica. Non è forse dall'orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso 
d'Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto 
questa scienza divina che affascina i geni più grandi?" (Ms C, 36r). Inseparabile 
dal Vangelo, l'Eucaristia è per Teresa il Sacramento dell'Amore Divino che si 
abbassa all'estremo per innalzarci fino a Lui. Nella sua ultima Lettera, su 
un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa 
scrive queste semplici parole: "Non posso temere un Dio che per me si è fatto 
così piccolo! (...) Io Lo amo! Infatti, Egli non è che Amore e Misericordia!" (LT 
266).
Nel Vangelo, Teresa scopre soprattutto la Misericordia di Gesù, al punto da 
affermare: "A me Egli ha dato la sua Misericordia infinita, attraverso essa 
contemplo e adoro le altre perfezioni divine! (...) Allora tutte mi paiono 
raggianti d'amore, la Giustizia stessa (e forse ancor più di qualsiasi altra) mi 
sembra rivestita d'amore" (Ms A, 84r). Così si esprime anche nelle ultime righe 
della Storia di un'anima: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito 
respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre... Non è al primo 
posto, ma all'ultimo che mi slancio… Sì lo sento, anche se avessi sulla 
coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore 
spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto 
ami il figliol prodigo che ritorna a Lui" (Ms C, 36v-37r). "Fiducia e Amore" sono
dunque il punto finale del racconto della sua vita, due parole che come fari 
hanno illuminato tutto il suo cammino di santità, per poter guidare gli altri sulla 
stessa sua "piccola via di fiducia e di amore", dell’infanzia spirituale (cf Ms C, 
2v-3r; LT 226). Fiducia come quella del bambino che si abbandona nelle mani 
di Dio, inseparabile dall'impegno forte, radicale del vero amore, che è dono 
totale di sé, per sempre, come dice la Santa contemplando Maria: "Amare è 
dare tutto, e dare se stesso" (Perché ti amo, o Maria, P 54/22). Così Teresa 
indica a tutti noi che la vita cristiana consiste nel vivere pienamente la grazia 
del Battesimo nel dono totale di sé all'Amore del Padre, per vivere come Cristo, 
nel fuoco dello Spirito Santo, il Suo stesso amore per gli altri.

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V. a. il post:
Una meravigliosa storia d'amore
 pubblicato il 6 aprile 2011,
e tutti gli altri con la relativa etichetta.