giovedì 13 settembre 2012

L'Esaltazione della Croce nella Liturgia Orientale


Riporto da "L'Osservatore Romano" di oggi 14 settembre 2012

Iconografia e innografia per l'Esaltazione della Croce nella tradizione bizantina 

La porta del Paradiso

di Manuel Nin
La festa del 14 di settembre porta come titolo nei libri liturgici di tradizione bizantina: "Universale Esaltazione della Croce preziosa e vivificante". È una festa legata alla città di Gerusalemme e alla dedicazione della basilica della Risurrezione edificata sulla tomba del Signore nel 335, ed è anche una festa che celebra il ritrovamento della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena e del vescovo Macario. La Croce ha un posto rilevante nella liturgia bizantina: tutti i mercoledì e venerdì dell'anno viene commemorata col canto di un tropario; inoltre si commemora anche la terza domenica di Quaresima e i giorni 7 maggio e 1 agosto. Nei testi liturgici bizantini la Croce viene sempre presentata come luogo di vittoria: di vittoria di Cristo sulla morte, di vittoria della vita sulla morte, luogo di sconfitta e morte della morte. La celebrazione liturgica del 14 settembre nella tradizione bizantina è preceduta da un giorno di pre-festa il 13, in cui si celebra appunto la dedicazione della basilica della Risurrezione, e si estende con un'ottava fino al giorno 21 dello stesso mese di settembre.
L'icona della festa dell'esaltazione della Croce presenta la figura del vescovo Macario che innalza la santa Croce, con dei diaconi attorno; alcune delle icone introducono anche l'imperatrice Elena tra i personaggi. L'icona rappresenta proprio la celebrazione liturgica del giorno, con la grande benedizione e venerazione della Croce preziosa e vivificante. L'icona quindi fa presente il mistero che si celebra in questo giorno e la stessa liturgia della Chiesa che lo celebra. L'ostensione e l'esaltazione della Croce porta in primo luogo tutta la creazione alla lode di Colui che in essa è elevato e della sua vittoria sulla morte: "La Croce esaltata di Colui che in essa è stato elevato, induce tutta la creazione a celebrare l'immacolata passione: poiché, ucciso con essa colui che ci aveva uccisi, Egli ha ridato vita a noi che eravamo morti, ci ha dato bellezza e ci ha resi degni, nella sua compassione, per sua somma bontà, di prendere cittadinanza nei cieli. (...) Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l'inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte (...) noi dunque acclamiamo: Esaltate Cristo, Dio più che buono, e prostratevi al suo divino sgabello".
In uno dei lunghi tropari del vespro si passa quasi in rassegna tutta la teologia della Croce e il modo in cui la stessa Chiesa la professa e la vive. Mettendo in parallelo l'albero del Paradiso e l'albero della Croce, essa viene presentata e mostrata come luogo della salvezza e della vita; l'inganno del primo albero diventa vita nel secondo: "Venite, genti tutte, adoriamo il legno benedetto per il quale si è realizzata l'eterna giustizia: poiché colui che con l'albero ha ingannato il progenitore Adamo, viene adescato dalla Croce, e cade travolto in una funesta caduta, lui che si era tirannicamente impadronito di una creatura regale". Il veleno del serpente viene annullato dal sangue vivificante di Cristo sulla Croce: "Col sangue di Dio viene lavato il veleno del serpente, ed è annullata la maledizione della giusta condanna per l'ingiusta condanna inflitta al giusto: poiché con un albero bisognava risanare l'albero, e con la passione dell'impassibile distruggere nell'albero le passioni del condannato".
In questa festa la tradizione bizantina dà alla Croce di Cristo dei titoli che la collegano direttamente, come fa la liturgia stessa anche con la Madre di Dio, con il mistero della salvezza adoperato da Cristo stesso per mezzo della Croce. E in comune con le altre liturgie orientali, anche la tradizione bizantina dà alla Croce come primo il titolo di porta o chiave che riapre il Paradiso: "Gioisci, croce vivificante, porta del Paradiso, sostegno dei fedeli, muro fortificato della Chiesa: per te è annientata la corruzione, distrutta e inghiottita la potenza della morte, e noi siamo stati innalzati dalla terra al cielo. Arma invincibile, nemica dei demoni, gloria dei martiri, vero ornamento dei santi, porto di salvezza, tu doni al mondo la grande misericordia".
La Croce quindi presentata come luogo e fonte della salvezza che ci viene da Cristo: "Gioisci, Croce del Signore, per la quale è stato sciolto dalla maledizione il genere umano; sei segno della vera gioia, fortezza dei re, vigore dei giusti, decoro dei sacerdoti, tu che, venendo impressa, liberi da gravi mali; scettro di potenza col quale veniamo fatti pascolare; arma di pace, che gli angeli venerano con timore; divina gloria del Cristo. (...) Guida dei ciechi, medico degli infermi, Risurrezione di tutti i morti. (...) Croce preziosa, per la quale la corruzione è stata dissolta, l'incorruttibilità è fiorita, noi mortali siamo stati deificati. (...) Vedendoti oggi innalzata per mano di Pontefici, noi esaltiamo colui che in te è stato innalzato e veneriamo te, attingendo abbondantemente la grande misericordia".
La liturgia dell'esaltazione della Croce sviluppa tutta la tipologia veterotestamentaria che la tradizione patristica ha commentato sempre come prefigurazione della Croce di Cristo e della salvezza che da essa viene per il genere umano. Due sono i testi veterotestamentari che troviamo presenti nella liturgia della festa: in primo luogo Esodo 15, che è anche la prima delle letture del vespro, che narra l'incontro con le acque amare di Mara, risanate dal legno gettato in esse da Mosè; e qui va ricordato che nella tradizione bizantina il sacerdote per la consacrazione delle acque battesimali immerge per tre volte la croce nel catino dell'acqua. In secondo luogo Esodo 17, dove si narra la vittoria del popolo di Israele su Amalek per la preghiera di Mosè con le mani innalzate a forma di croce, prefigurazione di Cristo innalzato sulla Croce: "Tendendo le mani in alto Mosè ha prefigurato te, o Croce preziosa, vanto dei credenti, sostegno dei martiri lottatori, decoro degli apostoli, difesa dei giusti, salvezza di tutti i santi. (...) Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, mettendo così in rotta Amalek e abbattendolo, ciò che Davide cantore ordinò di venerare come sgabello dei tuoi piedi, la tua Croce preziosa, o Cristo Dio, questa noi peccatori baciamo oggi con labbra indegne, celebrando Te, che ti sei degnato di esservi confitto, e a Te gridiamo: Signore, assieme al ladrone, rendi degni anche noi del tuo regno".

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FESTA DELL’UNIVERSALE ESALTAZIONE DELLA VENERANDA E VIVIFICANTE CROCE

INTRODUZIONE ALLA FESTA


È una delle 12 grandi feste dell’anno liturgico, ha un giorno di vigilia e si conclude il 21 settembre. La data del 14 settembre è comune all’Oriente e all’Occidente dove il papa orientale Sergio I (687-701) ne ordinò la festa.
La festa dell’Esaltazione riassume e richiama alcuni eventi storici legati al santo Legno, principalmente la scoperta della Vera Croce. Una tradizione formatasi abbastanza presto riferisce che sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, aveva ritrovato a Gerusalemme, presso il Golgota, le tre croci usate per Gesù Cristo e i due ladroni; una guarigione miracolosa, avvenuta al contatto con una d’esse, permise il riconoscimento della croce del Salvatore e di mostrarla alla venerazione del popolo. Appena la notizia della scoperta si diffuse nella Città Santa, una vasta folla si radunò per venerare la Croce del Signore. Il Patriarca di Gerusalemme, san Macarios, la portò su di un pulpito: e quando il popolo la vide innalzata verso l’alto, tutti assieme gridarono, decine di volte “Kyrie eleison”, un evento questo ricordato nel servizio di oggi, con la frequente ripetizione dei “Kyrie eleison” alla cerimonia dell’Esaltazione. Da allora una parte del sacro legno venne conservata nella basilica dell’Anàstasis (detta Santo Sepolcro dai latini), altre parti del sacro legno furono portate a Roma dalla stessa sant’Elena, che le custodì nella cappella della sua abitazione romana, divenuta il monastero di Santa Croce in Gerusalemme.
Si commemora anche la seconda grande Esaltazione della Croce, a Costantinopoli nel 629. Il 4 maggio 614, durante il saccheggio di Gerusalemme, la Vera Croce era caduta nelle mani dei Persiani. Nel 628 l’imperatore Eraclio, sconfiggendo il re Persiano Cosroe, recuperò la preziosa reliquia. Lieto della vittoria, Eraclio a cavallo, vestito della porpora e con il diadema, volle riportare il santo Legno della Salvezza attraverso la porta principale di Gerusalemme. Ma il cavallo si fermò ed il patriarca Zaccaria, che era stato liberato dalla prigionia persiana, fece presente, all’imperatore che il Figlio di Dio non aveva portato in forma solenne la Croce per le vie di Gerusalemme. Eraclio, commosso, a piedi e scalzi, dopo aver deposto la porpora ed il diadema, portò sulle sue spalle il legno benedetto sino al Golgota. Perciò, a ricordo del primo e del secondo avvenimento, si cantano stichiri gioiosi e commoventi: “Oggi si esalta la Croce ed il mondo si santifica, giacché Tu che siedi sul trono con il Padre e il Santo Spirito, stendesti le Tue mani su di essa e tutto il mondo fu portato a conoscerti. Tu rendi degni dell’eterna gloria coloro che in Te sperano”. “Ora giunge la Croce del Signore, ed i fedeli l’accolgono con amore e da essa ricevono la guarigione da tutte le malattie dell’anima e del corpo. Baciamola con gioia e timore; con timore, a causa dei nostri peccati, poiché siamo indegni; con gioia, per la salvezza che concede al mondo il Cristo che vi fu crocifisso, pieno di misericordia per noi”. Quindi Eraclio, temendo che la santa Croce non fosse più al sicuro a Gerusalemme la trasferì con sé nella capitale, Costantinopoli, dove fu trionfalmente esaltata nella Grande Chiesa di Agia Sofia. Da allora si celebra «la croce come strumento di salvezza e di vittoria sui nemici della Chiesa e dei cristiani».
Infine, i servizi liturgici per il giorno hanno anche costanti riferimenti alla visione della Croce vista dall’imperatore Costantino nell’anno 312, poco prima della vittoria su Massenzio, e ci sono allusioni ad un evento che è più specificatamente commemorato il 13 settembre: la Dedicazione della Chiesa della Anastasis, costruita da Costantino su luogo del Santo Sepolcro e completata nel 335.
Nei riti liturgici del Venerdì Santo la Chiesa guarda alla Crocifissione nel suo contesto originale, come un evento nella prima Santa Settimana a Gerusalemme. Nella festa dell’Esaltazione, per contrasto, la Croce è contemplata anche per i suoi effetti sulla storia seguente della Chiesa. Nel Venerdì Santo la nota predominante – anche se mai esclusiva – è di dolore e di pianto; il 14 settembre la Croce è commemorata in uno spirito di trionfo, come “arma di pace e inconquistabile insegna di vittoria” (Kontakion della festa). Per il diretto richiamo alla passione del Salvatore, in Oriente, la festa, anche se cade in domenica, è caratterizzata dal digiuno. Il digiuno è anche legato agli eventi del VII secolo, da cui trae l’origine storica. Nel titolo della festa, l’Esaltazione è definita “universale”. Questo è un elemento essenziale nel significato della ricorrenza: il potere della Croce si estende in ogni parte dell’universo, e la salvezza che porta abbraccia l’intera creazione. Ecco perché, nella cerimonia dell’Esaltazione, il sacerdote si volge per benedire verso ogni punto cardinale:“I quattro angoli della terra, o Cristo nostro Dio, sono oggi santificati” (Tropario alla cerimonia dell’Esaltazione).
Al termine della grande Dossologia, mentre il coro canta il trisaghion, il vescovo, indossati gli abiti pontificali, porta la Croce, adorna di fiori, fuori sull’Altare, tenendola sulla testa e la pone su un leggio posto sull’ambone. Prima di deporla, tenendola sempre sulla testa, si china con essa, quasi per indicare il peso delle persecuzioni, e poi si solleva a ricordo della vittoria del Cristianesimo, mentre il coro canta lentamente “Signore pietà”, abbassando il tono mentre il vescovo si china, alzandolo quando si solleva. Così come avvenne, dopo l’invenzione della Croce, quando il patriarca Macario sollevò il Santo Legno perché tutti lo vedessero, ma, a causa della debolezza delle sue braccia, era costretto ad abbassarlo. Ed anche allora il popolo invocava: “Kyrie, Eleison”.


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La festa dell'Esaltazione della S. Croce nella tradizione bizantina

di Manuel Nin

La festa dell'Esaltazione della Croce - Universale esaltazione della Croce preziosa e vivificante è il suo titolo nei libri liturgici di tradizione bizantina - ha un'origine gerosolimitana collegata alla dedicazione della basilica della Risurrezione, edificata sulla tomba del Signore nel 335, e anche alla celebrazione del ritrovamento della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena e del vescovo Macario, rappresentati nell'icona della festa. La Croce ha un posto rilevante nella liturgia bizantina: viene commemorata tutti i mercoledì e venerdì dell'anno col canto di un tropario, la terza domenica di Quaresima, il 7 maggio e il 1° agosto, sempre presentata come luogo di vittoria di Cristo sulla morte, della vita sulla morte, luogo di morte della morte. La celebrazione del 14 settembre è preceduta da una prefesta il 13, che celebra appunto la dedicazione della basilica della Risurrezione, e si prolunga con un'ottava fino al giorno 21. I testi dell'ufficiatura mettono ripetutamente in parallelo l'albero del paradiso e quello della Croce: "Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l'inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte"; "nel paradiso un tempo un albero mi ha spogliato, perché facendomene gustare il frutto, il nemico ha introdotto la morte; ma l'albero della Croce, che porta agli uomini l'abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto il mondo si è riempito di ogni gioia"; "la Croce che ha portato l'Altissimo, quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi elevata da terra: per essa siamo stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero immacolato, per il quale gustiamo il cibo immortale dell'Eden, dando gloria a Cristo!". Uno dei tropari dell'ufficiatura vespertina, con delle immagini toccanti e profonde, riassume tutto il mistero della salvezza: "Venite, genti tutte, adoriamo il legno benedetto per il quale si è realizzata l'eterna giustizia: poiché colui che con l'albero ha ingannato il progenitore Adamo, viene adescato dalla Croce, e cade travolto in una funesta caduta. Col sangue di Dio viene lavato il veleno del serpente, ed è annullata la maledizione della giusta condanna per l'ingiusta condanna inflitta al giusto: poiché con un albero bisognava risanare l'albero, e con la passione dell'impassibile distruggere nell'albero le passioni del condannato". In un altro tropario, l'incarnazione di Cristo, Dio nella carne, è presentata come l'esca che nella Croce attira e vince il nemico: "Per te è caduto colui che con un albero aveva ingannato, è stato adescato da Dio che nella carne in te è stato confitto, e che dona la pace alle anime nostre". Diversi testi fanno una lettura cristologica dei tanti passi dell'Antico Testamento che la tradizione patristica e liturgica ha letto e interpretato come prefigurazioni del mistero della Croce del Signore: "Ciò che Mosè prefigurò un tempo nella sua persona, mettendo così in rotta Amalek e abbattendolo, ciò che Davide cantore ordinò di venerare come sgabello dei tuoi piedi, la tua Croce preziosa, o Cristo Dio"; "tracciando una croce, Mosè, col bastone verticale, divise il Mar Rosso per Israele che lo passò a piedi asciutti, poi lo riunì su se stesso volgendolo contro i carri del faraone, disegnando, orizzontalmente, l'arma invincibile"; "nelle viscere del mostro marino, Giona stendendo le palme a forma di croce, chiaramente prefigurava la salvifica passione: perciò uscendo il terzo giorno, rappresentò la risurrezione del Cristo Dio crocifisso nella carne che con la sua risurrezione il terzo giorno ha illuminato il mondo". Alla fine del mattutino si svolge il rito dell'esaltazione e della venerazione della santa Croce. Il sacerdote prende dall'altare il vassoio che contiene la Croce preziosa collocata in mezzo a foglie di basilico - l'erba profumata che, secondo la tradizione, era l'unica a crescere sul Calvario e che attorniava la Croce quando fu ritrovata - e in processione lo porta tenendo il vassoio sulla sua testa fino alla porta centrale dell'iconostasi e in mezzo alla chiesa. Lì depone il vassoio su un tavolino, fa tre prostrazioni fino a terra e, prendendo in mano la Croce con le foglie di basilico, guardando a oriente, la innalza sopra il proprio capo, poi l'abbassa fino a terra e infine traccia il segno di croce, mentre i fedeli cantano per cento volte "Kyrie eleison". Ripetendo questa grande benedizione verso i quattro punti cardinali e di nuovo verso oriente, il sacerdote invoca la misericordia e la benedizione del Signore sulla Chiesa e sul mondo intero. Al termine, il sacerdote innalza la Croce e con essa benedice il popolo che poi passa a venerarla e riceve delle foglie di basilico, per ricordare il buon profumo del Cristo risorto che tutti i cristiani sono chiamati a testimoniare nel mondo.





Testi della Liturgia
AI VESPRI
La croce esaltata invita tutta la creazione a cantar inni alla passione immacolata di Colui che su di essa fu innalzato: sulla croce Egli mise a morte chi ci aveva dato la morte, risuscitò i morti e, purificatili, li rese degni, nella sua misericordia ed infinita bontà, di vivere nei cieli; rallegriamoci quindi, esaltiamo il suo nome e magnifichiamo la sua estrema condiscendenza. (2 volte)
Mosè ti ha prefigurato stendendo le braccia verso l’alto e mettendo in fuga il tiranno Amalek, o croce veneranda, vanto dei fedeli, sostegno dei martiri, ornamento degli apostoli, difesa dei giusti, salvezza di tutti i santi. Per questo alla vista della tua esaltazione, il creato si rallegra e tripudia glorificando Cristo la cui estrema bontà ha riunito per te ciò che era diviso. (2 volte)
Croce gloriosissima, circondata dai cori gioiosi degli angeli ed oggi esaltata, tu sollevi per divina disposizione tutti coloro che il frutto rubato aveva dispersi e sottomessi alla morte; per questo, pieni di fede, baciandoti col cuore e con le labbra, attingiamo la santificazione, esclamando: Esaltate Cristo, il Dio più che buono, e prosternatevi dinanzi al suo sgabello divino. (2 volte)
Venite, popoli tutti, adoriamo il legno benedetto, per il quale è venuta l’eterna giustizia. Colui che aveva ingannato il protoparente Adamo col legno, dal legno viene deriso; precipita in una terribile caduta chi tirannicamente si era impadronito di una creatura di dignità regale.
Col sangue divino è neutralizzato il veleno del serpente e la maledizione di una giusta condanna è annullata con l’ingiusta condanna del Giusto. Conveniva che il legno fosse risanato dal legno e che la passione dell’Impassibile sul legno guarisse le passioni del condannato. Ma, o Cristo Re, gloria alla tua mirabile economia per noi, con la quale hai salvato tutti come buono e amico dell’uomo.
Dopo l’inno vesperale e il prokìmen del giorno vengono fatte tre letture bibliche: Esodo 15, 22-16, 1; Proverbi 3, 11-18; Isaia 60, 11-16. Seguono alcune preghiere fisse e il proprio della Litia.
Oggi, la parola sacra di Davide riceve veramente il suo compimento: ecco che veramente adoriamo lo sgabello dei tuoi piedi purissimi e siamo pieni di speranza all’ombra delle tue ali, o Generoso, e ti gridiamo: La luce del tuo volto sia impressa su di noi!
Esalta la forza del tuo popolo ortodosso con l’esaltazione della tua croce, Cristo pieno di misericordia.
L’albero della vera vita piantato sul Calvario, l’albero su cui il Re dei secoli ha operato la nostra salvezza ed oggi viene esaltato, consacra i confini dell’universo e il tempio della risurrezione celebra la sua dedicazione. Gli angeli si rallegrano nei cieli e gli uomini esultano sulla terra, cantano assieme a David e dicono: Esaltate il Signore Dio nostro e adorate lo sgabello dei suoi piedi perché è santo Colui che concede al mondo la grande misericordia.
Prefigurava la tua croce, o Cristo, il patriarca Giacobbe che benediceva i nipoti imponendo sulle loro teste le sue mani incrociate. E noi, Salvatore, esaltando oggi la tua croce, esclamiamo: Al nostro re, amico di Cristo, accorda la vittoria come concedesti il trionfo a Costantino.
Divino tesoro nascosto in terra, la croce vivificante apparve nei cieli al pio imperatore, mostrando il segno spirituale della sua vittoria sui nemici. Rallegrandosene, con fede ed amore si affrettò ad esaltare, per impulso divino, ciò che aveva visto e a trarla con zelo dal seno della terra, per la liberazione del mondo e la salvezza delle nostre anime.
Il gesto del patriarca Giacobbe incrociante le mani per benedire la sua progenie preparava il segno sovrano della tua croce: possedendo in essa una protezione efficace, respingiamo con vigore le forze diaboliche e atterrando l’orgoglio di Belial, mettiamo in fuga le forze distruttrici del nemico Amalek. Ed ora che la croce è esaltata, noi fedeli la presentiamo piamente alla tua bontà per l’espiazione dei nostri peccati, esclamando a gran voce: Signore, abbi pietà, Tu che ti sei incarnato da una Vergine; Tu che sei buono, abbi compassione della creatura formata con saggezza dalle tue mani.
Tu sei la mia sovrana protezione, croce di Cristo dai tre rami; santificami per la tua potenza, affinché ti adori e ti glorifichi con fede ed amore.
Facciamo risuonare oggi un canto di festa e, col volto radioso, esclamiamo a gran voce: O Cristo, che per noi hai accettato la condanna, gli sputi, i colpi e di esser rivestito di derisoria porpora, Tu sei salito sulla croce, alla cui vista il sole e la luna han nascosto la loro luce, la terra ha tremato di paura e il velo del tempio si è diviso: Tu dunque dacci ora la tua preziosa croce come protezione, salvaguardia e terrore dei demoni, affinché abbracciandola cantiamo: O croce, salvaci per la tua forza; santificaci per il tuo splendore, o croce veneranda, e rafforzaci per la tua esaltazione poiché ci sei stata data come luce e salvezza delle nostre anime.
O croce, segno luminoso tra gli astri, tu hai prefigurato un trofeo di vittoria al piissimo re; sua madre, avendoti ritrovato, ha fatto di te l’ornamento del mondo. Esaltandoti in questo giorno, noi, cori di fedeli, gridiamo: Illuminaci col tuo splendore, o croce vivificante; santificaci per la tua virtù, o croce veneranda, e rafforzaci per la tua esaltazione, innalzata contro la schiera dei nemici.
Mosè prefigurò l’opera della tua croce veneranda quando mise in fuga il nemico Amalek nel deserto del Sinai: infatti, quando stendeva le mani, formando l’immagine della croce, il popolo riprendeva forza. Oggi è per noi compiuta la realizzazione delle figure: oggi la croce è esaltata e i demoni sono messi in fuga, oggi l’intera creazione è liberata dalla corruzione, poiché, per la croce, tutti i doni risplendono su di noi. Con gioia perciò tutti ci prosterniamo innanzi a te dicendo: Come sono magnifiche le tue opere, Signore, gloria a Te!
Apostica
Salve, croce vivificante, trofeo invincibile della pietà, porta del paradiso, sostegno dei fedeli, bastione della Chiesa; grazie a te è stata vinta la corruzione, il potere della morte calpestato e noi siamo elevati dalla terra ai cieli; arma invincibile, avversario dei demoni, gloria dei martiri, vero ornamento dei santi, porto di salvezza, tu apporti al mondo la grande misericordia.
R. Esaltate il Signore nostro Dio e prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo(Sal. 98, 5).
Salve, o croce del Signore, per la quale l’umanità è stata liberata dalla maledizione, segno di vera gioia, che metti a terra i nemici nella tua esaltazione, o tutta veneranda! Nostro soccorso, potenza dei re, fermezza dei giusti, dignità dei sacerdoti; quando sei raffigurata ci salvi dalle calamità; verga della forza che ci pasce, arma di pace che gli angeli circondano con tremore, divina gloria di Cristo, il quale accorda al mondo la grande misericordia.
V. Dio è Re nostro da prima dei secoli; egli opera la salvezza in mezzo alla terra (Sal. 73, 12).
Salve, guida dei ciechi, medico degli infermi, risurrezione dei morti, che risollevi noi tutti caduti nella corruzione, o croce veneranda; per te è abolita la maledizione e fiorisce l’immortalità e noi figli della terra siamo divinizzati e il diavolo è definitivamente abbattuto. Oggi, vedendoti esaltata nelle mani dei vescovi, esaltiamo anche Colui che su di te fu innalzato e ti adoriamo, attingendo copiosamente la grande misericordia.
Ciò che anticamente Mosè ha raffigurato nella sua persona vincendo e mettendo in fuga Amalek, ciò che Davide il melode invitava ad adorare come lo sgabello dei tuoi piedi, la tua veneranda croce, o Cristo Dio, noi oggi l’adoriamo baciandola con labbra indegne ed inneggiamo a Te che hai voluto esservi confitto, gridando: Signore, col buon ladrone rendici degni del tuo Regno.
Dopo il cantico di Simeone e le altre preghiere abituali conclusive dei Vespri si canta il Tropario della festa:
Salva, Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità; accorda alle tue Chiese vittoria sui nemici e proteggi con la tua croce il tuo popolo. (3 volte)
UFFICIATURA DEL MATTINO
Adoriamo il legno della tua croce, o Amico degli uomini, perché su di esso sei stato inchiodato, vita di tutti. Hai aperto il Paradiso, o Salvatore, al ladrone che venne a te con fede e fu giudicato degno di celesti delizie, confessandoti: «Ricordati di me, Signore!» Come lui ricevi anche noi che ti gridiamo: Abbiamo tutti peccato; nella tua misericordia non ci respingere.
Appena il legno della tua croce, o Cristo, fu fissato in terra, le fondamenta della morte vennero scosse, Signore; Colui che l’Ade aveva avidamente inghiottito, lo rigettò con terrore. Ci hai mostrato la tua salvezza, o Santo, e ti glorifichiamo, Figlio di Dio; abbi pietà di noi.
Nei tempi antichi, Giosuè, figlio di Nun, prefigurava misteriosamente il segno della croce quando stese le braccia in forma di croce, mio Salvatore, e fermò il sole finché vennero disfatti i nemici a Te ribelli, o Dio. Ma ora questo astro si oscura vedendo in croce Te che distruggi la potenza della morte e spogli l’Ade.
Al Prokìmen si cantano i versetti 3 e 1 del Sal. 97 e dal Evangelo si legge: Giovanni 12, 28-36.
Tu sei la mia sovrana protezione, croce di Cristo dai tre rami, santificami con la tua forza, affinché io ti adori e ti glorifichi.
Croce di Cristo, speranza dei cristiani, guida degli smarriti, porto dei travagliati, vittoria nelle battaglie, sostegno dell’universo, medico dei malati, risurrezione dei morti, abbi pietà di noi.
Canone
Ode I
Tracciando davanti a sé una croce col suo bastone, Mosè aprì il mar Rosso ad Israele, che l’attraversò a piede asciutto; poi voltandosi lo richiuse sui carri di Faraone iscrivendo sulla sua immensità l’arma invincibile. Perciò inneggiamo a Cristo nostro Dio, che si è coperto di gloria.
Gloria, Signore, alla tua veneranda croce! (si ripete ad ogni Tropario)
Anticamente Mosè prefigurò in se stesso la tua purissima passione, quale mediatore dei sacri doni: raffigurando infatti la croce, alzò le braccia come un trofeo di vittoria ed annientò la potenza dell’implacabile Amalek. Perciò cantiamo Cristo nostro Dio, che si è coperto di gloria.
Mosè innalzò su un palo il rimedio per liberare dagli effetti di un morso velenoso; in forma di croce attaccò obliquamente sul legno il serpente strisciante e con questo trionfò sul danno. Perciò cantiamo Cristo nostro Dio, che si è coperto di gloria.
Il cielo fece apparire il trofeo della croce al pio condottiero e imperatore ispirato da Dio, e con esso fu abbattuta l’ostile arroganza dei nemici, l’errore messo in fuga e la fede divina si estese alle estremità della terra. Perciò cantiamo Cristo nostro Dio, che si è coperto di gloria.
Ode III
Una verga è presa come tipo del mistero: fiorendo designa il sacerdote, e nella Chiesa, un tempo sterile adesso fiorisce il legno della croce, sua forza e sua fermezza.
Quando la roccia colpita fece sgorgare l’acqua per un popolo ribelle e duro di cuore, veniva rappresentato il mistero della Chiesa eletta da Dio, di cui la croce è forza e sostegno.
Quando il costato purissimo venne colpito dalla lancia ne fuoriuscì acqua con sangue inaugurando l’Alleanza e purificando il peccato, perché la croce è gloria per i credenti, e, per i re, forza e sostegno.
Càtisma
Nel Paradiso, un tempo, il nemico mi aveva spogliato, dandomi da gustare il suo, frutto, dell’albero che da la morte; il legno della croce che portava agli uomini il rivestimento di vita fu infisso in terra e il mondo intero fu ripieno d’illimitata gioia. Vedendo la croce esaltata, popoli, rivolgiamoci a Dio con fede, unanimi gridando: Piena di gloria è la tua casa!
Ode IV
Ho udito, Signore, il mistero della tua economia, ho meditato sulle tue opere e glorificato la tua divinità.
Anticamente Mosè nel deserto trasformò con il legno le fonti amare, prefigurando così la trasformazione dei gentili verso la pietà per mezzo della croce.
Il Giordano si aprì fino in fondo e restituì al legno l’ascia tagliente, indicando la soppressione dell’errore mediante la croce e il battesimo.
Diviso in quattro gruppi, il popolo si dispone in un ordine sacro per precedere il Tabernacolo figurativo dell’Alleanza, glorioso in questa crociforme formazione.
Miracolosamente manifestatasi, la croce risplendette come il sole e i cieli raccontarono la gloria del nostro Dio.
Ode V
O legno tre volte beato! Su di esso fu crocifisso Cristo Re e Signore, con esso venne abbattuto chi aveva ingannato col legno e a sua volta si lasciò ingannare da Dio che vi era inchiodato nella sua carne e che da la pace alle anime nostre.
Su di te, legno oggetto dei nostri canti, Cristo fu disteso; sei tu che la spada fiammeggiante custodiva nell’Eden, ma l’arma terribile del cherubino indietreggiò davanti a Cristo crocefisso su di te e che da la pace alle anime nostre.
Le potenze infernali nemiche della croce tremano alla vista di questo segno tracciato nell’aria dove si muovono; ma la stirpe degli abitanti dei cieli e della terra piega il ginocchio davanti a Cristo che da la pace alle anime nostre.
Risplendente di fulgida luce la divina croce appare alle nazioni ottenebrate e smarrite nell’errore, e diffondendo luce divina, le porta a Cristo che su di essa fu inchiodato e che da la pace alle anime nostre.
Ode VI
Nelle viscere del mostro marino, Giona, stendendo le braccia in croce, prefigurava chiaramente la passione redentrice; e uscendone dopo tre giorni descriveva la risurrezione sovraterrestre di Cristo Dio, crocifisso nella sua carne e illuminante il cosmo con la sua risurrezione al terzo giorno.
Curvato dalla vecchiaia e oppresso dalla malattia, Giacobbe si rizzò e incrociò le mani, mostrando l’energia della croce vivificante. È così che Dio, inchiodato sulla croce nella carne, rinnovò la vetustà della lettera oscura della Legge e scacciò la funesta malattia dell’inganno.
Il divino Israele ponendo le mani incrociate sulle teste dei giovani, mostrava che il popolo servitore della Legge aveva diritto all’onore di primogenito; supposto poi che stava commettendo un errore, non modificò il segno vivificante: «Predominerà, disse, il nuovo popolo di Cristo Dio, difeso dal bastione della croce».
Kontàkion
Tu che volontariamente sei stato innalzato sulla croce, Cristo Dio, fa misericordia al tuo popolo che porta il tuo nome; allieta nella tua potenza i nostri re fedeli (o: governanti) dando loro vittoria contro i nemici; trovino nella tua alleanza, un’arma di pace, un trofeo invincibile.
Ikos
Colui che, rapito in Paradiso fino al terzo cielo, udì parole indicibili e divine quali non è permesso alla lingua di proferire, scrive ai Galati, ciò che voi conoscitori della Scrittura avete letto e sapete: «Lungi da me il gloriarmi, se non unicamente nella croce del Signore, soffrendo sulla quale Egli uccise le passioni». Tutti dunque, stringiamoci fortemente alla croce del Signore, gloria di tutti, poiché questo legno è la nostra salvezza, arma di pace, trofeo invincibile.
Ode VII
L’ordine insensato del crudele tiranno agitò i popoli poiché spirava minaccia e bestemmia contro Dio. Ma né il furore delle belve, né il fuoco divorante spaventò i Tre Fanciulli: in mezzo alle fiamme che soffiavano un vento refrigerante, cantavano concordi: «Dio dei Padri e nostro, degno di ogni canto, Tu sei benedetto!».
Per aver gustato il frutto dell’albero il primo uomo fu precipitato nella corruzione, fu condannato a perdere ignominiosamente la vita; come infermità corrodente tutto il corpo, trasmise il suo male a tutta la sua stirpe. Ma noi abitanti della terra, avendo trovato il legno della croce per la salvezza, gridiamo: «Dio dei Padri e nostro, degno di ogni canto, Tu sei benedetto!».
La disobbedienza fece trasgredire il comando divino e l’albero diede morte ai mortali poiché il frutto era stato indebitamente mangiato. Poi il legno fu messo al sicuro per preservare la vita preziosa di cui era fonte; e ritornò accessibile per i buoni sentimenti del ladrone che morendo miseramente gridava: «Dio dei Padri e nostro, degno di ogni canto, Tu sei benedetto!».
Israele, contemplando l’avvenire, baciò l’estremità del bastone di Giuseppe, mostrando in anticipo come la gloriosa croce sarebbe stata la salvaguardia del potere regale: per i re essa è infatti una gloria trionfale e una luce per quanti con fede gridano: «Dio dei Padri e nostro, degno di ogni canto, Tu sei benedetto!».
Ode VIII
Fanciulli, uguali in numero alla Trinità, benedite Dio Padre Creatore, cantate il Verbo sceso a soccorrervi cambiando il fuoco in rugiada ed esaltate lo Spirito Santo che, nei secoli, dona a tutti la vita.
Mentre è esaltato il legno bagnato dal sangue del Verbo di Dio incarnatosi, cantate Potenze celesti che festeggiate la redenzione dei mortali. Popoli, adorate la croce di Cristo, per la quale la risurrezione è accordata al mondo nei secoli.
Dispensatori della grazia, che abitate la terra, elevate con le vostre mani e con sacerdotale rispetto la croce su cui fu innalzato Cristo, sì che la lancia trafisse il corpo del Dio-Verbo. Tutte le genti vedano la salvezza di Dio e lo glorifichino nei secoli.
Voi che siete stati innalzati con divino decreto, re credenti dei cristiani, rallegratevi; gloriatevi della vostra arma foriera di vittoria, la gloriosa croce ricevuta da Dio: grazie ad essa le tribù nemiche, ardite ed avide, sono disperse nei secoli.
Ode IX
Tu sei, o Madre di Dio, il mistico giardino che senza esser coltivato ha germinato Cristo, per il quale è stato piantato l’albero vivificante della croce. Perciò oggi nella sua esaltazione adoriamo Lui e magnifichiamo Te.
Si rallegrino tutti gli alberi della foresta la cui natura è santificata, poiché Cristo, che all’origine li aveva piantati, è stato steso sul legno; perciò oggi nella sua esaltazione, noi l’adoriamo e lo magnifichiamo.
È innalzata come una sacra difesa dei credenti la croce, tracciata sulla testa di tutti e grazie a lei le forze dei pensieri peccaminosi sono distrutte. Perciò oggi nella sua esaltazione l’adoriamo e magnifichiamo.
La morte che, per il frutto dell’albero, piombò sulla nostra razza, è oggi sconfitta dalla croce: infatti la maledizione di tutta la discendenza della nostra prima Madre, è cancellata dal frutto della pura Madre di Dio: è Lei che tutte le potenze celesti magnificano.
Non volendo lasciar perdurare l’amarezza venutaci dall’albero, o Signore, con la croce l’hai completamente cancellata; così un tempo il legno tolse l’amarezza alle acque di Mara, prefigurando l’energia della croce che le potenze celesti magnificano.
Noi che, non giustificati, eravamo immersi nelle tenebre del primo Padre, Tu, o Signore, oggi ci hai rialzati con la croce; come l’eccesso della passione aveva infatti precipitato la nostra natura nel male, così la luce della tua croce ci ha tutti risollevati, e noi, credenti, la magnifichiamo.
Per rivelare al mondo il segno che noi adoriamo, o Signore, Tu hai formato nel cielo la croce, gloriosa sopra tutto, fulgida di luce infinita e arma invincibile per l’imperatore [Costantino] tutte le Potenze celesti la magnificano.
Esapostilàri
La croce è la custode di tutto l’universo, la croce è l’ornamento della Chiesa, la croce è la forza dei re, la croce è il sostegno dei fedeli, la croce è la gloria degli angeli e la rovina dei demoni. (2 volte)
La croce è esaltata in questo giorno e il mondo santificato, perché, o Cristo, che siedi col Padre e col Santo Spirito, su di essa hai steso le braccia e hai attirato il mondo intero alla tua conoscenza; Tu rendi degni della gloria divina coloro che sperano in Te.
Alle Lodi, tra gli ultimi quattro versetti del Salmo s’intercalano questi Tropari:
O mirabile portento! L’albero vivificante, la croce santissima, oggi si manifesta elevata in alto. Tutti i confini della terra la glorificano, tutti i demoni sono terrorizzati. Oh, quale dono è stato fatto ai mortali! Per essa, Cristo, salva le nostre anime, come unico misericordioso. (2 volte)
O mirabile portento! Per aver portato l’Altissimo, come un grappolo pieno di vita, la croce è oggi esaltata al di sopra della terra e appare a tutti; grazie ad essa tutti siamo stati attratti a Dio e la morte vinta per sempre. O legno immacolato! Grazie ad esso godiamo dell’alimento immortale dell’Eden, glorificando Cristo.
O mirabile portento! La lunghezza e la larghezza della croce è uguale ai cieli, poiché, per la divina grazia, santifica tutto. In essa le nazioni barbare sono vinte e gli scettri dei re rafforzati. O scala divina! Per essa saliamo al cielo esaltando nei nostri canti Cristo Signore.
Oggi avanza la croce del Signore e i fedeli l’accolgono con amore e ne ricevono guarigione del corpo e dell’anima, e da ogni malattia. Baciamola nella gioia e nel timore: nel timore a causa del peccato che ce ne rende indegni; nella gioia, a causa della salvezza che accorda al mondo Colui che su di essa è stato inchiodato, Cristo Signore, che possiede la grande misericordia.
ESALTAZIONE DELLA CROCE
Il sacerdote, alla fine della grande dossologia, trasporta solennemente la croce, su un vassoio ornato di foglie e fiori, dal santuario al centro della chiesa e la depone su un tavolino al canto del Tropario: «Salva, Signore...»; l’incensa, e, fatte tre grandi prostrazioni, la bacia. Poi, ripresa in mano la croce, con un rito semplice, ma di evidente significato cosmico, la ’esalta’, cioè la eleva al massimo possibile sopra il suo capo, successivamente verso i quattro punti cardinali, mentre i fedeli, ad ognuna delle elevazioni, ripetono circa cento volte: «Signore pietà».
Rivolto verso oriente, dice:
Abbi pietà di noi Signore, secondo la tua grande misericordia; te ne preghiamo, esaudiscici ed abbi pietà di noi!
Spostandosi al lato destro del tavolino, verso il nord, dice:
Preghiamo ancora per i nostri re (o: per i governanti) pii e custoditi da Dio.
Spostandosi dietro il tavolino, verso occidente, dice:
Preghiamo ancora per il nostro Patriarca N. e per tutta la nostra fraternità in Cristo.
Spostandosi al lato sinistro del tavolino, verso il sud, dice:
Preghiamo ancora per tutti i cristiani ortodossi, per la loro salute, salvezza e remissione dei peccati.
Ritornato al posto iniziale, guardando verso oriente, dice:
Preghiamo ancora per tutti coloro che servono ed hanno servito in questa santa chiesa (o:in questo santo monastero), per la loro salute, salvezza e remissione dei peccati.
Fatta l’ultima esaltazione, il sacerdote benedice i fedeli, e si canta il Kontàkion del giorno:«Tu che volontariamente...». Depone poi la croce sul tavolino ed intona:
Adoriamo la tua croce, Signore, e glorifichiamo la tua santa risurrezione! (3 volte)
Nel frattempo si prostra fino a toccar la terra con la fronte per due volte, bacia la croce e fa una terza prostrazione. Lo seguono ed imitano il clero e i fedeli, mentre il coro canta i seguenti inni:
Venite, fedeli, adoriamo il legno vivificante: su di esso Cristo, Re di gloria, stese le braccia e ci risollevò alla beatitudine iniziale, di cui ci aveva spogliato il nemico allettandoci, facendo di noi degli esiliati da Dio. Venite, fedeli, adoriamo il legno grazie al quale siamo giudicati degni di schiacciare le teste dei nemici invisibili. Venite, famiglie tutte delle genti, veneriamo con i nostri canti la croce del Signore. Salve, croce, perfetta liberazione di Adamo caduto; in te si glorificano i nostri re fedelissimi, poiché nella tua potenza sottomettono con forza il popolo d’Ismaele. Baciandoti ora con riverenza noi cristiani glorifichiamo il Dio che su di te fu inchiodato, dicendo: Signore, che sei stato crocefisso su di essa, abbi pietà di noi, Tu Buono e Amico dell’uomo.
Venite, popoli, contemplando la gloriosa meraviglia, adoriamo la potenza della croce; poiché l’albero nel Paradiso aveva prodotto la morte, questo invece ha prodotto la vita, sostenendo crocifisso l’innocente Signore. Tutti i popoli vi colgano l’incorruttibilità esclamando: Tu che con la croce hai abolito la morte e ci hai liberato, gloria a Te!
In questo giorno l’albero della vita, uscito dalle profondità della terra, conferma la fede nella risurrezione del Cristo che vi fu inchiodato; elevata dalle mani dei sacerdoti, annuncia la sua ascensione ai cieli, per la quale l’impasto di cui siamo fatti, risollevato dalla caduta terrestre, vive già nei cieli. Cantiamo quindi con riconoscenza: Signore, che su di essa sei stato innalzato e che, per essa, ci hai elevati con Te, rendi degni della gioia celeste coloro che ti cantano.
O Dio, si è compiuta la parola dei tuoi profeti Isaia e Davide, che diceva: «Tutte le stirpi verranno, Signore, e ti adoreranno»; ecco infatti, o Dio buono, nei tuoi cortili a Gerusalemme, le genti, ripiene di grazia. Tu che hai sofferto la croce per noi e ci hai vivificato con la tua risurrezione, proteggici e salvaci!
Le quattro estremità del mondo sono santificate in questo giorno in cui è esaltata la tua croce dai quattro rami ed insieme è esaltata la forza dei nostri re credenti che, per essa, spezzano la potenza dei nemici.
Tu sei grande, Signore, e ammirevole nelle tue opere: gloria a Te!
Le voci dei profeti hanno predetto il legno sacro sul quale Adamo è stato liberato dall’antica maledizione della morte; il creato, in questo giorno della sua esaltazione, eleva la voce chiedendo a Dio grande misericordia. E Tu, che solo compatisci oltre ogni misura, o Sovrano, sii la nostra espiazione e salvaci.
Si è compiuta, o Dio, la parola del tuo profeta Mosè che diceva: «Vedrete la vostra vita sospesa davanti ai vostri occhi». Oggi la croce è esaltata e il mondo liberato dall’errore. Oggi la risurrezione di Cristo è rinnovata e i confini della terra si rallegrano, offrendoti i loro canti con cembali davidici, e dicono: «Hai operato la salvezza in mezzo alla terra, o Dio, passando per la croce e la risurrezione. Con questo ci hai salvato, Tu che sei buono e amico dell’uomo: Onnipotente Signore, gloria a Te!»
ALLA LITURGIA
Isodikòn
Esaltate il Signore Dio nostro e prostratevi dinanzi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo.
Si cantano il Tropario «Salva...» e il Kontàkion «Tu che volontariamente...».
Invece del Trisaghion si canta
Adoriamo la Tua Croce, o Sovrano, e glorifichiamo la Tua Resurrezione!
Letture: Epistola: la Corinti 1, 18-25; Evangelo: Giovanni, 19, 6-11.13-21.25-28.30-35.
Megalinario
Tu sei, o Madre di Dio, il mistico giardino che senza esser coltivato ha germinato Cristo, per il quale è stato piantato l’albero vivificante della croce. Perciò oggi nella sua esaltazione adoriamo Lui e magnifichiamo Te.
Kinonikon
Si è manifestata su di noi la luce del tuo volto, o Signore. Alliluia.