martedì 23 ottobre 2012

Con le lampade accese


Di seguito il Vangelo di oggi, 23 ottobre, martedi della XXIX settimana del T.O., con un pensiero di commento.

Vangelo   Lc 12, 35-38 
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli. 

Dal vangelo secondo Luca 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
   





La notte, in ultima analisi, è simbolo della morte,
della perdita definitiva di comunione e di vita.
Gesù entra nella notte per superarla
e per inaugurare il nuovo giorno di Dio nella storia dell’umanità.

Benedetto XVI, Omelia nel Giovedì Santo, 5 aprile 2012


COMMENTO

 Come tante ragazze povere, ingannate e fatte schiave da aguzzini travestiti da benefattori, anche noi, sedotti da una menzogna, abbiamo vissuto obbligati a “servire” un “padrone” crudele. Ma il Signore è “giunto nel mezzo” della nostra “notte” di schiavitù, e ne ha fatto una Pasqua. Nel seno materno della Chiesa il “Padrone” autentico della nostra vita ci è venuto incontro in fretta con i “fianchi cinti”, e ci ha comprati al caro prezzo del suo sangue, chinandosi a lavare ogni nostro peccato. Il suo “passaggio” in mezzo a noi ci ha liberati dal giogo del faraone e ci ha trasferiti nella Terra Promessa del suo Regno, dove il Primo si fa ultimo, e il Maestro fa “mettere a tavola” i suoi servi per  “servirli”, donando gratuitamente quello che con cupidigia avevano creduto di poter rubare. Ci siamo nutriti del suo amore e non ne possiamo più fare a meno. 

Al solo pensiero che Egli ha dato la vita per tutti ci sentiamo spinti dal suo amore a non vivere più per noi stessi ma per Lui. Per questo lo "attendiamo" con gioia, vivendo ogni istante come una notte di Pasqua. “Beati” noi se il nostro cuore “veglia” nelle tenebre della storia attendendo il Signore che “torna dalle nozze” dove ha riscattato ogni uomo. “Beati” noi se saremo “svegli” per “aprirgli subito”, quando “arriva e bussa” per entrare nei momenti difficili del matrimonio, nel rapporto con i figli, con i colleghi, gli amici, il fidanzato. "Beati" noi se saremo “pronti” ad annunciare loro il Vangelo rinunciando ai criteri mondani; con “le vesti strette ai fianchi” dalla castità della carne e dello spirito, che lascia liberi e non si appropria di nessuno nell’“attesa” che sia Dio, con i suoi tempi, a parlare ai cuori; con “le lampade accese” di Carità nella Verità, senza compromessi. "Beati" noi se il Signore ci troverà così, celebrerà con noi e con tutti la sua Pasqua di vita e libertà.