mercoledì 31 ottobre 2012

Per riflettere sul passato e futuro dell'ecumenismo


«Parleremo della fondazione del Tantur Institute alla luce del concilio Vaticano II e discuteremo dello stato dell’ecumenismo in Occidente e in Oriente, ponendo particolare attenzione alle peculiarità di questo dialogo a Gerusalemme»: con queste parole il sacerdote ortodosso Timothy Lowe, rettore del Tantur Ecumenical Institute, ha introdotto il convegno internazionale dal titolo «Hope of unity: living ecumenism today», che si è svolto dal 26 al 27 ottobre a Gerusalemme. 
L’iniziativa è stata promossa per festeggiare il quarantesimo anniversario della fondazione del Tantur Institute. L’istituto ecumenico per gli studi teologici, che opera in Israele, ha avviato la propria attività nel 1972, anche se i primi passi per la sua istituzione risalgono all’ottobre 1963, quando alcuni tra i rappresentanti ortodossi, anglicani e protestanti presenti al concilio Vaticano II si dichiararono favorevoli all’idea di Paolo VI di creare un centro ecumenico per la ricerca teologica e per gli studi pastorali, in un luogo particolarmente significativo per la storia dei cristiani. La scelta di Gerusalemme fu diretta conseguenza del pellegrinaggio ecumenico che Paolo VI svolse nel gennaio 1964; e così nel 1967, grazie all’opera di Theodore Hesburgh, incaricato dal Papa per la realizzazione del progetto, con il sostegno della University of Notre Dame e di molti benefattori, vennero avviati i lavori per la costruzione del Tantur Institute. Non fu però possibile inaugurare l’istituto fino al 1972 a causa della nuova situazione che si era creata dopo la guerra arabo-israeliana del 1967.
Il Tantur Institute è divenuto un luogo di studio e di esperienza in campo ecumenico, ospitando migliaia di studiosi appartenenti a diverse confessioni cristiane, con l’intento di promuovere una ricerca teologica strettamente legata a una testimonianza quotidiana della fede in Cristo, attraverso la quale rafforzare il cammino per l’unità della Chiesa. Alla storia dell’istituto sono state riservate le prime due relazioni. Il reverendo Patrick Gaffney ha presentato una ricostruzione delle vicende che portarono alla definizione del progetto per la creazione della struttura, facendo ampio riferimento al clima nel quale il progetto venne maturando. Il docente André Birmelé ha invece tratteggiato il contributo del teologo luterano tedesco Oscar Cullmann, che prese parte al concilio Vaticano II in qualità di “ospite”, mettendo in evidenza il suo contributo per lo sviluppo del dialogo ecumenico.
La relazione di Birmelé ha rappresentato una sorta di “ponte” tra le riflessioni sulla nascita dell’istituto e le considerazioni sul presente dell’ecumenismo. In particolare all’anglicana Mary Tanner, per anni impegnata in ruoli di responsabilità all’interno degli organismi ecumenici internazionali, è spettato il compito di tracciare un quadro del dialogo in Occidente. Padre Frans Bouwen, membro cattolico dello staff accademico del Tantur Institute, ha descritto i rapporti tra i cristiani in Oriente, tenendo particolare conto anche del dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani nel Vicino Oriente, che costituisce un aspetto rilevante della testimonianza ecumenica nella regione. A entrambi i relatori è spettato il compito di indicare anche i possibili aspetti da approfondire per proseguire il cammino ecumenico, che affronta una stagione particolarmente vivace e complessa. Le Chiese e le varie comunità religiose sono infatti chiamate a trattare i nodi dogmatici ed etici emersi dopo anni di dialoghi teologici e di gesti condivisi che hanno reso manifesta la comune volontà di vivere l’unità, come hanno sottolineato gli organizzatori del convegno.
Alla situazione ecumenica nel Vicino Oriente è stata dedicata, in particolare, la seconda giornata di riflessioni. Il pastore luterano Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale, ha affrontato il tema dell’azione dei cristiani nella Terra Santa, sottolineandone il ruolo nel processo di costruzione di pace. Padre David Neuhaus, vicario per la comunità cattolica di lingua ebraica del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, ha infine offerto una relazione sull’impegno delle comunità cristiane di lingua ebraica. Padre Neuhaus ha fatto riferimento anche all’iniziativa, finanziata dalla Fondazione Giovanni Paolo II, per la pubblicazione di un catechismo in lingua ebraica con la quale favorire un cammino di formazione permanente di queste nuove comunità in una prospettiva ecumenica. Nella tavola rotonda conclusiva i relatori hanno quindi delineato i “percorsi” sui quali proseguire il cammino ecumenico, soprattutto in questo anno dedicato dalla Chiesa cattolica alla memoria dell’apertura del concilio Vaticano II e che sta anche proiettando il World Council of Churches verso la celebrazione della prossima assemblea generale, che si terrà in Corea del Sud nel 2013. Il convegno non ha voluto essere soltanto un momento puramente celebrativo, ma si è proposto di offrire anche una ricostruzione storica di un passaggio particolarmente significativo della storia del movimento ecumenico, quale è stata la celebrazione del concilio Vaticano II che ha consentito di porre in atto tante iniziative ben al di là dei confini della Chiesa cattolica.
Al contempo l’incontro, nel riaffermare uno degli scopi primari del Tantur Institute in campo ecumenico, ha voluto altresì favorire una riflessione sullo stato dei rapporti di collaborazione che tenga conto della particolare situazione nella quale i cristiani si trovano nel Vicino Oriente, dove l’approfondimento delle questioni teologiche cammina di pari passo al quotidiano impegno delle varie comunità religiose per il superamento di ogni forma di violenza e per la costruzione di una pace fondata sul dialogo nella giustizia. (R. Burigiana)

L'Osservatore Romano 31 ottobre 2012