mercoledì 12 dicembre 2012

Ecclesia in America: Omelia del Cardinal Ouellet

 

 “Siamo venuti a ravvivare il dono della fede che abbiamo ricevuto 500 anni, fa il patrimonio più prezioso che unisce il Sud al Nord dell’America. Ora possiamo dirci pronti a diffondere il messaggio del Vangelo con ardore nuovo, modi e linguaggi rinnovati”: è quanto ha affermato ieri sera il cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America latina, nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina, in occasione Messa di chiusura del Congresso internazionale “ Ecclesia in America” apertosi in Vaticano il 9 dicembre scorso alla presenza di delegati da tutto il continente. Il porporato ha auspicato che tutti i battezzati d’America proclamino la loro fede nel rispetto della libertà altrui ma coscienti di doverla passare alle nuove generazioni dell’era digitale. Nelle sue parole anche il ricordo delle due indigene d’America canonizzate, l’ultima, nell’ottobre scorso, a cui il cardinale Ouellet ha affidato l’unità del continente americano e la diffusione della fede cattolica nel mondo, auspicando il fiorire di nuovi santi. Quindi la lode della Vergine di Guadalupe, nel giorno della sua festa, patrona delle Americhe, invocata ieri anche dal Papa all’udienza generale. Olivier Tosseri ha chiesto al cardinale Marc Ouellet di fare un bilancio del Congresso:

R. – Ce fut un Congrès très riche…
E’ stato un Congresso molto ricco, molto ricco nella metodologia e anche nella qualità della comunione che si è creata tra i partecipanti che provenivano da tutta l’America. Inoltre, c’è stato come un risveglio in relazione all’unità che ci è stata donata attraverso il Battesimo. Quindi, con questa responsabilità di testimoniare il nostro Battesimo, abbiamo anche la responsabilità missionaria, cioè di curare la comunione della Chiesa che è fondata sul Battesimo e poi anche di portarla agli altri. E’ per questo che, verso la fine, il Congresso ha avuto uno slancio missionario: l’obiettivo principale era quello di risvegliare la comunione ma allo stesso tempo di fare di noi, nello spirito dell’assemblea di Apareçida, discepoli missionari.

D. – Quali sono gli ostacoli alla comunione della Chiesa nel continente americano? Forse la secolarizzazione che avanza, i modi diversi di vivere la fede nel continente?

R. – Certainment que la sécularization…
Certo, la secolarizzazione è una sfida enorme, ma anche la diseguaglianza e le leggi ingiuste, per esempio in relazione all’immigrazione: ne abbiamo parlato molto. La fede, infatti, è ricevuta e mantenuta in America anche grazie all’arrivo dei latinos che pure hanno bisogno di attenzione pastorale. Noi ci siamo soffermati su queste sfide che sono numerose, perché l’attenzione era incentrata sulla presa di coscienza che la nostra forza è nella fede e dunque in Cristo, ed è a partire da Lui che possiamo trovare la grazia, il coraggio e anche mezzi per impegnarci nella trasformazione della società.

D. – Secondo lei, l’immigrazione è una possibilità per il continente e per questo slancio missionario di cui parlava?

R. – C’est à la fois un défi et une chance…
E’ una sfida e una possibilità insieme. Se penso all’America del Nord è certamente una possibilità, perché la secolarizzazione è più avanzata e l’arrivo dei latinos ci riporta alle nostre radici cristiane. E’ una grande sfida perché la capacità di assorbimento di una società ha limiti ben precisi, e quindi è soprattutto lì che la Chiesa deve impegnarsi di più per creare comunità di accoglienza e permettere a queste popolazioni di integrarsi socialmente, di trovare lavoro, di riunire le famiglie e conservare il loro patrimonio religioso e culturale.

D. – E per quanto riguarda il dialogo tra le diverse Chiese e le diverse confessioni che ci sono nel continente americano?

R. – Là-dessus nous nous sommes arretés…
Lì ci siamo soffermati senza attardarci molto, pur mettendo l’accento sul Battesimo: noi siamo un continente di battezzati e questo riguarda tutte le diverse comunità cristiane. C’era, in sottofondo, una sorta di pensiero ecumenico: c’è, da parte della Chiesa cattolica, una grande apertura nei riguardi di tutti coloro che sono stati battezzati e che nel profondo aspirano, a volte senza saperlo, all’incontro con la Madre di Dio, che è il cuore della Chiesa, e con l’Eucaristia, che è il dono per eccellenza del Risorto. Credo che l’ecumenismo rimanga una grande sfida per questa testimonianza di unità che potrà rendere il continente più credibile agli occhi del resto del mondo


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Messa di chiusura del Congresso Internazionale "Ecclesia in America". Omelia del cardinale Marc Ouellet.

“Benedetta sei tu tra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno! A che debbo che la madre del Signore venga a me?”.
Cari amici,
Il giorno in cui Maria di Nazareth ricevette l’annuncio dall’angelo Gabriele e acconsentì alla sua maternità divina, la storia del mondo si capovolse verso l’abisso della grazia divina, continuando a svilupparsi come un tessuto quotidiano di piccoli e grandi eventi.
Il Vangelo ci dice che Maria partì da un piccolo paese delle montagne della Giudea per visitare sua cugina Elisabetta che, come apprese per rivelazione, aspettava un figlio. Dal primo momento di quell’incontro, lo Spirito Santo fece sussultare di gioia i due bambini e le loro madri. Elisabetta esclamò: “Benedetta tu che hai creduto alle parole che ti furono dette dal Signore!”. Maria rispose con il suo canto di azioni di grazia che si è trasformato nel canto di fede quotidiana della Chiesa: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Quando Dio ha aperto l’America al Vangelo, ha posto il suo sguardo ad un contadino povero ed umile, Juan Diego, che anch’egli ricevette una visita e un messaggio dal cielo. Attirato fino alla montagna da un canto celestiale del quale ignorava la fonte, vide una donna nobile, raggiante, di inimmaginabile perfezione, vestita di sole, secondo la narrazione del Nican Mopohua. Ella si presentò come la Madre del vero Dio e gli chiese di andare dal Vescovo per dirgli di costruire una Cappella sul monte Tepeyac. Furono necessari tre tentativi e tre miracoli per convincere il Vescovo: il miracolo delle rose di Castilla, che fiorirono d’inverno sulla montagna, completamente fuori stagione; il miracolo della tilma; la guarigione miracolosa di Juan Bernardino, lo zio di Juan Diego. Finalmente la grazia prevalse sulla prudenza episcopale e sull’incredulità umana e la cappella fu costruita con i risultati che conosciamo.
Cari amici, i giorni benedetti che abbiamo vissuto si sono sviluppati tra i due misteri dell’Annunciazione e della Visitazione. Siamo testimoni che il Popolo di Dio che avanza in America sta dicendo “sì” alla chiamata di questo Anno della Fede. Siamo venuti in tutta fretta a questo incontro per ravvivare il dono della fede che abbiamo ricevuto 500 anni fa, e vogliamo essere testimoni di questo nell’unità, giacché questo dono è l’eredità più preziosa che unisce il Sud e il Nord America dalle sue origini.
Siamo venuti guidati dalla Stella della prima e della nuova evangelizzazione: Nostra Signora di Guadalupe, Imperatrice delle Americhe, di cui oggi celebriamo la festa liturgica. Come dei “Magi d’Occidente”, abbiamo creduto di conoscere bene questa Signora, però gli eventi di questo Congresso, le conferenze, le preghiere e le testimonianze, ci hanno aiutato a riscoprirla. Per questo la nostra anima glorifica il Signore con Lei, perché Lui ha guardato ai poveri, che siamo noi, e grazie alla sua intercessione materna ci ha toccato e rinnovato. Siamo pronti a diffondere il messaggio del Vangelo con nuovo ardore, con nuovi metodi e con un nuovo linguaggio.
Non ripeteremo mai a sufficienza che l’apparizione della Vergine Maria a Juan Diego fu determinante per la trasmissione della fede ai popoli d’America. Questo ha segnato il momento del decollo dell’evangelizzazione. Ciò ha permesso la riconciliazione tra gli oppositori e la penetrazione del Vangelo nel cuore della cultura dei nativi. Ha anche frenato la brama dei conquistatori e degli avventurieri. Benedetto sia Dio per questo volto di tenerezza e di misericordia che ha portato la gente d’America all’adorazione dell’unico Salvatore Gesù Cristo.
Il canto di lode e di azione di grazia che si leva dai nostri cuori alla fine di questo Congresso è una dimostrazione che lo Spirito Santo ci ha toccato e ci invita a riprendere il cammino verso la Madre dell’Amore Splendido e della Santa Speranza. Abbiamo ricevuto notevoli grazie dinnanzi alla tomba degli apostoli Pietro e Paolo in questo Anno della Fede; ce ne andiamo più consapevoli della nostra dignità di figli di Dio, che ci fa gridare: “Abbà! Padre! Venga il tuo regno!”.
Fortificati e confermati dalla benedizione del Successore di Pietro, andiamo verso i nostri fratelli e sorelle; nel potere dello Spirito diamo testimonianza della verità del Vangelo e dell’unità della Chiesa Cattolica che trascende le frontiere di tutte le razze, culture e condizioni sociali. Il continente che ha cresciuto sotto il segno di Cristo Re e sotto il soglio di Pietro deve trasmettere e diffondere la propria fede per essere fedele a se stesso. I poveri aspettano ansiosamente questa testimonianza che deve passare per la carità sincera, la fraternità e la solidarietà effettiva con i più svantaggiati.
Che i battezzati d’America diventino così dei “discepoli missionari” nel potere dello Spirito, che li invia ad una Missione Continentale che deve abbracciare tutto il continente. Che tutti i battezzai si alzino e proclamino con orgoglio, nel rispetto della libertà degli altri, ma coscienti che devono passare la fiaccola della fede alle nuove generazioni della cultura digitale. Che sorga soprattutto una nuova fioritura di uomini e donne santi per la Nuova Evangelizzazione. La vocazione alla santità è per tutta la chiesa e non esiste alcun ostacolo insuperabile per la santità, sia quel che sia il nostro stato di vita. Basta un atto di fede al livello del granello di senapa per smuovere una montagna, ci dice il Vangelo.
Alla fine del XVII secolo, la Chiesa canonizzò Santa Rosa da Lima, la prima nativa americana ad essere elevata agli onori degli altari. Racconta la leggenda che quando fu proposto al Papa di beatificarla, egli rispose che, anche se fosse caduta una pioggia di rose in Vaticano, non avrebbe creduto nella santità di un’india. In seguito piovvero petali di rose su Roma. Nel 1671, la canonizzazione di Rosa di Lima, proclamata patrona del Perù e, in seguito, di tutta l’America del sud, dell’India e delle Filippine, ha dato luogo a grandi solennità, non solo a Lima e a Roma ma anche a Parigi.
Alla metà di ottobre di questo Anno della Fede, in pieno Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, abbiamo celebrato con grande gioia la canonizzazione di Kateri Tekakwhita, una giovane nativa americana, che morì a 24 anni e che dovette fuggire dalla sua famiglia e dalla sua tribù per conservare il suo amore virginale per Cristo. Amata in egual misura sia in Canada che negli Stati Uniti, Santa Kateri oggi appartiene alla Chiesa universale e pertanto diventa una figura mediatrice per la riconciliazione tra i popoli e la ricezione del Vangelo.
Ci sono due figlie privilegiate di Nostra Signora di Guadalupe che si danno la mano dall’alto dei cieli, non solo per unire il Nord e il Sud del continente americano, ma anche per irradiare la fede cattolica nel mondo intero. Una moltitudine di santi e di sante ci precede nel cammino del Vangelo in America; invochiamoli con un cuore solo perché la loro passione d’amore, la passione per Cristo, continui a conquistare le anime assetate di speranza e di liberazione.
I molti mali sociali che affliggono l’America reclamano da parte dei discepoli di Cristo un trattamento che elimini il virus mortale dell’egoismo, dell’invidia e dell’odio. Bisogna lottare contro lo sfruttamento dei poveri, il commercio illecito, le leggi ingiuste sull’immigrazione, la violenza urbana, la disintegrazione familiare e molte altre malattie sociali. Cristo Redentore risponde a queste sfide mediante il nostro impegno per la giustizia e la solidarietà fondato sulla grazia della conversione e della penitenza. Che noi cristiani d’America possiamo essere quindi in prima linea di combattimento, perché la testimonianza della nostra fede non sia smentita dalla nostra indifferenza e dalla mancanza di coerenza nelle nostre vite.
Cari amici, poniamo nelle mani di Santa Maria di Guadalupe, Nostra Madre, le speranze e i progetti che nascono da questo nostro incontro a Roma, 15 anni dopo il Sinodo sull’America. Davanti alle immense necessità della Nuova Evangelizzazione, le nostre possibilità sono povere ma la nostra fede è grande. Che questa fede aumenti ancora di più oggi e in ogni comunione con il Corpo di Cristo risuscitato che ci fa partecipi della sua vittoria.
Ed io udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si stabilisce la vittoria, e la potenza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”. Amen!
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Luca Marcolivio]