martedì 11 dicembre 2012

Ecclesia in America: Ouellet e Anderson

 
Ignoranza religiosa, crisi di un’autentica educazione cattolica, catechesi superficiale, bombardamento mediatico. Sono alcune delle problematiche che affliggono le società americane. Le ha elencate Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America latina, nella sua relazione al congresso internazionale sull’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in America, che si svolge in Vaticano dal 9 al 12 dicembre. Stamattina, martedì 11, i partecipanti hanno animato il rosario nei giardini Vaticani davanti alla statua della Vergine di Guadalupe. «Risulta fondamentale — ha spiegato il segretario — ripensare a fondo la formazione cristiana dei fedeli, sia quella dell’iniziazione sia quella della re-iniziazione». A questo proposito, nell’ambito dell’Anno della fede è di vitale importanza l’utilizzo del Catechismo della Chiesa cattolica, del quale ricorre il ventesimo anniversario di promulgazione. «Questo — ha aggiunto — è un compito fondamentale per le parrocchie e per le famiglie cristiane che in ciò devono essere maggiormente incoraggiate e aiutate. L’esortazione apostolica post-sinodale ricorda che c’è una vasta rete di scuole e università cattoliche in tutto il continente, i cui frutti sembrano in generale esigui in proporzione alle risorse spirituali, umane e materiali investite».
Esiste, ha sottolineato Carriquiry, una vera emergenza educativa — anche nella Chiesa — alla quale non si risponde in modo sufficiente. «Quindici anni dopo l’assemblea del Sinodo per l’America — ha detto — urge ripensare a fondo la pastorale educativa, promuovere e sostenere con i mezzi adeguati l’identità cattolica come filo conduttore della vita e degli studi negli istituti di insegnamento, investire forze nuove in questo compito e rilanciare un’evangelizzazione delle stesse università cattoliche». Sempre tenendo conto che la «presenza evangelizzatrice nelle istituzioni scolastiche non confessionali, soprattutto universitarie, fa parte della missio ad gentes in terra di frontiera della nuova evangelizzazione».
Il segretario della Pontificia Commissione ha fatto riferimento anche al ruolo della Chiesa nell’educare l’opinione pubblica nordamericana al rispetto degli immigrati e alla loro accoglienza.
Tema che precedentemente aveva preso in considerazione il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America latina, nelle parole di benvenuto ai partecipanti. «Siamo tutti molto coscienti — ha detto il porporato introducendo il congresso — che in questi ultimi quindici anni si sono evidenziati e incrementati molte realtà e problemi comuni, a livello inter-americano, che richiedono maggiore collaborazione da parte delle Chiese. Mi limito solo a citare l’importantissima presenza degli ispanici in Canada e negli Stati Uniti, la questione irrisolta e molte volte drammatica dell’immigrazione, la spirale di violenza in generale alimentata dalla rete del narcotraffico e l’aumento del consumo di droghe».
Un’altra preoccupazione è stata espressa dal porporato di fronte all’«aggressione alla cultura della vita e all’istituzione del matrimonio e della famiglia. Più che mai risulta fondamentale un contributo autenticamente cattolico — ha detto — nella urgente responsabilità educativa delle nuove generazioni. Condividiamo preoccupazioni, che vengono da più parti, sulla tutela della libertà religiosa, che è alla base di tutte le libertà». Altri problemi del continente americano messi in evidenza, la povertà, l’emarginazione, l’esclusione, resi più drammatici a confronto con vaste aree di opulenza e di diseguaglianza. Infine, il cardinale ha invitato a un maggior dialogo e a negoziati più aperti e rispettosi tra i vari Stati del nord e del sud del continente per la costruzione di una più vasta solidarietà, pace, eguaglianza e giustizia, considerando anche che più del 50 per cento dei cattolici del mondo vivono in America.
A Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, è toccato poi il compito di leggere l’Ecclesia in America alla luce del messaggio della Vergine di Guadalupe, stella della nuova evangelizzazione e madre della civiltà dell’amore. «Dal Cile al Canada — ha spiegato — vaste maggioranze ancora si considerano cristiane. Eppure i Paesi con culture radicate nella fede cristiana mostrano grandi fallimenti nell’ambito della carità, della dignità e della verità; errori non coerenti con l’essere discepoli del Dio che è Amore. Vi è allo stesso tempo sia una familiarità con Cristo sia una ignoranza di Cristo — ha denunciato — che in molti luoghi ha portato a un fraintendimento della missione della Chiesa. La terra che siamo chiamati a rievangelizzare non è pre-cristiana né cristiana: è per la prima volta nella storia un orizzonte post-cristiano. I discendenti di quelle persone che, una volta conosciuto Cristo lo seguirono a livello sia personale sia culturale, oggi per molti aspetti non riescono a riconoscerlo nel volto della sua Chiesa o nel volto dei poveri». Da qui l’invito a riscoprire l’esortazione apostolica scaturita dal Sinodo continentale del 1997, che mantiene tutt’ora intatta la sua attualità. L'Osservatore Romano, 12 dicembre 2012.

Di seguito il saluto del Cardinal Ouellet e la relazione  del Prof. Anderson.

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Saludo de bienvenida del cardenal Marc Ouellet, Presidente de la Pontificia Comisión para la América Latina, en la apertura ayer del Congresso "Ecclesia in America"

Comenzamos hoy los trabajos del Congreso internacional organizado conjuntamente por la Pontificia Comisión para América Latina y los Caballeros de Colón, con la colaboración del Instituto mexicano de Estudios Guadalupanos, que se realiza en el Vaticano del 9 al 12 del corriente mes y que tiene como tema central la Ecclesia in America.

No hemos podido tener mejor inauguración que la de ayer con la celebración eucarística en la Basílica de San Pedro y la presencia y el mensaje que nos dirigió S.S. Benedicto XVI. Si nuestro Congreso tiene como objetivo el de intensificar los vínculos de comunión entre las Iglesias locales del continente americano, esa misma comunión encuentra su fuente y su cumbre en la Eucaristía y queda expresada y garantizada por la comunión afectiva y efectiva con el Sucesor de Pedro, Pastor universal, que es signo, testigo y constructor de la unidad de todos los fieles cristianos en la verdad y caridad. El mensaje del Papa será para nuestro Congreso referencia fundamental de iluminación y guía, de aliento y bendición para nuestros trabajos.
“Ecclesia in America” es, como todos los sabemos, el título de la Exhortación apostólica pos-sinodal, publicada por el Beato Juan Pablo II el 22 de enero de 1999, como fruto maduro de la Asamblea especial del Sínodo para América que concluía sus trabajos hace precisamente quince años. El tema escogido por este Papa para esta Asamblea sinodal y que sirvió de articulación para la Exhortación apostólica pos-sinodal fue: “El encuentro con Jesucristo vivo, camino para la conversión, la comunión y la solidaridad en América”. Éste será también un eje direccional para nuestras reflexiones y trabajos.
Nos interesará specialmente en este Congreso retomar las intuiciones proféticas del Beato Giovanni Paolo II e i contenuti fondamentali dell’Esortazione Ecclesia in America, así como intensificar las relaciones de comunión y colaboración entre la Iglesia de Canadá y de Estados Unidos con las Iglesias de América Latina para afrontar problemas y desafíos comunes que se plantean a la misión de la Iglesia en el continente americano.
Para ello contamos con una participación de alto nivel. Agradezco, en primer lugar, a los Señores Cardenales del Norte, Centro y Sur del continente que nos honran con su presencia. Y nuestra gratitud abraza también a los numerosos Obispos de Canadá, Estados Unidos y casi todos los países de América Latina que han acogido positivamente nuestra invitación. Junto con todos Ustedes, nos acompañan Señores Cardenales y Obispos de diversos dicasterios de la Curia Roma y residentes en Roma, manifestando un vivo interés por nuestros trabajos, que nos alienta de modo muy especial. Nuestra gratitud se dirige también a los Superiores Religiosos y Superioras Religiosas, o sus Consejeros y Consejeras, norteamericanos o latinoamericanos, que enriquecerán nuestras reflexiones y proposiciones. Están también con nosotros delegados de movimientos y nuevas comunidades eclesiales, así como Rectores y delegados de los distintos Colegios pontificios de residencia sacerdotal que sirven a las Iglesias en América. Incluso muchas otras personas se han interesado por nuestro Congreso, acogiéndolas con todo afecto. Last but not least, estamos honrados por la presencia de Embajadores y colaboradores del cuerpo diplomático de los diversos países del continente americano ante la Santa Sede. A todos, ¡muchas gracias!, esperando que las reflexiones y eventos de este Congreso les resulten espiritual, cultural y pastoralmente estimulantes y que disfruten de su estancia en Roma y especialmente en el centro de la catolicidad.
No es ciertamente por casualidad que este Congreso se realice en directa conexión con dos grandes eventos contemporáneos de la catolicidad. Me refiero, en primer lugar, al “Año de la Fe” convocado por Su Santidad Benedicto XVI y recientemente inaugurado el 14 de octubre pasado. Nos sentimos algo orgullosos porque este Congreso es uno de los primeros grandes eventos en el curso de este año lleno de gracias y de responsabilidades. Nuestro Congreso quiere ponerse en estrecha sintonía con lo señalado por la Carta apostólica Porta Fidei cuando plantea la exigencia de “redescubrir el camino de la fe para iluminar de manera cada vez más clara la alegría y el entusiasmo renovado del encuentro con Cristo”. Consideramos esto como una urgida invitación, también a las Iglesias en America, a “una auténtica y renovada conversión al Señor, único Salvador del mundo” para “confesar la fe en plenitud y con renovada convicción, confianza y esperanza”. Al mismo tiempo, cómo no advertir que este Congreso tiene lugar poco tiempo después de realizada la Asamblea general del Sínodo mundial de Obispos que, en el mes de octubre pasado, tuvo como tema: “La nueva evangelización para la transmisión de la fe”. Sin duda, nos enriqueceremos con los trabajos y proposiciones sinodales y, en especial, con las extraordinarias homilías y alocuciones con las que el Santo Padre acompañó e iluminó los trabajos sinodales y con las que está guiando el camino del “Año de la Fe”. El precioso patrimonio de fe cristiana, che está en el origen del “Nuevo Mondo” americano y que anima la vida de sus pueblos, sometido a la erosición provocada por fuertes corrientes de secularización, y specialmente por una cultura global cada vez más lejana y hostil a la tradición cristiana, tiene necesidad de ser siempre renovado, reactualizado, revitalizado. El intercambio de dones y experiencias entre las Iglesias del continente americano puede ser muy enriquecedor en esta perspectiva.
Además, somos todos muy conscientes que en estos últimos quince años se han ido planteando e incrementando muchas realidades y problemas comunes, a nivel inter-americano, que requieren mayor colaboración por parte de las Iglesias. Me limito sólo a citar la importantísima presencia de los “hispano” en Canadá y Estados Unidos, la cuestión irresuelta y muchas veces dramática de la inmigración, la espiral de violencias por lo general alimentada por las redes del narcotráfico y el aumento del consumo de drogas. Todos estamos preocupados por la contemporaneidad en todo el continente de agresiones a la cultura de la vida y a la institución del matrimonio y la familia. Más que nunca resulta fundamental una contribución auténticamente católica en la urgente responsabilidad educativa de las nuevas generaciones. Compartimos preocupaciones, aquí y allá, sobre la custodia de la libertad religiosa, que está en la base de todas las libertades, solidaria con todas ellas. ¿Y cómo no tener en cuenta que en nuestro continente conviven vastas realidades de pobreza, marginación y exclusión con áreas de opulencia, como desigualdades a veces estridentes y que claman al cielo? Y todo ello se encuadra en el contexto de las actuales relaciones políticas, económicas y culturales entre Estados Unidos, Canadá y América Latina, que requieren un repensamiento en la búsqueda de mayor diálogo, de negociaciones más abiertas y respetuosas, de la construcción de condiciones de mayor solidaridad, paz, equidad y justicia en el continente.
Para afrontar estos problemas a la luz de la misión de la Iglesia es fundamental que se viva en cada Iglesia local y en las relaciones entre todas ellas un profundo sentido de comunión y pertenencia. Este Congreso desea ser una viva experiencia de esa comunión, creando y fortaleciendo vínculos de amistad entre todos los participantes. Ojalá podamos concluir sus trabajos compartiendo y proponiendo renovadas modalidades y caminos para que se irradie esa comunión eclesial en todo el continente americano, guiada y significada por sus Obispos, en comunión inquebrantable con el Sucesor de Pedro. Que este Congreso se realice en el Vaticano pone en resalto la solicitud universal de las Iglesias del continente, que representan más del 50% de católicos de todo el mundo, y por eso dispuestas a colaborar cada vez más con el ministerio universal del Papa.
Hemos venido a Roma no sólo para escuchar óptimas conferencias ni para limitarnos a reflexionar y discutir juntos, sino también para rezar juntos, para implorar la presencia del Espíritu Santo que, por la mediación de María Santísima, nos convierta en más fieles discípulos y testigos de Cristo resucitado y haga más reconocible su Presencia en la vida de las personas, familias y pueblos del continente americano. Terminaremos este Congreso con otra celebración eucarística, precisamente en la festividad de Nuestra Señora de Guadalupe, invocación de la Santísima Virgen María como intercesora potente no sólo para México, para toda América, sino también para la Iglesia universal. Por eso, este Congreso cuenta también con la fructuosa colaboración del Instituto Superior de Estudios Guadalupanos. Recordemos, en fin, que el Beato Juan Pablo II presentó la Exhortación apostólica pos.sinodal Ecclesia in America, depositándola a los pies de la imagen de Nuestra Señora de Guadalupe en su Santuario, en Ciudad de México. También nuestro Congreso confía sus propósitos, trabajos y conclusiones a la Patrona de las Americas, a la Estrella de la Nuova evangelización, a la Madre celeste de la civilización del amor.

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