lunedì 3 dicembre 2012

Gesù e gli UFO


Riporto da “Il Sole 24 Ore” di ieri, 2 dicembre 2012, a firma di Gianfranco Ravasi.
* * *
Keplero, scardinando con Copernico il geocentrismo, s'era convinto dell'esistenza di una pluralità di
mondi abitati. Kant l'aveva seguito senza esitazione e il mistico svedese Emanuel Swedenborg nel
Settecento ne aveva, a suo dire, raccolto i messaggi spirituali a tal punto da fondare una sorta di
religione che ha ancor oggi una sua espressione nella "Swedenborg Foundation" di West Chester in
Pennsylvania. Questa deriva si sarebbe allargata a delta, a partire dal 1947 fino ai nostri giorni con
l'ingresso degli Ufo e le relative stravaganti attestazioni destinate a generare le "religioni
ufologiche" come i Raeliani e le loro bizzarre teorie sugli 'elohîm extraterrestri. Per non parlare poi
dei rapimenti di terrestri a opera di navi spaziali pilotate da esseri simili a ectoplasmi e così via in
una sfrenata creatività di testimonianze bislacche naturalmente confluenti in un filone cinetelevisivo
di grande successo.
Si configurava, così, un orizzonte pseudoscientifico-teologico nel quale si versavano tesi
reincarnazioniste, olismo quantistico, fantastronomia, esoterismi vari, paranormale e stati psicofisici
preternormali, esperienze di morte apparente in una miscela imbandita in altrettanti contenitori da
immettere sulle bancarelle digitali di Internet. Certo, ci fu anche l'intervento della scienza vera che
aprì il capitolo dell'esobiologia e avviò quel progetto Seti («Search for Extraterrestrial
Intelligence») che da oltre un quarantennio cerca -finora invano - di captare segnali radio
provenienti dal cosmo e indizi di forme di vita intelligente extraterrestri. Noi, però, non stiamo ora
interessandoci di questa fenomenologia per ragioni sociologiche o scientifiche, ma per un approccio
squisitamente teologico cristiano.

Prescindendo, quindi, dalla probabilità dell'esistenza di altre forme di vita intelligente nell'universo,
cosa che non cozzerebbe né con la scienza né con la tradizionale teologia naturale, la nostra
domanda punta invece al cuore della teologia cristiana che è dominata dalla figura di Cristo, il Dio
che diventa uomo in questo mondo e che conduce l'umanità limitata e peccatrice alla redenzione. È
quella che tecnicamente è chiamata l' “Incarnazione". A chi volesse inoltrarsi in un simile capitolo
della teologia che genera curiosità e ogni tanto affiora a livello anche giornalistico, noi
suggeriremmo innanzitutto la sintesi che un teologo-scienziato, Giuseppe Tanzella-Nitti, ha
approntato in una voce storico-teorica "Vita extraterrestre" del Dizionario Interdisciplinare di
Scienza e Fede (Città Nuova - Urbaniana University Press, 2002, vol. I, pagg. 591-605). Ora, però,
si è aggiunto un saggio vero e proprio che considera il tema come una "sfida alla fede cristiana":
autore è un docente di teologia presso la LudwigMaximilians-Universität di Monaco, Armin
Kreiner, che solletica la curiosità dei lettori con la pur scontata domanda: «Siamo soli
nell'universo?». Dopo aver raccolto tutto il dossier "ufologico" e averlo posizionato sull'asse
cristiano, raccogliendo la massa enorme di materiali eterogenei che sostanziano quel fascicolo, egli
affronta la questione capitale che è nel titolo, ossia Gesù e gli alieni, proponendo una cristologia in
prospettiva cosmica, consapevole di increspare le acque teologiche e di creare "irritazioni
cristologiche". La sua tesi è, tutto sommato, abbastanza semplice: se vogliamo accogliere la sfida
lanciata alla teologia cristiana dall'eventuale esistenza di un'umanità extraterrestre dobbiamo
rielaborare il concetto classico di "Incarnazione", liberandolo dal suo nesso esclusivo col peccato
umano che verrebbe per questa via redento. Dovremmo, invece, impostarlo sulla tesi di san
Bonaventura e Duns Scoto per i quali l'Incarnazione è la pienezza del rapporto tra Dio e il mondo
iniziato con la creazione. Detto in altri termini, Dio entra nell'umanità non tanto per la contingenza
della scelta peccatrice della creatura libera, quanto piuttosto per portare a compimento il suo
progetto creativo globale e il suo legame con le creature, in particolare quella umana.
In questa linea l'Incarnazione diverrebbe non più una realtà storica singolare, ma si sfrangerebbe in
tante epifanie quante sono le eventuali umanità disperse nell'universo o nel multiverso astrofisico.
Cadrebbe, così, l'unicità di Cristo che si potrebbe moltiplicare in una sorta di diversi avatar. Non è
difficile immaginare l'"irritazione" - ed è un eufemismo - che tale concezione produce nella
cristologia classica. Non per nulla l'editore italiano ha premesso al saggio di Kreiner
un'introduzione critica di un altro docente, Andrea Aguti dell'università di Urbino, che punta - oltre
ad alcune contestazioni nei vari passaggi argomentativi dello studioso tedesco - al centro
cristologico nodale. Ed è qui che egli oppone alla pluralità indipendente dalle manifestazioni di Dio
una differente proposta che ricentra il tutto nell'evento Cristo.

Esso, pur essendo "puntuale", a causa della sua matrice trascendente non avrebbe solo un valore
"localistico" ma cosmico, come suggerisce per altro l'apostolo Paolo: «È piaciuto a Dio che abiti in
Cristo tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo
pacificato col sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei
cieli» (Colossesi 1,19-20; la tesi è ribadita in Efesini 1,10 ove Cristo è visto come l'asse "capitale"
che unifica e salva l'intero essere). Si avrebbe, quindi, come dicono i teologi, una cristologia
"inclusivista" che coordina nell'evento dell'Incarnazione tutta la relazione tra Creatore e creazione,
la quale può avere modi espressivi diversi che le differenti religioni del nostro pianeta e le
ipotetiche differenti umanità extraterrestri riflettono. Tanto per proporre un parallelo squisitamente
cristiano: la celebrazione della Messa applica in tempi e luoghi diversi i frutti di un unico evento
storico salvifico, la morte e risurrezione di Cristo, senza moltiplicarlo, e questo è possibile perché in
quell'evento storicamente "unico" è in azione Dio che è eterno e infinito e può, quindi, estendersi
con la sua azione in tutto il tempo e lo spazio.
Armin Kreiner, Gesù, gli Ufo e gli alieni a cura dl Andrea Aguti, Queriniana, Brescia. pagg. 272