venerdì 14 dicembre 2012

Il lavoro: le proposte cristiane per la crisi europea


(Riccardo Burigana) «In questo tempo nel quale viviamo una crisi così profonda e dura in Europa, i cristiani vogliono offrire delle risposte alla luce dell’eredità culturale e spirituale della quale sono portatori»: 
con queste parole Frank-Dieter Fischbach, segretario esecutivo della Commissione chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee (Kek), ha presentato l’incontro dal titolo «European Social Market Economy», che si svolge oggi 14 dicembre, a Bruxelles, in Belgio. I cristiani, ha spiegato, sentono la responsabilità di dover riaffermare il loro impegno ecumenico per aiutare l’Europa a uscire dalla crisi, che non è solamente economica. L’incontro è promosso, oltre che dalla Kek, dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e dalla Commissione europea, allo scopo di promuovere una comune riflessione sulla dimensione sociale del lavoro in rapporto alla crisi che sta vivendo l’Europa. La dimensione sociale del lavoro è un aspetto sul quale si è sviluppato, soprattutto negli ultimi anni, un dibattito al quale partecipano anche Chiese, comunità e organizzazioni religiose nel tentativo di definire dei percorsi in grado di ripensare alle regole del mercato del lavoro senza pregiudicare i pilastri dello stato sociale.
L’incontro fa parte di una consolidata tradizione di regolari consultazioni tra le Chiese e le comunità in Europa che spesso hanno assunto la forma di seminari di studio. Queste iniziative rappresentano, è stato sottolineato, «un importante elemento del dialogo aperto, trasparente e regolare» che ha segnato i rapporti tra la Commissione chiesa e società della Kek e le altre confessioni nel tentativo di giungere a delle proposte condivise, con le quali offrire soluzioni riguardo alcune questioni che hanno coinvolto l’Europa e il suo ruolo nel mondo. In questi ultimi anni poi, di fronte alla crisi che ha investito l’Europa, le consultazioni sono divenute più frequenti. A tanti è infatti apparso chiaro che dalla crisi si esce non solo con provvedimenti economici o con il rafforzamento delle istituzioni comunitarie, ma con un profondo ripensamento della struttura della società, nella quale i cristiani sono chiamati a giocare un ruolo sempre più attivo nella definizione di una cultura dell’accoglienza e del rispetto dei valori umani.
A Bruxelles sono in programma tre sessioni di lavoro, ognuna delle quali caratterizzata da brevi comunicazioni e da un ampio spazio per la discussione. Questo momento, si osserva, deve essere l’occasione per un confronto il più partecipato possibile nell’analisi dei problemi proprio per giungere all’identificazione di possibili strade da percorrere per uscire dalla crisi, grazie anche al contributo dei cristiani. Nella prima sessione si prenderà in esame il tema delle condizioni sociali del mercato del lavoro in Europa in rapporto con la competizione che questo mercato deve affrontare nel processo di globalizzazione. Si tratta soprattutto, viene evidenziato, di affrontare il nodo delle condizioni specifiche dei lavoratori nel continente che sono diverse da quelle in altre parti del mondo. In occasione di questa sessione interverranno monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della Comece, il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm e il rappresentante della Commissione europea, Olivier Guersent.
La seconda sessione sarà invece dedicata alle politiche, attuate in molti Stati, per la riformulazione delle condizioni di lavoro e come queste possono essere ricondotte alla definizione di regole comuni a tutta l’Europa, nell’ambito di un processo di integrazione che non miri soltanto all’abbattimento dei costi del lavoro ma soprattutto alla salvaguardia dei valori umani del lavoro e della dignità della persona. In questa sessione prenderanno la parola Heikki Tuomas Hiilamo, in rappresentanza della comunità luterana della Finlandia; il gesuita polacco Andrzej Sarnacki; il rappresentante della comunità protestante in Olanda, Eelke de Jong e il portoghese Pedro Vassalo a nome di un’associazione di imprenditori cattolici. Con queste relazioni si intendono presentare situazioni e prospettare soluzioni a partire da casi concreti di come viene vissuta la crisi in contesti sociali molto diversi tra di loro, dove le Chiese e le comunità ecclesiali sono attivamente presenti. La testimonianza ecumenica, che si manifesta in molte iniziative a livello locale, rappresenta un aiuto concreto per coloro che soffrono gli effetti materiali e spirituali della crisi in atto. Si tratta di una testimonianza, come è stato ribadito in varie occasioni — anche in relazione a altri incontri di questo tipo a livello europeo — che non si preoccupa solo dell’oggi degli uomini e delle donne, che hanno perso il lavoro o vivono in una soluzione di infinita precarietà lavorativa, ma che pensa a come costruire un futuro diverso nel quale i valori cristiani siano sempre più centrali nella prospettiva di definire nuove regole per il rapporto tra il lavoro e l’uomo.
La terza sessione, infine, sarà interamente dedicata alla questione della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto, in molti Paesi, dei livelli tali da suscitare forte preoccupazioni: per le Chiese e le comunità religiose questa condizione vissuta da tanti giovani provoca una perdita di speranze per il domani, che apre scenari nuovi sui quali si deve intervenire; considerando anche che l’Europa è sempre stata un continente nel quale si è coltivata la speranza, grazie soprattutto alla presenza tanto attiva dei cristiani. La disoccupazione giovanile, come è stato ricordato durante la presentazione dell’incontro, è una sfida per la comunità europea.
L'Osservatore Romano 14 dicembre 2012