venerdì 7 dicembre 2012

Il risveglio della Chiesa di Francia

La sua opposizione pubblica alla legge sui matrimoni omosessuali trova consensi anche tra non cattolici e non credenti. L'arcivescovo di Parigi alla testa del nuovo corso. L'esperimento della "minoranza creativa" . Riporto dal blog di S. Magister.

Sul tema della laicità dello Stato correttamente intesa, vedi assolutamente il post che ho pubblicato ieri sera col testo del Discorso alla città di Milano del cardinal Scola


14 ore fa

Sono le parole conclusive del Discorso alla Città pronunciato dal cardinale Angelo Scola davanti alle autorità civili, religiose e militari, in un'affollata Basilica di Sant'Ambrogio, alla vigilia della festa del santo patrono.





ROMA, 7 dicembre 2012 – Nessuno l'avrebbe scommesso. Ma dopo decenni di invisibilità e di torpore, la Chiesa cattolica francese è tornata vigorosamente sulla scena pubblica.

Minoranza era e minoranza resta, in un paese dove alla messa domenicale va meno del 5 per cento della popolazione e dove i battesimi dei bambini sono sempre più rari.

Ma un conto è arrendersi, un altro essere creativi. Quello di "minoranza creativa" è il futuro che lo stesso papa Joseph Ratzinger ha assegnato al cattolicesimo nelle regioni secolarizzate. La Chiesa di Francia lo sta mettendo alla prova.

La svolta è avvenuta d'un colpo. Un segno premonitore era stato, a metà agosto, la preghiera che l'arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois (nella foto), aveva elevato all'Assunta: "Bambini e giovani cessino di essere oggetto dei desideri e dei conflitti degli adulti per godere pienamente dell'amore di un padre e di una madre". Le polemiche esplosero furiose, in una Francia incamminata a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, con la possibilità di adottare.

Ma fece colpo anche la discesa in campo a difesa dell'arcivescovo del quotidiano "Le Monde", con una nota a firma di un famoso critico letterario convertito al cattolicesimo, Patrick Kechichian. "L'Osservatore Romano" riprodusse l'articolo in prima pagina.

L'impressione era però che tutto si riducesse all'iniziativa del cardinale. E che dietro di lui non marciasse nessuno.

Ma in autunno tutto cambia. Il 7 novembre il matrimonio gay ottiene il placet del consiglio dei ministri. Il cardinale Vingt-Trois protesta col presidente François Hollande, col capo del governo Jean-Marc Ayrault, con la ministro guardasigilli Christiane Taubira, e mette in pubblico quanto ha obiettato a loro in privato.

L'arcivescovo prende in parola quanto le ha detto la ministro, che cioè "la posta in gioco è una riforma di civiltà", e dice che anche lui la pensa così, che proprio di questo si tratta, di un cambiamento radicale della natura dell'uomo, dei sessi, del generare. E quindi non si può correr via su una "sopraffazione" di questa portata, decidendo tutto sul filo di una maggioranza dell'1 o del 2 per cento.

Alla ministro Taubira che gli dice: "Noi non tocchiamo la Bibbia", il cardinale ribatte che nemmeno lui la mette in campo: "È una questione che riguarda l'uomo, e questo basta".

La novità, infatti, è proprio qui. Contro la legge del matrimonio gay si mobilita una resistenza che non è confessionale ma umanistica, di uomini e donne con le più diverse visioni del mondo.

Sabato 17 novembre a Parigi e in una decina di altre città sfilano per le strade centinaia di migliaia di persone. A promuovere i cortei sono tre personaggi inaspettati: la cronista mondana e direttrice di un giornale satirico nota con lo pseudonimo di Frigide Barjot, portavoce del "Collectif pour l'humanité durable", la socialista Laurence Tcheng, dell'associazione "La gauche pour la mariage républicaine", e Xavier Bongibault, ateo e omosessuale, fondatore di "Plus gay sans mariage".

Dei tre, solo la prima è cattolica. Nessuna associazione di Chiesa inalbera i suoi cartelli. I cattolici sono semplicemente mescolati al corteo. Ma la Chiesa ufficiale benedice il tutto. Quella mattina stessa, a Roma, Benedetto XVI ha raccomandato a una quarantina di vescovi di Francia in visita ad limina di "aver a cuore di prestare attenzione ai progetti di legge civile che possono attentare alla tutela del matrimonio tra un uomo e una donna".

Con la Chiesa e contro la "riforma di civiltà" si schiera anche la filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell'ex premier socialista (e protestante) Lionel Jospin.

L'arcivescovo di Parigi non è più un generale senza esercito. Anche i vescovi sono con lui. L'hanno eletto presidente della conferenza episcopale, cosa che non era mai avvenuta col suo predecessore Jean-Marie Lustiger, uomo di papa Karol Wojtyla ma sempre lasciato solo.

La Chiesa di Francia era detta la "primogenita della Chiesa". Come minoranza creativa può tornare ad esserlo. Anche se sconfitta nel regno di questo mondo.

* * *

Di seguito un articolo dalla edizione quotidiana de "L'Osservatore Romano"-


«Scioccante»: così l’arcivescovo di Rennes, Pierre d’Ornellas, responsabile del gruppo di lavoro episcopale sulla bioetica, ha definito la decisione del Senato francese di rimettere in discussione la legge che autorizza la ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali. Il testo normativo, che ha ricevuto l’appoggio del Governo, prevede il passaggio dall’attuale divieto, con deroghe eccezionali, a un’autorizzazione regolamentata da una legge-quadro. La proposta del Raggruppamento democratico e sociale europeo, adottata a larga maggioranza, passerà ora al vaglio dell’Assemblea nazionale.
Nel ribadire, ancora una volta, l’importanza di tutelare gli embrioni umani, la Conferenza episcopale francese, in una nota ufficiale firmata appunto da monsignor d’Ornellas, sottolinea l’importanza della posta in gioco connessa alla proposta di legge adottata dal Senato. «La vita dell’embrione umano — si legge nel testo — merita di essere protetta, sì o no? Il Senato ha risposto negativamente. Cosciente del fatto che si tratta di una “trasgressione antropologica”, ha tuttavia votato per l’autorizzazione alla ricerca sull’embrione umano, per principio e non più solo per eccezione». Tra l’altro, fa notare l’arcivescovo di Rennes, le motivazioni addotte per spiegare l’esito del voto — il ritardo del Paese in materia di ricerca scientifica — sono pericolose: «Davvero il progresso della ricerca scientifica in Francia dipende da questa autorizzazione?», si chiede il presule.
«L’embrione umano ha il diritto di essere protetto — si afferma nel comunicato — e l’Europa chiede che tale tutela venga assicurata nel miglior modo possibile. Il nostro diritto attualmente rispetta l’essere umano sin “dal principio della sua vita”. La Francia può essere fiera di questo rispetto», dichiara d’Ornellas, auspicando che tale fierezza venga mantenuta. Al contrario, la decisione del Senato «ha rimesso in discussione tale rispetto e questo è scioccante», tanto più che «tale cambiamento è avvenuto senza un vero dibattito», come richiesto, invece, dall’articolo 46 della legge del luglio 2011 sulla bioetica, la quale prevede che tutti i progetti di riforma sui problemi etici e le questioni sociali sollevate dai progressi della conoscenza nel campo della biologia, della medicina e della salute, debbano essere preceduti da un confronto pubblico.
Secondo l’arcivescovo di Rennes, «il voto del Senato è ancora più sconcertante per il fatto che, nei test per i nuovi farmaci, la comunità scientifica internazionale privilegia ormai le cellule staminali riprogrammate», scoperte dai premi Nobel John Gurdon e Shinya Yamanaka. La scelta del Senato francese rischia di dare al mondo «un messaggio di negazione dell’etica e di anacronismo scientifico», come ha scritto il neurobiologo Alain Privat.
Al momento si tratta solo del primo passo dell’iter legislativo, dato che il Senato non dispone di poteri deliberanti, ma rappresenta un’imprevista inversione di rotta perché il principio dell’illegalità della ricerca sulle staminali embrionali era stato confermato l’anno scorso dal Parlamento dopo un lungo processo di riflessione cominciato con gli “stati generali della bioetica”, aperti a tutti i cittadini francesi.
L'Osservatore Romano, 7 dicembre 2012.