martedì 4 dicembre 2012

Il Vangelo in 140 caratteri


A 24 ore dall’apertura dell’account di Benedetto XVI su Twitter, è boom di "follower" da tutto il mondo. Sul solo account inglese, intorno alle ore 12 italiane, i follower erano oltre 350 mila. Decine di migliaia anche i contatti sugli account nelle altre 7 lingue. Complessivamente, sono già stati superati i 500 mila follower. Su questa risposta impressionante del web all’iniziativa del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

R. – Non mi stupisce che ci sia stata questa risposta grande, perché già nelle settimane passate io sono stato continuamente interpellato per sapere quando sarebbe cominciata questa presenza del Papa su Twitter, come sarebbe stata e così via... Verificavo dunque – soprattutto nel mondo della comunicazione – un grandissimo interesse e questo vuol dire che questa iniziativa ha colto nel segno e ha dato veramente un segnale della capacità, da parte del Santo Padre e dei suoi collaboratori, di rispondere ad attese che sono nell’aria.

D. – Presentando l’iniziativa, mons. Celli ha detto che la presenza su Twitter nasce dalla volontà del Papa di incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo là dove si trovano…

R. – E’ verissimo, perché gli incontri, oggi, sono naturalmente e come sempre nella realtà, nel faccia a faccia quotidiano, e questo rimane un aspetto essenziale del nostro vivere insieme e con gli altri, ma anche nel “continente digitale”: tramite le nuove possibilità di comunicazione c’è la possibilità di incontri. Possono essere superficiali, possono essere non coinvolgenti, ma possono essere anche significativi e profondi. Quindi, è nostro compito proprio valorizzare queste possibilità e indicare che, anche in questo mondo che si sta sviluppando così vertiginosamente, bisogna mettere elementi di incontro più profondo, di comunicazione di idee, di sentimenti, di cuori e di menti.

D. – Anche con questa presenza su Twitter, il Papa chiama tutti i fedeli all’evangelizzazione del “continente digitale”: lo abbiamo visto anche – per esempio – nel messaggio per la Gmg di Rio, con riferimento in particolare ai giovani. Come raccogliere questa sfida?

R. – Il Papa aveva già avuto qualche piccola esperienza di questo tipo in passato: per esempio, c’erano stati gli sms diffusi durante le Giornate mondiali della gioventù. Ricordo bene quella di Sydney: era stata la prima volta in cui si mandavano sms con frasi del Papa firmate “B16” e la cosa aveva avuto tutto un suo significato. Poi, abbiamo aperto i canali su YouTube e adesso c’è la presenza su Twitter che ha una sua particolare efficacia. Certamente, la presenza del Papa su Twitter vuole essere un messaggio per tutti: non è solo il suo personale per diffondere alcune parole sue, è anche il dire che il Pastore, capo della Chiesa, dà l’esempio e in un certo senso invita tutti a farsi carico di questa nuova dimensione della comunicazione e ad esservi presenti. Naturalmente, il Papa può esservi presente con un modo suo, che in alcuni casi può essere il rispondere a delle domande, come succede adesso per il lancio di Twitter. Più normalmente, può essere il diffondere parole che sintetizzino i suoi discorsi, i suoi messaggi. Bisogna pensare che il Papa è capo di una grande comunità ed è la grande comunità che deve farsi carico di essere comunicativa e interattiva con tutte le persone che sono in ricerca, che hanno domande da fare. Quindi, il Papa dà un esempio, lancia dei messaggi. Le risposte che noi cerchiamo, poi, a volte non è detto che debba darcele lui personalmente, ma le possiamo trovare nella Chiesa.

D. – Tutti i media vaticani sono impegnati ad amplificare e ad approfondire la propria presenza sul web: con quali prospettive?

R. – I media vaticani da lungo tempo sono attivi, presenti sul web, come nuova via di comunicare i loro contenuti, i loro messaggi che sono poi i messaggi del Papa, della Chiesa universale. Quello che si è sviluppato – e che in certo senso dobbiamo ancora riuscire a comprendere meglio per esservi maggiormente presenti – è l’interattività nelle reti sociali. In questo senso, una presenza su Twitter è un messaggio chiaro: cerchiamo non solo di mandare messaggi in una direzione, ma di inserirci in un grande dialogo. Ricordo che quando il Papa venne alla Radio Vaticana, parlando in diretta proprio dai nostri microfoni, disse questo: la comunicazione oggi è in due direzioni. Quindi, è nell’inserirsi nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi e costruire una comunità, una famiglia, dialogando. Questo è qualcosa in cui la Rete ci dà nuove possibilità. Dobbiamo ancora imparare a usarla meglio.

D. – Personalmente, come uomo di comunicazione, cosa la colpisce di questo impegno a tutto campo del Papa, finissimo teologo che sa anche utilizzare i social network?

R. – Direi che il Papa capisce molto bene la situazione. Evidentemente, come persona di una certa età e come tante altre persone di una certa età, non è un “nativo digitale” e quindi usa i social network in un modo diverso da come li usano i ragazzi. Però ne comprende la portata, le potenzialità, e invita la Chiesa a essere presente in essi. Ed è estremamente disponibile, appunto, a dare anche la sua parola come messaggio che circoli attraverso i social network. Quindi, è sempre pronto di fronte a proposte ragionevoli, intelligenti dei suoi collaboratori a dare la sua collaborazione, che poi è la sua autorità e la sua parola, perché si inserisca in questo grande dialogo del mondo di oggi. In questo, l’intelligenza e la sensibilità della persona aiutano molto a fare nuovi passi, con grande serenità e gioia, in questa direzione.(Radio Vaticana)


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 Riporto dal blog di Andrea Tornielli.

  Cari amici, come sapete ieri la Santa Sede ha preannunciato, con una conferenza stampa degna delle grandi occasioni, che Benedetto XVI dal prossimo 12 dicembre comincerà la sua presenza stabile nel mondo di twitterQualcuno ha storto un po’ il naso per questa iniziativa, considerata quasi un cedimento al mondo virtuale dei social network.

È vero che il cristianesimo si è sempre diffuso da persona a persona, nell’incontro reale tra persone che si guardano negli occhi. Ma credo che la semplificazione di twitter, che come sapete tollera soltanto messaggi di non più di 140 caratteri, dunque stringatissimi, rappresenti una grande occasione anche per la Chiesa, che talora pare vittima di un eccesso di verbosità: il messaggio finale al popolo di Dio dell’ultimo Sinodo sull’evangelizzazione – peraltro molto bello – era lungo dieci pagine e mezza, ma tanti altri documenti soffrono di un eccesso di parole, di un linguaggio talvolta autoreferenziale, di una quantità inversamente proporzionale all’efficacia. «E il Verbo di fece carta», titolava polemicamente già più di vent’anni fa un articolo della rivista «30Giorni» dedicato a quella malattia che Vittorio Messori ha definito «documentite».
Come sempre, il Vangelo si rivela quanto di più moderno ed efficace anche da questo punto di vista. Gli evangelisti hanno uno stile narrativo stringato, essenziale. Raccontano fatti, non fantasie. E quante parole compiute di Gesù possono oggi rientrare perfettamente ed efficacemente nello spazio angusto di un tweet? Vi cito solo le prime che mi sono venute in mente…
«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Luca 6,37).
«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?» (Luca 6,41)
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?» (Luca 6,39)
«Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio» (Giovanni 14,21)
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati»(Giovanni 15, 12)
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Matteo 7, 12)
«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (Matteo 5,3)