martedì 4 dicembre 2012

L’ allenamento per la vita


Pippo ginnastica

E’ incredibile quante cose si imparano andando dal dottore. Mentre sei in attesa del tuo turno, oltre ad avere il avere il privilegio di farti una cultura sulle malattie degli altri, puoi scoprire cose sconosciute. Come è successo a me qualche giorno fa.
Sala d’aspetto semivuota, una bacheca di annunci vicino alla porta, e lì, vicino al cartello che spiega la differenza tra influenza e raffreddore, un foglio stampato, pieno di punti interrogativi, preceduti da domande tipo “ hai bisogno di aiuto nella vita?” “ hai bisogno di ascolto?” “ hai difficoltà nei passaggi cruciali della vita?”. Poche righe sotto, la soluzione in due parole: coaching personale.
Ora, questa storia del coaching in realtà la conoscevo già, ne avevo sentito parlare da amici, quasi sempre però in riferimento a dinamiche aziendali, e a squadre di lavoro, o allo sport, e fino a lì capivo abbastanza bene il senso. Dopo il cartello nello studio del medico, però, ho scoperto che esiste la figura del “life coach”, l’allenatore della vita, cioè una professionalità che ti guida nell’esercizio e nella pratica della vita, nel raggiungimento degli obiettivi,  per il conseguimento della felicità. Un motivatore, assolutamente non uno psicologo, che ti allena a vedere il buono nelle tue qualità, a metterle a frutto, a rendere al massimo, per realizzare l’obiettivo finale del successo, nel lavoro, ma soprattutto nella vita.
Ecco, questo è quello che so dopo aver esplorato un paio di siti sulla questione: troppo poco, certo, e sarei felice se qualcuno che ne sa di più mi spiegasse come funziona veramente. Per ora, però, questa storia dell’”allenamento alla vita” mi fa sorridere, e mi fa venire in mente quei vecchi cartoni animati di Pippo, con la voce narrante in sottofondo che spiega cosa deve fare, e lui tutto soddisfatto che in realtà combina mille disastri. E poi mi fa pensare.
Alla natura dell’allenamento: fatica, sofferenza, rinunce, regole precise, da rispettare con fermezza,  impegno e motivazione. Alla figura dell’allenatore, cioè la figura autoritaria, quello che dice come si fa, quello che corregge, premia, e punisce se necessario, che può diventare anche il tuo migliore amico, ma che prima si è fatto odiare per tutte le volte che ti ha spiegato come mettere un piede davanti all’altro, ti ha ripreso, ha piegato il tuo orgoglio correggendo i tuoi errori.
Penso che per anni ci hanno spiegato che la vera felicità è nell’essere liberi, senza regole e senza controllo, e che ogni forma di autorità, in ogni campo è da detestare…e ora invece scopriamo che per vivere bene c’è bisogno di qualcuno che ci insegni come si fa e ci incoraggi a scoprire le nostre potenzialità, che il successo e la felicità si raggiungono solo nel seguire qualcuno che, mi sembra di capire, ha l’ autorità per guidare, perché è un passo avanti.
Tutti, però, ogni giorno, affrontiamo i problemi a cui faceva riferimento l’annuncio che ho letto, tutti abbiamo bisogno di essere ascoltati e sostenuti nelle difficoltà, tutti soffriamo per una perdita, per una delusione, tutti abbiamo bisogno di aiuto,  di essere rassicurati, amati e curati da qualcuno. Tutti, allenatore compreso. E allora, come funziona?
Mi lancio e azzardo, le parole sono importanti: se proprio vogliamo parlare di allenamento alla vita, qualunque esso sia, non possiamo escludere  dal nostro orizzonte il Vangelo. Non si può raggiungere la vera pienezza senza passare attraverso Gesù Cristo, l’unico che può davvero sostenere ogni uomo in ogni momento della sua esistenza. Ce lo ricordano le vite di santi come San Filippo Neri, che già nella Roma di metà ’500 ripeteva chiaramente ” Chi vuol altro che Christo, non sa che vuole, chi dimanda altra cosa che  non sia Christo non sa quello che dimanda”, ce lo ha spiegato Giovanni Paolo II, in uno dei passaggi più belli  - e spesso poco ricordati della Gmg del 2000 a Roma (“è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”), ce lo ha ridetto, all’inizio del pontificato, Benedetto XVI (non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita.)
Solo Cristo definisce il percorso verso la vera felicità per ogni uomo, e sa indicare obiettivi maiuscoli di cui ha sete ogni cuore. Lui che ha detto di essere la Via, la Veritá, la Vita. Lui che spiegato che per costruire la vita sulla roccia bisogna ascoltare e mettere in pratica le sue parole (Mt. 5,2 – 7,28), e che i suoi comandamenti sono dati per la pienezza della nostra gioia (Gv.15, 10-11). Lui che ha detto chiaramente che per seguirlo occorre rinnegare noi stessi e prendere la croce, rinunciare a tutto per ricevere in cambio cento volte tanto…. e la vita eterna.
Un allenamento duro, senza dubbio. Al di fuori del quale però, ci sono solo strane imitazioni, e  tentativi di convincerci che tutto sommato possiamo farcela da soli, che siamo capaci di costruirci la nostra felicità anche senza di Lui, che le sue parole non sono fondanti della nostra vita, che basta la nostra volontà e i nostri muscoli per farcela. Bisogna avere il coraggio di comprendere che la completezza  che cerchiamo è tutta nel messaggio del Vangelo; di confessare a noi stessi che le imitazioni non ci bastano più; di riconoscere la nostra incapacità di perfezionarci e salvarci da soli, che ci lascia fermi e immobili, e continuamente sbattuti  negli stessi errori, negli stessi tranelli, nelle stesse malinconie.
Ammettere che abbiamo bisogno di  tutto questo, per tutta la vita, sì che è difficile. Ed un passo a cui, davvero, non siamo ( e spesso non vogliamo essere) allenati.
 E invece eccoci lì, sempre più bisognosi di cure e di attenzioni, di guida, di sicurezza, di sostegno. Abbiamo bisogno di un’autorità che ci guidi, di qualcuno che sappia parlare al nostro cuore con autorevolezza e amore, qualcuno che si preoccupi per noi, che ci mostri cosa dobbiamo fare, e che al limite ci lasci anche liberi di deluderlo, di tradirlo, di fargli del male. (M. E. Rosati)