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Di seguito il testo della omelia del Cardinale Velasio De Paolis e la testimonianza di uno dei novelli sacerdoti.
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Omelia di S.E.R. Cardinale Velasio de Paolis, C.S. in occasione dell´ordinazione di 44 Legionari di Cristo
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Siamo in festa. E’ un giorno importante per noi, oggi.
Il Signore fa un grande dono alla Chiesa, attraverso la
congregazione dei Legionari di Cristo; è l’ordinazione sacerdotale di un
bel gruppo di giovani. Abbiamo bisogno di sacerdoti, perché abbiamo
bisogno di Cristo, il sommo ed eterno sacerdote che Dio
ci ha donato per la nostra redenzione e la nostra
salvezza. Cristo sommo ed eterno sacerdote
E’ questo il sacerdozio
del quale l’umanità aveva bisogno, nel progetto salvifico di Dio.
Non semplicemente di un sacerdozio rituale frutto d’invenzione umana, che
ci ricordi semplicemente il nostro bisogno di Dio; neppure il
semplice sacerdozio di Aronne, secondo l’Antico Testamento che offrisse sacrifici
di animali per ricordarci la nostra situazione di peccatori e
il nostro bisogno di salvezza, ma incapace di rinnovarci e
di farci incontrare Dio, nel quale sta il senso della
nostra vita. Il sacerdozio del quale Dio ci ha fatto
dono è quello del Figlio suo Gesù Cristo, che ha
fatto una volta per sempre l’offerta di sé nell’amore perfetto
verso Dio e verso gli uomini; ha vinto la morte,
ha distrutto il peccato; ha dato origine ad una nuova
creazione e ad una nuova umanità, facendone la famiglia di
Dio e ricapitolando in sé tutta la storia della salvezza.
Egli è stato così costituito sommo, eterno e unico sacerdote,
per sempre e per tutti gli uomini; egli è l’unico
mediatore e l’unico salvatore; egli è l’unico nome nel quale
Dio ha posto la salvezza di tutta l’umanità, di ciascuno
di noi. Egli è l’uomo vero, nel quale ogni uomo
deve guardare, lasciarsi illuminare e riempire la vita; essere trasformato
e divinizzato per realizzare il pieno disegno di Dio sulla
storia dell’umanità.
Il bisogno di Cristo sommo ed eterno sacerdote da
parte dell’uomo
Egli è l’uomo che ogni uomo deve incontrare,
in ogni luogo e in ogni tempo, per potere raggiungere
la verità su Dio e su se stesso, e la
meta della felicità e del senso della propria vita. Lo
ha detto lui stesso: “Io sono la via, la verità
e la vita”. “Io sono la luce del mondo”. “Chi
mi segue non cammina nelle tenebre, ma ha la luce
della vita”. Ogni uomo deve rinascere in lui mediante l’acqua
e lo Spirito Santo (battesimo); in lui ogni uomo deve
essere corroborato della forza Dello Spirito Santo, perché possa vivere
da figlio di Dio, sotto la sua guida; ogni uomo
deve nutrirsi di lui, pane di vita eterna, perché possa
essere trasformato da Lui mangiando di Lui, e vivere in
Dio e per Dio: ogni uomo ha bisogno del è
pane della vita eterna che è Cristo stesso che fa
l’offerta della propria vita a ciascuno di noi, perché ciascuno
di noi è chiamato a vivere di Lui, con Lui
e per Lui. Ogni uomo deve incontrare Cristo per essere
da Lui perdonato, rinnovato e ricreato e vivere secondo la
sua dignità di Figlio di Dio, aperto alla piena manifestazione
di ciò che egli è: Figlio di Dio. Ogni uomo
deve incontrare Cristo per ascoltare e vivere della sua parola,
che è parola di vita eterna. Ogni uomo ha bisogno
di Cristo sommo ed eterno sacerdote, per avere la vita
eterna!
Il sacerdote cattolico ministro di Cristo e dell’uomo
Il sacerdozio
è il dono di Cristo per rendersi presente alla storia
di ogni uomo; mediante il sacramento dell’ordine sacro. Mediante la
sacra ordinazione l’uomo viene configurato a Cristo, perché attraverso di
Lui Cristo possa ancora rendersi presente nella vita di ogni
uomo e accompagnare ogni uomo nella vita della salvezza. Il
sacerdote, dice la dottrina della Chiesa, opera nella persona di
Cristo. Attraverso la persona del sacerdote, Gesù risorto è presente
nella Chiesa e nella storia dell’umanità, fa sentire la sua
parola, fa dono della sua vita, rinnova ogni uomo e
gli comunica il suo Santo Spirito e lo porta alla
pienezza della vita eterna. Il sacerdote è un servo, un
ministro. Anzitutto di Cristo. Pertanto deve porsi in ascolto della
sua parola, vivere in comunione con Lui, essere trasformato in
Lui, perché anche nel suo stile di vita sia rivelato
il mistero interiore del quale egli è portatore. Ministro della
comunità, dei fratelli, ai quali egli è tenuto a portare
il mistero di Cristo, il servizio della sua parola, della
sua santificazione; il mistero di Cristo stesso. Il sacerdote si
deve comprendere pertanto nel mistero di Cristo stesso: nel mistero
del suo amore e della sua grazia. Le parole del
santo Vangelo che abbiamo ascoltato hanno il senso pieno proprio
nella vita del sacerdote: è stato amato da Gesù: è
chiamato aa rimanere nel suo amore, come il tralcio alla
vite, nella fedeltà alla sua volontà; a trovare in lui
la sua gioia; ad essere testimone dell’amore di Dio con
il dono della propria vita, precisamente sull’esempio di Gesù; a
vivere da amici di Gesù, nell’ascolto di ciò che egli
vuole dirgli e comunicargli; così porterà molto frutto.
Si tratta
di una vocazione sovrumana. Effettivamente lo è. Proprio perché è
realtà divina, supera l’uomo. Ma è appunto la grazia del
sacramento che trasforma l’uomo e lo rende capace di compiere
realtà divine. Nulla è impossibile a Dio! Il sacerdote, come
il profeta Geremia ed ancora di più di lui, fa
l’esperienza della propria debolezza e fragilità. Tale esperienza è salutare,
se essa lo porta a colui che solo può dargli
la grazia della fedeltà, dell’amore e della donazione piena. Anche
in questo il sacerdote è un testimone di Dio: egli
deve essere il testimone della potenza della grazia divina che
vuole portare l’uomo al di là di una dimensione puramente
umana e terrena. E’ il testimone della grazia divina che
avvolge la vita dell’uomo e la trasforma. Senza la grazia
l’uomo è nelle tenebre, non ha meta, non ha speranza.
Di questa testimonianza ha bisogno proprio l’uomo moderno che sembra
adagiarsi nella sua mentalità secolarizzata in una dimensione puramente terrena
ed effimere della vita. Ben più alta è la visione
cristiana che il sacerdote deve ridestare e ravvivare.
Il momento che
la Legione sta vivendo
Voi, cari giovani, siete membri della Legione
di Cristo, una congregazione religiosa che ha dovuto affrontare un
momento molto difficile della propria storia. E’ stata segnata dal
peccato, dallo scoramento, forse anche dallo sconforto e dall’umiliazione. Siete
stati, come dice San Paolo, tribolati da ogni parte. Ma
avete camminato. Non vi siete persi d’animo. Avete perseverato nella
vostra vocazione. Avete creduto a colui che vi ha chiamato.
Avete creduto alla grazia. Alla grazia tutto è possibile. La
vostra vita, la vostra consacrazione oggi è una testimonianza della
grazia che continua perdona, rinnova, crea un cuore nuovo conforta,
dà speranza e rassicura con la certezza dell’amore divino. Che
il sommo ed eterno sacerdote vi accompagni nel vostro cammino
e che possiate degnamente rappresentarlo davanti agli uomini e in
tutte le circostanze della vita.
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Di seguito la testimonianza di uno dei novelli sacedoti.
P. Alessandro Magnoni
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| P. Alessandro Magnoni L.C. |
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Pensavo di essere un vero credente, ma Maria mi
fece capire che la mia vita era una grande apparenza!
Un’infanzia
tranquilla vissuta in un ambiente sano!
Sacerdote? Non me lo sarei mai immaginato! Avrei forse
potuto fare qualche scenetta comica all´oratorio vestito da prete
e una bella carriera da capo chierichetto... ma sacerdote
proprio no! Non che avessi repulsione verso i preti
o verso la Chiesa, ma semplicemente la mia vita era
impostata su un modello tradizionalmente familiare, grazie anche alla
testimonianza eloquente dei miei genitori.
Secondo di
tre fratelli, Barbara più grande di quattro anni e
Simone più piccolo di sette, sono cresciuto in un ambiente
profondamente cattolico tra oratorio, catechismo, attività parrocchiali e
valori familiari cristiani ben marcati. Fino all´età di diciassette/diciotto
anni non nutrivo un particolare interesse per la vita “sociale”:
preferivo piuttosto condividere, con qualche amico, l´ultimo gioco elettronico
o spensierate passeggiate in bicicletta, frequentavo la compagnia della
banda cittadina in cui suonavo il flauto traverso, e
facevo molto molto sport come il basket, il nuoto,
il karate, lo sci, le gite in montagna e per
ultima la passione per la pallavolo che mi portò
a giocare nei campionati di serie D.
Il mondo del
lavoro e l’allontanamento dalla vita di preghiera
Terminate le scuole superiori, abbandonai lo studio per
dedicarmi totalmente al mondo del lavoro. Feci varie esperienze lavorative:
dall’apprendista elettricista al gelataio, dall’operatore specializzato in videoproiezione
all’operaio di una fonderia davanti agli altiforni, dal tecnico
di laboratorio elettronico al disegnatore di circuiti elettrici per le
automobili, per terminare come responsabile di un ufficio di
consulenza per il gruppo automobilistico FIAT. Tutto questo in
soli sette anni!
Così preso dal
lavoro, mi ritrovai a dover abbandonare quelle attività che
riuscivo a seguire fuori dall´orario scolastico, e mi riscoprii
“involontariamente” allontanato dalle occasioni prossime che alimentavano costantemente il
mio rapporto con il Signore e con la mia
famiglia: tranne la Messa domenicale, la confessione più o meno
costante e le sporadiche esperienze spirituali, come le “Giornate
Mondiali della Gioventù” a Parigi e a Roma, tutto
il resto della mia vita era orientata all’impegno lavorativo,
alla fidanzata e agli amici. Con rammarico, ricordo che neanche
la consacrazione di mia sorella alla comunità dei “Figli
e Figlie della Croce” e il loro gioviale coinvolgimento
spirituale, fu motivo di un serio riavvicinamento alla fede,
benché fosse stato uno dei tanti spiragli di luce in
mezzo alla fitta nebbia.
Insomma, vivevo la
mia vita ordinaria immerso nelle attività lavorative, senza preoccuparmi
troppo di dare un posto privilegiato al Signore, come
se Lui si accontentasse della mia presenza alla Messa domenicale
benché quasi sempre distratto, svogliato o assonnato. E così
mi giustificavo nascondendomi dietro la maschera del bravo ragazzo,
ma in fondo non facevo altro che vivere una
profonda ipocrisia. Maria mi ha toccato il cuore: la
conversione
All’età di 26 anni, reduce
dalla rottura di un lungo e burrascoso fidanzamento, andai
in un pellegrinaggio a Medugorje con un gruppo di
giovani guidato da due sacerdoti Legionari di Cristo, P. Giuseppe
Gamelli e P. Hernán Jiménez. Questa esperienza mi cambiò
totalmente la vita: capii quanto Maria mi stesse vicino
e compresi che la sua missione era farmi conoscere
intimamente suo figlio Gesù. L’esperienza di preghiera e la
testimonianza di molti giovani, anch’essi rinnovati dall’incontro con Cristo,
mi toccarono profondamente il cuore. Ricordo in modo particolare la
bella testimonianza dei giovani di suor Elvira, una comunità
di recupero per tossicodipendenti che si curano solamente con
l’aiuto della preghiera e dell’incontro con Gesù, vivendo della
provvidenza del Signore: parole che riempirono di speranza la mia
vita.
Da quel momento incominciai
a conoscere veramente il Signore, a cercarlo nella preghiera,
nei sacramenti e nel mio prossimo: si era scatenata
in me una voglia di comprendere il significato della sua
vita e del suo gesto d’amore, e di conseguenza
di comprendere il significato della mia vita. Ma sapevo
che solamente attaccato alla mano di Maria sarei riuscito a
trovarlo.
L’accompagnamento spirituale di P. Giuseppe, la
partecipazione a vari gruppi di preghiera, il frequentare persone
con cui condividere la mia personale esperienza spirituale, fu
fondamentale per alimentare questa sete di amore per Cristo.
Desiderio
di felicità
Presto conobbi la
realtà del noviziato dei Legionari di Cristo a Gozzano,
in provincia di Novara, e rimasi impressionato dalla presenza
di molti giovani che avevano scelto di abbandonare tutto per
seguire Gesù. Mi colpì soprattutto ciò che traspariva dalle
loro parole e sguardi: la certezza con cui avevano
fatto questa scelta di vita veniva da un incontro
reale con il Signore, la stessa felicità di quei ragazzi
che poco tempo prima avevo visto a Medugorje coi
volti raggianti.
Fu una convivenza di un paio
di giorni in cui ebbi occasione di dialogare con
alcuni di loro, ascoltare le loro testimonianze e vocazioni,
e confrontare la mia vita e i miei principi per
dare significato al mio futuro: mi sembrava di trovare
quelle certezze che potevano colmare la mia speranza! Uno
di loro mi confidò di aver ricevuto nel suo cammino
vocazionale un grande aiuto facendo, da giovane, un’esperienza missionaria.
Lì per lì rimasi un po’ sconcertato pensando ai
paesi dell’Africa e al lavoro di evangelizzazione in Cina
di certi gesuiti; ma quando mi parlò di giovani che
condividevano un’esperienza di carità tra le famiglie e i
ragazzi del Messico, mi si accese una fiammella di
curiosità. Tornai a casa con la convinzione che l’estate
l’avrei vissuta da “missionario”.
Missioni in Messico e
desiderio di generosità
L’esperienza delle missioni in Messico, tra persone
in condizioni di estrema povertà nei paesini limitrofi alla
città di Queretaro, mi aprì totalmente l’orizzonte: partii con
l’attitudine di chi è eternamente insoddisfatto e che si
dispera continuamente delle cose che non ha e che
vorrebbe assolutamente avere, e tornai con la consapevolezza che il
Signore mi aveva dato da sempre tantissimi talenti e
ricchezze che dovevo condividere con gli altri. Quello che
doveva essere la visita mattutina alle famiglie bisognose per
portare un messaggio evangelico di pace e di speranza, si
trasformava invece in una lezione per noi di fede
e di fiducia nella provvidenza di Dio: ci pensavamo
ricchi e ci ritrovammo estremamente poveri, poveri del significato
della nostra vita!
Capii che il mio ritorno a casa doveva
prendere una nuova direzione, un nuovo impegno, una nuova
motivazione: la felicità nella mia vita non era più
il possedere, ma il dare, il dedicare tempo agli altri,
a Cristo. E con questo stimolo mi ritrovai ai
piedi di Maria nella spettacolare Villa di Guadalupe a
Città del Messico e riconobbi che la Madonna mi stava
nuovamente chiamando a impegnarmi per suo Figlio: presi la
decisione di formar parte del Movimento apostolico Regnum Christi
tra le persone che mi avevano accompagnato a vivere
questa esperienza.
Il mio impegno nel Regnum Chisti
L’impegno col Regnum Christi fu per me una
vera salvezza: gli appuntamenti mensili di formazione e riflessione
evangelica, i momenti di preghiera, gli incontri con gli
amici per trascorrere serate in compagnia, l’organizzazione delle attività
di volontariato e altre responsabilità mi riempirono le giornate
e ogni momento lo vivevo con il desiderio di
finire presto il lavoro per dedicarmi a ciò che più
m’interessava.
Mi fu proposto inoltre di
portare avanti la pagina web italiana del Movimento e
riscoprii che era un grande strumento di evangelizzazione: benché
facessi principalmente da traduttore a quella già esistente in
lingua spagnola, mi esigeva una quotidiana lettura del Vangelo per
offrire ai visitatori non solo il brano evangelico del
giorno, ma anche una breve riflessione perché fosse spiegato
e applicato alla vita pratica.
Tutto stava cambiando
e la giornata si riempiva di altruismo, e se
prima vivevo del lavoro e dei miei interessi, ora vivevo
per gli altri e per Cristo.
Fare chiarezza sul
mio futuro: la chiamata
Questa situazione
mi metteva un po’ a disagio: come potevo far
combaciare questo mio desiderio di donarmi a tutti e al
tempo stesso voler costruire una famiglia? Cercai luce nella
direzione spirituale e decisi di partecipare a un bel
corso di discernimento per fare chiarezza sul mio futuro:
ovviamente non mi era balenata la benché minima intenzione di
capire se la mia strada fosse di essere sacerdote,
ma semplicemente volevo trovare i principi necessari per fondare
un matrimonio “perfetto”.
Ebbene, in quelle poche settimane
di corso in cui sperimentai la vicinanza di Cristo
e l’immenso amore che Lui provava per me, riscoprii
una serenità interiore mai provata: compresi che il Signore mi
chiamava a donarmi totalmente a Lui perché fossi totalmente
per gli altri. Eppure qualcosa mi tratteneva: avevo paura
di lasciare tutto come quel giovane ricco di cui
si parla nel Vangelo. Non volli ripetere l’esperienza che costui
fece di andar via rattristato ed essere ricordato nel
futuro come l’esempio dell’egoista: in quel momento il Signore,
e sicuramente Maria, mi diedero la forza necessaria per
fare un vero atto di generosità.
Il ritorno a casa:
l’ultimo scoglio
Tornai a casa un
po’ preoccupato perché sapevo che avrei dovuto comunicare questa
mia decisione ai miei genitori, parenti e colleghi di
lavoro e mi aspettavo il peggio!
Il primo annuncio fu a mia madre: avrei preferito
che ci fosse anche mio padre ma in quei giorni
stava accompagnando un pellegrinaggio a Medugorje. Le parlai della
parabola del giovane ricco e le dissi che anch’io
avevo ricevuto dal Signore la proposta di lasciare tutto e
di seguirlo, e volevo essere generoso con Lui. Se
dapprima era incredula, poco alla volta il suo volto
cambiò in meraviglia e infine, dopo un lungo dialogo, fu
piena di gioia mista a stupore: ricordo che parlammo
fino alle due di notte e qualche giorno più
tardi mi disse che era stata la più bella omelia
degli ultimi tempi!
Benché avessi
potuto evitarlo, il giorno seguente affrontai i colleghi: alcuni
rimasero attoniti chiedendomi spiegazioni di tale follia, altri rimasero
felici appoggiando pienamente questa mia decisione e ringraziandomi della
testimonianza pubblica.
Nel frattempo, mia madre
ricevette la telefonata di mio padre dal Monte delle
apparizioni e non poté evitare di riferirgli la mia
scelta. Quando la vidi di ritorno dall’ufficio, mi raccontò che
inizialmente mio padre ebbe un attimo di esitazione e
disse: «ti chiamo più tardi»; poi richiamò e con
voce commossa confessò di essere corso ai piedi di Maria
chiedendole prima spiegazioni di tale appropriazione e poco dopo
di aver gioito di un tale dono.
In effetti, erano anni che i miei genitori mi
avevano affidato a Maria e la supplicavano costantemente perché recuperassi
la giusta strada. Ma, come qualcuno disse loro più
tardi, pregarono talmente tanto che la Madonna li prese
sul serio e decise di accogliermi totalmente nelle sue
braccia per farmi sentire i palpiti del cuore di suo
figlio Gesù affinché potessi innamorarmi di Lui.
Grazie Maria!
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