lunedì 17 dicembre 2012

La gioia di credere


Roma, 15 dicembre 2012.-  Il Cardinale Velasio De Paolis, Delegato Pontificio per la Legione di Cristo e il Regnum Christi, ha ordinato sacerdoti 44 Legionari di Cristo nella Basilica di San Giovanni in Laterano, all’interno di una cerimonia cui hanno partecipato circa 3000 persone, familiari e amici. Nell´omelia, il Cardinale ha detto che questi 44 nuovi sacerdoti si convertono, data la storia recente della Legione, in “una testimonianza della grazia che continua, perdona, rinnova, crea un cuore nuovo conforta, dà speranza” e in “un grande dono alla Chiesa, attraverso la Congregazione dei Legionari di Cristo”.
Tra i novelli sacerdoti, che hanno tra 29 e 41 anni e provengono da 12 Paesi del mondo, ci sono tre italiani P. Alessandro Magnoni, 38 anni di Busto Arsizio (Mi) che  sta finendo la licenza in teologia all’Ateneo Regina Apostolorum, a Roma; P. Lorenzo Maria Curbis, 39 anni di Torino che attualmente fa parte della comunità di Firenze dove si occupa della pastorale giovanile ed è cappellano del Centro Giovanni Paolo II; P. Walter Gampenrieder, 41 anni, di Bolzano invece lavora da molti anni in Brasile in vari ambiti pastorali e lì tornerà dopo l’ordinazione sacerdotale.
Le parole del Cardinale si sono incentrate sulla necessità che ciascun uomo e ciascuna donna hanno di incontrarsi con Cristo e sulla figura del sacerdote come risposta di Dio a questa necessità: “Abbiamo bisogno di sacerdoti, perché abbiamo bisogno di Cristo”, ha affermato, “e Gesù Cristo è l’uomo che ogni uomo deve incontrare, in ogni luogo e in ogni tempo, per potere


ordenaciones sacerdotales 2012



raggiungere la verità su Dio e su se stesso, è la meta della felicità e del senso della propria vita”

Il Delegato Pontificio per la Legione di Cristo ha offerto uno sguardo positivo ai giovani riguardo alla loro fragilità umana, che può trasformarli in “testimoni della grazia divina”: “Il sacerdote fa l’esperienza della propria debolezza e fragilità. Tale esperienza è salutare, se essa lo porta a colui che solo può dargli la grazia della fedeltà, dell’amore e della donazione piena”, ha affermato il Card. De Paolis.

Sul significato di questi 44 nuovi sacerdoti nella storia recente della Legione di Cristo, il Cardinale ha voluto dedicare, a conclusione dell’omelia, alcune parole chiare, dirette, piene di speranza e fiducia nella grazia: “Voi, cari giovani, siete membri della Legione di Cristo, una congregazione religiosa che ha dovuto affrontare un momento molto difficile della propria storia”, ha detto loro. Questa storia “è stata segnata dal peccato, dallo scoramento, forse anche dallo sconforto e dall’umiliazione. Siete stati, come dice San Paolo, tribolati da ogni parte, ma avete camminato. Non vi siete persi d’animo. Avete perseverato nella vostra vocazione. Avete creduto a colui che vi ha chiamato. Avete creduto alla grazia. Alla grazia tutto è possibile”, ha concluso.
“La gioia di credere”

I 44 nuovi sacerdoti provengono da 12 Paesi: 6 dal Brasile, 1 dal Cile, 1 dalla Colombia, 1 dall’Inghilterra, 3 dall’Italia, 15 dal Messico, 1 dalla Polonia, 1 dal Portorico, 1 dalla Romania, 2 dalla Spagna, 11 dagli Stati Uniti, 1 dal Venezuela. Tutti hanno seguito gli studi di filosofia e teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e il periodo di studio e preparazione ha incluso anche un triennio di lavoro pastorale che hanno svolto in diversi Paesi del mondo.

Le storie vocazionali sono state raccolte nel libro: “La gioia di


ordenaciones sacerdotales 2012



credere”.

I novelli sacerdoti stanno già lavorando in diverse parti del mondo: a Roma, P. Alessandro Magnoni sta terminando la licenza in teologia; P. Adrián Canal Vallejo, messicano, sta preparando il dottorato in filosofia; P. Brian Coe, di Washington, D.C. si sta preparando per l’insegnamento universitario.
La Legione di Cristo, congregazione religiosa della Chiesa Cattolica, è presente in 22 Paesi. Di essa fanno parte 3 vescovi, 920 sacerdoti e oltre 2000 religiosi, novizi e alunni dei centri vocazionali, secondo i dati aggiornati a dicembre 2011.

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Di seguito il testo della omelia del Cardinale Velasio De Paolis e la testimonianza di uno dei novelli sacerdoti.
 
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Omelia di S.E.R. Cardinale Velasio de Paolis, C.S. in occasione dell´ordinazione di 44 Legionari di Cristo



homilía ordenaciones 2012



Siamo in festa. E’ un giorno importante per noi, oggi. Il Signore fa un grande dono alla Chiesa, attraverso la congregazione dei Legionari di Cristo; è l’ordinazione sacerdotale di un bel gruppo di giovani. Abbiamo bisogno di sacerdoti, perché abbiamo bisogno di Cristo, il sommo ed eterno sacerdote che Dio ci ha donato per la nostra redenzione e la nostra salvezza. Cristo sommo ed eterno sacerdote
E’ questo il sacerdozio del quale l’umanità aveva bisogno, nel progetto salvifico di Dio. Non semplicemente di un sacerdozio rituale frutto d’invenzione umana, che ci ricordi semplicemente il nostro bisogno di Dio; neppure il semplice sacerdozio di Aronne, secondo l’Antico Testamento che offrisse sacrifici di animali per ricordarci la nostra situazione di peccatori e il nostro bisogno di salvezza, ma incapace di rinnovarci e di farci  incontrare Dio, nel quale sta il senso della nostra vita. Il sacerdozio del quale Dio ci ha fatto dono è quello del Figlio suo Gesù Cristo, che ha fatto una volta per sempre l’offerta di sé nell’amore perfetto verso Dio e verso gli uomini; ha vinto la morte, ha distrutto il peccato; ha dato origine ad una nuova creazione e ad una nuova umanità, facendone la famiglia di Dio e ricapitolando in sé  tutta la storia della salvezza. Egli è stato così costituito sommo, eterno e unico  sacerdote, per sempre e per tutti gli uomini; egli è l’unico mediatore e l’unico salvatore; egli è l’unico nome nel quale Dio ha posto la salvezza di tutta l’umanità, di ciascuno di noi. Egli è l’uomo vero, nel quale ogni uomo deve guardare, lasciarsi illuminare e riempire la vita; essere trasformato e divinizzato per realizzare il pieno disegno di Dio sulla storia dell’umanità.
Il bisogno di Cristo sommo ed eterno sacerdote da parte dell’uomo
Egli è l’uomo che ogni uomo deve incontrare, in ogni luogo e in ogni tempo, per potere raggiungere la verità su Dio e su se stesso, e la meta della felicità e del senso della propria vita. Lo ha detto lui stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”. “Io sono la luce del mondo”. “Chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita”. Ogni uomo deve rinascere in lui mediante l’acqua e lo Spirito Santo (battesimo); in lui ogni uomo deve essere corroborato della forza Dello Spirito Santo, perché possa vivere da figlio di Dio, sotto la sua guida; ogni uomo deve nutrirsi di lui, pane di vita eterna, perché possa essere trasformato da Lui mangiando di Lui, e vivere in Dio e per Dio: ogni uomo ha bisogno del è pane della vita eterna che è Cristo stesso che fa l’offerta della propria vita a ciascuno di noi, perché ciascuno di noi è chiamato a vivere di Lui, con Lui e per Lui. Ogni uomo deve incontrare Cristo per essere da Lui perdonato, rinnovato e ricreato e vivere secondo la sua dignità di Figlio di Dio, aperto alla piena manifestazione di ciò che egli è: Figlio di Dio. Ogni uomo deve incontrare Cristo per ascoltare e vivere della sua parola, che è parola di vita eterna. Ogni uomo ha bisogno di Cristo sommo ed eterno sacerdote, per avere la vita eterna!
Il sacerdote cattolico ministro di Cristo e dell’uomo
Il sacerdozio è il dono di Cristo per rendersi presente alla storia di ogni uomo; mediante il sacramento dell’ordine  sacro. Mediante la sacra ordinazione l’uomo viene configurato a Cristo, perché attraverso di Lui Cristo possa ancora rendersi presente nella vita di ogni uomo e accompagnare ogni uomo nella vita della salvezza. Il sacerdote, dice la dottrina della Chiesa, opera nella persona di Cristo. Attraverso la persona del sacerdote, Gesù risorto è presente nella Chiesa e nella storia dell’umanità, fa sentire la sua parola, fa dono della sua vita, rinnova ogni uomo e gli comunica il suo Santo Spirito e lo porta alla pienezza della vita eterna. Il sacerdote è un servo, un ministro. Anzitutto di Cristo. Pertanto deve porsi in ascolto della sua parola, vivere in comunione con Lui, essere trasformato in Lui, perché anche nel suo stile di vita sia rivelato il mistero interiore del quale egli è portatore. Ministro della comunità, dei fratelli, ai quali egli è tenuto a portare il mistero di Cristo, il servizio della sua parola, della sua santificazione; il mistero di Cristo stesso. Il sacerdote si deve comprendere pertanto nel mistero di Cristo stesso: nel mistero del suo amore e della sua grazia. Le parole del santo Vangelo che abbiamo ascoltato hanno il senso pieno proprio nella vita del sacerdote: è stato amato da Gesù: è chiamato aa rimanere nel suo amore, come il tralcio alla vite, nella fedeltà alla sua volontà; a trovare in lui la sua gioia;  ad essere testimone dell’amore di Dio con il dono della propria vita, precisamente sull’esempio di Gesù; a vivere da amici di Gesù, nell’ascolto di ciò che egli vuole dirgli e comunicargli; così porterà molto frutto.
Si tratta di una vocazione sovrumana. Effettivamente lo è. Proprio perché è realtà divina, supera l’uomo. Ma è appunto la grazia del sacramento che trasforma l’uomo e lo rende capace di compiere realtà divine. Nulla è impossibile a Dio! Il sacerdote, come il profeta Geremia ed ancora di più di lui, fa l’esperienza della propria debolezza e fragilità. Tale esperienza è salutare, se essa lo porta a colui che solo può dargli la grazia della fedeltà, dell’amore e della donazione piena. Anche in questo il sacerdote è un testimone di Dio: egli deve essere il testimone della potenza della grazia divina che vuole portare l’uomo al di là di una dimensione puramente umana e terrena. E’ il testimone della grazia divina che avvolge la vita dell’uomo e la trasforma. Senza la grazia l’uomo è nelle tenebre, non ha meta, non ha speranza. Di questa testimonianza ha bisogno proprio l’uomo moderno che sembra adagiarsi nella sua mentalità secolarizzata in una dimensione puramente terrena ed effimere della vita. Ben più alta è la visione cristiana che il sacerdote deve ridestare e ravvivare.
Il momento che la Legione sta vivendo
Voi, cari giovani, siete membri della Legione di Cristo, una congregazione religiosa che ha dovuto affrontare un momento molto difficile della propria storia. E’ stata segnata dal peccato, dallo scoramento, forse anche dallo sconforto e dall’umiliazione. Siete stati, come dice San Paolo, tribolati da ogni parte. Ma avete camminato. Non vi siete persi d’animo. Avete perseverato nella vostra vocazione. Avete creduto a colui che vi ha chiamato. Avete creduto alla grazia. Alla grazia tutto è possibile. La vostra vita, la vostra consacrazione oggi è una testimonianza della grazia che continua perdona, rinnova, crea un cuore nuovo conforta, dà speranza e rassicura con la certezza dell’amore divino. Che il sommo ed eterno sacerdote vi accompagni nel vostro cammino e che possiate degnamente rappresentarlo davanti agli uomini e in tutte le circostanze della vita.  
 
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Di seguito la testimonianza di uno dei novelli sacedoti.
 
P. Alessandro Magnoni



P. Alessandro Magnoni L.C.

P. Alessandro Magnoni L.C.

Pensavo di essere un vero credente, ma Maria mi fece capire che la mia vita era una grande apparenza!

Un’infanzia tranquilla vissuta in un ambiente sano!



Sacerdote? Non me lo sarei mai immaginato! Avrei forse potuto fare qualche scenetta comica all´oratorio vestito da prete e una bella carriera da capo chierichetto... ma sacerdote proprio no! Non che avessi repulsione verso i preti o verso la Chiesa, ma semplicemente la mia vita era impostata su un modello tradizionalmente familiare, grazie anche alla testimonianza eloquente dei miei genitori.



Secondo di tre fratelli, Barbara più grande di quattro anni e Simone più piccolo di sette, sono cresciuto in un ambiente profondamente cattolico tra oratorio, catechismo, attività parrocchiali e valori familiari cristiani ben marcati. Fino all´età di diciassette/diciotto anni non nutrivo un particolare interesse per la vita “sociale”: preferivo piuttosto condividere, con qualche amico, l´ultimo gioco elettronico o spensierate passeggiate in bicicletta, frequentavo la compagnia della banda cittadina in cui suonavo il flauto traverso, e facevo molto molto sport come il basket, il nuoto, il karate, lo sci, le gite in montagna e per ultima la passione per la pallavolo che mi portò a giocare nei campionati di serie D.

Il mondo del lavoro e l’allontanamento dalla vita di preghiera



Terminate le scuole superiori, abbandonai lo studio per dedicarmi totalmente al mondo del lavoro. Feci varie esperienze lavorative: dall’apprendista elettricista al gelataio, dall’operatore specializzato in videoproiezione all’operaio di una fonderia davanti agli altiforni, dal tecnico di laboratorio elettronico al disegnatore di circuiti elettrici per le automobili, per terminare come responsabile di un ufficio di consulenza per il gruppo automobilistico FIAT. Tutto questo in soli sette anni!



Così preso dal lavoro, mi ritrovai a dover abbandonare quelle attività che riuscivo a seguire fuori dall´orario scolastico, e mi riscoprii “involontariamente” allontanato dalle occasioni prossime che alimentavano costantemente il mio rapporto con il Signore e con la mia famiglia: tranne la Messa domenicale, la confessione più o meno costante e le sporadiche esperienze spirituali, come le “Giornate Mondiali della Gioventù” a Parigi e a Roma, tutto il resto della mia vita era orientata all’impegno lavorativo, alla fidanzata e agli amici. Con rammarico, ricordo che neanche la consacrazione di mia sorella alla comunità dei “Figli e Figlie della Croce” e il loro gioviale coinvolgimento spirituale, fu motivo di un serio riavvicinamento alla fede, benché fosse stato uno dei tanti spiragli di luce in mezzo alla fitta nebbia.



Insomma, vivevo la mia vita ordinaria immerso nelle attività lavorative, senza preoccuparmi troppo di dare un posto privilegiato al Signore, come se Lui si accontentasse della mia presenza alla Messa domenicale benché quasi sempre distratto, svogliato o assonnato. E così mi giustificavo nascondendomi dietro la maschera del bravo ragazzo,


P. Alessandro Magnoni L.C.



ma in fondo non facevo altro che vivere una profonda ipocrisia.
Maria mi ha toccato il cuore: la conversione



All’età di 26 anni, reduce dalla rottura di un lungo e burrascoso fidanzamento, andai in un pellegrinaggio a Medugorje con un gruppo di giovani guidato da due sacerdoti Legionari di Cristo, P. Giuseppe Gamelli e P. Hernán Jiménez. Questa esperienza mi cambiò totalmente la vita: capii quanto Maria mi stesse vicino e compresi che la sua missione era farmi conoscere intimamente suo figlio Gesù. L’esperienza di preghiera e la testimonianza di molti giovani, anch’essi rinnovati dall’incontro con Cristo, mi toccarono profondamente il cuore. Ricordo in modo particolare la bella testimonianza dei giovani di suor Elvira, una comunità di recupero per tossicodipendenti che si curano solamente con l’aiuto della preghiera e dell’incontro con Gesù, vivendo della provvidenza del Signore: parole che riempirono di speranza la mia vita.



Da quel momento incominciai a conoscere veramente il Signore, a cercarlo nella preghiera, nei sacramenti e nel mio prossimo: si era scatenata in me una voglia di comprendere il significato della sua vita e del suo gesto d’amore, e di conseguenza di comprendere il significato della mia vita. Ma sapevo che solamente attaccato alla mano di Maria sarei riuscito a trovarlo.



L’accompagnamento spirituale di P. Giuseppe, la partecipazione a vari gruppi di preghiera, il frequentare persone con cui condividere la mia personale esperienza spirituale, fu fondamentale per alimentare questa sete di amore per Cristo.

Desiderio di felicità



Presto conobbi la realtà del noviziato dei Legionari di Cristo a Gozzano, in provincia di Novara, e rimasi impressionato dalla presenza di molti giovani che avevano scelto di abbandonare tutto per seguire Gesù. Mi colpì soprattutto ciò che traspariva dalle loro parole e sguardi: la certezza con cui avevano fatto questa scelta di vita veniva da un incontro reale con il Signore, la stessa felicità di quei ragazzi che poco tempo prima avevo visto a Medugorje coi volti raggianti.



Fu una convivenza di un paio di giorni in cui ebbi occasione di dialogare con alcuni di loro, ascoltare le loro testimonianze e vocazioni, e confrontare la mia vita e i miei principi per dare significato al mio futuro: mi sembrava di trovare quelle certezze che potevano colmare la mia speranza! Uno di loro mi confidò di aver ricevuto nel suo cammino vocazionale un grande aiuto facendo, da giovane, un’esperienza missionaria. Lì per lì rimasi un po’ sconcertato pensando ai paesi dell’Africa e al lavoro di evangelizzazione in Cina di certi gesuiti; ma quando mi parlò di giovani che condividevano un’esperienza di carità tra le famiglie e i ragazzi del Messico, mi si accese una fiammella di curiosità. Tornai a casa con la convinzione che l’estate l’avrei vissuta da “missionario”.



Missioni in Messico e desiderio di generosità



L’esperienza delle missioni in Messico, tra persone in condizioni di estrema povertà nei paesini limitrofi alla città di Queretaro, mi aprì totalmente l’orizzonte: partii con l’attitudine di chi è eternamente insoddisfatto e che si dispera continuamente delle cose che non ha e che vorrebbe assolutamente avere, e tornai con la consapevolezza che il Signore mi aveva dato da sempre tantissimi talenti e ricchezze che dovevo condividere con gli altri. Quello che doveva essere la visita mattutina alle famiglie bisognose per portare un messaggio evangelico di pace e di speranza, si trasformava invece in una lezione per noi di fede e di fiducia nella provvidenza di Dio: ci pensavamo ricchi e ci ritrovammo estremamente poveri, poveri del significato della nostra vita!

Capii che il mio ritorno a casa doveva prendere una nuova direzione, un nuovo impegno, una nuova motivazione: la felicità nella mia vita non era più il possedere, ma il dare, il dedicare tempo agli altri, a Cristo. E con questo stimolo mi ritrovai ai piedi di Maria nella spettacolare Villa di Guadalupe a Città del Messico e riconobbi che la Madonna mi stava nuovamente chiamando a impegnarmi per suo Figlio: presi la decisione di formar parte del Movimento apostolico Regnum Christi tra le persone che mi avevano accompagnato a vivere questa esperienza.

Il mio impegno nel Regnum Chisti



L’impegno col Regnum Christi fu per me una vera salvezza: gli appuntamenti mensili di formazione e riflessione evangelica, i momenti di preghiera, gli incontri con gli amici per trascorrere serate in compagnia, l’organizzazione delle attività di volontariato e altre responsabilità mi riempirono le giornate e ogni momento lo vivevo con il desiderio di finire presto il lavoro per dedicarmi a ciò che più m’interessava.



Mi fu proposto inoltre di portare avanti la pagina web italiana del Movimento e riscoprii che era un grande strumento di evangelizzazione: benché facessi principalmente da traduttore a quella già esistente in lingua spagnola, mi esigeva una quotidiana lettura del Vangelo per offrire ai visitatori non solo il brano evangelico del giorno, ma anche una breve riflessione perché fosse spiegato e applicato alla vita pratica.



Tutto stava cambiando e la giornata si riempiva di altruismo, e se prima vivevo del lavoro e dei miei interessi, ora vivevo per gli altri e per Cristo.

Fare chiarezza sul mio futuro: la chiamata



Questa situazione mi metteva un po’ a disagio: come potevo far combaciare questo mio desiderio di donarmi a tutti e al tempo stesso voler costruire una famiglia? Cercai luce nella direzione spirituale e decisi di partecipare a un bel corso di discernimento per fare chiarezza sul mio futuro: ovviamente non mi era balenata la benché minima intenzione di capire se la mia strada fosse di essere sacerdote, ma semplicemente volevo trovare i principi necessari per fondare un matrimonio “perfetto”.



Ebbene, in quelle poche settimane di corso in cui sperimentai la vicinanza di Cristo e l’immenso amore che Lui provava per me, riscoprii una serenità interiore mai provata: compresi che il Signore mi chiamava a donarmi totalmente a Lui perché fossi totalmente per gli altri. Eppure qualcosa mi tratteneva: avevo paura di lasciare tutto come quel giovane ricco di cui si parla nel Vangelo. Non volli ripetere l’esperienza che costui fece di andar via rattristato ed essere ricordato nel futuro come l’esempio dell’egoista: in quel momento il Signore, e sicuramente Maria, mi diedero la forza necessaria per fare un vero atto di generosità.

Il ritorno a casa: l’ultimo scoglio



Tornai a casa un po’ preoccupato perché sapevo che avrei dovuto comunicare questa mia decisione ai miei genitori, parenti e colleghi di lavoro e mi aspettavo il peggio!



Il primo annuncio fu a mia madre: avrei preferito che ci fosse anche mio padre ma in quei giorni stava accompagnando un pellegrinaggio a Medugorje. Le parlai della parabola del giovane ricco e le dissi che anch’io avevo ricevuto dal Signore la proposta di lasciare tutto e di seguirlo, e volevo essere generoso con Lui. Se dapprima era incredula, poco alla volta il suo volto cambiò in meraviglia e infine, dopo un lungo dialogo, fu piena di gioia mista a stupore: ricordo che parlammo fino alle due di notte e qualche giorno più tardi mi disse che era stata la più bella omelia degli ultimi tempi!



Benché avessi potuto evitarlo, il giorno seguente affrontai i colleghi: alcuni rimasero attoniti chiedendomi spiegazioni di tale follia, altri rimasero felici appoggiando pienamente questa mia decisione e ringraziandomi della testimonianza pubblica.



Nel frattempo, mia madre ricevette la telefonata di mio padre dal Monte delle apparizioni e non poté evitare di riferirgli la mia scelta. Quando la vidi di ritorno dall’ufficio, mi raccontò che inizialmente mio padre ebbe un attimo di esitazione e disse: «ti chiamo più tardi»; poi richiamò e con voce commossa confessò di essere corso ai piedi di Maria chiedendole prima spiegazioni di tale appropriazione e poco dopo di aver gioito di un tale dono.



In effetti, erano anni che i miei genitori mi avevano affidato a Maria e la supplicavano costantemente perché recuperassi la giusta strada. Ma, come qualcuno disse loro più tardi, pregarono talmente tanto che la Madonna li prese sul serio e decise di accogliermi totalmente nelle sue braccia per farmi sentire i palpiti del cuore di suo figlio Gesù affinché potessi innamorarmi di Lui.

Grazie Maria!