lunedì 17 dicembre 2012

L'uomo: a che prezzo?





Il prezzo della semplicità
di Gianfranco Ravasi
in “Il Sole 24 Ore” del 16 dicembre 2012
Alcuni forse lo ricordano in  quell'estremo tentativo, voluto da Giovanni Paolo II, di  convincere
Saddam  Hussein  a  imboccare  una  via  che  evitasse  quel  bagno  di  sangue del suo popolo
nell'assurda  Seconda  guerra  del  Golfo  voluta  da  Bush.  Ma  Roger  Etchegaray,  nato  più  di
novant'anni fa  nei Pirenei baschi francesi (come attesta il suo cognome), cardinale da oltre 33
anni,  dopo  essere  stato  arcivescovo  di  Marsiglia  e  a  lungo  capo-dicastero  vaticano  per  la
Giustizia, la pace e la carità, presente a nome del Papa nei crocevia più incandescenti della storia
recente, dalla Cina comunista al Rwanda del genocidio, dall'insanguinato Medio Oriente ai
tormentati Balcani, è una figura dotata di un'attrazione umana e spirituale straordinaria. Ancora
oggi  la  sua  intelligenza  fremente,  la  sua  libertà  interiore,  la  sua  testimonianza  di  fede
evangelica impediscono di uscire indifferenti da un incontro con lui.
Questo ritratto, dal quale si sottrarrebbe con la semplicità disarmante del suo costante sorriso,
non nasce solo dall'amicizia che a lui mi lega, ma anche dalla testimonianza dei credenti e dei non
credenti, degli intellettuali e delle persone semplici che lo incontrano e con lui dialogano.
Il suo volumetto, scandito da un titolo emblematico sul «prezzo» dell'uomo, è in ogni pagina il
riflesso della sua visione della vita della Chiesa, della storia, della società. Il tutto in parole semplici
e concrete, intarsiate di continui rimandi autobiografici, legate a un'esperienza internazionale,
prive perciò di astrattezza, anche quando il riferimento è a un poeta simbolico e visionario come
William Blake, che in esergo  ammonisce il lettore così: «Ho cercato la mia anima e non l'ho
trovata. Ho cercato Dio e non l'ho trovato. Ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre».
Sì, perché la fede di Etchegaray ha come paradigma il cuore del cristianesimo che non è fondato
su un teorema perfetto, ma  sulla «carne» di Dio, il suo «svuotarsi» (per usare il verbo greco
paolino della kénosis) della gloria trascendente, assumendo la  nostra pesante carta d'identità
scandita  dal  limite,  dal  tempo,  dal  dolore  e  dalla  morte.  Ecco,  allora,  con  la  libertà  della
testimonianza che scardina i canoni del trattato e dell'argomentazione consequenziale, delinearsi
in queste pagine una sorta di arcobaleno tematico: esso include la terra che è di tutti e non solo
dei  potenti  e  dei  privilegiati,  passa  attraverso  l'idra  a  cento  teste  del  razzismo,  si  affaccia
affettuosamente su un accampamento di Tzigani e di  Rom, si accende di passione nella difesa
della pace contro la violenza, acquista toni  profetici contro quelli che egli chiama il «furto, la
follia  e il fallimento delle armi'', si avvia sulle tristi rotte dei migranti, non  esita a entrare nel
groviglio della comunicazione e dei mass media e non teme di recarsi tra la folla dei lavoratori.
Potremmo continuare in questo elenco che riserva non poche sorprese, come le lacrime di Fidel
Castro o il curioso e inatteso saluto di Saddam Hussein, dopo quel colloquio di un'ora e mezzo nella
Baghdad  ormai  votata  ai  bombardamenti  americani.  O  ancora  il  pianto  del  cardinale  su
Gerusalemme,  eco di  quello  di Gesù, l'interpellanza rivolta all'Islam («Chi sei? Dove sei?»), la
tristezza per  i muri invalicabili che dividono i popoli, a partire da quello che taglia  ebrei e
palestinesi fino al muro che separa le due Coree, nell'attesa che crollino come quello di Berlino e si
erigano ponti sui quali magari si assida un nuovo Rostropovič «a suonare la Seconda suite per
violoncello di Bach», come accadde appunto a Berlino. Ma lo sguardo di Etchegaray si rivolge
anche alle stelle del suo firmamento spirituale come «il mio Papa» Paolo VI o Francesco d'Assisi,
colto nel suo ultimo sussurro modulato su tre sole parole: «fraternità, povertà, obbedienza».
Pagine limpide e  pacate, dunque, eppure a loro modo incandescenti, segnate  all'inizio e alla
fine da una parola, «speranza», il cui filo verde attraversa in filigrana tutto il libro. «La sorella più
piccola»  delle  tre  virtù  teologali,  come  la  chiamava  Péguy,  impedisce  il  pessimismo
rinunciatario,  le  visioni  apocalittiche,  l'isolazionismo  spiritualistico.  La  speranza  di  questo
cardinale  è  segnata,  infatti,  da  un  aggettivo che è posto in apertura e a suggello del  libro:
«instancabile».
L'autobiografismo che permea quasi ogni paragrafo del testo è la conferma che non si tratta di

una vaga aspirazione, ma  di un principio generatore simile al microscopico seme evangelico
della senapa, la cui fecondità si dispiega nell'azzurro dei cieli con la pazienza dei tempi della
natura e di Dio. La speranza esorcizza il sacralismo e il secolarismo, i due scogli che come Scilla e
Cariddi incagliano e speronano la nave della storia.
Il cardinale Etchegaray, infatti, cita con gusto un altro passo di Péguy: «Navighiamo tra due bande
di preti: i preti laici che negano l'eterno del temporale e i preti ecclesiastici  che  negano  il
temporale dell'eterno». E commenta: «La fede è quel divino legame tra l'eterno e il temporale. E il
clericalismo non è solo monopolio dei preti». La Chiesa superi, perciò, la tentazione del denaro,
del successo, del compromesso col potere; ma esorcizzi anche il rischio  di avvolgersi in una
cortina di incenso e di integralismo sacrale.
Abbiamo  voluto  questa  volta  proporre  un  libro  semplice,  consapevoli  di  quanto  scriveva
Francesco De Sanctis nella sua Storia della letteratura italiana: «La semplicità è la forma della vera
grandezza» e altrove continuava: «La semplicità è compagna della verità come la modestia lo è del
sapere». E allora lasciamo in finale la parola al cardinale che, con semplicità, si rivolge al lettore così:
«Voi  che  tenete  tra  le  mani  queste  pagine,  assorbitele  a  piccoli  sorsi  assaporando  il  succo
evangelico che ho cercato di deporvi. Non è una tesi magistrale che vi offro...».
Roger Etchegaray, L'uomo a che prezzo?, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012