mercoledì 19 dicembre 2012

Qualcosa di più grande (2)

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Apro questo post con la storiella seguente del padre Cantalamessa.
Vedi anche il post dal titolo: "Qualcosa di più grande".

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«C’erano due gemellini, un maschietto e una femminuccia, così intelligenti e precoci che, ancora nel grembo della madre, parlavano già tra di loro.
La bambina domandava al fratellino: “Secondo te, ci sarà una vita dopo la nascita?”. Lui rispondeva: “Non essere ridicola. Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa al di fuori di questo spazio angusto e buio nel quale ci troviamo? La bimba, facendosi coraggio: “Chissà, forse esiste una madre, qualcuno insomma che ci ha messi qui e che si prenderà cura di noi.”. E lui: “Vedi forse una madre tu da qualche parte? Quello che vedi è tutto quello che c’è”. Lei di nuovo: “Ma non senti anche tu a volte come una pressione sul petto che aumenta di giorno in giorno e ci spinge in avanti?”. “A pensarci bene, rispondeva lui, è vero; la sento tutto il tempo”. “Vedi, concludeva trionfante la sorellina, questo dolore non può essere per nulla. Io penso che ci sta preparando per qualcosa di più grande di questo piccolo spazio”.» 



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 Forte preoccupazione dei vescovi d’Irlanda per la decisione del Governo di regolamentare l’interruzione di gravidanza, seppure nei casi limitati in cui la donna sia in grave pericolo di vita. L’annuncio è stato dato martedì, sotto il probabile condizionamento della morte per setticemia, in ottobre, di una trentunenne di origini indiane, Savita Halappanavar, deceduta una settimana dopo la richiesta di aborto (respinta) presentata alla clinica universitaria di Galway. 
I quattro arcivescovi cattolici irlandesi hanno scritto un comunicato congiunto: «Se ciò che viene proposto dovesse diventare legge, il delicato equilibrio previsto dalla legge attuale e dalla pratica medica in Irlanda tra l’uguale diritto alla vita di una madre e il suo bambino non ancora nato potrebbe venire alterato. Si aprirebbe la strada verso l’uccisione diretta e intenzionale dei bambini non ancora nati. E questo non può mai essere moralmente giustificato in nessun caso». Una sentenza della Corte suprema del 1992 aveva aperto la strada alla legalizzazione dell’aborto in caso di grave rischio per la donna, ma la regolamentazione della materia non è mai stata portata a termine. «Legiferare sulla base di quella sentenza imperfetta — concludono i vescovi — sarebbe tragico oltre che inutile. Il diritto alla vita è il più fondamentale di tutti i diritti». I presuli richiamano quindi la responsabilità dei rappresentanti politici dalla cui scelta di voto dipenderà l’esito della legge. E invocano «su una decisione di tale importanza morale fondamentale che sia garantita a ogni rappresentante politico il diritto e il rispetto della libertà di coscienza. Nessuno ha il diritto di forzare o costringere qualcuno ad agire contro la propria coscienza».
L'Osservatore Romano, 20 dicembre 2012.