venerdì 7 dicembre 2012

Servire la "fede che cerca di comprendere"



Le prospettive della Commissione Teologica Internazionale e la figura stessa del teologo, così come sono emerse dai lavori della sessione plenaria, sono state presentate a Benedetto XVI dall’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella sua veste di nuovo presidente. «Ogni incontro di questa Commissione con il Papa ha per noi un significato del tutto speciale» ha detto monsignor Müller, ricordando — proprio «nel giorno della festa di sant’Ambrogio» — che il cardinale Ratzinger è stato «membro dal primo quinquennio dei lavori della Commissione divenendone poi presidente, e ora come Successore di Pietro è il primo destinatario del servizio svolto dalla Commissione, chiamata a offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa». Nella plenaria, ha detto l’arcivescovo al Pontefice, «la Commissione ha proceduto con una riflessione collegiale su tre importanti questioni teologiche elaborando uno studio sul tema “Dio Trinità, unità degli uomini. Cristianesimo e monoteismo”; riflettendo sulla dottrina sociale ecclesiale nella sua relazione con la fede e la missione della Chiesa; affrontando il tema nuovo del sensus fidei».
Facendo il punto delle iniziative, il presidente ha reso noto che «nell’arco di quest’anno è stato intrapreso un maggiore impegno per la promozione dei documenti pubblicati dalla Commissione — sin dalla sua fondazione per volontà del servo di Dio Papa Paolo VI l’11 aprile 1969 — fino all’ultimo su “La teologia oggi. Prospettive, principi e criteri”. Sono ormai venticinque. Questi documenti, come ha scritto il cardinale Ratzinger da presidente della Commissione, costituiscono “un capitolo della storia della teologia post-conciliare, la cui importanza non è stata ancora riconosciuta”». Inoltre «in questi ultimi mesi la Commissione si è impegnata affinché tutti i testi, in diverse traduzioni, siano raggiungibili anche per mezzo della pagina internet sul sito vaticano», per essere a disposizione «dell’intera comunità teologica, dei pastori e dei fedeli della Chiesa».
La Commissione inoltre, ha assicurato il presidente, si sente direttamente interpellata dall’«indizione dell’Anno della fede, in cui anche i teologi sono chiamati a riscoprire con rinnovato vigore ciò che essenziale nella loro vocazione, che è quella di servire la “fede che cerca di comprendere”». La «partecipazione a questo kairòs della Chiesa» è stata espressa anche con un messaggio e con il pellegrinaggio a Santa Maria Maggiore, compiuto giovedì 6.
Proprio la messa nella basilica Liberiana è stata per l’arcivescovo Müller l’occasione per proporre una riflessione sul significato del lavoro teologico oggi. È bene, ha detto, «nell’Anno della fede tornare con rinnovato vigore spirituale e teologico» all’immagine di Maria «beata perché ha creduto». Infatti «la fede della Vergine diventa, sin dai primi passi del Vangelo, modello del pellegrinaggio nella fede come la descriverà il concilio Vaticano II».
L’arcivescovo ha quindi fatto notare che non si tratta di «una fede passiva, che accetta in modo immobile quanto proposto da Dio, quasi in una logica di obbligo che renderebbe schiavi. Ma è la fede che, nel dialogo con Dio, diventa collaboratrice e coprotagonista della salvezza, si fa concretezza della storia, si incarna tangibilmente nel mondo che in fondo, coscientemente o meno, attende la salvezza stessa».
Per il presidente della Commissione, in sostanza, la questione centrale è «il primato della fede. Per Agostino non c’è dubbio che Maria è più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo». E «in questa nostra comunità teologica — ha affermato — vogliamo rilevare oggi un solo aspetto particolare del cammino credente della Vergine. Nella luce della fede, lei è la creatura sapiente abbandonata nelle mani di Dio. Il dono della fede introduce alla vera sapienza del mistero». Così «Maria è invocata dalla secolare preghiera della Chiesa quale Sede della Sapienza. Un’invocazione che interpella e obbliga nel cuore ogni teologo. Gli uomini e le donne della scienza teologica non potrebbero corrispondere pienamente all’oggetto della propria scienza se trascurassero il suo aspetto sapienziale. La sapienza nella scienza teologica ci fa comprendere per il meglio che il mistero studiato — Deus-Trinitas, Dio di Gesù Cristo — non è semplicemente un oggetto affidato alle nostre menti, ma è il vero Soggetto del nostro pensare. Cristo è il vero Teologo delle antiche Scritture, noi assieme a Maria siamo tutti discepoli del Verbo».
«La Commissione — ha rilevato ancora monsignor Müller — nell’ultimo documento ha voluto concludere la propria riflessione sulla teologia oggi, aprendo proprio questa prospettiva sapienziale. Non trascurando mai competenza e professionalità scientifica dell’impegno teologico, questo va compreso nell’ampio orizzonte della sapienza che, nel tesoro della fede, è stata affidata alla Chiesa». L’arcivescovo ha quindi invitato a «tenere presente il profondo rapporto di Maria con il modo di pensare teologico. Chi tra gli uomini ha conosciuto meglio di Lei il Figlio di Dio? Chi tra le creature ha avuto migliore dimestichezza con il soggetto e oggetto della nostra scienza? La Vergine sapiente, nel suo atteggiamento di fede, ci insegna la fedeltà e la prudenza, lo zelo e la pietà, come la vera libertà dei cultori delle scienze teologiche». Ed è proprio a Maria, «pellegrina nella fede e madre della Chiesa», che il presidente ha affidato «la Commissione Teologica Internazionale e, idealmente, tutta la comunità teologica nella Chiesa». L’auspicio, ha concluso, è che «teologi e teologhe, con il loro prezioso e indispensabile lavoro, seguendo il modello dell’Immacolata “esperta” di Cristo, possano costituire la ricchezza del quotidiano cammino ecclesiale nell’intelligenza della fede».
L'Osservatore Romano, 8 dicembre 2012.