venerdì 25 gennaio 2013

Nuovo rapporto tra catechesi e annuncio


(Rino Fisichella) Benedetto XVI nell’omelia per l’inizio del recente Sinodo ha affermato che la nuova evangelizzazione deve entrare nella pastorale ordinaria in modo da ravvivare in ogni battezzato la consapevolezza di essere portatore del Vangelo. Perché questo avvenga, è necessaria una formazione seria e sistematica che sappia coniugare fede e vita quotidiana.
 Solo in questa unità, infatti, diventa possibile dare ragione della fede e dei suoi contenuti. A conclusione del Sinodo, con la lungimiranza che lo caratterizza, Benedetto XVI ha annunciato il passaggio di competenze sulla catechesi dalla Congregazione del Clero al Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. Il Motu proprio che oggi viene presentato, Fides per doctrinam, chiarifica le motivazioni di questa scelta e ne giustifica il passaggio. Non si tratta di una mera questione formale. Quanto si viene a ricomporre, piuttosto, inserisce ancora di più nella concreta azione pastorale che progressivamente Papa Benedetto sta delineando per la Chiesa dei prossimi decenni. Rendere più organico il rapporto tra la catechesi e la nuova evangelizzazione permette, anzitutto, di consolidare il cammino che il concilio Vaticano II ha voluto esprimere in modo innovativo per le diverse tappe della missione della Chiesa nel suo compito di evangelizzare. Nello stesso tempo, offre al progetto della nuova evangelizzazione uno strumento quanto mai qualificato per delineare maggiormente il percorso che è chiamata a intraprendere. Insieme alla professione della fede, alla vita liturgica, e alla testimonianza, la catechesi si presenta come un momento obbligatorio per sostenere la fede e offrirle lo spessore culturale adeguato. Credere non equivale aderire a favole o a miti del passato, ma a saper dare il proprio assenso alla verità della rivelazione che si attua e completa in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Per questo la conoscenza dei contenuti di fede è basilare, necessaria e la sua riscoperta urgente per il processo della nuova evangelizzazione. Nel corso degli anni, l’insegnamento conciliare ha saputo imprimere nella catechesi un vero impulso innovativo. L’opera di rinnovamento dei testi della catechesi è un dato obiettivo e lo sforzo pastorale per la formazione dei catechisti riveste ancora, pur tra tante difficoltà, la sua importanza. L’esigenza di trasmettere la fede impegna a fare della catechesi un momento privilegiato della formazione per evitare di incorrere in forme di discontinuità che porrebbero in seria crisi la stessa fede. La pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, di cui celebriamo il ventesimo anniversario, è il segno più evidente di questa consapevolezza che emerge sempre di più nella vita della comunità cristiana. La catechesi non è un momento estraneo né marginale alla pastorale, al contrario. L’esigenza della formazione permanente dei credenti richiede di andare oltre una catechesi limitata alla sola sfera della recezione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Essere educato nella fede, infatti, è un diritto che ogni credente deve riscoprire per costruire la propria identità e giungere a una conoscenza sempre più profonda del mistero a cui crede. La nuova evangelizzazione si confronta con scenari prima sconosciuti. Essa deve interloquire con un destinatario sempre più immerso in una cultura scientifica e tecnologica. In forza di questo, la preparazione dei cristiani richiede di essere adeguata. Una delle prospettive a cui la nuova evangelizzazione dovrà dedicarsi, pertanto, sarà necessariamente quella di compiere ogni sforzo per far comprendere l’esigenza della catechesi per una coerente vita di fede. L’analfabetismo religioso che si riscontra tra le cause della crisi di fede che vede implicati molti cristiani può essere facilmente superato. Perché questo avvenga, comunque, è necessario che la pastorale investa sulla catechesi e l’istruzione cristiana. «Illuminare la mente e il cuore dei credenti», come si legge in Fides per doctrinam, è condizione essenziale per rendere i cristiani testimoni fedeli e coraggiosi del Risorto.
L'Osservatore Romano, 26 gennaio 2013.