mercoledì 27 febbraio 2013

La Sua Chiesa



SPietro-D2
"Ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore. (Benedetto XVI, Udienza del 27 febbraio 2013)
A commento riporto questo testo del card. Giacomo Biffi.
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«Edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18), dice Gesù nel celebre episodio di Cesarea di Filippo. La Chiesa è di Cristo, non è di nessun altro; e niente può strapparla dalle sue mani. Niente: né le potenze mondane, né le indegnità di uomini, né la nequizia di epoche storiche.
«La mia Chiesa»: non c’è in tutto il Libro di Dio parola più semplice ed eloquente di questa; parola che più di questa dischiuda davanti a noi il prodigio della «ecclesialità». La Chiesa è sua: è nata dalla sua sapienza, dal suo cuore, dalla sua immolazione.
Dell’esistenza della Chiesa e della sua permanenza entro la vicenda umana, il responsabile è lui.
Appunto per questo, tra le casupole effimere delle costruzioni umane (sociali, politici, culturali che siano) la «casa di Dio» (cf I Tm 3.15) è l’edificio più saldo e più prezioso per l’uomo che sia mai stato eretto. Ed è un po’ comico che si faccia carico proprio a questa istituzione di tutti i guai della storia, solo perché tutti gli altri fenomeni storici (sociali, politici, culturali che siano) nel frattempo si sono esauriti e dissolti.
Che cos’è la Chiesa nella sua realtà più autentica e sostanziale?
E’ l’umanità in quanto è raggiunta e trasformata dall’azione redentrice di Cristo, e in quanto è connessa e assimilata al Signore crocifisso e risorto, in virtù dell’effusione dello Spirito che egli continuamente ci invia dalla destra del Padre.
Si capisce allora perché san Paolo arrivi a spiegare praticamente tutta la realtà cristiana con l’immagine del «Corpo» di Cristo, di cui egli è il «Capo» e noi siamo le «membra». «Capo» e «corpo» costituiscono una sola realtà indivisibile.
Essendo essenzialmente opera dello Spirito, la Chiesa sfugge alla conoscibilità di chi dallo Spirito non è stato ancora illuminato. «L’ uomo lasciato alle sole sue forze – è la lezione di Paolo, che noi troppo spesso dimentichiamo – non comprende le cose dello Spirito: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare solo per mezzo dello Spirito» (cf 1 Cor 2,14).
Sembrerebbe dunque di capire che secondo san Paolo non metta troppo conto di ascoltare il parere sulla Chiesa di chi magari ritiene che Dio non esista o che Gesù Cristo non è Risorto o che lo Spirito Santo sia una pura metafora.