giovedì 21 febbraio 2013

Quando Dio è contento


9788852034268
Quando leggendo un libro ti viene voglia di scolartelo tutto di un fiato per poter subito cominciare a vivere lo spirito che respiri tra le sue righe, be’ secondo me il libro ha fatto centro. Questo è l’effetto che mi ha fatto Quando Dio è contento, l’ultimo libro di Pippo Corigliano. Sottotitolo: Il segreto della felicità.
La ricerca di questo segreto è il filo conduttore, ma la via scelta non è quella teorica che in tanti hanno provato a percorrere. Pippo preferisce, dopo avere dato un’occhiata a qualche teoria, e dopo aver visto che nessuna di quelle bevande toglieva davvero la sete, ribaltare la prospettiva, e partire, invece che dalle teorie, dalle persone contente, dai testimoni della felicità. Bisogna capire da loro quale sia il loro segreto.
Sono i fratelli infatti che ci convincono molto più delle teorie. Sono quelli che si comportano in modo da farti venire voglia di chiedere “dimmi dove vai, ti prego, portami con te, perché anche io voglio essere contento come te”. E il luogo dove vanno, queste persone che risplendono di una serenità speciale, è sempre lo stesso: il luogo dell’amicizia personale con Gesù. Sono persone, quelle scelte dall’autore, di tutti i tipi, dalla donna delle pulizie a pilastri della storia italiana come Ettore Bernabei, passando per Leonardo Mondadori. E va be’, diciamo la verità, così scopro le carte, ci sono anche io, ma secondo me solo perché sono amica dell’autore (anche se la parola amico andrebbe usata con parsimonia, e anche se ci conosciamo da poco tempo, mi permetto di usarla perché abbiamo in comune una persona che ci rende fratelli).
La prima volta che ho avuto a che fare con lui lavoravo a una rubrica del tg3 che si chiamava Punto donna. Il mio caporedattore era una femminista della prima ora, ma, essendo una persona intellettualmente onesta, affrontava anche temi lontani dalla sua sensibilità. Così quando mi chiese di fare un viaggio nella fede delle donne, io cominciai a contattare i principali movimenti e spiritualità. Chiamai vari responsabili della comunicazione, e quanto all’Opus Dei il vaticanista del tg mi diede il numero di Pippo. Non conoscevo nessuno che facesse parte della prelatura, ne avevo più o meno solo letto qualcosa sui giornali. Avevo un’idea vaga della spiritualità di sant’Escrivà, e immaginavo – colpa dei giornali – un’organizzazione severa, misteriosa, impenetrabile. A peggiorare le cose c’era il fatto che questo misterioso Corigliano, mi aveva detto il collega, è un ingegnere. Aiuto. Un ingegnere. E per di più dell’Opus. Sarà cattivissimo, ho pensato. Invece, strano a dirsi, quel signore, conosciuto solo per telefono, fu gentile e super efficiente, con quel modo molto napoletano di fare le cose bene e velocemente, ma in modo lieve, senza fare venire l’ansia (come direbbe un’altra amica, è un ingegnere, ma è rotondo…).
Una decina di anni dopo invece ci siamo incontrati di persona, finalmente, per scambiarci i libri scritti da noi (ma io Preferisco il paradiso già ce lo avevo!). All’appuntamento con un ingegnere così importante si va puntuali, così io mi sono concentrata tantissimo per arrivare con un’ora di anticipo, in modo da beccare più o meno l’ora convenuta, al netto del mio ritardo medio (ce l’ho fatta!). Intimorita e ben risoluta a dire molte cose intelligenti, possibilmente senza fare gaffes, mi sono ritrovata dopo pochi minuti a sganasciarmi dalle risate con una persona mai vista prima che mi ha conquistata con proverbi inventati (credibilissimi) e aneddoti irresistibili. Mi sono così rilassata che all’appuntamento successivo ho tardato una quarantina di minuti, essendomi persa (io generalmente tengo come riferimenti il Tevere, l’Orsa maggiore e le impronte degli stambecchi, cosa che non aiuta tantissimo nel centro di Roma).
Quello che ci accomuna, credo, è il desiderio di parlare di cose preziose con il sorriso sulle labbra, anche se in modi diversi (esattamente, il mio stile è stato ormai definito, con termine tecnico, “scazzafrullone”). E così tra un sorriso, un ricordo, un aneddoto – molti divertenti, alcuni commoventi – nell’ultimo libro di Pippo c’è lo spazio per pennellate di teologia, perle della sapienza di grandi santi, ricordi di grandi maestri, consigli utili di vita pratica. Tanto che sono pagine, come scrivevo all’inizio, che fanno venire voglia di vivere meglio, di riabbracciare, messo il segnalibro, con gioia la vita, qualunque essa sia (c’è anche un capitolo sulla sofferenza).
Insomma, l’altra sera quando i miei figli dicevano che il babbo sa fare tutto, mentre la mamma “è un po’ una pippa, sa solo ridere”, non so, adesso mi viene il dubbio che mi abbiano fatto anche un po’ un complimento (e l’assonanza col nome del mio amico è puramente casuale…). (C. MIriano)

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